E ci risiamo...
Dopo lo spaccamento di ***** di fine 1999, quando tutti i giornalisti parlavano, sparlavano e straparlavano della fine del millennio (millennio finito un anno dopo, cioè il 31 dicembre 2000), ora ci riempiono di bilanci sul primo decennio del nuovo millennio...
Ma aspettate almeno che finisca questo decennio, ignoranti! I bilanci li faremo tra 365 giorni, il 31 dicembre 2010, quando questo decennio veramente finirà.
Saluti,
Mauro.
giovedì 31 dicembre 2009
martedì 29 dicembre 2009
Pausa di fine anno
cari amici,
sono per qualche giorno in meritato (?) riposo a Genova.
Ci si risente (rilegge) dopo il 10 gennaio.
Buone feste a tutti.
Saluti,
Mauro.
sono per qualche giorno in meritato (?) riposo a Genova.
Ci si risente (rilegge) dopo il 10 gennaio.
Buone feste a tutti.
Saluti,
Mauro.
domenica 20 dicembre 2009
Un cardinale intelligente...
Il Vaticano ha fretta... Woytila deve essere eletto beato, e possibilmente santo, il più velocemente possibile, in modo da evitare che la sua vera personalità (cioè il suo disprezzo verso le idee progressiste e libertarie) venga alla luce, possa essere discussa.
Per fortuna ci sono vescovi (e non di secondo piano) che non sono d'accordo, anche se si esprimono in maniera diplomatica... stiamo parlando del primate del Belgio e arcivescovo di Bruxelles, Godfried Daneels.
Qui un paio di sue frasi sul tema:
"Questo processo sta procedendo troppo in fretta. La santità non ha bisogno di corsie preferenziali. E' inaccettabile che si possa diventare santi o beati per acclamazione"
"Certamente non mi è piaciuto il grido 'santo subito!', che si è sentito ai funerali di Giovanni Paolo II in piazza San Pietro. Non si fa così. Qualche tempo fa hanno anche detto che si trattava di una iniziativa organizzata, e questo è inaccettabile. Creare una beatificazione per acclamazione, ma non spontanea, è una cosa inaccettabile"
Ora, a parte il fatto che resta da vedere se Woytila sia stato veramente il "santo" che molti vogliono credere, queste affermazioni di uno dei più credibili e rispettabili (e perciò poco amati dal Vaticano) esponenti della chiesa cattolica dicono molto sulla realtà interna vaticana... che piaccia o meno...
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Qui l'articolo con le affermazioni di Daneels.
Per fortuna ci sono vescovi (e non di secondo piano) che non sono d'accordo, anche se si esprimono in maniera diplomatica... stiamo parlando del primate del Belgio e arcivescovo di Bruxelles, Godfried Daneels.
Qui un paio di sue frasi sul tema:
"Questo processo sta procedendo troppo in fretta. La santità non ha bisogno di corsie preferenziali. E' inaccettabile che si possa diventare santi o beati per acclamazione"
"Certamente non mi è piaciuto il grido 'santo subito!', che si è sentito ai funerali di Giovanni Paolo II in piazza San Pietro. Non si fa così. Qualche tempo fa hanno anche detto che si trattava di una iniziativa organizzata, e questo è inaccettabile. Creare una beatificazione per acclamazione, ma non spontanea, è una cosa inaccettabile"
Ora, a parte il fatto che resta da vedere se Woytila sia stato veramente il "santo" che molti vogliono credere, queste affermazioni di uno dei più credibili e rispettabili (e perciò poco amati dal Vaticano) esponenti della chiesa cattolica dicono molto sulla realtà interna vaticana... che piaccia o meno...
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Qui l'articolo con le affermazioni di Daneels.
martedì 15 dicembre 2009
Il netturbino e il banchiere
Finalmente un'analisi seria del valore del lavoro (e non del suo costo, come purtroppo piace a Confindustria e sodali).
La New Economics Foundation (NEF), centro studi inglese fondato nel 1986 e che ha il suo punto di forza nell'analisi economica inserita nel contesto sociale e non fine a sé stessa, ha provato a calcolare quanto una determinata professione fa guadagnare (o perdere) alla società.
La NEF ha preso come esempio sei professioni (tre poco pagate e tre molto pagate) e usato come base la situazione inglese, in particolare londinese. Ma i risultati, con minime correzioni, sono esportabili a qualsiasi paese, almeno nell'ambito europeo.
Cosa ne è venuto fuori? Che un netturbino porta più guadagno alla società di un banchiere, un educatore d'infanzia più di un fiscalista.
Tutte cose in realtà banali, note a chiunque ragioni in maniera completa e con la consapevolezza che qualunque persona, qualsiasi cosa faccia, non è un atomo isolato nell'universo ma parte di una società.
Cose però ignote (o meglio ignorate) ai liberisti, agli avvoltoi della finanza, ai politici prestanome dei banchieri.
Perché, signori miei, il valore di un lavoro è ciò che questo produce per la società mentre il costo dello stesso è ciò che ci si mette in tasca sottraendolo alla società.
Un operaio, un netturbino, un insegnante portano molto valore e poco costo.
Un fiscalista, un top manager, un cosiddetto "investitore" portano molto costo e poco valore.
Vi consiglio di leggere lo studio completo sul sito della NEF, che sfata anche altri miti.
Un breve riassunto in italiano lo trovate in questo articolo di Repubblica.
Saluti,
Mauro.
La New Economics Foundation (NEF), centro studi inglese fondato nel 1986 e che ha il suo punto di forza nell'analisi economica inserita nel contesto sociale e non fine a sé stessa, ha provato a calcolare quanto una determinata professione fa guadagnare (o perdere) alla società.
La NEF ha preso come esempio sei professioni (tre poco pagate e tre molto pagate) e usato come base la situazione inglese, in particolare londinese. Ma i risultati, con minime correzioni, sono esportabili a qualsiasi paese, almeno nell'ambito europeo.
Cosa ne è venuto fuori? Che un netturbino porta più guadagno alla società di un banchiere, un educatore d'infanzia più di un fiscalista.
Tutte cose in realtà banali, note a chiunque ragioni in maniera completa e con la consapevolezza che qualunque persona, qualsiasi cosa faccia, non è un atomo isolato nell'universo ma parte di una società.
Cose però ignote (o meglio ignorate) ai liberisti, agli avvoltoi della finanza, ai politici prestanome dei banchieri.
Perché, signori miei, il valore di un lavoro è ciò che questo produce per la società mentre il costo dello stesso è ciò che ci si mette in tasca sottraendolo alla società.
Un operaio, un netturbino, un insegnante portano molto valore e poco costo.
Un fiscalista, un top manager, un cosiddetto "investitore" portano molto costo e poco valore.
Vi consiglio di leggere lo studio completo sul sito della NEF, che sfata anche altri miti.
Un breve riassunto in italiano lo trovate in questo articolo di Repubblica.
Saluti,
Mauro.
lunedì 14 dicembre 2009
Ditemi che ho le allucinazioni
Riporto dalla Repubblica:
11:58 "Silvio mi ha detto: 'Non capisco perché mi odiano'"
"Mi ha detto: 'Non capisco perché mi odino così'". Questo ha riferito Don Verzé, dopo aver incontrato Silvio Berlusconi.
Io spero che siano sproloqui dovuti alla botta presa... perché con tutto l'odio che ha seminato in questi anni... cosa si aspettava di raccogliere???
Saluti,
Mauro.
11:58 "Silvio mi ha detto: 'Non capisco perché mi odiano'"
"Mi ha detto: 'Non capisco perché mi odino così'". Questo ha riferito Don Verzé, dopo aver incontrato Silvio Berlusconi.
Io spero che siano sproloqui dovuti alla botta presa... perché con tutto l'odio che ha seminato in questi anni... cosa si aspettava di raccogliere???
Saluti,
Mauro.
Doveva succedere
È inutile fare gli ipocriti.
Possiamo condannare la violenza quanto vogliamo, ma quello che è successo ieri è la semplice e logica conseguenza delle continue provocazioni berlusconiane. Berlusconi ha portato il paese tutto sull'orlo di una crisi di nervi... e una corda troppo tirata, prima o poi si rompe.
Quello che ci sarebbe da chiedersi è perché non è successo prima: effetto dell'anestetizzazione da video? (Non parlatemi del vecchio episodio col treppiede: quello era stato un gesto improvvisato e senza reale intenzione di far male, il gesto di ieri - psicolabile o meno che fosse l'autore - era voluto e CON l'intenzione di far male, molto male).
Il guaio è che ora Berlusconi, grazie alle sue TV e ai suoi sgherri mediatici, riuscirà a farsi passare da vittima e martire.
E molti ci cascheranno.
E tra questi molti - temo - ci sarà il PD.
Saluti,
Mauro.
Possiamo condannare la violenza quanto vogliamo, ma quello che è successo ieri è la semplice e logica conseguenza delle continue provocazioni berlusconiane. Berlusconi ha portato il paese tutto sull'orlo di una crisi di nervi... e una corda troppo tirata, prima o poi si rompe.
Quello che ci sarebbe da chiedersi è perché non è successo prima: effetto dell'anestetizzazione da video? (Non parlatemi del vecchio episodio col treppiede: quello era stato un gesto improvvisato e senza reale intenzione di far male, il gesto di ieri - psicolabile o meno che fosse l'autore - era voluto e CON l'intenzione di far male, molto male).
Il guaio è che ora Berlusconi, grazie alle sue TV e ai suoi sgherri mediatici, riuscirà a farsi passare da vittima e martire.
E molti ci cascheranno.
E tra questi molti - temo - ci sarà il PD.
Saluti,
Mauro.
giovedì 10 dicembre 2009
Vertici, ambiente e sicurezza
Mi trovo qui in Danimarca, contemporaneamente al vertice ONU sull'ambiente e mi vengono un paio di domande...
Ma siamo sicuri che il vertice sull'ambiente faccia bene all'ambiente? Con tutti i voli in più per partecipare al vertice, con tutti gli spostamenti e gli sprechi alimentari ed energetici generati dal vertice, con tutti i veicoli di polizia coinvolti per la sicurezza...
E la sicurezza stessa, poi... possibile che oggi si debba trasformare ogni vertice in una esercitazione (nella migliore delle ipotesi) di guerra? Io credo ci sia qualcosa di sbagliato nelle teste di entrambe le parti... nelle teste di chi comanda e nelle teste degli eterni contestatori...
Non si poteva organizzare al posto di questo vertice una videoconferenza mondiale? La tecnologia per farlo esiste. E comporta meno spese, meno inquinamento e meno problemi di sicurezza di un simile elefantiaco vertice.
Tanto più che le cose più importanti vengono discusse e almeno in parte anche definitivamente decise in incontri ristretti dietro le quinte. Come per ogni altro vertice, che si tratti di G8, G20, questioni ONU o altro.
Saluti,
Mauro.
Ma siamo sicuri che il vertice sull'ambiente faccia bene all'ambiente? Con tutti i voli in più per partecipare al vertice, con tutti gli spostamenti e gli sprechi alimentari ed energetici generati dal vertice, con tutti i veicoli di polizia coinvolti per la sicurezza...
E la sicurezza stessa, poi... possibile che oggi si debba trasformare ogni vertice in una esercitazione (nella migliore delle ipotesi) di guerra? Io credo ci sia qualcosa di sbagliato nelle teste di entrambe le parti... nelle teste di chi comanda e nelle teste degli eterni contestatori...
Non si poteva organizzare al posto di questo vertice una videoconferenza mondiale? La tecnologia per farlo esiste. E comporta meno spese, meno inquinamento e meno problemi di sicurezza di un simile elefantiaco vertice.
Tanto più che le cose più importanti vengono discusse e almeno in parte anche definitivamente decise in incontri ristretti dietro le quinte. Come per ogni altro vertice, che si tratti di G8, G20, questioni ONU o altro.
Saluti,
Mauro.
Tiger Woods
Non sono un appassionato di golf, non lo seguo come sport e logicamente neanche seguo il gossip che si fa sui suoi campioni, però tutto il casino fatto su e contro Tiger Woods in questi giorni non è potuto sfuggirmi.
Non seguendo il golf, non ho un'idea mia sulla persona Tiger Woods, non mi sono mai posto il problema se fosse simpatico o antipatico, se fosse una brava persona o meno, se fosse veramente il grande che si diceva o meno.
Una cosa però in tutto il tam tam mediatico di questi giorni posso dirla: non ho mai visto in vita mia uno sportivo fatto a pezzi in tal modo in così poco tempo. Tutti contro di lui. In meno di una settimana praticamente cancellata una carriera... praticamente nessuno che si ricordi del campione e tutti a lanciarsi contro di lui.
E a questo punto mi viene un sospetto... Woods magari avrà fatto tutto quello di cui viene accusato, ma sembra quasi che non si aspettasse altro che si scoprisse qualcosa...
Non sarà che semplicemente desse fastidio il suo dominio della scena golfistica?
Un dominio che rischiava di rendere noioso il golf, allontanando tifosi e sponsor?
Saluti,
Mauro.
Non seguendo il golf, non ho un'idea mia sulla persona Tiger Woods, non mi sono mai posto il problema se fosse simpatico o antipatico, se fosse una brava persona o meno, se fosse veramente il grande che si diceva o meno.
Una cosa però in tutto il tam tam mediatico di questi giorni posso dirla: non ho mai visto in vita mia uno sportivo fatto a pezzi in tal modo in così poco tempo. Tutti contro di lui. In meno di una settimana praticamente cancellata una carriera... praticamente nessuno che si ricordi del campione e tutti a lanciarsi contro di lui.
E a questo punto mi viene un sospetto... Woods magari avrà fatto tutto quello di cui viene accusato, ma sembra quasi che non si aspettasse altro che si scoprisse qualcosa...
Non sarà che semplicemente desse fastidio il suo dominio della scena golfistica?
Un dominio che rischiava di rendere noioso il golf, allontanando tifosi e sponsor?
Saluti,
Mauro.
mercoledì 9 dicembre 2009
Scaramanzie... abbasso l'Economist :-)
Per una volta non dico nulla di mio (ho corretto solo la seconda data, visto che Spinoza ha confuso il 2006 col 2008), ma copio spudoratamente da www.spinoza.it:
Economist 2001: "Berlusconi inadatto a guidare l'Italia".
Berlusconi vince le elezioni.
Economist 2008: "Berlusconi, basta".
Berlusconi torna al governo dopo due anni.
Economist 2009: "Berlusconi, addio".
Ragazzi, ma farvi un po' i cazzi vostri?
Saluti,
Mauro
Economist 2001: "Berlusconi inadatto a guidare l'Italia".
Berlusconi vince le elezioni.
Economist 2008: "Berlusconi, basta".
Berlusconi torna al governo dopo due anni.
Economist 2009: "Berlusconi, addio".
Ragazzi, ma farvi un po' i cazzi vostri?
Saluti,
Mauro
martedì 8 dicembre 2009
Povero italiano...
Interessantissimo (e preoccupante) articolo letto su Repubblica oggi. Anche se è lungo e richiede un po' di concentrazione vi consiglio di leggerlo.
Mi astengo da ogni commento personale. Sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.
Saluti,
Mauro.
Mi astengo da ogni commento personale. Sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.
Saluti,
Mauro.
domenica 6 dicembre 2009
Hilary Clinton, Amanda Knox e Meredith Kercher
Chissà come mai i politici statunitensi (tanto di destra quanto di sinistra, per quanto queste definizioni possano valere oltre oceano) sono sempre pronti ad ascoltare chi ha dubbi quando un cittadino statunitense viene condannato all'estero (e, come nel caso attuale di Amanda Knox, persino a lanciare sospetti di antiamericanismo) ma mai ad ascoltare chi ha dubbi quando un cittadino non statunitense viene condannato negli USA.
Ad esempio... Amanda Knox e Silvia Baraldini sono state entrambe condannate solo per indizi, molto più evidenti nel caso Knox che in quello Baraldini, ma nel caso Knox si tratta di "antiamericanismo", in quello Baraldini di "giustizia".
Tanto, troppo simile al comportamento di Israele che strilla all'"antisemitismo" ogni volta che si osa fare anche una leggera critica al governo israeliano (e non allo stato di Israele o al popolo israeliano o alla religione ebraica).
Non sarà che chi va con lo zoppo impara a zoppicare?
Saluti,
Mauro.
Ad esempio... Amanda Knox e Silvia Baraldini sono state entrambe condannate solo per indizi, molto più evidenti nel caso Knox che in quello Baraldini, ma nel caso Knox si tratta di "antiamericanismo", in quello Baraldini di "giustizia".
Tanto, troppo simile al comportamento di Israele che strilla all'"antisemitismo" ogni volta che si osa fare anche una leggera critica al governo israeliano (e non allo stato di Israele o al popolo israeliano o alla religione ebraica).
Non sarà che chi va con lo zoppo impara a zoppicare?
Saluti,
Mauro.
mercoledì 2 dicembre 2009
Ci sono ancora :-)
Ho avuto qualche problema al computer di casa, il blog non è sospeso :-)
Stasera o domani spero di avere il tempo di scrivere qualcosa.
Saluti,
Mauro.
Stasera o domani spero di avere il tempo di scrivere qualcosa.
Saluti,
Mauro.
venerdì 27 novembre 2009
Sigarette e caccia alle streghe
Premetto che non ho mai fumato in vita mia neanche una singola sigaretta (sono sempre stato troppo impegnato a commettere altri peccati per averne il tempo ;-) ), quindi un mondo senza fumo mi sta benissimo.
Però, premesso ciò, devo dire che la crociata antifumo che dura da qualche anno mi ricorda tanto la caccia alle streghe...
Ultima notizia, proibire il fumo in auto (qui la notizia sul Corriere della Sera).
Se in auto sono presenti bambini o persone malate, tale divieto va benissimo, è sacrosanto.
Ma altrimenti mi sembra esagerato.
L'articolo riporta statistiche sulla pericolosità della sigaretta in auto... ma vorrei avere i dati originali, sapendo come i quotidiani siano adusi a maltrattare le statistiche.
Esempio 1:
Due secondi per rispondere al telefonino, 4-5 secondi per accendersi una sigaretta... va bene, ma poi al telefonino quanto ci rimani a parlare dopo aver pigiato il tasto di risposta? 2 secondi? Mi vien da ridere.
E soprattutto... mentri parli al telefonino (anche con viva voce o auricolare, tenendo entrambe le mani sul volante) devi concentrarti anche su quello che dici, quindi la tua attenzione non può essere dedicata tutta alla guida. Fumare non ti impedisce di concentrarti sulla strada.
Esempio 2:
Cito parola per parola: "la guida distratta ha provocato nel 2008 più di 40 mila incidenti, il 15,5 per cento del totale. Non solo sigarette, certo. Ma anche." Quel "Ma anche" non mi piace proprio... sembra voler scaricare tutto sulle sigarette, volerle usare come capro espiatorio... ma di quei 40000 incidenti quanti sono stati causati dalla sigaretta? È questo l'unico dato che conta, il resto sono chiacchiere e - appunto - fumo.
Saluti,
Mauro.
Però, premesso ciò, devo dire che la crociata antifumo che dura da qualche anno mi ricorda tanto la caccia alle streghe...
Ultima notizia, proibire il fumo in auto (qui la notizia sul Corriere della Sera).
Se in auto sono presenti bambini o persone malate, tale divieto va benissimo, è sacrosanto.
Ma altrimenti mi sembra esagerato.
L'articolo riporta statistiche sulla pericolosità della sigaretta in auto... ma vorrei avere i dati originali, sapendo come i quotidiani siano adusi a maltrattare le statistiche.
Esempio 1:
Due secondi per rispondere al telefonino, 4-5 secondi per accendersi una sigaretta... va bene, ma poi al telefonino quanto ci rimani a parlare dopo aver pigiato il tasto di risposta? 2 secondi? Mi vien da ridere.
E soprattutto... mentri parli al telefonino (anche con viva voce o auricolare, tenendo entrambe le mani sul volante) devi concentrarti anche su quello che dici, quindi la tua attenzione non può essere dedicata tutta alla guida. Fumare non ti impedisce di concentrarti sulla strada.
Esempio 2:
Cito parola per parola: "la guida distratta ha provocato nel 2008 più di 40 mila incidenti, il 15,5 per cento del totale. Non solo sigarette, certo. Ma anche." Quel "Ma anche" non mi piace proprio... sembra voler scaricare tutto sulle sigarette, volerle usare come capro espiatorio... ma di quei 40000 incidenti quanti sono stati causati dalla sigaretta? È questo l'unico dato che conta, il resto sono chiacchiere e - appunto - fumo.
Saluti,
Mauro.
lunedì 23 novembre 2009
Processo "breve"
La nuova legge proposta dal governo italiano per il processo breve è inaccettabile: premia non i giudici veloci o gli imputati innocenti... ma solo gli avvocati più cavillosi e i loro clienti (che generalmente non rientrano nella categoria degli imputati innocenti...).
Gli appelli via stampa e internet sono sempre serviti a poco o nulla, ma almeno ci permettono di esprimerci... quindi io ho firmato l'appello di Saviano. Fatelo anche voi.
Saluti,
Mauro.
Gli appelli via stampa e internet sono sempre serviti a poco o nulla, ma almeno ci permettono di esprimerci... quindi io ho firmato l'appello di Saviano. Fatelo anche voi.
Saluti,
Mauro.
Scienza contro la guerra
Purtroppo oggi molta gente - grazie a certa stampa e politica - considera la parola "scienza" come qualcosa di malvagio.
A parte il fatto che ciò è dovuto principalmente a ignoranza scientifica (anzi, ignoranza e basta)... ma non voglio qui fare polemica (anche se - da scienziato - la tentazione è forte)... vorrei solo far notare che la scienza invece può aiutare contro la guerra, le armi e simili.
Non ci credete? Leggete questo articolo e poi ne riparliamo :-)
Saluti,
Mauro.
A parte il fatto che ciò è dovuto principalmente a ignoranza scientifica (anzi, ignoranza e basta)... ma non voglio qui fare polemica (anche se - da scienziato - la tentazione è forte)... vorrei solo far notare che la scienza invece può aiutare contro la guerra, le armi e simili.
Non ci credete? Leggete questo articolo e poi ne riparliamo :-)
Saluti,
Mauro.
venerdì 20 novembre 2009
Giornata universale dell'infanzia
Oggi è (ormai quasi "era", essendo le 23 passate) la Giornata universale dell'infanzia.
I bambini - e la gioventù in generale - sono il capitale più prezioso che l'umanità abbia e, anche se le cose negli ultimi decenni sono decisamente migliorate, rimane un capitale troppo poco protetto. E non solo nel terzo mondo.
Come protezione non intendo la bambagia in cui molte famiglie (soprattutto nel mondo ricco) avvolgono i propri pargoli... anzi questa bambagia è troppa, soffoca, impedisce ai bambini di scoprire la vita e come affrontarla.
No, come protezione intendo il diritto - universale e inalienabile - all'educazione, alla salute, al gioco. Diritto indipendente dalle condizioni economiche e sociali e che - dove le famiglie non possono arrivare - deve essere garantito dalle autorità nazionali o internazionali.
Ma perché la giornata universale dell'infanzia è proprio il 20 novembre? In sè il 20 novembre è un giorno come un altro... però il 20 novembre 1989 (cioè esattamente 20 anni fa) è stata firmata a New York dall'Assemblea generale dell'ONU la Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia.
Chi la ha firmata? Tutti i paesi membri dell'ONU.
Beh, in realtà proprio tutti no. Tutti tranne due. Somalia e Stati Uniti d'America non la hanno mai firmata.
Non faccio commenti... dico solo che gli unici due non firmatari sono l'unico stato ormai esistente solo sulla carta e per il quale quindi non si sa chi dovrebbe firmare (la Somalia) e lo stato più potente del mondo (gli USA).
Saluti,
Mauro.
I bambini - e la gioventù in generale - sono il capitale più prezioso che l'umanità abbia e, anche se le cose negli ultimi decenni sono decisamente migliorate, rimane un capitale troppo poco protetto. E non solo nel terzo mondo.
Come protezione non intendo la bambagia in cui molte famiglie (soprattutto nel mondo ricco) avvolgono i propri pargoli... anzi questa bambagia è troppa, soffoca, impedisce ai bambini di scoprire la vita e come affrontarla.
No, come protezione intendo il diritto - universale e inalienabile - all'educazione, alla salute, al gioco. Diritto indipendente dalle condizioni economiche e sociali e che - dove le famiglie non possono arrivare - deve essere garantito dalle autorità nazionali o internazionali.
Ma perché la giornata universale dell'infanzia è proprio il 20 novembre? In sè il 20 novembre è un giorno come un altro... però il 20 novembre 1989 (cioè esattamente 20 anni fa) è stata firmata a New York dall'Assemblea generale dell'ONU la Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia.
Chi la ha firmata? Tutti i paesi membri dell'ONU.
Beh, in realtà proprio tutti no. Tutti tranne due. Somalia e Stati Uniti d'America non la hanno mai firmata.
Non faccio commenti... dico solo che gli unici due non firmatari sono l'unico stato ormai esistente solo sulla carta e per il quale quindi non si sa chi dovrebbe firmare (la Somalia) e lo stato più potente del mondo (gli USA).
Saluti,
Mauro.
mercoledì 18 novembre 2009
Pandemie e vaccini 2
Un paio di giorni fa ho scritto un articolo collegato al tema epidemia suina, prendendo spunto da una presentazione in tedesco totalmente non documentata che rischia di portare acqua al mulino di coloro che apparentemente contesta.
Ora grazie all'interessantissimo blog di Paolo Attivissimo vengo a scoprire che di detta presentazione ne esiste anche una versione italiana, per di più ampliata rispetto a quella tedesca da me citata.
Non sto qua a elencare tutte le "imprecisioni" ivi contenute: per un primo lungo elenco leggete quanto scrive Paolo Attivissimo.
Vorrei però esternare un sospetto che mi frulla in testa da tempo.
Visto che a ogni pié sospinto spuntano questi apostoli della verità che ci vogliono edurre su cose che l'informazione classica (notoriamente di regime) ci nasconde (ricordo così a memoria analoghe iniziative su Israele, sull'11 settembre, sul cartello del petrolio, ecc.)... ma che questi apostoli della verità infarciscono le loro rivelazioni di tante e tali assurdità da fare in realtà il gioco dei propri "nemici"...
...non sarà che questi apostoli della verità in realtà sono gli uffici stampa di detti "nemici", che a questo modo smontano a priori la credibilità dei contestatori, senza dover neanche far la fatica di rispondere alle accuse?
Saluti,
Mauro.
Ora grazie all'interessantissimo blog di Paolo Attivissimo vengo a scoprire che di detta presentazione ne esiste anche una versione italiana, per di più ampliata rispetto a quella tedesca da me citata.
Non sto qua a elencare tutte le "imprecisioni" ivi contenute: per un primo lungo elenco leggete quanto scrive Paolo Attivissimo.
Vorrei però esternare un sospetto che mi frulla in testa da tempo.
Visto che a ogni pié sospinto spuntano questi apostoli della verità che ci vogliono edurre su cose che l'informazione classica (notoriamente di regime) ci nasconde (ricordo così a memoria analoghe iniziative su Israele, sull'11 settembre, sul cartello del petrolio, ecc.)... ma che questi apostoli della verità infarciscono le loro rivelazioni di tante e tali assurdità da fare in realtà il gioco dei propri "nemici"...
...non sarà che questi apostoli della verità in realtà sono gli uffici stampa di detti "nemici", che a questo modo smontano a priori la credibilità dei contestatori, senza dover neanche far la fatica di rispondere alle accuse?
Saluti,
Mauro.
martedì 17 novembre 2009
E si insiste con lo spacciarle per liberalizzazioni
Il governo italiano ha deciso di mettere l'acqua (bene pubblico fondamentale) nelle mani dei privati (leggete l'articolo di Repubblica).
Vi cito un passaggio dell'articolo di Repubblica di cui sopra:
"Tema del contendere è il cosidetto 'decreto Ronchi' che stabilisce la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, prevedendo tra le altre cose che la quota di capitale in mano pubblica scenda sotto il 30%, lasciando spazio ai privati. Il provvedimento rende di fatto obbligatorie le gare per l'affidamento dei servizi da parte degli enti locali e vieta, quindi, salvo per casi eccezionali, l'assegnazione diretta a società prevalentemente pubbliche e controllate in maniera stringente dall'ente locale affidatario. A partire dal 31 dicembre 2010 quindi, le concessioni frutto di una assegnazione diretta cessano.
La liberalizzazione, inoltre, riguarda tutti i servizi pubblici locali, escluso il gas, il trasporto ferroviario regionale e la gestione delle farmacie comunali. Prevedendo tempi 'piu' dilatati per quanto riguarda i rifiuti."
Ma possibile che in Parlamento siano tutti così ignoranti? Perché nessuno dice che queste non sono liberalizzazioni, ma privatizzazioni?
Liberalizzare significa concedere l'ingresso sul mercato a nuovi soggetti, che quindi possono competere con quelli già presenti (monopolisti, oligopolisti o simili).
Quindi liberalizzare dovrebbe significare - in un paese come l'Italia - concedere ai privati di competere con i servizi pubblici.
Ma dato che questo governo italiano ama i monopoli od oligopoli privati e disprezza i servizi pubblici (e meglio funzionano più li disprezza), allora cosa fa? Caccia fuori dal mercato i soggetti pubblici costringendoli a svendere a soggetti privati e spaccia questa privatizzazione forzata, questo esproprio al contrario come una "liberalizzazione".
Sinceramente... più che il governo e i suoi accoliti in questo caso mi fa però rabbia l'opposizione che, pur inalberandosi, accetta la definizione ipocrita di liberalizzazione e non dice le cose come stanno.
Per chi ha ancora un paio di neuroni funzionanti ribadisco: non c'è nessuna liberalizzazione, c'è solo una privatizzazione selvaggia, un esproprio del pubblico a favore del privato.
Quale privato... mi fa paura pensarci.
Saluti,
Mauro.
Vi cito un passaggio dell'articolo di Repubblica di cui sopra:
"Tema del contendere è il cosidetto 'decreto Ronchi' che stabilisce la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, prevedendo tra le altre cose che la quota di capitale in mano pubblica scenda sotto il 30%, lasciando spazio ai privati. Il provvedimento rende di fatto obbligatorie le gare per l'affidamento dei servizi da parte degli enti locali e vieta, quindi, salvo per casi eccezionali, l'assegnazione diretta a società prevalentemente pubbliche e controllate in maniera stringente dall'ente locale affidatario. A partire dal 31 dicembre 2010 quindi, le concessioni frutto di una assegnazione diretta cessano.
La liberalizzazione, inoltre, riguarda tutti i servizi pubblici locali, escluso il gas, il trasporto ferroviario regionale e la gestione delle farmacie comunali. Prevedendo tempi 'piu' dilatati per quanto riguarda i rifiuti."
Ma possibile che in Parlamento siano tutti così ignoranti? Perché nessuno dice che queste non sono liberalizzazioni, ma privatizzazioni?
Liberalizzare significa concedere l'ingresso sul mercato a nuovi soggetti, che quindi possono competere con quelli già presenti (monopolisti, oligopolisti o simili).
Quindi liberalizzare dovrebbe significare - in un paese come l'Italia - concedere ai privati di competere con i servizi pubblici.
Ma dato che questo governo italiano ama i monopoli od oligopoli privati e disprezza i servizi pubblici (e meglio funzionano più li disprezza), allora cosa fa? Caccia fuori dal mercato i soggetti pubblici costringendoli a svendere a soggetti privati e spaccia questa privatizzazione forzata, questo esproprio al contrario come una "liberalizzazione".
Sinceramente... più che il governo e i suoi accoliti in questo caso mi fa però rabbia l'opposizione che, pur inalberandosi, accetta la definizione ipocrita di liberalizzazione e non dice le cose come stanno.
Per chi ha ancora un paio di neuroni funzionanti ribadisco: non c'è nessuna liberalizzazione, c'è solo una privatizzazione selvaggia, un esproprio del pubblico a favore del privato.
Quale privato... mi fa paura pensarci.
Saluti,
Mauro.
lunedì 16 novembre 2009
Giulio, cosa combini???
Giulio Tremonti ha commissariato la filiale italiana di una banca svizzera, a causa di gravi irregolarità nell'applicazione delle regole antiriciclaggio.
La banca in questione è la Banca Arner di Lugano e la filiale in questione è quella di Milano.
Che cosa c'è di strano, direte voi: Tremonti è ministro dell'economia e delle finanze quindi è nei suoi compiti e poteri - se ritiene le segnalazioni che riceve dalla Banca d'Italia sufficientemente gravi - commissariare o mettere sotto osservazione le banche italiane o le filiali italiane di banche straniere.
Però qualcosina di strano c'è... il caro Giulio ha appena commissariato i conti del capo! Come se il povero Silvio non avesse già abbastanza problemi!
Nella filiale milanese della Banca Arner (tra l'altro già in passato in mezzo a fatti poco chiari) ci sono un conto di Silvio Berlusconi, quelli di società facenti capo ai suoi figli e quelli di molte altre persone di Fininvest o vicine alla stessa.
Solo voci?
Beh, guardatevi l'interessantissimo servizio di Report (la splendida trasmissione di Milena Gabanelli su RAI3) di ieri sera.
Chiaro che l'iniziativa di Tremonti è (sacrosantemente) diretta contro la dirigenza della banca e non contro i correntisti... però le voci (e non solo voci) che indicavano la Banca Arner come uno dei centri del riciclaggio di denaro sporco (anche mafioso) non sono nuove, anzi... quindi è lecito chiedersi perché una persona pubblica, una figura politica come Berlusconi ritenga di potersi tranquillamente mischiare a certa clientela senza destare sospetti.
Se lui lo ha fatto ingenuamente, senza saperne nulla, non dovrebbe avere difficoltà a dimostrarlo e a togliere i suoi soldi da lì (invitando i suoi famigliari e collaboratori a fare altrettanto).
Interessante comunque notare le reazioni dei vari quotidiani.
La Repubblica ne parla, il Corriere della Sera anche, e così La Stampa.
"Casualmente" niente sul Foglio e su Libero, mentre il Giornale - che strano! - allude a strani complotti tra certa stampa e certa magistratura.
La cosa che mi ha stupito è stato non trovare nessun cenno della storia sull'Unità.
Comunque, al di là delle reazioni della carta stampata, ahi ahi Giulio... cosa hai combinato! Commissariare i conti del capo senza neanche chiedere il permesso! :-)
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Mi riferisco alle versioni online dei quotidiani citati. Essendo momentaneamente in mezzo ai boschi svedesi non ho la minima idea di cosa sia stato pubblicato sulle rispettive versioni cartacee.
La banca in questione è la Banca Arner di Lugano e la filiale in questione è quella di Milano.
Che cosa c'è di strano, direte voi: Tremonti è ministro dell'economia e delle finanze quindi è nei suoi compiti e poteri - se ritiene le segnalazioni che riceve dalla Banca d'Italia sufficientemente gravi - commissariare o mettere sotto osservazione le banche italiane o le filiali italiane di banche straniere.
Però qualcosina di strano c'è... il caro Giulio ha appena commissariato i conti del capo! Come se il povero Silvio non avesse già abbastanza problemi!
Nella filiale milanese della Banca Arner (tra l'altro già in passato in mezzo a fatti poco chiari) ci sono un conto di Silvio Berlusconi, quelli di società facenti capo ai suoi figli e quelli di molte altre persone di Fininvest o vicine alla stessa.
Solo voci?
Beh, guardatevi l'interessantissimo servizio di Report (la splendida trasmissione di Milena Gabanelli su RAI3) di ieri sera.
Chiaro che l'iniziativa di Tremonti è (sacrosantemente) diretta contro la dirigenza della banca e non contro i correntisti... però le voci (e non solo voci) che indicavano la Banca Arner come uno dei centri del riciclaggio di denaro sporco (anche mafioso) non sono nuove, anzi... quindi è lecito chiedersi perché una persona pubblica, una figura politica come Berlusconi ritenga di potersi tranquillamente mischiare a certa clientela senza destare sospetti.
Se lui lo ha fatto ingenuamente, senza saperne nulla, non dovrebbe avere difficoltà a dimostrarlo e a togliere i suoi soldi da lì (invitando i suoi famigliari e collaboratori a fare altrettanto).
Interessante comunque notare le reazioni dei vari quotidiani.
La Repubblica ne parla, il Corriere della Sera anche, e così La Stampa.
"Casualmente" niente sul Foglio e su Libero, mentre il Giornale - che strano! - allude a strani complotti tra certa stampa e certa magistratura.
La cosa che mi ha stupito è stato non trovare nessun cenno della storia sull'Unità.
Comunque, al di là delle reazioni della carta stampata, ahi ahi Giulio... cosa hai combinato! Commissariare i conti del capo senza neanche chiedere il permesso! :-)
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Mi riferisco alle versioni online dei quotidiani citati. Essendo momentaneamente in mezzo ai boschi svedesi non ho la minima idea di cosa sia stato pubblicato sulle rispettive versioni cartacee.
sabato 14 novembre 2009
Pandemie e vaccini 1
In rete sta girando un video (o meglio una presentazione) in tedesco sulla speculazione delle case farmaceutiche per l'influenza suina... presentazione molto interessante, ma di poco valore giornalistico ;-)
Battute a parte, gli scandali della finanza e della "Big Pharma" vanno combattuti, ma è bene farlo documentandosi, per evitare di avere armi spuntate durante la battaglia.
E in questo appello ci sono alcune cose che mi hanno dato da pensare (ho controllato - per evitare di scrivere cavolate - velocemente solo quelle che già sapevo essere sbagliate o almeno imprecise, ma non escludo ci siano altri errori nella presentazione).
Punto primo
L'autore continua a dire che le aziende Roche e Relenza guadagnano un sacco di soldi vendendo il loro prodotto Tamiflu. Sinceramente io dubito che la Relenza possa guadagnare soldi col Tamiflu. Semplicemente perché l'azienda Relenza non esiste :-)
Il Tamiflu è un prodotto della Roche (e questo è giusto) mentre il Relenza è un prodotto simile della concorrente GlaxoSmithKline.
Che i due prodotti siano simili è vero, ma non sono comunque lo stesso prodotto, come potete vedere dalle descrizioni (in particolare delle molecole dell'agente attivo) di Tamiflu e Relenza.
Punto secondo
L'autore continua a parlare di Tamiflu e influenza suina, citando oltretutto la dubbia efficacia del Tamiflu. Un'imprecisione e un errore.
È vero che c'è chi consiglia il Tamiflu anche per la suina, ma esso era stato pensato per l'aviaria. Il vaccino per la suina generalmente consigliato è il Pandemrix e si citano anche Focetria e Celvapan.
Tra l'altro il principale di essi, il Pandemrix comprato anche dalla Germania, è un prodotto della GlaxoSmithKline, la quale è quindi profittatrice di entrambe le "pandemie". E nella presentazione non viene citata una sola volta.
Riguardo l'efficacia del Tamiflu... non c'è nulla di dubbio. Si sa benissimo quale è la sua efficacia, è stato testato abbastanza. Si può dire che questa efficacia (a seconda dei casi sul 60-70%) sia bassa, insufficiente, ma non che sia dubbia.
Dubbia, anzi proprio ignota, è invece quella di Pandemrix, Focetria, Celvapan... che non vengono mai citati.
Punto terzo
Verissimo che Donald Rumsfeld ha le mani in pasta col Tamiflu, però in maniera un po' diversa.
Rumsfeld non è l'azionista di maggioranza della Gilead Sciences (ne possederà sì delle azioni, ma da qui a essere l'azionista di maggioranza...), ma ne è stato in passato presidente.
La Gilead Science, scopritrice o inventrice del Tamiflu a seconda dei punti di vista, ormai non possiede più il brevetto dello stesso, avendolo anni fa venduto alla Roche.
Insomma, lo scandalo dietro a questa presunta epidemia/pandemia c'è assolutamente, ma per far qualcosa al proposito meglio usare articoli ben documentati e ricercati invece che presentazioni raffazzonate.
Io vi consiglio questo articolo (purtroppo in tedesco, ma io - come sapete - vivo in Germania).
In italiano purtroppo non ho trovato articoli altrettanto documentati. Molto interessante - anche se non aggiornatissimo essendo del 22 luglio - comunque è questo articolo di Maurizio Ricci su Repubblica.
Riguardo all'Italia si può comunque aggiungere che Enrica Giorgetti, direttrice generale di Farmindustria, è la moglie del ministro della sanità Maurizio Sacconi (qualche dettaglio in più in quest'articolo). Vero che l'industria farmaceutica italiana non è quella che veramente ci guadagna in questa storia... però questo collegamento "famigliare" di sicuro non è piacevole.
Saluti,
Mauro.
Battute a parte, gli scandali della finanza e della "Big Pharma" vanno combattuti, ma è bene farlo documentandosi, per evitare di avere armi spuntate durante la battaglia.
E in questo appello ci sono alcune cose che mi hanno dato da pensare (ho controllato - per evitare di scrivere cavolate - velocemente solo quelle che già sapevo essere sbagliate o almeno imprecise, ma non escludo ci siano altri errori nella presentazione).
Punto primo
L'autore continua a dire che le aziende Roche e Relenza guadagnano un sacco di soldi vendendo il loro prodotto Tamiflu. Sinceramente io dubito che la Relenza possa guadagnare soldi col Tamiflu. Semplicemente perché l'azienda Relenza non esiste :-)
Il Tamiflu è un prodotto della Roche (e questo è giusto) mentre il Relenza è un prodotto simile della concorrente GlaxoSmithKline.
Che i due prodotti siano simili è vero, ma non sono comunque lo stesso prodotto, come potete vedere dalle descrizioni (in particolare delle molecole dell'agente attivo) di Tamiflu e Relenza.
Punto secondo
L'autore continua a parlare di Tamiflu e influenza suina, citando oltretutto la dubbia efficacia del Tamiflu. Un'imprecisione e un errore.
È vero che c'è chi consiglia il Tamiflu anche per la suina, ma esso era stato pensato per l'aviaria. Il vaccino per la suina generalmente consigliato è il Pandemrix e si citano anche Focetria e Celvapan.
Tra l'altro il principale di essi, il Pandemrix comprato anche dalla Germania, è un prodotto della GlaxoSmithKline, la quale è quindi profittatrice di entrambe le "pandemie". E nella presentazione non viene citata una sola volta.
Riguardo l'efficacia del Tamiflu... non c'è nulla di dubbio. Si sa benissimo quale è la sua efficacia, è stato testato abbastanza. Si può dire che questa efficacia (a seconda dei casi sul 60-70%) sia bassa, insufficiente, ma non che sia dubbia.
Dubbia, anzi proprio ignota, è invece quella di Pandemrix, Focetria, Celvapan... che non vengono mai citati.
Punto terzo
Verissimo che Donald Rumsfeld ha le mani in pasta col Tamiflu, però in maniera un po' diversa.
Rumsfeld non è l'azionista di maggioranza della Gilead Sciences (ne possederà sì delle azioni, ma da qui a essere l'azionista di maggioranza...), ma ne è stato in passato presidente.
La Gilead Science, scopritrice o inventrice del Tamiflu a seconda dei punti di vista, ormai non possiede più il brevetto dello stesso, avendolo anni fa venduto alla Roche.
Insomma, lo scandalo dietro a questa presunta epidemia/pandemia c'è assolutamente, ma per far qualcosa al proposito meglio usare articoli ben documentati e ricercati invece che presentazioni raffazzonate.
Io vi consiglio questo articolo (purtroppo in tedesco, ma io - come sapete - vivo in Germania).
In italiano purtroppo non ho trovato articoli altrettanto documentati. Molto interessante - anche se non aggiornatissimo essendo del 22 luglio - comunque è questo articolo di Maurizio Ricci su Repubblica.
Riguardo all'Italia si può comunque aggiungere che Enrica Giorgetti, direttrice generale di Farmindustria, è la moglie del ministro della sanità Maurizio Sacconi (qualche dettaglio in più in quest'articolo). Vero che l'industria farmaceutica italiana non è quella che veramente ci guadagna in questa storia... però questo collegamento "famigliare" di sicuro non è piacevole.
Saluti,
Mauro.
giovedì 12 novembre 2009
La fine della lettura... o no?
In questi giorni un'amica mi ha segnalato un interessante articolo sulla versione online del Times.
L'articolo dice molte cose interessanti, ma scivola a mio parere su alcuni punti importanti.
Per prima cosa mi sembra che l'autore a tratti distingua (giustamente) tra informazione e narrativa e a tratti invece le confonda, il che è un grave errore.
La narrativa è un qualcosa per l'anima, una specie di nutrimento culturale, quindi non può essere ridotta ai minimi termini: può essere corta come un Haiku o lunga come una saga, ma non può essere costretta entro confini dimensionali, deve essere libera di svilupparsi senza regole (al di là di quelle grammaticali e sintattiche).
L'informazione invece ha una regola fondamentale: deve essere esaustiva (cioè fornire tutti gli elementi necessari per essere capita ed eventualmente usata) ma deve farlo in maniera sintetica, non deve affogare il contenuto, l'essenziale in un mare di parole.
E questo valeva già ben prima che esistessero Internet e i telefoni cellulari.
Un'altra cosa sulla quale non sono d'accordo è accusare appunto Internet e cellulari di essere la causa della "fine" della lettura.
La fine della lettura è invece - a mio parere - precedente, causata dalla televisione e soprattutto dalla sua esplosione commerciale negli anni '80.
È lì che è cominciata la fine della narrativa, ma anche quella dell'informazione. Perché la televisione ha aggredito (e quasi ucciso) la lettura tout court, non solo quella delle opere di narrativa (parafrasando una vecchia canzone dei Buggles, "Video killed the radio stars", potrei dire "Video killed the written word").
La televisione ci ha "liberato" dalla fatica della lettura… perché leggere presuppone comunque un’attività, non si può leggere qualcosa passivamente, mentre guardare e ascoltare si può benissimo fare anche passivamente (certo che alla fine rimane un guardare senza vedere e un ascoltare senza sentire, ma non tutti se ne rendono conto).
In questo senso Internet può invece diventare quasi un alleato della lettura, della narrativa, perché sul monitor vediamo e leggiamo anche parole, anche testi. Non saranno libri interi, ma sono comunque parole, frasi, testi scritti, non solo immagini o suoni. Può essere un primo passo verso la riscoperta della lettura.
Quante volte un estratto letto su internet ci ha spinto poi a comprare un libro o una rivista? Più di quelle che crediamo.
I telefoni cellulari invece con la loro iper-estremizzata concisione sono un crimine contro la lettura, la narrativa. Tanto più che hanno spinto le nuove generazioni a inventare una lingua assurda (per esempio negli sms in Italia quasi tutti ormai usano la "k" invece del "ch" oppure scrivono "dove 6?" invece di "dove sei?").
E quest'ultimo fatto mi porta a spostare l'attenzione su quello che per me è il problema più grave, cioè non tanto la scomparsa della lettura (che non è sparita, si legge sempre... ma mentre prima la lettura non era nascosta da altre attività, oggi lo è) quanto la scomparsa della scrittura.
Oggi non si scrive quasi più, si usa uno stile da telegramma in quasi ogni tipo di testo che dobbiamo produrre e soprattutto non si è più abituati a scrivere a mano. Se non si ha a disposizione un palmare o un telefonino non si prendono appunti (e poi si rischia di dimenticare i propri pensieri e le idee che ci possono venire in qualsiasi momento - io per questo ho sempre nella tasca della giacca un caro antiquato taccuino e una penna).
E soprattutto si dimentica il "bello" scrivere, l'uso corretto di grammatica, ortografia e sintassi, l'uso di uno stile elegante e vivace. I testi (anche libri e articoli di quotidiani) sono sempre più sciatti, piatti e scorretti. Non fa piacere leggerli.
Ecco, questo dobbiamo riscoprire: la scrittura prima ancora della lettura.
Saluti,
Mauro.
L'articolo dice molte cose interessanti, ma scivola a mio parere su alcuni punti importanti.
Per prima cosa mi sembra che l'autore a tratti distingua (giustamente) tra informazione e narrativa e a tratti invece le confonda, il che è un grave errore.
La narrativa è un qualcosa per l'anima, una specie di nutrimento culturale, quindi non può essere ridotta ai minimi termini: può essere corta come un Haiku o lunga come una saga, ma non può essere costretta entro confini dimensionali, deve essere libera di svilupparsi senza regole (al di là di quelle grammaticali e sintattiche).
L'informazione invece ha una regola fondamentale: deve essere esaustiva (cioè fornire tutti gli elementi necessari per essere capita ed eventualmente usata) ma deve farlo in maniera sintetica, non deve affogare il contenuto, l'essenziale in un mare di parole.
E questo valeva già ben prima che esistessero Internet e i telefoni cellulari.
Un'altra cosa sulla quale non sono d'accordo è accusare appunto Internet e cellulari di essere la causa della "fine" della lettura.
La fine della lettura è invece - a mio parere - precedente, causata dalla televisione e soprattutto dalla sua esplosione commerciale negli anni '80.
È lì che è cominciata la fine della narrativa, ma anche quella dell'informazione. Perché la televisione ha aggredito (e quasi ucciso) la lettura tout court, non solo quella delle opere di narrativa (parafrasando una vecchia canzone dei Buggles, "Video killed the radio stars", potrei dire "Video killed the written word").
La televisione ci ha "liberato" dalla fatica della lettura… perché leggere presuppone comunque un’attività, non si può leggere qualcosa passivamente, mentre guardare e ascoltare si può benissimo fare anche passivamente (certo che alla fine rimane un guardare senza vedere e un ascoltare senza sentire, ma non tutti se ne rendono conto).
In questo senso Internet può invece diventare quasi un alleato della lettura, della narrativa, perché sul monitor vediamo e leggiamo anche parole, anche testi. Non saranno libri interi, ma sono comunque parole, frasi, testi scritti, non solo immagini o suoni. Può essere un primo passo verso la riscoperta della lettura.
Quante volte un estratto letto su internet ci ha spinto poi a comprare un libro o una rivista? Più di quelle che crediamo.
I telefoni cellulari invece con la loro iper-estremizzata concisione sono un crimine contro la lettura, la narrativa. Tanto più che hanno spinto le nuove generazioni a inventare una lingua assurda (per esempio negli sms in Italia quasi tutti ormai usano la "k" invece del "ch" oppure scrivono "dove 6?" invece di "dove sei?").
E quest'ultimo fatto mi porta a spostare l'attenzione su quello che per me è il problema più grave, cioè non tanto la scomparsa della lettura (che non è sparita, si legge sempre... ma mentre prima la lettura non era nascosta da altre attività, oggi lo è) quanto la scomparsa della scrittura.
Oggi non si scrive quasi più, si usa uno stile da telegramma in quasi ogni tipo di testo che dobbiamo produrre e soprattutto non si è più abituati a scrivere a mano. Se non si ha a disposizione un palmare o un telefonino non si prendono appunti (e poi si rischia di dimenticare i propri pensieri e le idee che ci possono venire in qualsiasi momento - io per questo ho sempre nella tasca della giacca un caro antiquato taccuino e una penna).
E soprattutto si dimentica il "bello" scrivere, l'uso corretto di grammatica, ortografia e sintassi, l'uso di uno stile elegante e vivace. I testi (anche libri e articoli di quotidiani) sono sempre più sciatti, piatti e scorretti. Non fa piacere leggerli.
Ecco, questo dobbiamo riscoprire: la scrittura prima ancora della lettura.
Saluti,
Mauro.
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ortografia,
scrittura,
sintassi
Niente anonimi, grazie
Mi trovo costretto a ribadire: niente commenti anonimi, per favore.
Qualunque commento è ben accetto, sia favorevole che critico riguardo a quello che scrivo, ma solo i commenti con autore - come già detto in passato - verranno pubblicati.
Quelli anonimi... me li leggo e poi li cancello :-)
Del resto non costa molto mettere una firma (nome vero o pseudonimo standard) in fondo al proprio messaggio, no?
Grazie.
Saluti,
Mauro.
Qualunque commento è ben accetto, sia favorevole che critico riguardo a quello che scrivo, ma solo i commenti con autore - come già detto in passato - verranno pubblicati.
Quelli anonimi... me li leggo e poi li cancello :-)
Del resto non costa molto mettere una firma (nome vero o pseudonimo standard) in fondo al proprio messaggio, no?
Grazie.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 11 novembre 2009
La Ministronza
Ho appena letto sul Corriere della Sera un articolo in cui si riporta una (presunta) polemica riguardo un fumetto che "offende" la ministra per le politiche giovanili Giorgia Meloni (leggetelo qui).
Premetto due cose:
1) non ho letto il fumetto in questione, quindi non posso avere un'opinione personale sul fatto che detto fumetto sia satira od offesa;
2) a mio parere la Meloni non brilla tanto per stronzaggine, quanto per assenza... nel senso che al governo lei fa solo numero, nulla più.
Premesso ciò, la mia domanda è: Ma tra tutti quelli che sono insorti contro il fumetto, quanti lo hanno realmente letto?
Credo di non sbagliare di troppo se rispondo: Nessuno.
Saluti,
Mauro.
Premetto due cose:
1) non ho letto il fumetto in questione, quindi non posso avere un'opinione personale sul fatto che detto fumetto sia satira od offesa;
2) a mio parere la Meloni non brilla tanto per stronzaggine, quanto per assenza... nel senso che al governo lei fa solo numero, nulla più.
Premesso ciò, la mia domanda è: Ma tra tutti quelli che sono insorti contro il fumetto, quanti lo hanno realmente letto?
Credo di non sbagliare di troppo se rispondo: Nessuno.
Saluti,
Mauro.
In difesa delle multinazionali...
No, non temete, non ho saltato la barricata :-)
Continuo a essere per i ceti deboli, per il mondo operaio e contro la grande finanza...
Però quando la grande industria, la grande finanza - le multinazionali, insomma - si comportano bene, ho piacere a farlo notare, perché vuol dire che in fondo c'è speranza presto o tardi di avere un mondo più etico.
E la notizia che riguarda la Pepsi Cola, condannata a pagare più di un milione di dollari per la negligenza di una segretaria e la cui dirigenza giustifica questa segretaria... rientra in questo scenario.
Per la storia più o meno completa leggete qui.
Qui nel mio blog segnalo solo una frase del portavoce della Pepsi Cola: "è una delle coincidenze sfortunate di questa storia, ma non è l’unica ragione per cui contestiamo l’accusa che è dubbia e non dimostrabile. Una negligenza, invece, è giustificabile".
A mio parere, un fatto da sottolineare.
Saluti,
Mauro.
Continuo a essere per i ceti deboli, per il mondo operaio e contro la grande finanza...
Però quando la grande industria, la grande finanza - le multinazionali, insomma - si comportano bene, ho piacere a farlo notare, perché vuol dire che in fondo c'è speranza presto o tardi di avere un mondo più etico.
E la notizia che riguarda la Pepsi Cola, condannata a pagare più di un milione di dollari per la negligenza di una segretaria e la cui dirigenza giustifica questa segretaria... rientra in questo scenario.
Per la storia più o meno completa leggete qui.
Qui nel mio blog segnalo solo una frase del portavoce della Pepsi Cola: "è una delle coincidenze sfortunate di questa storia, ma non è l’unica ragione per cui contestiamo l’accusa che è dubbia e non dimostrabile. Una negligenza, invece, è giustificabile".
A mio parere, un fatto da sottolineare.
Saluti,
Mauro.
martedì 10 novembre 2009
Contro i ciclisti
È di moda oggigiorno fare pubblicità per i mezzi di trasporto a basso impatto ambientale... soprattutto è di moda invitare la gente a usare il treno per gli spostamenti a medio e lungo raggio e a usare la bicicletta per gli spostamenti all'interno delle città.
Nulla in contrario in principio, però... la cosa sarà applicabile e accettabile solo quando i ciclisti impareranno che il codice della strada vale anche per loro e non - come loro sembrano credere - solo per chi guida mezzi a motore.
Io vivo in un paese - la Germania - e in una città - Colonia - dove il muoversi in bicicletta è decisamente diffuso. E io stesso mi muovo spesso in bicicletta.
Peccato che se mi fermo al rosso quando sono in macchina tutti lo considerino - giustamente - normale, mentre quando mi fermo al rosso quando sono in bicicletta mi becchi solo sguardi compassionevoli come fossi un povero deficiente.
Dato che però il codice della strada - in Germania come in Italia, Francia, Paesi Bassi o altro - vale per tutti coloro che si muovono su strade pubbliche... ciclisti compresi!... io pretendo che tutti rispettino detto codice.
In breve... se i ciclisti ritengono che il codice della strada per loro non valga, allora io sono da loro stessi autorizzato a investirli quando mi muovo in macchina.
Saluti,
Mauro.
Nulla in contrario in principio, però... la cosa sarà applicabile e accettabile solo quando i ciclisti impareranno che il codice della strada vale anche per loro e non - come loro sembrano credere - solo per chi guida mezzi a motore.
Io vivo in un paese - la Germania - e in una città - Colonia - dove il muoversi in bicicletta è decisamente diffuso. E io stesso mi muovo spesso in bicicletta.
Peccato che se mi fermo al rosso quando sono in macchina tutti lo considerino - giustamente - normale, mentre quando mi fermo al rosso quando sono in bicicletta mi becchi solo sguardi compassionevoli come fossi un povero deficiente.
Dato che però il codice della strada - in Germania come in Italia, Francia, Paesi Bassi o altro - vale per tutti coloro che si muovono su strade pubbliche... ciclisti compresi!... io pretendo che tutti rispettino detto codice.
In breve... se i ciclisti ritengono che il codice della strada per loro non valga, allora io sono da loro stessi autorizzato a investirli quando mi muovo in macchina.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 4 novembre 2009
A proposito di chiesa...
Una mia poesia scritta un po' di anni fa, tanto per chiarire i miei sentimenti al proposito...
Saluti,
Mauro.
---
Erano anni
Erano anni
oggi di nuovo vi sono
entrato
apro la porta
odore d'incenso
sento la litania
ipocrite parole
di un uomo vestito di nulla
di un uomo vestito di chiesa
Erano anni
oggi di nuovo sono entrato
in una chiesa
E ho sentito
dentro e fuori
il vuoto
freddo
Ho alzato lo sguardo
l'uomo in croce
sembrava chiedermi
che ci fai qui?
che ci faccio qui?
Volevo pregare
chiedere a Dio
di esistere
L'uomo sulla croce
mi ha detto
non farlo
Dio
forse è dappertutto
ma non qui
Erano anni
oggi ho aperto di nuovo
la porta di una chiesa
una volta per entrare
una volta per uscire
l'ultima
Dio è altrove
Stoccarda, 26 gennaio 2003
Saluti,
Mauro.
---
Erano anni
Erano anni
oggi di nuovo vi sono
entrato
apro la porta
odore d'incenso
sento la litania
ipocrite parole
di un uomo vestito di nulla
di un uomo vestito di chiesa
Erano anni
oggi di nuovo sono entrato
in una chiesa
E ho sentito
dentro e fuori
il vuoto
freddo
Ho alzato lo sguardo
l'uomo in croce
sembrava chiedermi
che ci fai qui?
che ci faccio qui?
Volevo pregare
chiedere a Dio
di esistere
L'uomo sulla croce
mi ha detto
non farlo
Dio
forse è dappertutto
ma non qui
Erano anni
oggi ho aperto di nuovo
la porta di una chiesa
una volta per entrare
una volta per uscire
l'ultima
Dio è altrove
Stoccarda, 26 gennaio 2003
L'Europa e il crocifisso
Quanto casino scoppiato per la (giustissima) sentenza della Corte Europea sul crocifisso nelle scuole.
Volevo scrivere qualcosa al proposito, poi ho scoperto quest'intervento (leggetelo!!!) di Andrea Bonanni sul suo blog sul portale di Repubblica e mi sono detto... "porca miseria... ha detto tutto quello che volevo dire io, e ora cosa scrivo?" :-)
Posso solo aggiungere che mentre l'Europa parla del crocifisso, forse il Vaticano vorrebbe l'Europa crocifissa (l'Italia la ha già crocifissa da quel dì).
Mi sa che le truppe italiane nel 1870, ai tempi di Porta Pia, abbiano sbagliato qualcosa... ed è meglio che mi morda le dita e non scriva cosa.
Saluti,
Mauro.
P.S. 06.11.09:
Mi permetto di consigliare anche questa lettura (grazie Aglaja per la segnalazione).
Volevo scrivere qualcosa al proposito, poi ho scoperto quest'intervento (leggetelo!!!) di Andrea Bonanni sul suo blog sul portale di Repubblica e mi sono detto... "porca miseria... ha detto tutto quello che volevo dire io, e ora cosa scrivo?" :-)
Posso solo aggiungere che mentre l'Europa parla del crocifisso, forse il Vaticano vorrebbe l'Europa crocifissa (l'Italia la ha già crocifissa da quel dì).
Mi sa che le truppe italiane nel 1870, ai tempi di Porta Pia, abbiano sbagliato qualcosa... ed è meglio che mi morda le dita e non scriva cosa.
Saluti,
Mauro.
P.S. 06.11.09:
Mi permetto di consigliare anche questa lettura (grazie Aglaja per la segnalazione).
lunedì 2 novembre 2009
Famiglia, scuola ed educazione sessuale
Leggete questo articolo: "Foligno: incinta a 14 anni, partner di 15 - I genitori: a scuola si faccia prevenzione".
Non notate nulla di strano?
Io sì: la pretesa dei genitori che la scuola faccia quello che loro non hanno fatto, cioè parlare coi propri figli della sessualità.
Quando la smetteremo di pretendere che altri (le "istituzioni") facciano ciò che noi non abbiamo saputo - o molto più probabilmente voluto - fare?
Quando lo faremo di sicuro il mondo diventerà un posto molto migliore.
Saluti,
Mauro.
Non notate nulla di strano?
Io sì: la pretesa dei genitori che la scuola faccia quello che loro non hanno fatto, cioè parlare coi propri figli della sessualità.
Quando la smetteremo di pretendere che altri (le "istituzioni") facciano ciò che noi non abbiamo saputo - o molto più probabilmente voluto - fare?
Quando lo faremo di sicuro il mondo diventerà un posto molto migliore.
Saluti,
Mauro.
domenica 1 novembre 2009
Ciao Alda
È morta Alda Merini.
Chi era? Semplicemente una persona normale, come tutti noi. E in più la più grande poetessa contemporanea.
Non la più grande poetessa italiana contemporanea, come stanno scrivendo ora i vari quotidiani nei loro coccodrilli. No, non la più grande poetessa italiana contemporanea.
La più grande poetessa contemporanea e basta.
Una breve (provvisoria) biografia la trovate in questo articolo di Repubblica.
Ma, meglio ancora, andate sul suo sito, dove potrete leggere anche alcune sue poesie.
Ciao Alda. E grazie di essere esistita.
Saluti,
Mauro.
Chi era? Semplicemente una persona normale, come tutti noi. E in più la più grande poetessa contemporanea.
Non la più grande poetessa italiana contemporanea, come stanno scrivendo ora i vari quotidiani nei loro coccodrilli. No, non la più grande poetessa italiana contemporanea.
La più grande poetessa contemporanea e basta.
Una breve (provvisoria) biografia la trovate in questo articolo di Repubblica.
Ma, meglio ancora, andate sul suo sito, dove potrete leggere anche alcune sue poesie.
Ciao Alda. E grazie di essere esistita.
Saluti,
Mauro.
sabato 31 ottobre 2009
Senza vergogna
Caso Stefano Cucchi.
Ragazzo arrestato per spaccio, morto alcuni giorni dopo l'arresto con lesioni e fratture varie. Non voglio entrare nel merito, non ho elementi sufficienti per supporre colpevolezze o innocenze di chichessia, però è un caso che va seguito, che non bisogna far passare sotto silenzio (qui trovate la ricostruzione della storia fatta dal Corriere della Sera).
Non bisogna farlo passare sotto silenzio nè in caso le forze dell'ordine siano colpevoli (per evitare che i responsabili la passino liscia), nè in caso le forze dell'ordine siano innocenti (perché purtroppo in Italia il poliziotto o carabiniere viene sempre considerato colpevole a prescindere e questa "cultura" antiistituzionale va combattuta).
Comunque, quello che vorrei analizzare qui sul blog non è il caso in sé, bensì la sparata del ministro della difesa La Russa:
"Non ho strumenti per accertare. Di una cosa però sono certo: del comportamento corretto dei carabinieri in questa occasione".
Assolutamente senza vergogna. Non si rispettano nè i morti nè la logica (o forse quest'ultima neanche la si conosce).
Caro ministro: se non hai gli strumenti per accertare, non puoi essere certo di nulla, se invece sei veramente certo, vuol dire che hai potuto accertare. E allora tira fuori i risultati di questi accertamenti.
Saluti,
Mauro.
Ragazzo arrestato per spaccio, morto alcuni giorni dopo l'arresto con lesioni e fratture varie. Non voglio entrare nel merito, non ho elementi sufficienti per supporre colpevolezze o innocenze di chichessia, però è un caso che va seguito, che non bisogna far passare sotto silenzio (qui trovate la ricostruzione della storia fatta dal Corriere della Sera).
Non bisogna farlo passare sotto silenzio nè in caso le forze dell'ordine siano colpevoli (per evitare che i responsabili la passino liscia), nè in caso le forze dell'ordine siano innocenti (perché purtroppo in Italia il poliziotto o carabiniere viene sempre considerato colpevole a prescindere e questa "cultura" antiistituzionale va combattuta).
Comunque, quello che vorrei analizzare qui sul blog non è il caso in sé, bensì la sparata del ministro della difesa La Russa:
"Non ho strumenti per accertare. Di una cosa però sono certo: del comportamento corretto dei carabinieri in questa occasione".
Assolutamente senza vergogna. Non si rispettano nè i morti nè la logica (o forse quest'ultima neanche la si conosce).
Caro ministro: se non hai gli strumenti per accertare, non puoi essere certo di nulla, se invece sei veramente certo, vuol dire che hai potuto accertare. E allora tira fuori i risultati di questi accertamenti.
Saluti,
Mauro.
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venerdì 30 ottobre 2009
Via Gradoli
Penso che molti di voi seguano - volenti o nolenti, visto che riempie giornali e telegiornali - il caso Marrazzo, presidente della regione Lazio ricattato per un video che lo ritrae con un transessuale (qui il primo articolo di Repubblica sul tema, del 23 ottobre scorso).
Seguendo le notizie mi ha colpito il nome della via dove è avvenuto l'incontro tra Marrazzo e "Natalì": Via Gradoli.
Non l'abbiamo già sentito da qualche parte questo nome? Non è successo già qualcosa di poco chiaro in passato in questa via?
Ma sì, come abbiamo fatto a dimenticarcene? Aldo Moro!
Via Gradoli compare anche nella storia del rapimento di Aldo Moro, spuntata da una seduta spiritica (a cui partecipò anche Romano Prodi) apparentemente tenuta per scoprire il nascondiglio dove le Brigate Rosse tenevano prigioniero l'allora presidente della DC.
Però il nascondiglio di Via Gradoli non venne scoperto... su indicazioni dei servizi segreti le ricerche vennero indirizzate verso il paesino di Gradoli in provincia di Viterbo.
Servizi segreti e Via Gradoli? Solo nel caso Moro?
Concita De Gregorio, direttrice dell'Unità, ci ricorda nel suo blog che anche oggi i servizi segreti frequentano volentieri via Gradoli: "via Gradoli a Roma era considerata fino a ieri una zona franca, un luogo dove non ci sarebbero stati controlli di polizia né retate per la semplice ragione che quelle case di appuntamenti, nella strada ce ne sono varie, le frequentavano politici di destra e di sinistra, uomini di governo [...] «Via Gradoli 96» è il titolo di un libro di Sergio Flamigni: "una palazzina dei servizi segreti, scrive" (qui il testo completo).
Insomma via Gradoli è una via dei servizi, come ci sono le vie degli acquisti e quelle degli uffici.
Che poi i servizi siano segreti o sessuali, apparentemente poca differenza fa. O forse proprio nessuna.
Saluti,
Mauro.
Seguendo le notizie mi ha colpito il nome della via dove è avvenuto l'incontro tra Marrazzo e "Natalì": Via Gradoli.
Non l'abbiamo già sentito da qualche parte questo nome? Non è successo già qualcosa di poco chiaro in passato in questa via?
Ma sì, come abbiamo fatto a dimenticarcene? Aldo Moro!
Via Gradoli compare anche nella storia del rapimento di Aldo Moro, spuntata da una seduta spiritica (a cui partecipò anche Romano Prodi) apparentemente tenuta per scoprire il nascondiglio dove le Brigate Rosse tenevano prigioniero l'allora presidente della DC.
Però il nascondiglio di Via Gradoli non venne scoperto... su indicazioni dei servizi segreti le ricerche vennero indirizzate verso il paesino di Gradoli in provincia di Viterbo.
Servizi segreti e Via Gradoli? Solo nel caso Moro?
Concita De Gregorio, direttrice dell'Unità, ci ricorda nel suo blog che anche oggi i servizi segreti frequentano volentieri via Gradoli: "via Gradoli a Roma era considerata fino a ieri una zona franca, un luogo dove non ci sarebbero stati controlli di polizia né retate per la semplice ragione che quelle case di appuntamenti, nella strada ce ne sono varie, le frequentavano politici di destra e di sinistra, uomini di governo [...] «Via Gradoli 96» è il titolo di un libro di Sergio Flamigni: "una palazzina dei servizi segreti, scrive" (qui il testo completo).
Insomma via Gradoli è una via dei servizi, come ci sono le vie degli acquisti e quelle degli uffici.
Che poi i servizi siano segreti o sessuali, apparentemente poca differenza fa. O forse proprio nessuna.
Saluti,
Mauro.
martedì 27 ottobre 2009
Bersani, Rutelli e il PD
Quando è nato il Partito Democratico (alias PD) tutti coloro che seguono un minimo la politica avevano subito capito che era il pesce grande (alias DS) che si fa mangiare dal pesce piccolo (alias Margherita) allo scopo di ricostruire la vecchia balena bianca del centro (alias Democrazia Cristiana).
Ora la componente di sinistra (per quanto all'acqua di rose... anzi all'acqua omeopatica di rose) di detto PD ha avuto uno scatto d'orgoglio e ha eletto (per di più - scandalo degli scandali! - tramite le primarie, cioè direttamente dalla base del partito) Pier Luigi Bersani a segretario del partito.
Chi è Pier Luigi Bersani?
Non vi faccio qui la sua biografia, vi dico solo che tra i tre candidati alla segreteria era l'unico di sinistra (moderata, sia detto). E, cosa ancora più grave, l'unico che aveva qualcosa da dire.
Dopo queste primarie colui che più di tutti in passato manovrò per costruire il PD (da lui visto, con speranza, come la nuova DC), cioè un certo Francesco Rutelli, ha fatto capire chiaramente (ma da buon democristiano senza dirlo chiaramente) che lascerà il PD per unirsi a Casini (e probabilmente anche a Mastella).
Ora questo ci dice due cose di detto Rutelli:
1) la sua caratura "democratica" nell'accettare l'esito di una votazione (il segretario è stato eletto dai militanti, non da un gremium ristretto);
2) la sua vera linea politica (si è sempre detto per il centro-sinistra, ma appena in questo centro-sinistra spunta qualcosa anche solo vagamente di sinistra lui scappa).
Beh, comunque... una banderuola del genere meglio perderla che trovarla (per chi non se lo ricordasse, Rutelli partì coi Radicali, passò ai Verdi, poi alla Margherita per arrivare al PD e ora passare a un'UDC che probabilmente cambierà nome).
Benvenuto Bersani, e ricordati di fare qualcosa di sinistra anche ora che sei segretario dopo aver detto alcune cose di sinistra da candidato.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Esemplare la vignetta di Staino sull'Unità.
Ora la componente di sinistra (per quanto all'acqua di rose... anzi all'acqua omeopatica di rose) di detto PD ha avuto uno scatto d'orgoglio e ha eletto (per di più - scandalo degli scandali! - tramite le primarie, cioè direttamente dalla base del partito) Pier Luigi Bersani a segretario del partito.
Chi è Pier Luigi Bersani?
Non vi faccio qui la sua biografia, vi dico solo che tra i tre candidati alla segreteria era l'unico di sinistra (moderata, sia detto). E, cosa ancora più grave, l'unico che aveva qualcosa da dire.
Dopo queste primarie colui che più di tutti in passato manovrò per costruire il PD (da lui visto, con speranza, come la nuova DC), cioè un certo Francesco Rutelli, ha fatto capire chiaramente (ma da buon democristiano senza dirlo chiaramente) che lascerà il PD per unirsi a Casini (e probabilmente anche a Mastella).
Ora questo ci dice due cose di detto Rutelli:
1) la sua caratura "democratica" nell'accettare l'esito di una votazione (il segretario è stato eletto dai militanti, non da un gremium ristretto);
2) la sua vera linea politica (si è sempre detto per il centro-sinistra, ma appena in questo centro-sinistra spunta qualcosa anche solo vagamente di sinistra lui scappa).
Beh, comunque... una banderuola del genere meglio perderla che trovarla (per chi non se lo ricordasse, Rutelli partì coi Radicali, passò ai Verdi, poi alla Margherita per arrivare al PD e ora passare a un'UDC che probabilmente cambierà nome).
Benvenuto Bersani, e ricordati di fare qualcosa di sinistra anche ora che sei segretario dopo aver detto alcune cose di sinistra da candidato.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Esemplare la vignetta di Staino sull'Unità.
lunedì 26 ottobre 2009
Günther Oettinger
La Germania ha deciso quale persona proporre come membro tedesco per la nuova Commissione Europea che entrerà in carica nel 2010.
Chi è il "fortunato"? Günther Oettinger, attuale primo ministro del Land Baden-Württemberg.
Peccato che detto Oettinger abbia avuto vicinanze un po' troppo amichevoli con membri della 'ndrangheta calabrese. Non è detto che lui abbia mai commesso reati (infatti non esistono procedimenti su di lui al proposito)... ma direi che tale vicinanza (documentata, per un primo assaggio: Ndrangheta in Germany) rende quanto meno inopportuna la nomina.
Per chi volesse leggere il libro in cui è descritta e documentata in dettaglio questa frequentazione: Jürgen Roth, "Mafialand Deutschland" (Eichborn Verlag, 2008).
Saluti,
Mauro.
Chi è il "fortunato"? Günther Oettinger, attuale primo ministro del Land Baden-Württemberg.
Peccato che detto Oettinger abbia avuto vicinanze un po' troppo amichevoli con membri della 'ndrangheta calabrese. Non è detto che lui abbia mai commesso reati (infatti non esistono procedimenti su di lui al proposito)... ma direi che tale vicinanza (documentata, per un primo assaggio: Ndrangheta in Germany) rende quanto meno inopportuna la nomina.
Per chi volesse leggere il libro in cui è descritta e documentata in dettaglio questa frequentazione: Jürgen Roth, "Mafialand Deutschland" (Eichborn Verlag, 2008).
Saluti,
Mauro.
martedì 20 ottobre 2009
Democrazia 3
E concludiamo il discorso sulla democrazia in senso elettorale venendo a quella che era la mia meta fin dall'inizio: lo sbarramento elettorale che impedisce alle formazioni minori di entrare in Parlamento.
Nel messaggio precedente concludevo il confronto tra i sistemi maggioritario e proporzionale citando il fatto che molti paesi hanno cercato di introdurre un sistema misto, dovendolo però sempre (o quasi) correggere con uno sbarramento percentuale (il 5% in Germania, il 4% in Italia, per esempio).
Però... questo sbarramento è quanto di più antidemocratico ci sia, in quanto di fatto "castra" la libertà di voto e il diritto di essere rappresentati.
D'altro canto è il modo più efficace (dittatura a parte ;-) ) che si sia riusciti a escogitare per garantire la governabilità di un paese.
La domanda quindi è la seguente: meglio più democrazia o meglio più governabilità?
Saluti,
Mauro.
Nel messaggio precedente concludevo il confronto tra i sistemi maggioritario e proporzionale citando il fatto che molti paesi hanno cercato di introdurre un sistema misto, dovendolo però sempre (o quasi) correggere con uno sbarramento percentuale (il 5% in Germania, il 4% in Italia, per esempio).
Però... questo sbarramento è quanto di più antidemocratico ci sia, in quanto di fatto "castra" la libertà di voto e il diritto di essere rappresentati.
D'altro canto è il modo più efficace (dittatura a parte ;-) ) che si sia riusciti a escogitare per garantire la governabilità di un paese.
La domanda quindi è la seguente: meglio più democrazia o meglio più governabilità?
Saluti,
Mauro.
Democrazia 2
Nel messaggio precedente, primo dedicato alla democrazia, ponevo il primo dubbio su quale forma di democrazia fosse la meno imperfetta, la più utile.
Ammesso e non concesso che valga la mia conclusione, secondo cui sia più facilmente realizzabile e forse in generale preferibile la democrazia rappresentativa, andiamo avanti col discorso.
Secondo dubbio: sistema maggioritario o sistema proporzionale per le elezioni?
Il sistema maggioritario sembra più vicino alla democrazia diretta (pur certo non eliminando il filtro rappresentativo), in quanto l'elettore manda in Parlamento una ben precisa persona che si presenta sì come rappresentante di un partito, ma puntando su se stesso, non su una lista in cui lui è inserito. Questo candidato, se eletto, diventa - di fatto, anche se la legislazione varia da paese a paese - il referente diretto degli elettori della sua circoscrizione.
L'altra faccia della medaglia è costituita dal fatto che questo rappresentante consciamente o inconsciamente si batterà più per il bene della sua circoscrizione che per quello del paese e il fatto che si rischia un Parlamento patchwork in quanto candidati forti di partiti deboli o candidati indipendenti avrebbero buon gioco. Senza tener conto che ogni singolo eletto si sentirebbe abbastanza forte da fare di testa sua senza parlare col partito.
Il sistema proporzionale sembra meno democratico, più vicino ai partiti che agli elettori, ma fornisce la garanzia (con elettori intelligenti) che si voti per un programma, per un sistema di idee, se non coerente, almeno chiaro.
Il problema qui è sostanzialmente duplice: votando per una lista (indicando o meno le preferenze in un sistema proporzionale la lista viene sempre prima del singolo candidato) si rischia l'impersonalità dei candidati con un peso eccessivo dei partiti (con tutte le conseguenze che si sono viste per esempio negli ultimi decenni) e si rischia che piccoli partiti o liste riescano ad avere potere di ricatto se non sulla governabilità in generale, per lo meno su singole leggi o azioni. Il che non è certo un esempio di democrazia.
Molti paesi hanno cercato di introdurre sistemi misti (l'esempio più noto è la Germania, dove il sistema è - sinceramente - abbastanza contorto), ma in un modo o nell'altro si sono dovuti introdurre trucchi (vedi lo sbarramento) per salvare un po' di democrazia senza perdere la governabilità.
Insomma, verrebbe da dire che la democrazia sia un casino... ma le alternative sono anarchia o dittatura...
Saluti,
Mauro.
Ammesso e non concesso che valga la mia conclusione, secondo cui sia più facilmente realizzabile e forse in generale preferibile la democrazia rappresentativa, andiamo avanti col discorso.
Secondo dubbio: sistema maggioritario o sistema proporzionale per le elezioni?
Il sistema maggioritario sembra più vicino alla democrazia diretta (pur certo non eliminando il filtro rappresentativo), in quanto l'elettore manda in Parlamento una ben precisa persona che si presenta sì come rappresentante di un partito, ma puntando su se stesso, non su una lista in cui lui è inserito. Questo candidato, se eletto, diventa - di fatto, anche se la legislazione varia da paese a paese - il referente diretto degli elettori della sua circoscrizione.
L'altra faccia della medaglia è costituita dal fatto che questo rappresentante consciamente o inconsciamente si batterà più per il bene della sua circoscrizione che per quello del paese e il fatto che si rischia un Parlamento patchwork in quanto candidati forti di partiti deboli o candidati indipendenti avrebbero buon gioco. Senza tener conto che ogni singolo eletto si sentirebbe abbastanza forte da fare di testa sua senza parlare col partito.
Il sistema proporzionale sembra meno democratico, più vicino ai partiti che agli elettori, ma fornisce la garanzia (con elettori intelligenti) che si voti per un programma, per un sistema di idee, se non coerente, almeno chiaro.
Il problema qui è sostanzialmente duplice: votando per una lista (indicando o meno le preferenze in un sistema proporzionale la lista viene sempre prima del singolo candidato) si rischia l'impersonalità dei candidati con un peso eccessivo dei partiti (con tutte le conseguenze che si sono viste per esempio negli ultimi decenni) e si rischia che piccoli partiti o liste riescano ad avere potere di ricatto se non sulla governabilità in generale, per lo meno su singole leggi o azioni. Il che non è certo un esempio di democrazia.
Molti paesi hanno cercato di introdurre sistemi misti (l'esempio più noto è la Germania, dove il sistema è - sinceramente - abbastanza contorto), ma in un modo o nell'altro si sono dovuti introdurre trucchi (vedi lo sbarramento) per salvare un po' di democrazia senza perdere la governabilità.
Insomma, verrebbe da dire che la democrazia sia un casino... ma le alternative sono anarchia o dittatura...
Saluti,
Mauro.
Democrazia 1
Nel 1947, in un famoso discorso alla Camera dei Comuni, Winston Churchill disse: "Democracy is the worst form of government, except for those all other forms that have been tried from time to time".
Quella che a prima lettura può sembrera una difesa del concetto di democrazia esposto in maniera ironica, è in realtà un amaro (Churchill era ancora amareggiato dalla sconfitta nelle prime elezioni postbelliche) riconoscimento dell'imperfezione della democrazia.
Ma può esistere una democrazia perfetta?
Forse, in teoria, c'è la possibilità di costruire democrazie perfette o quasi, ma nella realtà credo che ciò si possa avvicinare (non realizzare) solo in comunità molto piccole.
Primo dubbio: democrazia diretta o democrazia rappresentativa?
Sembrerebbe semplice: nella democrazia diretta la comunità decide direttamente su tutto, mediante referenda o altro tipo di votazione. Detto così sembra semplice.
Però... le decisioni da prendere (leggi, decreti, accordi internazionali, contratti pubblici, appalti, ecc.) sono infinite... si dovrebbe vivere in cabina elettorale. E allora visto che si passa tutto il tempo a votare, chi lavora? Chi governa?
E c'è un'altra falla nella democrazia diretta: Chi decide su cosa decidere? Ci dovrebbe pur sempre essere un filtro. Un esempio teorico banale: mettiamo che la situazione economica renda necessario riformare il sistema fiscale. Si possono pensare mille diversi sistemi fiscali. Chi decide quali, tra questi mille, verranno presentati sulla scheda per votare? Oppure si fa una scheda abbastanza grande da poterli descrivere tutti e mille?
Quindi rimane la democrazia rappresentativa? La comunità delega a dei rappresentanti le decisioni, limitando i referenda a questioni molto particolari.
Se questi rappresentanti sono onesti sembrerebbe un'accettabile compromesso. Però, anche il rappresentante più onesto e preparato, è in primo luogo un cittadino, un elettore, con le sue idee.
Quindi il giorno che arriva da decidere sulla legge X tra la proposta A e quella B e io approvo la A, ma il rappresentante che ha avuto la mia preferenza predilige leggitimamente la B... io quel giorno in Parlamento è come non fossi rappresentato, pur avendo fatto il mio dovere elettorale.
Quel giorno di fatto non c'è democrazia per me.
Quindi si tratta di due alternative entrambe lacunose.
È chiaro comunque che - a livello pratico - la democrazia rappresentativa forse non è migliore (anzi) ma di sicuro più applicabile e controllabile da derive demagogiche o simili.
Saluti,
Mauro.
Quella che a prima lettura può sembrera una difesa del concetto di democrazia esposto in maniera ironica, è in realtà un amaro (Churchill era ancora amareggiato dalla sconfitta nelle prime elezioni postbelliche) riconoscimento dell'imperfezione della democrazia.
Ma può esistere una democrazia perfetta?
Forse, in teoria, c'è la possibilità di costruire democrazie perfette o quasi, ma nella realtà credo che ciò si possa avvicinare (non realizzare) solo in comunità molto piccole.
Primo dubbio: democrazia diretta o democrazia rappresentativa?
Sembrerebbe semplice: nella democrazia diretta la comunità decide direttamente su tutto, mediante referenda o altro tipo di votazione. Detto così sembra semplice.
Però... le decisioni da prendere (leggi, decreti, accordi internazionali, contratti pubblici, appalti, ecc.) sono infinite... si dovrebbe vivere in cabina elettorale. E allora visto che si passa tutto il tempo a votare, chi lavora? Chi governa?
E c'è un'altra falla nella democrazia diretta: Chi decide su cosa decidere? Ci dovrebbe pur sempre essere un filtro. Un esempio teorico banale: mettiamo che la situazione economica renda necessario riformare il sistema fiscale. Si possono pensare mille diversi sistemi fiscali. Chi decide quali, tra questi mille, verranno presentati sulla scheda per votare? Oppure si fa una scheda abbastanza grande da poterli descrivere tutti e mille?
Quindi rimane la democrazia rappresentativa? La comunità delega a dei rappresentanti le decisioni, limitando i referenda a questioni molto particolari.
Se questi rappresentanti sono onesti sembrerebbe un'accettabile compromesso. Però, anche il rappresentante più onesto e preparato, è in primo luogo un cittadino, un elettore, con le sue idee.
Quindi il giorno che arriva da decidere sulla legge X tra la proposta A e quella B e io approvo la A, ma il rappresentante che ha avuto la mia preferenza predilige leggitimamente la B... io quel giorno in Parlamento è come non fossi rappresentato, pur avendo fatto il mio dovere elettorale.
Quel giorno di fatto non c'è democrazia per me.
Quindi si tratta di due alternative entrambe lacunose.
È chiaro comunque che - a livello pratico - la democrazia rappresentativa forse non è migliore (anzi) ma di sicuro più applicabile e controllabile da derive demagogiche o simili.
Saluti,
Mauro.
domenica 18 ottobre 2009
I boni dei managers
A intervalli più meno regolari tornano le polemiche sugli stipendi e sui "premi" esorbitanti dei top managers.
E in tempi di crisi come questi le polemiche sono per forza di cose ancora più violente, anche perché i managers, soprattutto quelli del settore finanziario, vengono considerati - in parte a ragione - tra i principali colpevoli della crisi stessa.
Ma, al di là delle questioni morali, basta ridurre questi stipendi, questi premi per riportare il mondo della finanza e dell'industria a un comportamento responsabile?
E poi, i managers hanno sì colpe... ma siamo sicuri che siano gli unici ad avere colpe?
Il problema più grave a mio parere è la predominanza della finanza sull'industria, cioè la "sparizione del prodotto", come avevo già detto più di tre anni fa in un pensiero dedicato alla Cina e alla finanza (Cina e finanza, 29 giugno 2006).
L'industria guadagna con i prodotti e i servizi... la finanza con le azioni e la speculazioni.
L'importante è ottenere rendite sempre maggiori (senza curarsi del modo) e spingere le azioni verso l'alto... di modo che gli azionisti - i tanto leggendari "shareholders" (tra cui ci sono anche i managers stessi grazie alle stock options) - si mettano in tasca tanti soldi in breve tempo e al momento giusto speculino rivendendo le azioni, senza che abbiano alcun interesse alla salute, alla solidità dell'azienda... a loro in fondo interessa una specie di one night stand finanziario, non un matrimonio.
Come risolvere il problema, tenendo conto che i managers rispondono agli azionisti (che generalmente non sanno ne' vogliono sapere nulla dell'azienda)?
Non è facile, ma io credo che tre cose siano necessarie:
- Eliminare le stock options, se un manager merita di essere premiato, venga premiato in soldi, non in azioni;
- Trovare il modo di far sì che i managers rispondano all'azienda stessa, non agli azionisti;
- La politica deve trovare il coraggio di mettere il guinzaglio al liberismo, in quanto il pensiero liberale - con cui tanti si riempiono la bocca - non ha niente a che vedere col liberismo.
Saluti,
Mauro.
venerdì 16 ottobre 2009
La malattia di Berlusconi
Sto seguendo le reazioni scomposte di Berlusconi ai vari "attacchi" che sta subendo... reazioni che talvolta prendono anche fischi per fiaschi difendendosi da accuse non ricevute e non difendendosi da accuse ricevute...
Ma non voglio parlare di politica o di giustizia. Bensì di salute.
Quando Veronica Lario disse che Berlusconi era malato, tutti - a causa della storia Noemi - a discutere sulla "pedofilia" dello stesso.
Intanto la pedofilia - intesa in senso medico, lasciamo perdere le questioni legali - indica l'essere attratti da ragazzi/e che non hanno ancora raggiunto la pubertà o sono nella fase di passaggio tra infanzia e pubertà... e Noemi per quanto allora minorenne la pubertà l'aveva raggiunta eccome e anzi già lasciata indietro ;-)
Quindi se Berlusconi fosse (o fosse stato) pedofilo, avrebbe dovuto esserci qualche ragazzina ben più giovane di Noemi in ballo... oppure Berlusconi non è (almeno in senso medico) pedofilo.
Io invece pensai (e penso) che Veronica Lario intendesse tutt'altra malattia e il Berlusconi scomposto degli ultimi tempi sembra confermarmelo: Alzheimer o demenza senile.
Saluti,
Mauro.
Ma non voglio parlare di politica o di giustizia. Bensì di salute.
Quando Veronica Lario disse che Berlusconi era malato, tutti - a causa della storia Noemi - a discutere sulla "pedofilia" dello stesso.
Intanto la pedofilia - intesa in senso medico, lasciamo perdere le questioni legali - indica l'essere attratti da ragazzi/e che non hanno ancora raggiunto la pubertà o sono nella fase di passaggio tra infanzia e pubertà... e Noemi per quanto allora minorenne la pubertà l'aveva raggiunta eccome e anzi già lasciata indietro ;-)
Quindi se Berlusconi fosse (o fosse stato) pedofilo, avrebbe dovuto esserci qualche ragazzina ben più giovane di Noemi in ballo... oppure Berlusconi non è (almeno in senso medico) pedofilo.
Io invece pensai (e penso) che Veronica Lario intendesse tutt'altra malattia e il Berlusconi scomposto degli ultimi tempi sembra confermarmelo: Alzheimer o demenza senile.
Saluti,
Mauro.
giovedì 15 ottobre 2009
Due Nobel che non approvo
Nobel per la pace a Obama... d'accordo ha mostrato un modo di fare e una visione del mondo ben diversi da Bush... ma è presidente da solo 10 mesi (e per di più la candidatura è stata fatta a febbraio, quando era eletto da due mesi e in carica da due settimane), per ora le sue sono solo intenzioni, risultati (per forza di cose) ancora non ce ne sono (e alcuni risultati si vedranno solo a lungo termine)... ma mi pare che più che premiare Obama, si siano voluti premiare gli USA per essersi liberati di Bush (e della Palin!)... un po' poco per assegnare il Nobel...
Nobel per la fisica agli inventori delle fibre ottiche e del sensore CCD... insomma, allora cambiamogli nome e chiamiamolo Nobel per l'ingegneria... i tre premiati hanno fatto sì invenzioni eccezionali, ma non hanno scoperto nulla, hanno "solo" costruito qualcosa (in particolare per quanto riguarda il sensore CCD) in base a scoperte fisiche precedenti... a questo punto, se l'Accademia di Svezia fosse coerente, uno dei prossimi Nobel per la fisica dovrebbe andare a Federico Faggin, l'inventore del microprocessore!
Saluti,
Mauro.
Nobel per la fisica agli inventori delle fibre ottiche e del sensore CCD... insomma, allora cambiamogli nome e chiamiamolo Nobel per l'ingegneria... i tre premiati hanno fatto sì invenzioni eccezionali, ma non hanno scoperto nulla, hanno "solo" costruito qualcosa (in particolare per quanto riguarda il sensore CCD) in base a scoperte fisiche precedenti... a questo punto, se l'Accademia di Svezia fosse coerente, uno dei prossimi Nobel per la fisica dovrebbe andare a Federico Faggin, l'inventore del microprocessore!
Saluti,
Mauro.
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Rieccoci
Dopo due anni e mezzo di pausa dovuti ai più disparati motivi, direi che è ora di ricominciare.
Di cose nel mondo ne sono successe tante, pensieri eretici o meno su queste cose ce ne siamo fatti tanti... insomma i temi non mancano, basta un po' guardarci intorno.
Più tardi leggerete qualcosa di più.
Saluti,
Mauro.
Di cose nel mondo ne sono successe tante, pensieri eretici o meno su queste cose ce ne siamo fatti tanti... insomma i temi non mancano, basta un po' guardarci intorno.
Più tardi leggerete qualcosa di più.
Saluti,
Mauro.
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