E in tempi di crisi come questi le polemiche sono per forza di cose ancora più violente, anche perché i managers, soprattutto quelli del settore finanziario, vengono considerati - in parte a ragione - tra i principali colpevoli della crisi stessa.
Ma, al di là delle questioni morali, basta ridurre questi stipendi, questi premi per riportare il mondo della finanza e dell'industria a un comportamento responsabile?
E poi, i managers hanno sì colpe... ma siamo sicuri che siano gli unici ad avere colpe?
Il problema più grave a mio parere è la predominanza della finanza sull'industria, cioè la "sparizione del prodotto", come avevo già detto più di tre anni fa in un pensiero dedicato alla Cina e alla finanza (Cina e finanza, 29 giugno 2006).
L'industria guadagna con i prodotti e i servizi... la finanza con le azioni e la speculazioni.
L'importante è ottenere rendite sempre maggiori (senza curarsi del modo) e spingere le azioni verso l'alto... di modo che gli azionisti - i tanto leggendari "shareholders" (tra cui ci sono anche i managers stessi grazie alle stock options) - si mettano in tasca tanti soldi in breve tempo e al momento giusto speculino rivendendo le azioni, senza che abbiano alcun interesse alla salute, alla solidità dell'azienda... a loro in fondo interessa una specie di one night stand finanziario, non un matrimonio.
Come risolvere il problema, tenendo conto che i managers rispondono agli azionisti (che generalmente non sanno ne' vogliono sapere nulla dell'azienda)?
Non è facile, ma io credo che tre cose siano necessarie:
- Eliminare le stock options, se un manager merita di essere premiato, venga premiato in soldi, non in azioni;
- Trovare il modo di far sì che i managers rispondano all'azienda stessa, non agli azionisti;
- La politica deve trovare il coraggio di mettere il guinzaglio al liberismo, in quanto il pensiero liberale - con cui tanti si riempiono la bocca - non ha niente a che vedere col liberismo.
Saluti,
Mauro.
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