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domenica 16 settembre 2018

Je suis Charlie, je suis Gênes

L'amico Salvo Ruotolo mi ha chiesto di scrivere qualcosa su un argomento molto particolare, che riguarda Genova, riguarda la satira e riguarda la libertà di espressione.
Voleva sapere cosa penso, da genovese, di una certa vignetta.

Come molti sapranno, dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, Charlie Hebdo ha pubblicato una vignetta che ha provocato molte polemiche:


E - come anche era successo dopo il terremoto di Amatrice - le "anime belle" della destra ci si sono subito buttate sopra chiedendo a chi aveva manifestato per C.H. dopo gli attentati di Parigi, se diceva ancora "Je suis Charlie".

Dimostrando di non avere capito nulla.

Per spiegare bisogna tornare agli attentati di Parigi.
L'irruzione con strage nella sede di Charlie Hebdo era stata provocata da vignette viste come antiislamiche.
E molti a dire (paradossalmente soprattutto a destra, dove in realtà l'antiislamismo dovrebbe essere ben visto... ma il mondo è un posto strano) che noi (sì, anch'io dissi "Je suis Charlie") approvavamo quelle vignette.
No, signori miei, tra noi c'era chi le approvava, chi le disapprovava e chi neanche le conosceva... però tutti ritenevamo diritto di C.H. disegnarle e pubblicarle.

E ora veniamo al dopo.
Ad Amatrice.
A Genova.
E soprattutto a chi dice: lo avete difeso, ora dovete apprezzare anche queste vignette.

No, proprio per niente. Anzi come diciamo a Genova: proprio per un belino che le apprezziamo.
Però, per quanto ci facciano male (e comunque quella su Amatrice era obiettivamente molto peggiore di quella sul ponte Morandi), Charlie Hebdo ha tutto il diritto di disegnarle e pubblicarle.

Sento già che mormorate con rabbia una domanda: allora la satira può permettersi tutto?

La risposta è sì, ma è anche no. Dipende da cosa intendete con "tutto".

Se intendete che la satira può essere fatta su ogni tema, su ogni argomento, su ogni avvenimento... senza tabù, allora la risposta è . Senza se e senza ma.
Se invece intendete che la satira può dire qualsiasi cosa su qualsiasi tema, argomento o avvenimento allora la risposta è no. La satira è, come ogni altra cosa, sottomessa alla legge... ergo non può sforare nella diffamazione, nell'istigazione all'odio, nell'apologia di reato.

Tornando al punto.
No, la vignetta di C.H. sulla tragedia di Genova non mi è piaciuta proprio per niente, da genovese mi ha fatto male e se non fossi genovese non mi farebbe comunque ridere né sorridere, e se incontrassi il vignettista una botta di stronzo gliela darei, ma senza mettere in discussione il suo diritto di averla disegnata e pubblicata.

Perché... Je suis encore Charlie...

Però soprattutto... Je suis pour toujours Gênes!!!

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Per chi avesse dimenticato la vignetta su Amatrice:


lunedì 23 febbraio 2015

C'est reparti!

(Mercoledì) si riparte!


Saluti,

Mauro.

mercoledì 14 gennaio 2015

Una (vergine) risata li seppellirà

La geniale vignetta di chiusura del nuovo numero di Charlie Hebdo:


Non serve che vi spieghi la leggenda delle 70 vergini per i martiri islamici, vero?
E credo che anche chi non conosce il francese capirà benissimo la vignetta, giusto?

Saluti,

Mauro.

martedì 13 gennaio 2015

Anch'io sono Charlie / Je suis aussi Charlie 3

E dopo la tragedia, il fastidio di dover ascoltare tutti i distinguo e vedere tutti i salti sul carro di Charlie Hebdo.

Vorrei dire chiare e forti due cose.

1)
Charlie Hebdo va sostenuto senza se e senza ma. Non se la è cercata, come qualcuno comincia a dire.
La libertà di opinione, di parola, di espressione o è totale o non è proprio. Non ci sono vie di mezzo.
E tale libertà ha tutto il diritto di essere offensiva, scurrile, antipatica, disturbante. Tutti i politicamente corretti del cazzo che pretendono di porre limiti di "buon gusto" o di "rispetto" sono semplicemente complici morali degli assassini.
Je suis aussi Charlie. Sans discussion. Sans si et sans mais.

2)
È inutile che ora saltiate tutti sul carro di Charlie Hebdo.
Difendere la sua libertà di espressione, di satira, significa anche difendere la nostra libertà di apprezzarlo, di disprezzarlo o di non conoscerlo.
Chi lo conosceva e lo amava oggi ha il dovere di dire "Lo difendo e lo amo".
Chi lo conosceva e lo disprezzava oggi ha il dovere di dire "Lo difendo ma mi fa schifo".
Ma soprattutto, la maggioranza di voi che di sicuro non ne ha mai sentito parlare è inutile che faccia finta di conoscere la rivista, i redattori e i vignettisti. Difendetelo e tacete sul resto. Non fatevi belli usando il suo nome.

Saluti,

Mauro.

domenica 11 gennaio 2015

Anch'io sono Charlie / Je suis aussi Charlie 2

I complottisti cominciano a fare sciacallaggio.

Secondo detti complottisti, dietro l'attentato a Charlie Hebdo ci sarebbe la CIA. E il fatto che i servizi segreti francesi conoscessero gli attentatori ma non li abbiano eliminati (o almeno messi in grado di non nuocere) a priori vuol dire qualcosa...

No, cari miei, la cosa non vuol dire proprio niente. Almeno non vuol dire quello che voi volete intendere.

Al massimo vuol dire che i vari servizi segreti sono pieni di incompetenti. Niente di più e niente di meno.

Saluti,

Mauro.