Tra terrorismo, rapine in appartamento/villa, ecc. ecc. ultimamente si sentono sempre più pronunciare due parole: paura e coraggio.
E molti dicono: "Io non ho paura, sono coraggioso".
Prendiamo per buono che chi lo dice veramente non abbia paura (in realtà sospetto che chi lo dice sarebbe il primo a farsela addosso in caso di pericolo, ma non è questo il tema dell'articolo).
Chi lo dice, in buona o mala fede che sia, non sa cosa significhino le parole "paura" e "coraggio".
Perché essere coraggiosi significa saper vincere, saper affrontare le proprie paure.
Chi non ha paura non ha coraggio, non ha neanche bisogno di aver coraggio... perché non deve affrontare o vincere le proprie paure.
Chi non ha paura è o incosciente o insensibile o, nella migliore delle ipotesi, sicuro di sé.
Ma non potrà mai essere coraggioso. Mai.
Coraggioso lo diventerà il giorno che avrà paura e che saprà affrontare questa paura.
Saluti,
Mauro.
sabato 28 novembre 2015
lunedì 23 novembre 2015
Cose che non voglio sentire sui fatti di Parigi
I fatti di Parigi di dieci giorni fa sono stati drammatici e tragici, su questo non ci piove.
Ma ci sono cose che al proposito non voglio e non posso sentire, cose che non potete dirmi, in quanto inaccettabili per chiunque abbia almeno un paio di neuroni funzionanti.
1) Non ditemi che la religione non c'entra. Senza la religione i capoccia non avrebbero mai trovato i manovali per portare a termine gli attentati. Quindi la religione c'entra, eccome se c'entra.
2) Non ditemi che noi occidentali ce la siamo cercata con il nostro comportamento in Medio Oriente: lo so che i nostri governi non sono santi, ma ciò non giustifica sparare a chi si gode un concerto o una cena al ristorante, al massimo giustificherebbe attentati a installazioni militari o a centri amministrativi/governativi.
3) Non ditemi che altrove muoiono più persone: i morti contano, non si contano. Chi conta il numero di morti è in malafede. I morti contano in quanto vittime, non per il loro numero.
4) Non ditemi che i morti di Parigi valgono per noi europei più di quelli di Beirut. Ogni morto ha lo stesso valore, ma è normale che ciò che geograficamente e culturalmente ci è più vicino, più ci colpisce. Se io fossi giordano mi colpirebbe di più l'attentato a Beirut. Essendo italiano mi colpisce di più quello a Parigi.
5) Non parlatemi dell'attentato in Kenya: è avvenuto ad aprile e se ne è parlato in abbondanza. Non è un attentato contemporaneo a quelli di Parigi e non è passato sotto silenzio come si vuol far credere.
6) Non ditemi che Parigi cambierà la nostra vita. Non la cambiò neanche il famoso 11 settembre...sono solo balle, l'unica cosa cambiata sono stati i controlli agli aeroporti (e anche questi più che altro di facciata, come dimostrai qui). La nostra vita la cambia (forse) la crisi economica, non gli attentati.
7) Non ditemi che si tratta di un complotto o di un inside job... se ci credete ciò parla contro la vostra intelligenza, non contro i fatti a cui non credete.
8) Non ditemi che colorare con i colori francesi le vostre immagini di profilo su Facebook o altrove sia un segno di solidarietà (o di egocentrismo come qualcuno ha sostenuto). No, è solo conformismo, come - in una situazione completamente diversa - descrissi qui.
Saluti,
Mauro.
Ma ci sono cose che al proposito non voglio e non posso sentire, cose che non potete dirmi, in quanto inaccettabili per chiunque abbia almeno un paio di neuroni funzionanti.
1) Non ditemi che la religione non c'entra. Senza la religione i capoccia non avrebbero mai trovato i manovali per portare a termine gli attentati. Quindi la religione c'entra, eccome se c'entra.
2) Non ditemi che noi occidentali ce la siamo cercata con il nostro comportamento in Medio Oriente: lo so che i nostri governi non sono santi, ma ciò non giustifica sparare a chi si gode un concerto o una cena al ristorante, al massimo giustificherebbe attentati a installazioni militari o a centri amministrativi/governativi.
3) Non ditemi che altrove muoiono più persone: i morti contano, non si contano. Chi conta il numero di morti è in malafede. I morti contano in quanto vittime, non per il loro numero.
4) Non ditemi che i morti di Parigi valgono per noi europei più di quelli di Beirut. Ogni morto ha lo stesso valore, ma è normale che ciò che geograficamente e culturalmente ci è più vicino, più ci colpisce. Se io fossi giordano mi colpirebbe di più l'attentato a Beirut. Essendo italiano mi colpisce di più quello a Parigi.
5) Non parlatemi dell'attentato in Kenya: è avvenuto ad aprile e se ne è parlato in abbondanza. Non è un attentato contemporaneo a quelli di Parigi e non è passato sotto silenzio come si vuol far credere.
6) Non ditemi che Parigi cambierà la nostra vita. Non la cambiò neanche il famoso 11 settembre...sono solo balle, l'unica cosa cambiata sono stati i controlli agli aeroporti (e anche questi più che altro di facciata, come dimostrai qui). La nostra vita la cambia (forse) la crisi economica, non gli attentati.
7) Non ditemi che si tratta di un complotto o di un inside job... se ci credete ciò parla contro la vostra intelligenza, non contro i fatti a cui non credete.
8) Non ditemi che colorare con i colori francesi le vostre immagini di profilo su Facebook o altrove sia un segno di solidarietà (o di egocentrismo come qualcuno ha sostenuto). No, è solo conformismo, come - in una situazione completamente diversa - descrissi qui.
Saluti,
Mauro.
Etichette:
complotti,
Facebook,
Francia,
ISIS,
islam,
Kenya,
luoghi comuni,
Parigi,
religione,
terrorismo
giovedì 19 novembre 2015
Le radio e gli inni
Io sono un appassionato ascoltatore radiofonico.
La mia radio tedesca preferita è la DLF (alias Deutschlandfunk).
La mia radio italiana preferita è RAI Radio 1.
Al di là dell'apprezzare o meno i miei gusti (opinabili come quelli di chiunque altro), è interessante notare cosa le due radio di cui sopra trasmettano a mezzanotte:
1) la DLF trasmette l'inno tedesco E l'inno europeo;
2) RAI 1 trasmette solo l'inno italiano, non quello europeo.
Lascio a voi i commenti.
Saluti,
Mauro.
La mia radio tedesca preferita è la DLF (alias Deutschlandfunk).
La mia radio italiana preferita è RAI Radio 1.
Al di là dell'apprezzare o meno i miei gusti (opinabili come quelli di chiunque altro), è interessante notare cosa le due radio di cui sopra trasmettano a mezzanotte:
1) la DLF trasmette l'inno tedesco E l'inno europeo;
2) RAI 1 trasmette solo l'inno italiano, non quello europeo.
Lascio a voi i commenti.
Saluti,
Mauro.
lunedì 16 novembre 2015
I fatti di Parigi
Perché non ne ho ancora scritto?
Perché, per quanto pochi mi leggano, avrei scatenato comunque un casino.
Ma ne parlerò in settimana.
Per ora solo un invito: mandate a fanculo (e se potete mandateli anche all'altro mondo) i complottisti.
Saluti,
Mauro.
Perché, per quanto pochi mi leggano, avrei scatenato comunque un casino.
Ma ne parlerò in settimana.
Per ora solo un invito: mandate a fanculo (e se potete mandateli anche all'altro mondo) i complottisti.
Saluti,
Mauro.
venerdì 13 novembre 2015
L'accoltellamento di Milano
Non c'è nessuna prova, nessun indizio e neanche nessuna probabilità che sia dovuto a ragioni religiose.
Però visto che la vittima è di religione ebraica sembra sia scoppiata la terza guerra mondiale (e la comunità filo-israeliana, no, non quella ebraica seria, proprio quella filo-israeliana, ci specula sopra alla grande).
Se l'accoltellato fosse stato cristiano, musulmano, buddista o ateo nessun giornale se ne sarebbe accorto.
Accusatemi pure di quello che volete (antisemitismo, razzismo, nazismo, eccetera), non farò marcia indietro di neanche un centimetro, salvo prove inconfutabili contrarie alla mia posizione portate dagli inquirenti.
Saluti,
Mauro.
Però visto che la vittima è di religione ebraica sembra sia scoppiata la terza guerra mondiale (e la comunità filo-israeliana, no, non quella ebraica seria, proprio quella filo-israeliana, ci specula sopra alla grande).
Se l'accoltellato fosse stato cristiano, musulmano, buddista o ateo nessun giornale se ne sarebbe accorto.
Accusatemi pure di quello che volete (antisemitismo, razzismo, nazismo, eccetera), non farò marcia indietro di neanche un centimetro, salvo prove inconfutabili contrarie alla mia posizione portate dagli inquirenti.
Saluti,
Mauro.
Etichette:
disinformazione,
ebraismo,
giornalismo,
Israele,
polemica,
religione
lunedì 9 novembre 2015
L'errore di Salvini a Bologna (purtroppo pro Renzi)
Salvini ha organizzato a Bologna una grande (anche se ben meno grande di quanto lui sostiene) manifestazione per affermare il centrodestra contro Renzi e il suo governo.
È proprio questo che condanna Salvini al fallimento: Renzi è il centrodestra... quindi Salvini cerca di unire il centrodestra contro il centrodestra.
Non proprio un segnale di intelligenza.
Anche perché Renzi sta facendo approvare le leggi che Lega, Forza Italia, Alleanza Nazionale e compagnia bella volevano ma non sono riusciti a far approvare in maniera completa.
Saluti,
Mauro.
È proprio questo che condanna Salvini al fallimento: Renzi è il centrodestra... quindi Salvini cerca di unire il centrodestra contro il centrodestra.
Non proprio un segnale di intelligenza.
Anche perché Renzi sta facendo approvare le leggi che Lega, Forza Italia, Alleanza Nazionale e compagnia bella volevano ma non sono riusciti a far approvare in maniera completa.
Saluti,
Mauro.
Iscriviti a:
Post (Atom)