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martedì 18 giugno 2019

Un'appendice alla panoramica sulla giallistica tedesca contemporanea

Circa due settimane fa scrissi un articolo sulla giallistica tedesca contemporanea.
Oggi vorrei scrivere una piccola appendice a detto articolo.

Un autore degno di nota che colpevolmente non citai è Ferdinand von Schirach (sì, il cognome è giusto: è proprio il nipote di uno dei nazisti processati a Norimberga: Baldur von Schirach). Avvocato di professione, lo si può definire il rappresentante tedesco della letteratura legale, più che propriamente gialla. Nei suoi racconti e romanzi è essenziale risalire ai motivi, prima ancora che ai colpevoli.
I suoi primi libri (di racconti) sono tratti da suoi casi professionali mentre i successivi romanzi si liberano da questo legame.

Ci sono poi tre autori che sforano nel thriller e in parte addirittura nell'horror.

Il primo è Sebastian Fitzek, probabilmente anche quello di maggior successo di vendite (la critica si divide tra chi lo idolatra e chi lo distrugge).
I suoi thriller vengono definiti "psicothriller" e sotto un certo punto di vista possono ricordare i film di Dario Argento.

Il secondo (il mio preferito nel terzetto, evitate però i suoi due libri "vaticani") è Arno Strobel, stesso genere di Fitzek, ma un po' più soft, meno pericoloso per chi teme incubi notturni (meno pericoloso, non innocuo).
In particolare consiglio Der Trakt.

Il terzo, il meno chiaramente definibile dei tre come genere, è Veit Etzold. Anche lui può ricordare un po' il cinema di Dario Argento ma accompagnato alle atmosfere dello scrittore francese Jean-Christophe Grangé, pur con storie che si svolgono in abienti molto diversi.

E vorrei qui chiudere con un bonus, cioè un autore non tedesco, cioè lo scozzese Craig Russell (che scrive logicamente in inglese).
Russell è famoso per due personaggi: Lennox, che si muove tra i crimini di Glasgow, e (ed è per questo che lo cito qui) Jan Fabel, commissario che indaga ad Amburgo e le cui indagini hanno spesso a che fare con temi storici e mitologici (non per niente il personaggio ha studiato storia prima di entrare in polizia).
Particolarmente degno di nota The Valkyrie Song, ma tutta la sua produzione è decisamente consigliabile.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 5 giugno 2019

Una panoramica sulla giallistica tedesca contemporanea

Qualche anno fa vi raccontai della mia passione per la letteratura gialla, in particolare nordica, dandovi qui qualche consiglio su cosa leggere dal profondo nord.

Negli ultimi giorni un dialogo su Twitter (grazie Rudi e Appia Landscapes) mi ha stimolato a preparare una serie di consigli riguardanti la letteratura gialla tedesca, che conosco anche bene (e che oltretutto posso godermi in lingua originale, il che non guasta).

Due premesse:
1) gli autori che citerò li ho letti in tedesco, quindi non posso garantire la qualità delle traduzioni se vorrete leggerli in italiano, ma solo quella degli originali;
2) vi segnalerò gli autori che a me sono piaciuti di più, che non necessariamente sono quelli più amati dalla critica o più venduti (alcuni lo sono, altri no).

E allora partiamo.

Il primo autore da leggere è Veit Heinichen, un tedesco "italiano".
"Italiano" in quanto vive da più di vent'anni a Trieste, dove ambienta (con "sforamenti" nel resto del Nord-Est e nell'Istria croato-slovena, più raramente in Austria o Germania) i suoi romanzi centrati sul personaggio di Proteo Laurenti.
Sono romanzi dove il giallo si accompagna più o meno esplicitamente a temi socio-politici legati all'Italia e all'Europa (e prima che lo chiediate: sì, è evidente che l'autore è pro-Europa).
Il mio preferito tra gli autori tedeschi contemporanei.

Poi non si può non citare il compianto Andreas Franz (mancato nel 2011), forse il più apprezzato e noto autore tedesco contemporaneo nel genere.
I suoi gialli sono ambientati principalmente nella zona Francoforte-Offenbach e sono tutto sommato di stampo classico, pur trattando di crimini "moderni".
Franz ha creato due serie, che talvolta si incrociano: quella basata su Julia Durant (personaggio volutamente antipatico, ma perfettamente adeguato all'ambiente) a Francoforte e quella basata su Peter Brandt a Offenbach.
La serie di Julia Durant è stata proseguita da Daniel Holbe dopo la morte di Franz, ma io i romanzi "apocrifi" (anche se approvati dagli eredi) non li ho letti, quindi non posso giudicarli.
(N.B.: Franz ha ambientato anche una serie gialla nel nord della Germania, ma non la conosco e comunque ha avuto meno successo di pubblico e di critica delle altre due).

E adesso scendiamo nel profondo sud, in Baviera. Per la precisione nell'Allgäu, dove Volker Klüpfel e Michael Kobr ambientano i loro romanzi scritti a quattro mani e incentrati su un personaggio ormai di culto: il commissario Kluftinger.
Kluftinger è un personaggio molto particolare. Provinciale, mischia tedesco e dialetto, vede tutto ciò che culturalmente viene da fuori come pericoloso... ma alla fine cede sempre (non nelle indagini, però) e si fa comunque amare.

Da segnalare anche Stephan Ludwig col suo commissario Claudius Zorn (Zorn in tedesco significa stizza, collera e il nome non è del tutto casuale).
È l'unico autore di un certo livello che ambienta i suoi gialli all'est (per la precisione a Erfurt) e questo si nota molto nelle atmosfere intorno ai protagonisti, la decadenza economica reale di parte dell'ex DDR è molto ben rappresentata.

E poi ci sono i romanzi storici di Cay Rademacher. Molti ambientati nell'antica Roma, ma quelli di cui vi voglio parlare sono tre romanzi scritti tra il 2011 e il 2013 e ambientati nell'Amburgo dell'immediato dopoguerra, ancora cumulo di macerie dovute ai bombardamenti alleati.
In questi romanzi l'ispettore Frank Stave indaga su diversi crimini (in parte basati su fatti storici reali, come una serie di omicidi nella realtà mai chiariti nel romanzo Der Trümmermörder, L'assassino delle macerie) con tutte le difficoltà dovute alla situazione drammatica e le limitazioni alla sua libertà d'azione dovute al fatto di dover rispondere anche alle forze di occupazione.

Vorrei poi citare due autori che non rientrano nella definizione classica di giallo, ma più che altro in quella di thriller, ma dove i confini tra i due generi sono abbastanza labili.
Il primo è Max Landorff (in realtà uno pseudonimo) col suo personaggio Der Regler (Il regolatore), un personaggio il cui lavoro consiste nel "regolare" i problemi altrui - di vario tipo, ma mai limpidi - senza lasciare tracce e, possibilmente, senza violenza.
Il secondo è Marc Elsberg (in realtà austriaco, non tedesco, ma noi non siamo schizzinosi, vero?), i cui romanzi trattano dei rischi legati al mondo attuale, tipo un blackout continentale doloso (descritto nel suo romanzo Blackout), problemi legati ai Big Data e alla protezione dei dati personali (Zero) o alla genetica (Helix). Autore veramente di altissimo livello.

Prima di lasciarvi, una nota: i romanzi di Heinichen e quelli di Klüpfel & Kobr sono anche esperienze culinarie, non solo letterarie e poliziesche.

Buona lettura e buon appetito.

Saluti,

Mauro.

venerdì 27 aprile 2018

Un difetto del doppiaggio tedesco

Io sono un appassionato di serie TV gialle (ma credo in passato di avervelo già detto).
Non è che guardi e accetti tutto: mi piace il genere, ma sono critico... quindi a ogni nuova serie che esce guardo una o due puntate, ma se nessuna delle due prime puntate mi convince, ciao. Storia chiusa.

Comunque qui non voglio parlarvi dei miei gusti e di come decido quali serie seguire e quali no.
Qui voglio parlarvi di un problema di doppiaggio.

Io vivo in Germania, quindi la maggioranza delle serie in questione (indipendentemente dalla loro origine) le seguo in tedesco.
Serie in lingua inglese o italiana ho comunque talvolta la possibilità di seguirle anche in originale, in lingua francese anche ma più raramente.
In altre lingue non sarei in grado di seguirle io (ok, in spagnolo e olandese le capirei, ma non apprezzerei le finezze linguistiche o le variazioni dialettali).

Torniamo al tedesco.
Il problema del doppiaggio tedesco (nelle serie TV, nei film per fortuna la situazione è decisamente migliore) è il non apprezzamento delle differenze di accento o di dialetto.
Mi spiego meglio: se in originale (inglese, italiano, francese) uno parla male perché non madrelingua o perché usa il dialetto o perché semplicemente è ignorante... nel doppiaggio tedesco parla sempre e comunque un buon tedesco, generalmente senza particolari accenti.
Persino il Catarella di Montalbano in tedesco sembra quasi un linguista!

Per fortuna qui in Germania ci sono ottime serie autoctone che non dimenticano le differenze linguistiche e dialettali di cui sopra... in una serie tedesca uno straniero mantiene l'accento straniero (e anche alcune espressioni che si porta dietro dalla madrelingua), i dialetti rimangono presenti e gli incolti parlano pessimo tedesco.
Ma appunto: nelle serie autoctone. Non nelle serie doppiate.

Saluti,

Mauro.

martedì 9 gennaio 2018

Una serie TV da dimenticare

Io sono un appassionato di letteratura poliziesca e anche di serie TV poliziesche... e proprio per questa mia passione ormai ho imparato a distinguere tra prodotti di qualità e prodotti da dimenticare.

Parlando di serie TV poliziesche il prodotto assolutamente da dimenticare oggi è Scorpion.
Era dai tempi della signora in giallo che non vedevo nulla di così stupido e inutile tra i prodotti del settore.

Saluti,

Mauro.

lunedì 5 ottobre 2015

Ciao Henning e grazie di tutto

È morto Henning Mankell.

E se serve che vi spieghi chi è, peste vi colga (comunque una breve, ma precisa, biografia sua la trovate oggi sul Post).

La notizia non mi ha stupito, sapevo che era malato di cancro e che questo cancro era stato scoperto tardi, quindi con possibilità di cura limitata.
Però è comunque un dolore, una notizia che non avrei voluto leggere.

Mankell infatti, tramite il suo Wallander, è stato il "colpevole" del mio innamoramento per la letteratura gialla nordica (come raccontai qui) e almeno un suo romanzo mi ha toccato anche personalmente (come raccontai qui).

Mankell era comunque molto più che solo un giallista, ma questo è spiegato nell'articolo del Post citato sopra.
Magari ne parlerò più ampiamente un'altra volta, non ora.

Ciao Henning. E grazie di esserci stato.

Saluti,

Mauro.

sabato 8 febbraio 2014

Il vuoto, un padre e Wallander

Chi mi legge regolarmente sa che un mese fa ho perso mio padre, perdita che ha lasciato un vuoto non colmabile.
Chi mi legge regolarmente sa anche che sono un grandissimo appassionato di letteratura gialla nordica.

Cosa hanno le due cose in comune?
Apparentemente nulla.
Ma una frase dell'ultimo romanzo della serie di Wallander mostra invece che hanno tanto in comune.
Cosa dice detta frase?
La traduco qui dal tedesco, visto che il libro non è ancora stato pubblicato in italiano:

Egli ha avuto un padre. Un certo giorno non c'era più. Improvvisamente il tempo è scomparso, il tempo che distanziava tra il padre vivente e l'urna sepolta nel cimitero. Come fosse ieri. O come fosse un sogno.

Io non ho sepolto mio padre. Lo ho messo in un loculo, all'interno di un tempio cinerario.
Ma tutto il resto è esattamente come lo ho sentito io.

Infatti continuo a non rendermi conto che mio padre non ci sia più.

Saluti,

Mauro.