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sabato 25 maggio 2019

Da dove viene l'Europa?

Soprattutto ora, con le nuove elezioni europee in corso, ci si chiede dove va e/o dove dovrebbe andare l'Europa.
Ma sarebbe in realtà più interessante e importante chiedersi da dove viene l'Europa.

Io purtroppo sospetto che sia tra chi vuole un'Europa chiusa sia tra chi la vuole aperta pochi sappiano l'origine della parola Europa (pur essendo questa facilmente ricercabile sia in rete che sulle enciclopedie tradizionali).

La parola Europa nasce nella mitologia greca, molto prima dell'era cristiana.
Europa (in greco antico Εὐρώπη, Európē) era principessa di Tiro... e dove stava Tiro? In Fenicia, l'attuale Libano (Libano, sì, quindi Medio Oriente, Asia).
Europa venne poi rapita da Zeus e portata a Creta, dove dalla sua discendenza nacque la civiltà minoica, radice della civiltà e della cultura europea.

Quindi l'Europa viene da radici fenicio-minoiche, che attraverso le civiltà greca e romana hanno portato a quello che siamo oggi.
Le radici cristiane tanto care ai sovranisti non sono radici, al massimo rami. Rami importanti, grandi - su questo non si discute - ma pur sempre rami.

Saluti,

Mauro.

sabato 2 febbraio 2019

Il più grande allenatore di calcio della storia

No, non è nessuno di quelli che pensate voi.
Non è uno che ha vinto millemila titoli, non è uno che ha sempre allenato grandi squadre.
Anzi, proprio grazie al fatto che raramente ha allenato grandi squadre può fregiarsi di detto titolo.

Sto parlando di Otto Rehhagel.

Se uno vince lo "scudetto" (correttamente: Meisterschale) in Germania con una squadra neopromossa (come fece lui col Kaiserslautern nel 1997/98) e se uno (lo stesso uno) vince un campionato europeo con una squadra di scappati da casa senza storia (come fece lui nel 2004 con la Grecia), beh... direi che c'è poco altro da dire: i fatti parlano per sé.

Aggiungeteci comunque che ha vinto anche una Coppa delle Coppe, altri due titoli tedeschi (oltre a quello citato) e tre coppe di Germania.
Ma comunque, anche non avesse vinto nient'altro, i due titoli di cui sopra dicono tutto.

Saluti,

Mauro.

lunedì 1 ottobre 2018

Il fallimento del referendum macedone

...è in realtà colpa della Grecia.

Quasi tutti i mezzi di informazione riportano i risultati del referendum macedone (per esempio qui) dicendo, chi più esplicitamente chi meno, che la Macedonia ha così rifiutato l'Europa.

Di fatto, come risultato è vero: i macedoni (non facendo raggiungere il quorum al Referendum) hanno bloccato ogni possibilità a breve termine di fare entrare il paese nella UE e nella NATO.
Però diciamo le cose come stanno: i macedoni sono stati costretti dalla Grecia a fare ciò.

Perché?
Il Referendum, con quesito unico (cioè o accettavi tutto o rifiutavi tutto), chiedeva se si volevano le trattative per entrare nell'UE e nella NATO e se si accettava l'accordo con la Grecia per il cambio del nome del paese da Macedonia a Macedonia del Nord (o formulazione analoga).
La Grecia, infatti, come membro UE o NATO ha sempre posto il veto a ogni possibilità di accordo per l'ingresso della Macedonia nelle due istituzioni.

Perché la Grecia si comporta così?
Le motivazioni ufficiali sono due (entrambe assurde):
1) Il nome Macedonia è legato alla storia greca;
2) Il timore che la Macedonia abbia pretese territoriali sulla regione greca Macedonia (quella intorno a Salonicco, per intenderci).

Perché sono entrambe assurde?
1) La Macedonia di Filippo e di Alessandro Magno non era la Grecia (ai tempi Grecia e Macedonia erano concetti separati, non solo politicamente), infatti la combattè e la conquistò. Il fatto che Alessandro riconobbe la superiorità culturale greca (in realtà di fatto poi lui si rifece solo ad Atene, non a tutta la Grecia), non significa che lui ritenesse la Macedonia come greca. Oltretutto la Macedonia storica si estendava a cavallo tra tre stati odierni: Grecia, Macedonia e Bulgaria.
2) Per quanto la Grecia abbia le pezze al culo... cosa volete che reclami la Macedonia? I rapporti di forza sono tutti a favore della Grecia, nonostante tutto, sia politicamente che economicamente che militarmente. Per di più l'ingresso nella UE e nella NATO della Macedonia sarebbe il miglior antidoto a eventuali rivendicazioni territoriali, qualunque sia il nome dello stato.

Ma forse in realtà la Grecia con queste "importanti" rivendicazioni storiche (ma soprattutto nazionalistiche) vuole solo distrarre la propria gente da problemi ben più seri.
E per far ciò è disposta a limitare la libertà di altri paesi. Paesi indipendenti e non minacciosi.

Saluti,

Mauro.

martedì 26 aprile 2016

Consiglio di lettura

Invito tutti a leggere il blog Distanti Saluti, soprattutto a partire da quanto l'autore - Giovanni Fontana - ha scritto dal 7 aprile 2016 in poi.
E seguitelo anche in futuro.

Saluti,

Mauro.

domenica 19 luglio 2015

L'assurdità della Grexit a tempo

Nei giorni scorsi tutti hanno parlato della proposta di Schäuble di far uscire temporaneamente la Grecia dall'Euro.
Proposta assurda, basta un minimo di buon senso (non serve neanche intelligenza) per capirlo.

La proposta sembrava definitivamente messa da parte dopo il nuovo accordo appena raggiunto.
Ma... oggi in radio (radio tedesca, la Deutschlandfunk) hanno detto che Schäuble continua a ritenerla la cosa migliore.

Schäuble può insistere quanto vuole, la proposta rimane assurda.
Perché assurda? Perché un'uscita a tempo (soprattutto per un paese nelle condizioni della Grecia) semplicemente non può esistere.

Infatti, se uscendo dall'Euro la Grecia si dovesse riprendere e costruire una crescita economica abbastanza stabile, allora sarà la Grecia (e soprattutto i greci) a non voler rientrare nell'Euro. Non le converrebbe per niente rientrare.

Altrettanto infatti, se uscendo dall'Euro la Grecia dovesse andare ancora peggio o anche solo rimanere nella situazione attuale, allora non rispetterebbe i parametri per rientrare nell'Euro. Ergo non potrebbe rientrare.

Detto terra terra: o fuori o dentro. Definitivamente.
A tempo ci sono solo i neuroni di chi fa certe proposte.

Saluti,

Mauro.

sabato 18 luglio 2015

Non paragonate Schäuble (o Merkel) ai nazisti

I nazisti, per quanto criminali, almeno avevano un piano, una meta.

Saluti,

Mauro.

martedì 14 luglio 2015

La morale della favola greca

Quando sei debole e ti ribelli, paghi doppio.

E sei hai un primo ministro che non ha un piano B... anche triplo.
Quando sei poco furbo, infatti, conta poco aver ragione o torto.

Saluti,

Mauro.

giovedì 9 luglio 2015

Grecia: debiti e prestiti

Rischio di diventare noioso, ma devo scrivere di nuovo della situazione greca.

Il referendum è passato. E per ora non sembra cambiato nulla. Né in meglio né in peggio.
Continua infatti il teatrino del tira e molla tra Atene e Bruxelles (o Berlino, se preferite).

Cerchiamo di riassumere i punti importanti.

1) Le misure proposte alla Grecia e finora attuate hanno depresso ulteriormente l'economia greca. Infatti, mentre a parole si parlava di abbattere i costi, insieme ai costi si sono abbattuti gli investimenti (oltre che lo stato sociale).

2) Le misure non ancora applicate o anche solo proposte vanno tutte nella stessa direzione di cui sopra. Ma abbattendo gli investimenti come fa la Grecia a guadagnare e quindi a trovare i soldi per pagare i suoi debiti? Con i prestiti? OK, ma...

3) La Grecia finora ha usato i prestiti praticamente solo per pagare i debiti. E l'Europa lo sa benissimo. Insomma è un cane che si morde la coda... ma così facendo (e facendo finta che gli interessi non contino) il debito al massimo si stabilizza, non si riduce.

4) Traducendo il punto 3) in parole povere: Bruxelles tiene le banconote nella mano destra e le passa ad Atene che le prende con la sinistra. Poi Atene se le passa nella destra e con essa le dà a Bruxelles che le prende con la sinistra. Poi Bruxelles se le passa nella destra e il giro ricomincia.

5) Ergo, se Bruxelles e Atene smettessero di darsi soldi a vicenda i bilanci non cambierebbero da nessuna delle due parti (ma se smettessero i tedeschi urlebbero "greci ladri" ancora più forte, non rendendosi conto della stupidità della cosa).

6) Domanda: a cosa serve questo teatrino? Se in Germania, altri importanti paesi europei o per la UE fossero previste elezioni a breve, parlerei di teatrino elettorale. Ma elezioni a breve non ve ne sono. Quindi? Boh!

7) Tsipras rifiuta l'austerità rigida imposta fino a ora. E, a parole, non si può che dargli ragione. Ma finora non ha proposto nulla di concreto, nulla di applicabile in alternativa. È solo uno che ha sottovalutato quello che lo aspettava, è un incapace o la risposta è un'altra? E se è un'altra, qual è?

Io non so cosa dirvi, ma pensate anche voi a questi sette punti.
E magari spiegatemi le cose. Grazie.

Saluti,

Mauro.

sabato 4 luglio 2015

La Grecia, l'Europa e il referendum

Ormai ci siamo. Domani in Grecia si vota per il referendum sulla trattativa tra Grecia e Troika.
Ne ho già parlato qui e in un commento a questo articolo di un amico.


Oggi però non voglio parlarvi di cosa penso del referendum in sè. Voglio parlarvi della sua (presunta) importanza per l'Europa.
Chi è dalla parte di Tsipras e del no sta raccontando in giro che questo referendum potrebbe essere l'inizio di una nuova Europa.
Chi è dalla parte di Schäuble (perché il vero sostenitore della durezza è lui, il ministro delle finanze tedesco, colui che veramente comanda in Germania, non la Merkel, Juncker o la Troika) e del sì sta raccontando in giro che col sì i greci dimostrebbero all'Europa serietà e sarebbero di esempio per l'Europa stessa.

Balle, solo balle. Da entrambe le parti.

Questo referendum ha importanza solo e unicamente per la Grecia. Internamente.
Per l'Europa i greci possono votare quello che vogliono e non cambia nulla.
Ma non perché il voto in sè non significhi nulla, bensì perché - scusate il cinismo - è la Grecia a non significare nulla.

Che peso percentuale ha la Grecia nel PIL e negli altri indicatori economico-finanziari dell'Europa?
Che peso percentuale ha la Grecia nell'import/export europeo?
Che peso politico ha la Grecia in Europa e fuori?
Quale percentuale degli scambi bilaterali costituisce la Grecia per gli altri paesi europei (e non solo)?
Quale peso sui bilanci degli altri stati hanno i debiti greci?

Sì, la riposta è semplice e la avete capita: poco più di zero.
E vale per tutte e cinque le domande (anche per la quinta, sì, qualunque cosa ci raccontino i cosiddetti economisti).

È chiaro: ciò non ci libera dagli obblighi morali verso il popolo greco... ma qualunque cosa succeda in Grecia non avrà - non potrà avere - effetti globali sull'Europa (sia intesa come EU sia come zona Euro sia in senso geografico).
La Grecia ha un peso troppo limitato (soprattutto ora che non esiste più la contrapposizione NATO-Patto di Varsavia).

Detto papale papale: la Grecia non conta nulla. È cinico, lo so, ma è così.

Quindi - se non siete greci - rilassatevi: qualunque idea politica, economica, umana, etica, eccetera abbiate... domani per voi non cambierà un belino. Né in meglio né in peggio.


Se invece siete greci preparatevi al peggio. Chiunque vinca, purtroppo.


Saluti,

Mauro.

mercoledì 1 luglio 2015

Spero di sbagliarmi...

...ma temo che il referendum organizzato da Tsipras in poco più di una settimana, obbligando (almeno in teoria) i votanti a leggersi tutte le carte della trattativa tra la Grecia e la Troika per votare consapevolmente, si rivelerà un autogol.
Sia che vincano i sì, sia che vincano i no.

Sia ben chiaro, spero di sbagliarmi.

Saluti,

Mauro.

lunedì 9 marzo 2015

La Grecia e la complicità dell'Europa

Se un mio conoscente commette un reato e io lo so e non lo denuncio... lui viene condannato per il reato e io per complicità. Ed è giusto così.

La Grecia oggi viene accusata di aver falsificato i conti negli anni '80 per entrare in Europa e per avere dopo sempre presentato bilanci se non totalmente falsi, almeno abbelliti.
Accusa giusta (anche se la Spagna ha fatto di peggio, ma sul fatto si tace, visto che tedeschi, olandesi e inglesi fanno più volentieri le ferie in Spagna che in Grecia), però...

Però l'Europa (intesa prima come CEE e ora come EU) lo ha sempre saputo. Solo che negli anni '80 (in piena guerra fredda) conveniva chiudere gli occhi su certe cose... mentre oggi, in una situazione politica non migliore ma geopoliticamente diversa, la Grecia non serve più a nessuno.

Parliamoci chiaro: la Grecia ha grosse colpe. Ma l'Europa è complice. Quindi deve contribuire a pagare dette colpe. Punto.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
No, non venitemi a parlare dei conti italiani: l'Italia non è mai entrata in Europa.
L'Italia (insieme a Francia, Germania, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo) l'Europa la ha creata, costruita e finanziata. Quindi l'Italia, come gli altri cinque paesi citati, va solo lodata e ringraziata in questo senso (il che non significa che l'Italia non vada attaccata e condannata su altri fronti).

domenica 6 luglio 2014

Senati d'Europa

Uno dei temi che dominano in questo momento la stampa e la politica italiana è la riforma del Senato.
Con la proposta renziana-berlusconiana di farne una Camera non elettiva, bensì nominata.

Premessa: io sono per l'elettività. Ogni organo legislativo (come appunto le Camere o, a livello locale, i consigli regionali e comunali) per me deve essere elettivo. Punto.
Quindi io personalmente, piuttosto che avere un Senato nominato, preferirei addirittura un sistema monocamerale (anche se uno bicamerale ben organizzato e ben funzionante dà più garanzie di democrazia).

Ma lasciamo perdere le mie preferenze, non è di questo che voglio parlarvi oggi.

Voglio parlarvi di come sono i Senati in giro per l'Unione Europea. Non perché siano necessariamente migliori del nostro (in certi casi, vedasi Regno Unito per esempio, sono anzi decisamente peggiori) ma perché anche in questo caso si parla tanto di Europa ma poco se ne sa.

La prima scoperta è che nei più importanti paesi europei (Regno Unito e Germania in tutto e per tutto, Francia in maniera dissimulata) il Senato non è elettivo.

Regno Unito
Quello che da noi è il Senato, nel Regno Unito è la Camera dei Lord (House of Lords).
Se ragioniamo in termini moderni la Camera dei Lord è un anacronismo (e in fondo anche una vergogna): membri (aristocratici) di diritto ereditari, membri di diritto per cariche religiose, membri nominati direttamente dalla corona britannica... l'unica elettività è quella interna ai nobili (i "pari") per decidere in alcuni casi quale nobile debba prendere il posto di un nobile parlamentare deceduto.

Germania
Il Senato tedesco si chiama ufficialmente Consiglio Federale (Bundesrat).
Non è certo un'assemblea nobiliare e anacronistica come la Camera dei Lord britannica (del resto la Germania è una repubblica e non una monarchia) ma è comunque non elettivo.
I suoi membri vengono nominati dai governi dei singoli stati federali (Länder) e sono rappresentativi dei governi degli stessi (cioè ogni stato federale invia al Bundesrat solo rappresentanti dei partiti che ivi governano, nessun rappresentante delle opposizioni regionali, per quanto forti).
Ciò significa che, a causa della diffusa (anche in Germania) dissociazione tra voto locale e voto nazionale e del fatto che il peso dei vari Länder nel Bundesrat non è veramente proporzionale alla popolazione, spesso il Bundesrat non rappresenta veramente (talvolta proprio per niente) il peso nazionale dei partiti.

Francia
In Francia abbiamo il Sénat. Quindi almeno come nome sembra corrispondere alla situazione italiana. Ma, appunto, solo nel nome.
Il Sénat sembra elettivo, ma lo è solo in maniera indiretta. Infatti i suoi membri non vengono eletti dai cittadini, ma dai rappresentanti degli enti locali (dipartimenti e comuni) e dai membri dell'Assemblea Nazionale (corrispettivo della nostra Camera dei Deputati).

Spagna
Qui il Senato (Senado) è eletto direttamente come in Italia (anche se, contrariamente all'Italia, non vi è correlazione tra popolazione e numeri di eletti, in Spagna ogni provincia, a parte isole e territori esterni, ha diritto allo stesso numero di senatori).

Paesi Bassi
Il Senato neerlandese (Eerste Kamer der Staten-Generaal o popolarmente Senaat) viene eletto dai consigli provinciali, quindi è indirettamente elettivo, come il Senato francese (con la differenza che nei Paesi Bassi non lo votano anche i membri dell'altra Camera).

Svezia
Qui il problema non si pone: dal 1970 la Svezia ha un sistema monocamerale.

Austria
Per il Senato austriaco (Bundesrat) si veda quanto scritto per quello tedesco. Il sistema è di fatto identico.
L'unica differenza è che i membri del Senato tedesco hanno vincolo di mandato, quelli del Senato austriaco no.

Grecia
La Grecia ha sempre avuto un sistema monocamerale.

Belgio
Il Senato belga (Senaat in neerlandese, Sénat in francese) è come tante altre cose in Belgio un caso più da psichiatria che da politica :-)
Infatti si compone di tre categorie di senatori:
1) senatori eletti a suffragio universale (come in Italia);
2) senatori nominati dai consigli regionali (come in Germania);
3) senatori nominati dai senatori di cui ai punti 1 e 2 (come da nessun'altra parte al mondo, almeno che io sappia).

Repubblica Ceca
Il Senato ceco (Senát) viene eletto a suffragio universale, in maniera molto simile a quello italiano (a differenza dell'Italia però non può essere sciolto dal Presidente della Repubblica).

Conclusioni
Mi sono limitato a una scelta dei più importanti paesi dell'Unione Europea, ma credo basti a dimostrare che un Senato veramente elettivo è decisamente più l'eccezione che la regola.
Anche se in questo caso io, come detto, preferisco l'eccezione.

Saluti,

Mauro.