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giovedì 24 aprile 2025

Contro tutti i regimi... pur di non essere contro un regime

Domani è il 25 aprile.
Una delle tre date più importanti della storia dell'Italia unita (le altre due sono il 2 giugno e il 20 settembre).

Meloni e i suoi sodali negli anni passati hanno "celebrato" il 25 aprile schierandosi contro tutti i regimi (almeno a parole).
Ma è una presa di posizione molto ipocrita, anche se apparentemente condivisibile.

Perché?
Perché è vero che ogni dittatura è un male, e quindi da condannare, qualsiasi colore abbia. Su questo siamo tutti d'accordo (almeno tutti quelli di noi che lo intendono seriamente, sinceramente).
Però è anche vero che il 25 aprile riguarda l'Italia e non il mondo.

E in Italia nella storia c'è stato solo un regime, solo una dittatura: quella fascista. Quella dei padri culturali (e talvolta anche biologici) di Meloni, La Russa & co.
E il 25 aprile quel regime, quella dittatura va condannata. Punto.

Per i regimi, per le dittature che vanno condannate ma che non hanno segnato l'Italia c'è sufficiente tempo negli altri 364 giorni dell'anno per parlarne e condannarle.
Ma non il 25 aprile: lì si deve parlare solo del regime che ha voluto rovinare l'Italia, altri regimi non devono avere spazio.
Il 25 aprile si parla di Italia!

Mischiare tutte le dittature e tutti i regimi che con l'Italia nulla hanno avuto a che fare in questo giorno significa solo sminuire, nascondere, negare quello che successe in Italia nel Ventennio e durante la Resistenza.

Saluti,

Mauro.

lunedì 16 dicembre 2024

Il complesso di inferiorità

Ultimamente ho voluto farmi del male e ho riascoltato alcuni discorsi e "conferenze stampa" (tra virgolette, visto che le tiene in assenza della stampa) di Giorgia Meloni.
Ma non li ho ascoltati politicamente... ho cercato il lato umano, di capirli psicologicamente (anche se non sono uno psicologo).
Ho cercato di ascoltare i toni e la scelta delle parole, non il messaggio politico in sé.

Cosa ho capito da questo ascolto, o almeno penso di avere capito?

Una cosa molto semplice: Meloni prima ancora che da idee (anzi ideologie) politiche è mossa da un immenso complesso di inferiorità verso tutto e tutti.
I toni sono chiari, espliciti: lei cerca vendetta contro il mondo perché si sente inadeguata.

Gli stessi stimoli di Hitler.
E no, non venitemi a tirar fuori la "reductio ad Hitlerum".
È chiaro che Meloni dice cose diverse da Hitler e che, pur essendo anche lei antidemocratica, ha comunque obiettivi diversi da Hitler. E segue strade diverse per raggiungerli.
Su questo non c'è nulla da discutere.
Punto.

Ma in una cosa sono uguali: il combustibile della loro politica è il complesso di inferiorità che li porta a volersi vendicare del mondo intero.

Rifletteteci.

Saluti,

Mauro.

giovedì 5 dicembre 2024

Perché un vero politico non deve essere "uno di noi"

Nell'epoca attuale, dove il populismo si appropria del dibattito, viene visto come un dato positivo il fatto che il politico sia "uno di noi".
È ciò di cui in Italia hanno approfittato prima i grillini e poi Meloni e la sua banda.
Ma non è successo e non succede solo in Italia. Purtroppo.

Il punto è che il politico, soprattutto se con ruoli a livello nazionale, non deve essere "uno di noi".
Deve essere la parte migliore di noi!

Io da un parlamentare, da un ministro, da un presidente del consiglio mi aspetto - DEVO aspettarmi - una competenza superiore alla media o per lo meno la capacità di scegliersi collaboratori con competenze superiori alla media.
Se voglio "uno di noi"... voto me stesso o mia madre (siamo seri: mia madre in Parlamento non ve la augurerei neanche se vi odiassi). Più "uno di noi" di così!

No, chi mi rappresenta in Parlamento o al Governo non deve essere un semplice "uno di noi".
Deve essere qualcosa di più, che abbia più competenze di "uno di noi" e che dette competenze le sappia usare.

"Uno di noi" va bene come amministratore di condominio. Forse.
Non certo come parlamentare o peggio ancora come ministro o presidente del consiglio.

Saluti,

Mauro.

venerdì 27 gennaio 2023

Meloni, il suo governo e l'opposizione... il surrealismo

Ora, io ho sempre sostenuto che il governo Meloni sarebbe durato al massimo un anno.
E non lo ho mai sostenuto per inimicizia politica (che comunque palesemente c'è, non sono certo tanto ipocrita da negarlo).
Lo ho sempre sostenuto perché un suo "alleato" è Salvini.
E Salvini non sopporta di non poter mettere bocca o addirittura decidere su ogni tema, anche quelli che non lo riguardano assolutamente (parlai già qui del monomistrismo). Lui si crede il governo, non parte di esso.
Ma ovviamente Meloni non può accettarlo (in teoria non potrebbe nessun Presidente del Consiglio... ma Meloni, al di là dei suoi difetti, ha un po' più di palle di Conte... ok, mi direte, non ci vuole molto ad avere più palle di Conte, basta essere un organismo vivente... e avreste ragione).
Quindi?
Quindi la Lega non può che far saltare il governo.
Ma...

Ma se guardo gli sviluppi recenti... sembra che l'opposizione tutta voglia salvare Meloni.

Azione/IV fanno finta di fare opposizione, ma in realtà si comportano da quinta colonna meloniana.
M5S non sa (come sempre) quello che fa, ma pur di tornare nei ministeri sarebbe disposto ad allearsi anche con Hitler o con Stalin o con Andreotti, non solo con Meloni.
PD invece... fa semplicemente (come sempre) di tutto per autodistruggersi.

Con questa opposizione non credo più che Meloni debba preoccuparsi di Salvini.
Il pericolo per il suo governo viene dall'interno di FdI. E no, non parlo di faide interne. Parlo di "capacità" dei ministri palesatasi degna dei passati ministri grillini.
Il governo cadrà per incompetenza.
Ma nel frattempo (come fece il governo gialloverde) farà grossissimi danni senza neanche ottenere chissà quali vantaggi per i propri accoliti.

Saluti,

Mauro.

giovedì 26 gennaio 2023

Porti sicuri... sicuri di ostacolare

Qualche giorno fa Ancona, ora Carrara.
Il governo Meloni manda le navi delle ONG in crociera.
Presto verrano indicati, se continua così, i porti di Genova e Trieste... ma non perché sono i più grandi e i meglio attrezzati d'Italia (lo sono veramente, ma non precisamente per questo tipo di arrivi), bensì perché tra i porti utilizzabili sono i più lontani dal Canale di Sicilia.
L'obiettivo è solo quello di ostacolare l'attività delle ONG.

Che schifo.

Saluti,

Mauro.

giovedì 5 gennaio 2023

Meloni e la responsabilità individuale

Nella conferenza stampa di fine anno del 29 dicembre scorso il Presidente (vuole lei il maschile, non prendetevela con me) del Consiglio Giorgia Meloni ha pronunciato, parlando delle misure per il controllo e la limitazione del virus SARS-CoV-2, le seguenti parole:

La mia idea è che si debba lavorare prioritariamente sulla responsabilità dei cittadini piuttosto che sulla coercizione [...]

Ecco, onestamente la frase citata sopra mi piace: mi piace la fiducia nel senso di responsabilità dei cittadini, la volontà di farlo sviluppare.

Ma... c'è un grossissimo ma: il cittadino medio (e non solo in Italia) ha dimostrato di non avere nessun senso di responsabilità e di non avere nessuna intenzione di imparare il senso di responsabilità.
E Giorgia Meloni questo lo sa benissimo.

Ergo la frase di cui sopra è pura ipocrisia.
Anzi, peggio: è uno strizzare l'occhio a novax, nomask, notutto.
È dirgli: mi "fido" di voi, fate quel che cavolo vi pare, basta che continuiate a votarmi.

Onestamente: sarebbe bello potersi affidare al senso di responsabilità dei cittadini nei momenti di crisi.
Peccato solo che farlo significherebbe affidarsi a qualcosa che non esiste.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui il video completo della conferenza stampa, se vi interessa:

venerdì 25 novembre 2022

Come il giornalismo fa le ricerche...

Mercoledì sera la giornalista Jeanne Perego ha pubblicato un tweet che ha provocato un piccolo putiferio:


Ora, si può essere d'accordo o meno con la terminologia usata da Jeanne Perego.

Io personalmente mi offenderei per il paragone se fossi una pescivendola, non se fossi Meloni, ma questo ora non conta, perché vi voglio parlare di giornalismo, non di altro.

E no, non mi riferisco a quella vergogna dell'Ordine dei Giornalisti che qui ha subito aperto un procedimento contro Perego ma permette a insultatori seriali e istigatori alla violenza (Travaglio, Sallusti e compagnia bella) di fare quel che cavolo vogliono.

Mi riferisco al quotidiano Secolo d'Italia, voce della destra parlamentare (e non solo) italiana da sempre (anche se ora solo online e non più in versione cartacea).

Ovviamente (e fin qui nulla di male) tale quotidiano è subito intervenuto a difesa di Giorgia Meloni, pubblicando un articolo contro Perego.
Ci sta, ognuno difende la propria parte, basta mantenere i toni entro i giusti termini, anche se una delle frasi di apertura dell'articolo non tratta Perego meglio di quanto questa abbia trattato Meloni: con la spocchia della radical chic classista che non si mischia con chi svolge i lavori più umili (ma qui ovviamente l'OdG non aprirà bocca).

Il vero problema giornalistico sono qui però le "ricerche" che il Secolo d'Italia ha fatto per scrivere l'articolo.

Leggete il curriculum di Jeanne Perego, come pubblicato sul Secolo d'Italia.
E leggete questo curriculum pubblicato sul sito della Regione Sicilia.
Corrispondono.
Quindi uno potrebbe dire che, sì, il Secolo d'Italia ha ricercato bene.

Peccato solo che la Jeanne Perego della Regione Sicilia non sia una giornalista, sia francese e venga da Le Havre.

Mentre la Jeanne Perego del tweet incriminato invece è una giornalista, è italiana e viene da Milano.
E oltretutto ha anche un articolo su Wikipedia dedicato a lei, non serve mica fare chissà quali investigazioni da servizi segreti per scoprire qualcosa su di lei!

Ora, di Perego possiamo pensare quello che vogliamo... ma la figuraccia del Secolo d'Italia è epocale! Pura sciatteria (o disinformazione).
Ditemi se questo è giornalismo 🤦‍♂️

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Prima che il Secolo d'Italia cancelli o corregga l'articolo facendo finta di niente, lo ho salvato qui a imperitura memoria.

giovedì 29 giugno 2017

Considerazioni sparse sulle amministrative

Un paio di considerazioni sparse sulle amministrative conclusesi col ballottaggio di domenica scorsa in Italia.
Non voglio fare un'analisi completa e sistematica, solo fissare un paio di punti che mi sembrano interessanti e importanti.

1) Non ha vinto un partito o l'altro, una coalizione o l'altra: hanno perso tutti.
Ad aver vinto è stata l'astensione, il disinteresse, il menefreghismo.
Se le cose continueranno ad andare male (o, più probabilmente, peggio) non prendetevela con chi amministra i singoli comuni. Prendetevela con gli elettori che se ne sono fregati e che quindi hanno ridotto i ballottaggi a una specie di lotteria.

2) Sento tanto blaterare di sinistra unita: il PD si lamenta che la sinistra "vera" ha favorito le destre per fare la "dura e pura" (P.S.: non è vero), i partiti a sinistra del PD si lamentano che il PD non ha cercato il dialogo (P.S.: non è vero se parliamo del PD, lo è se parliamo solo della persona Renzi).
Entrambi però aggirano, ignorano il vero punto: ai ballottaggi, anche se PD e sinistra "vera" avessero fatto blocco, nella maggioranza dei casi i numeri non sarebbero bastati lo stesso. È da qui che deve partire la riflessione, non da altro.

3) Renzi (come già al referendum) ha fatto l'errore di personalizzare troppo il voto. E alle amministrative questo non ha MAI funzionato. Per nessuno. Tranne che, logicamente, per i candidati sindaci. E Renzi non lo era in nessun comune.

4) Qualche "analista" ha sostenuto che la discussione sullo "ius soli" (che tra l'altro non avremo anche se la legge in discussione dovesse passare senza modifiche, leggetevela bene) ha influito sul voto contro il PD. Io personalmente non credo, o almeno - se lo ha fatto - lo ha fatto in maniera molto marginale.
Se lo "ius soli" avesse spinto gli elettori, l'astensione sarebbe stata molto inferiore, vista la presenza insistente e ubiqua del tema nel dibattito non solo politico.

5) Comunque si valuti il voto di domenica scorsa non credo che lo si possa considerare un test significativo per le prossime politiche, come di fatto (nonostante le leggende metropolitane) le amministrative non lo sono mai stato.
A maggior ragione non lo sarà se la legislatura riuscirà ad arrivare alla sua fine naturale e non si voterà in autunno.

6) Tanti si chiedono come mai Grillo non riesca a sfondare nella "sua" Genova. La domanda è giustificata (del resto anche alle politiche e alle comunali precedenti il M5S ha ottenuto a Genova risultati più deludenti della media nazionale).
Non credo c'entri la tradizione politica della città (se c'entrasse non sarebbe mai stato eletto un sindaco sostenuto anche dalla lista neofascista della Meloni).
La mia impressione da genovese è che Grillo abbia trattato Genova con troppa supponenza. È come se lui avesse pensato: "Io vengo da Genova quindi Genova mi deve votare a prescindere, non serve che mi impegni". E la ha pagata.

Saluti,

Mauro.