giovedì 30 aprile 2020

In Germania si guarisce (nel Regno Unito no)

Una domanda che ho visto fare in molte sedi riguardo alla pandemia da COVID19 è quella riguardo i guariti.
I vari paesi hanno percentuali di guariti rispetto ai casi totali accertati enormemente diverse tra loro. Nella grafica un confronto (in verde i guariti).


 

Il problema qui è molto semplice: ogni paese usa protocolli diversi per definire i guariti.

Un malato acuto e un morto non li puoi nascondere (puoi sempre far finta che le cause siano altre, ma non è questo il tema di questo articolo).
Un guarito invece puoi farlo spuntare dal nulla.

Tobias Wilke, giornalista freelance tedesco, ci spiega per esempio i tanti guariti tedeschi (qui l'articolo).

Il protocollo usato in Germania e preparato dal RKI prevede quanto segue.
Chiunque sia in quarantena casalinga (o altro luogo privato), dopo essere stato testato positivo o dimesso dall'ospedale, è considerato guarito dopo 14 giorni di quarantena e 48 ore senza sintomi da COVID19 acuto.
Senza nuovo test.
Basta un colloquio col medico.

Ma c'è di più.
Guardate l'immagine.


Cosa c'è scritto? Che se un quarantenato (non vale per i dimessi dall'ospedale) dopo 14 giorni venisse di nuovo testato e trovato positivo, non va considerato automaticamente contagioso.
Va giudicato caso per caso dagli enti preposti.

Saluti,

Mauro.

Aggiornamento 01.05.2020:
Avrete tutti notato l'altro numero apparentemente assurdo, per motivi opposti a quello tedesco: lo 0,5% di guariti del Regno Unito.
Come mai i britannici non guariscono?
Ho cercato numeri e protocolli, sia sui siti ufficiali britannici, che su siti di raccolta dati e analisi statistiche: l'impressione è che nel Regno Unito non sia stato preparato nessuno protocollo riguardo ai guariti e quindi essi non vengano contati (o per lo meno non comunicati ad autorità centrali).
Se scoprirò di più, farò un altro aggiornamento. 

giovedì 23 aprile 2020

La app e il virus

Tutti ormai sappiamo della app "Immuni" per il tracciamento del Covid19.
Io non ho le competenze per valutare tecnicamente la app in sé e, oltre ciò, non voglio lasciarmi andare a dietrologie varie (anche se forse non sarebbero proprio dietrologie, date informazioni riservate che ho).
Però ci sono tre domande che sorgono comunque spontanee, indipendentemente dalle informazioni e dalle competenze che uno ha o meno.

Domanda numero 1
Come può un'app di tracciamento funzionare se non ci sono test a tappeto? Per lo meno se non ci sono test per tutti i sintomatici?

Domanda numero 2
Si dice che già diciamo tutto (o quasi) di noi a Google, Facebook & co., quindi che male c'è a dirlo al governo? A parte che a Google, Facebook & co. la maggioranza di noi dice meno di quel che si racconta... loro non possono modificare le leggi in base alle informazioni raccolte. Un governo sì. Non è pericoloso?

Domanda numero 3
Visto lo scopo della app, in un mondo ideale dovrebbe venire cancellata automaticamente appena finita la pandemia. Qualcuno ha pensato a questo?

Saluti,

Mauro.

lunedì 20 aprile 2020

Pandemie e cambiamento climatico

Al di là del prenderli sul serio o meno, molti considerano il problema delle pandemie e quello del cambiamento climatico come problemi separati.
Sbagliato.
Sono legati tra loro.

Il riscaldamento globale è un fatto. Ci sono ancora alcuni negazionisti, ma sono quattro gatti (e soprattutto ormai cercano di negare le cause umane*, non il riscaldamento in sé).
Le pandemie sono anche un fatto. Ne stiamo vivendo una e la storia ce ne ricorda altre (tipo la spagnola del 1918).

Come vanno insieme le due cose?
In due modi diversi.

Il primo riguarda il ruolo dell'inquinamento nella diffusione dell'attuale virus, del coronavirus COVID-19.
Leggetevi i link proposti da Leonardo Becchetti.
Non serve che io aggiunga nulla a quanto detto da lui (anche in altri tweet, non solo in quello proposto).

E poi c'è una cosa indipendente dalla pandemia attuale, ma potenzialmente molto più grave e di cui ho parlato spesso con l'amica Stefania Conti.
Il riscaldamento globale fa sciogliere il permafrost.
Ma congelate nel permafrost ci sono un sacco di cose. Non solo carcasse di mammut. Anzi importante può essere quello che queste carcasse contengono.
Lo scioglimento del permafrost può liberare virus e batteri congelati da millenni... e contro cui né noi umani né gli animali odierni abbiamo difese in quanto a noi sconosciuti.
(Oltre a liberare gas metano, che aumenta l'effetto serra e quindi instaura un circolo vizioso).

Saluti,

Mauro.

*Confesso, fino a 15 anni fa avevo anch'io dubbi sulle cause umane e non naturali... ma da fisico ho letto e capito gli studi al proposito e quindi compreso che i miei dubbi erano ingiustificati. Una parte naturale c'è, ma è minima. Il grosso è colpa nostra.

P.S.:
Tre letture interessanti al proposito.
"Lo scioglimento dei ghiacci è più pericoloso del coronavirus" (essendo di inizio febbraio le affermazioni sul coronavirus sarebbero comunque da aggiornare).
"Le pandemie sono una delle conseguenze della perdita di biodiversità".
"Il virus siamo noi, nessuno si senta offeso. Un'intervista a David Quammen".

venerdì 17 aprile 2020

I misteri del tedesco 18 - I würstel non esistono

È un po' di tempo che non vi parlo di lingua tedesca, ma uno scambio odierno con Paola su Twitter mi ha dato uno spunto.

In Italia si mangiano volentieri i würstel.
È una delle poche cose tedesche che praticamente tutti gli italiani apprezzano (vegetariani a parte, logicamente, ma qui il fatto che sia tedesca non c'entra nulla).

Però... come sapete con me c'è quasi sempre un però 😉
Però i würstel non esistono.
O meglio, esistono solo in Italia.

Ma come, direte ora, ma se li ho mangiati un sacco di volte in vita mia! E se li ho visti dappertutto in Germania e in Austria!

In realtà avete mangiato qualcosa che non si chiama così.
Würstel è in realtà una deformazione della parola "Wurst", che significa semplicemente insaccato, o del suo diminutivo "Würstchen", che indica un salsicciotto generico, non un tipo particolare di salsicciotto.
In tedesco würstel non esiste (anche il plurale di "Wurst" è diverso, anche se di poco: "Würste").

Se venite in Germania e volete mangiare i würstel dovete cercare i "Wiener (Würstchen)", cioè i "(salsicciotti) viennesi".

Saluti,

Mauro.

mercoledì 15 aprile 2020

COVID19: chi è più credibile sui numeri?

Ormai sappiamo tutti che i dati non sono corretti in nessun paese, in particolare quello dei contagiati totali, ma anche gli altri non scherzano.
I motivi sono vari.
C'è chi ha problemi materiali nel raccoglierli, chi ha commesso errori metodologici, chi ancora confonde COVID19 con altre patologie, chi li manipola, ecc.
E in molti casi un misto di tutti questi motivi.

Ma c'è una domanda interessante da porsi: c'è un modo di vedere quali numeri sono più affidabili e quali meno? Quale paese, che sia per bravura, onestà o fortuna, è più credibile?

Sì, c'è.
E quel metodo è guardare le proiezioni degli istituti di ricerca specializzati.
Ma come, direte voi, le proiezioni riguardano i numeri futuri, non quelli passati!

Bene, seguitemi.
Intanto premetto che uso come esempio le proiezioni dello Institute for Health Metrics and Evaluation della University of Washington.
Non so, ovviamente, se sono le migliori in assoluto, ma sono molto consigliate da esperti su entrambi i lati dell'oceano e l'istituto ha un'ottima nomea.

Veniamo al punto.
Perché le proiezioni ci dicono qualcosa sulla credibilità dei dati raccolti materialmente?
Allora, la prima cosa da dire è che le incertezze sulle proiezioni sono inevitabili: primo proprio per la non correttezza dei dati e secondo perché la diffusione del virus può sempre venire modificata da nuove variabili (scelte politiche, scelte mediche, ecc.).
Queste ultime ovviamente non hanno un legame (non matematico almeno) con la precisione dei dati.
Queste proiezioni sono fatte usando algoritmi complessi, ma al di là della complessità il punto per noi importante è che in questi algoritmi ci sono anche delle costanti e queste costanti sono (o derivano da) i dati già noti.
Perché tutti sappiamo che i dati di tutti i paesi sono imprecisi, il creatore dell'algoritmo non ha potuto mettere nella sua formula costanti secche per i dati di partenza, ma ha dovuto usare un intervallo di valori.
E in base a questo intervallo di valori poi l'algoritmo ti propone un intervallo di incertezza sulle cifre previste, sulle proiezioni.

Più ampio è questo intervallo di incertezza, più incerti sono i dati di partenza. Quindi meno credibili.

Prendiamo le proiezioni dell'IHME (l'istituto di cui sopra).
Userò come paragone quattro paesi importanti e significativi, ma voi potete divertirvi a guardare anche gli altri paesi qui.

Stati Uniti


Germania



Italia




Spagna



Notate le incertezze piccole di Italia e Spagna (soprattutto Italia)?
E quelle enormi di Germania e Stati Uniti? 

Cosa significa questo?

Che chi ha creato l'algoritmo ritiene concretamente i dati italiani e spagnoli attuali più affidabili di quelli statunitensi e tedeschi.
Quelle incertezze sulle proiezioni dimostrano che per USA e Germania ha usato un intervallo di partenza molto più ampio che per Italia e Spagna.


Per chi volesse informarsi sui modelli usati dallo IHME, potete trovare articolo e file vari qui.

Saluti,

Mauro.

domenica 12 aprile 2020

Il discorso di Steinmeier

Guardate questo video della Deutsche Welle, che mostra un estratto del discorso di ieri del Presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier.

Vi riporto il testo in tedesco:

Nein, diese Pandemie ist kein Krieg. Nationen stehen nicht gegen Nationen, Soldaten nicht gegen Soldaten. Sondern sie ist eine Prüfung unserer Menschlichkeit. Sie ruft das Schlechteste und das Beste in den Menschen hervor. Zeigen wir einander doch das Beste in uns! Und zeigen wir es bitte auch in Europa! Deutschland kann nicht stark und gesund aus der Krise kommen, wenn unsere Nachbarn nicht auch stark und gesund werden. Diese blaue Fahne hier steht nicht ohne Grund dort. Dreißig Jahre nach der Deutschen Einheit, 75 Jahre nach dem Ende des Krieges sind wir Deutsche zur Solidarität in Europa nicht nur aufgerufen – wir sind dazu verpflichtet!

E questa è la traduzione in italiano:

No, questa pandemia non è una guerra. Non ci sono nazioni contro nazioni, soldati contro soldati. Piuttosto è un esame della nostra umanità. Tira fuori il peggio e il meglio degli esseri umani. Mostriamoci reciprocamente il meglio di noi! E mostriamolo per favore anche in Europa! La Germania non può uscire forte e sana dalla crisi se non saranno forti e sani anche i nostri vicini. Questa bandiera blu qua non sta lì senza motivo. Trent'anni dopo l'unificazione tedesca, 75 anni dopo la fine della guerra noi tedeschi non siamo solo chiamati alla solidarietà in Europa - vi siamo obbligati!

Scrivetevi bene in mente queste parole.
Tutti, non solo i tedeschi.

Il discorso è stato ovviamente più lungo.
Qui potete ascoltarlo e leggerlo completo.

Saluti,

Mauro.

sabato 11 aprile 2020

Chi vuole la riapertura delle librerie?

Scusatemi, ma stavolta faccio dietrologia.
Chi mi conosce sa che in genere odio la dietrologia.
Però stavolta tutti gli indizi e la logica portano in questa direzione.
E io non vado mai contro la logica.

Io sono un bibliomane, ho una biblioteca di migliaia di volumi a casa e considero la cultura un bene essenziale... ma stavolta sono completamente contro!!!
La riapertura delle librerie non è essenziale, non è prioritaria.
Anzi: è pericolosa!

In libreria tu tocchi i libri, li sfogli, chiedi consigli ai librai, faccia a faccia.
Lasci tracce dappertutto.
Come si fa a sanificare ogni libro toccato?
Come possono gli addetti sapere quali libri sono stati toccati e quali no?

E, al di là dei discorsi sanitari, quanti clienti avranno le librerie da martedì?
Siamo sinceri: nessuno o quasi!
Ma perderanno i sussidi, essendo aperte.
Quindi: nessun sussidio e nessun incasso.
A pensar male si fa peccato... ma la grande distribuzione (COOP, Conad & co.) ci guadagna senza se e senza ma e le catene legate direttamente agli editori (Mondadori, Feltrinelli, ecc.) probabilmente se la caveranno... le librerie indipendenti invece spariranno.

Chi ha spinto per ciò?

Leggete questo articolo scritto da librai.

Saluti,

Mauro.

giovedì 9 aprile 2020

Covid, Germania e autopsie

Come noto, qui in Germania il Robert Koch Institut (corrispettivo dell'ISS italiano) aveva dato direttiva di non fare autopsie ai deceduti per Covid-19 a meno che non ci fossero anche altri motivi che le rendessero necessarie.
L'associazione professionale dei patologi tedeschi non è mai stata d'accordo con questa direttiva, come ribadito ancora due giorni fa in un comunicato stampa.

Stamattina un servizio radiofonico della MDR (radiotelevisione pubblica tedesca regionale) ha dichiarato che il Robert Koch Institut ha ceduto alle pressioni dei patologi e ha cancellato la direttiva di cui sopra.
Sui siti ufficiali del RKI e dell'associazione dei patologi non ho ancora trovato comunicazioni ufficiali, ma la MDR è generalmente affidabile.

Ora cosa cambierà?
Di certo ciò permetterà di studiare meglio il virus in sé e il come "interagisce" con patologie pregresse.
Cambierà anche il modo di contare il numero di decessi (su cui, come sapete, io sono scettico)?
No, non significativamente almeno.
Perché?
Perché la nuova direttiva, se il modo in cui la riporta la MDR è corretta, parla solo di autopsie a chi è morto di coronavirus, cioè a chi è già conteggiato nelle cifre ufficiali.
Non contempla chi ufficialmente è morto per altre patologie.

Quindi rischia di servire ad abbellire ancora di più i numeri.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 8 aprile 2020

Il rimbalzo del PIL

In tanti stanno facendo previsioni sul PIL (Prodotto Interno Lordo, per chi non lo sapesse, in pratica il fatturato di una nazione).
A parte che sono previsioni in questo momento aleatorie, visto che molto dipende da quanto durerà la pandemia, e quanto durerà non siamo ancora in grado di saperlo.
A parte ciò vedo in molti lettori (non negli esperti, per fortuna) entusiasmo per la ripresa prevista nel 2021. Entusiasmo dovuto a ignoranza matematica ed economica.

Prendiamo per esempio le previsioni di Goldman Sachs (ma vale anche per le altre):


Quello che molti non capiscono è che le variazioni percentuali sono sempre sull'anno precedente, non su oggi.

Prendiamo la previsione per l'Europa in genere (ma il discorso vale anche per i singoli paesi):
2020: -9%
2021: +7,8%

Cosa significa?
Mettiamo che il PIL del 2019 fosse 100 (per facilitare i calcoli).
Ciò significa che nel 2020 sarà 91 (-9% di 100).
Ma nel 2021 sarà 98,098 (+7,8% di 91) e non 107,8 (+7,8% di 100) come molti lettori sembrano credere.
Nel 2021 ci sarà un rimbalzo, non una ripresa.

Comunque fidatevi: le previsioni di Goldman Sachs e consorteria sono ottimistiche. Molto ottimistiche.

Saluti,

Mauro.