lunedì 3 settembre 2018

Quando la carne è carne?

Stamattina ho letto un interessante articoletto sul blog di Alberto Celotto, che pone qualche interrogativo.
E che dimostra quanto la scienza (in questo caso la chimica) sia poco conosciuta.

In pratica ci si chiede come chiamare la carne prodotta in laboratorio.

E già il titolo parte male, facendo vedere che l'autore ha dei pregiudizi (probabilmente legati all'eterna lotta tra naturale e artificiale su cui ci sarebbe tanto da dire, ma forse lo faremo un'altra volta): Come chiamare carne qualcosa che carne non è ovvero il punto sulla "clean meat".

Perché "carne non è"?
Perché è prodotta in laboratorio e non tagliuzzando un manzo o un maiale?

No, mi dispiace, la cosa non funziona così.
Se la carne prodotta in laboratorio ha la stessa composizione chimica, molecolare, proteica, ecc. della "vera" carne... beh, è carne e basta.
Il metodo di produzione non conta, conta solo la distinguibilità del prodotto finale sottoposto ad analisi chimico-fisiche. Se non c'è distinguibilità, è lo stesso prodotto. Punto.

La cosa mi ricorda tutti quelli che distinguono tra proteine (o vitamine o altro) naturali e artificiali, sostenendo che le prime fanno bene e le seconde no.
Pura ignoranza.
La proteina estratta da qualche struttura organica e la stessa proteina prodotta in laboratorio sono indistinguibili per il corpo umano.
Il corpo umano "vede" solo la composizione chimica della proteina, non come è stata prodotta (come anche le analisi chimico-fisiche non possono distinguere le due proteine).

Facciamo un esempio dal regno minerale senza mettere in campo la biologia?
I diamanti artificiali. Non sono bigiotteria, sono veri diamanti, in quanto hanno la stessa composizione chimica e - se fatti bene - la stessa struttura dei diamanti estratti da una miniera (l'apparente minor valore dei diamanti artificiali è dovuto alla difficoltà di riprodurre la struttura perfetta, ma quando ci si riesce, allora sono diamanti in tutto e per tutto).

Tornando alla carne, ho anche paura che si faccia confusione con i surrogati prodotti per vegetariani/vegani: questi ultimi non sono carne semplicemente perché hanno una composizione chimica, molecolare, proteica diversa. Tutto qui.
Marketing o altro non c'entrano.

La carne prodotta in laboratorio invece è vera carne, se indistinguibile da quella vera facendo analisi chimico-fisiche, come detto.
Darle un altro nome qui è sì solo questione di marketing e nient'altro.

Saluti,

Mauro.


6 commenti:

  1. La carne è carne quando passa il test di Turing-Venier :)
    Nautilud

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  2. Tu sei uno di quelli che quando qualcuno ti chiede un bicchiere d'acqua gli dai, di nascosto, DHMO contenente anche tutto questo popò di roba:

    Calcium (Ca++): 27
    Magnesium (Mg++): 15
    Sodiim (Na+): 42,6
    Potassium (K+): 1,9
    Hydrogen Carbonate (HCO3-): 113,4
    Chloride (Cl-): 72,5
    Nitrate (NO3-): 0,3
    Fluoride (F-): 0,45
    Silica (SiO2): 21,8

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  3. Buongiorno Mauro, grazie del commento al post. Comprendo bene il suo commento originato da un'analisi prettamente chimica. Il mio punto di vista nel blog però è spesso linguistico e sociale. Il post, incluso il titolo, è chiaramente inserito in un contesto comunicativo di marketing (di consumo), e quindi il punto di vista è quello del marketing, di chi venderà e consumerà la carne di laboratorio. Capisco le sue distinzioni: se due cose sono identiche dal punto di vista chimico non c'è differenza. Ma dal punto di vista di "come si arriva" a quella carne da laboratorio la differenza, per chi la vende e chi la consuma, c'è eccome. Ecco le ragioni del titolo. Un titolo più corretto, seguendo il suo punto di vista, sarebbe stato "come chiamare carne qualcosa che non è la solita carne prodotta con processi di macellazione". Il post si metteva in questa ottica. Gli inglesi parlano di "clean meat", aggiungono un aggettivo. E' un'opzione possibile. Il metodo di produzione per chi vende e chi consuma la "clean meat" credo conti. Grazie, un saluto, Alberto

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    1. Indicare l'origine e il processo produttivo è certamente una buona idea. Un po' come si fa con le etichette delle uova per indicare quelle prodotte da animali allevati a terra.
      La locuzione inglese "clean meat" mi pare invece fuori luogo perché crea automaticamente una separazione tra "carne pulita" (quella artificiale) e "carne sporca" (quella naturale). E così si introduce in natura un giudizio etico che proprio non ci sta e che ribalterebbe il senso di come va il mondo da centinaia di milioni di anni a questa parte.

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  4. Per certi versi la questione mi ricorda l'interessan Gedankenexperiment di Putnam: https://en.wikipedia.org/wiki/Twin_Earth_thought_experiment

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