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giovedì 26 gennaio 2023

Porti sicuri... sicuri di ostacolare

Qualche giorno fa Ancona, ora Carrara.
Il governo Meloni manda le navi delle ONG in crociera.
Presto verrano indicati, se continua così, i porti di Genova e Trieste... ma non perché sono i più grandi e i meglio attrezzati d'Italia (lo sono veramente, ma non precisamente per questo tipo di arrivi), bensì perché tra i porti utilizzabili sono i più lontani dal Canale di Sicilia.
L'obiettivo è solo quello di ostacolare l'attività delle ONG.

Che schifo.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 13 giugno 2018

Aquarius: cerchiamo di rimanere razionali

L'Aquarius non è il problema. O meglio è un problema per coloro che sono/erano a bordo e per chi di essi se ne deve direttamente occupare.
Ma se vogliamo arrivare a una soluzione dobbiamo analizzare il problema complessivo, non guardare alle singole navi, chiunque le governi.
E il problema complessivo rimane sia che l'Aquarius fosse stata accolta in Italia, sia che vada in Spagna sia che fosse stata rispedita in direzione Libia.

Occuparsi delle singole navi è doveroso a livello pratico.
Ma a livello politico non serve a niente. A livello politico significa abdicare alla politica legata alla realtà e fare solo politica legata alle emozioni.

Compito della politica è trovare una soluzione condivisa, che cerchi di minimizzare le spinte alla migrazione (cioè migliorare le condizioni di vita all'origine) senza però far venire meno la doverosa accoglienza per chi necessita di protezione e aiuto.
Compito della politica è cercare di aiutare il maggior numero possibile di persone (che siano cittadini propri o che siano immigrati) senza venir meno alle regole di uno Stato di diritto.
Compito della politica è creare una cornice all'interno della quale sia automatico sapere - salvo eventuali casi eccezionali - cosa fare in questi casi.

Quale sia la soluzione migliore io non lo so. È compito della politica - nazionale e internazionale - trovarla.

Ma so che è necessario trovarla, perché ritrovarsi a fare questo circo ogni volta rischia di essere peggio persino sia dell'accoglienza indiscriminata che dei respingimenti indiscriminati.
Molto peggio. Per tutti.

Saluti,

Mauro.

sabato 10 dicembre 2016

Cos'è l'integrazione? Ditemelo!

Stasera (anzi, ormai ieri sera, visto che è già l'una e mezza passata del mattino) il telegiornale tedesco ha di nuovo parlato dell'integrazione dei migranti*.

Purtroppo ogni volta che sento parlare di integrazione mi rendo conto che integrazione è solo una parola.
Infatti da un lato si pretende assimilazione totale e dall'altro solo diritti senza doveri.
Entrambe cose che con l'integrazione (e con la democrazia e il convivere civile) a mio parere nulla hanno a che fare.

Ora, prima di fare filippiche e disanime mie varie, vorrei chiedere a miei pochi ma validi lettori (anzi: lettori e lettrici, se no la Boldrini mi fulmina): cosa è per voi l'integrazione, cosa dovrebbe caratterizzarla?

Saluti,

Mauro.

*Già per me la parola migrante è sbagliata. Io conosco emigrati/emigranti e immigrati/immigranti. Migrante può essere solo chi migra qua e là per tutta la vita senza avere mete... insomma un nomade... ma per il politically correct va bene così.

venerdì 4 settembre 2015

Non chiamatela emergenza

Sono stufo di sentire la parola emergenza collegata al fenomeno dei migranti/profughi/rifugiati/chiamatelicomevolete.

Un'emergenza è una cosa improvvisa e limitata nel tempo, una cosa che "emerge" di punto in bianco o quasi, appunto.
E che richiede misure eccezionali, ma anch'esse limitate nel tempo e da attuare alla svelta, senza (o con poca) pianificazione.

No, qualunque opinione abbiamo noi di questi poveracci che fuggono dai loro paesi, qualunque siano le nostre idee per risolvere il problema (loro? nostro? di chi?) non è un'emergenza.

È un fenomeno duraturo, strutturale. Una realtà. Una realtà grossa e drammatica.
Ma non un'emergenza. Non più, almeno.

E richiede misure strutturali, durature e pianificate. Sia nei paesi d'arrivo che in quelli di partenza.

Saluti,

Mauro.