domenica 16 giugno 2019

Savona, Socrate e il debito

Tutti avrete sentito il casino riguardo alle parole di Savona nel suo primo discorso come presidente di Consob.
Prima di tutto, prima di venire ai punti che voglio trattare, per coloro che non hanno già sentito o letto il discorso, vi rinvio al testo completo, così potete ragionare su di esso con la vostra testa. E valutare obiettivamente i commenti che sentite in giro.

Partiamo dalle levate di scudi sulla "caverna di Socrate".
Siamo sicuri che coloro che si sono scandalizzati per aver sentito Socrate invece che Platone conoscano la filosofia?
Vero che il mito è noto come il mito della caverna di Platone, ma nel testo in cui Platone ne parla (il libro settimo de La Repubblica) il mito è narrato da Socrate. Platone mette il mito in bocca a Socrate.
E dato che Socrate è stato il maestro di Platone e che tutto ciò che sappiamo di lui è quanto riporta Platone (Socrate non ha lasciato nulla di scritto) è molto probabile che Platone il mito della caverna lo abbia veramente ascoltato da Socrate.
Se volete accertarvene leggetevi La Repubblica (quella di Platone, non quella di Scalfari). Il libro settimo comincia a pagina 86 della versione nel link.
Per concludere: Platone o Socrate... in questo caso vanno benissimo entrambi.

E veniamo ai contenuti economici, finaziari del discorso, cioè quelli al momento importanti.
Io ne esaminerò uno solo (che è prima matematica e solo dopo economia). Per un'analisi globale del discorso vi rimando a Michele Boldrin e alla sua banda che in questo video hanno fatto una disanima irriverente ma scientificamente accurata di quanto detto da Savona.

Torniamo a noi.
Il punto di cui vorrei parlare è il famoso debito al 200% del PIL che non sarebbe un dramma (lo trovate a pagina 10 del testo che vi ho messo in link all'inizio).
A parte il fatto che invece sarebbe eccome un dramma, il problema è quando - nel paragrafo successivo - Savona (o chi gli ha scritto il discorso) sostiene che l'importante è che il PIL cresca più del debito.
Il che in astratto può anche essere giusto... se non fosse che la crescita del PIL superiore alla crescita del debito impedirebbe all'Italia di arrivare al 200%.
Facciamo due conti.
Il debito italiano attualmente è al 132,1% del PIL.
Il che significa che posto il PIL a 100, il debito è 132,1.
Facciamo crescere il PIL - per esempio - di 3. Crescere più del debito significa che quest'ultimo al massimo cresce di 2,9 (mi limito sempre solo al primo decimale per semplicità). Abbiamo quindi il PIL a 103 e il debito a 135. Il che significa un rapporto debito/PIL di 135/103=131,1%.
Quindi il rapporto debito/PIL è sceso, anche se il debito assoluto è aumentato.
Continuando a far crescere il PIL più del debito in valori assoluti, il rapporto continuerà a scendere. Non potrà mai raggiungere il 200%.
Va detto che il testo di Savona è un po' ambiguo, lascia la porta socchiusa all'ipotesi che intendesse "facciamo finta di avere un debito al 200%"... ma (a parte il fatto che il buon senso leggendo il tutto esclude questa interpretazione) parlando di temi così importanti per l'economia del Paese è criminale rimanere ambigui. Soprattutto se ricopri una posizione delicata e importante come quella di presidente della Consob.

Saluti,

Mauro.

4 commenti:

  1. Non capisco la perplessità, nel paragrafo citato Savona fa l’esempio del Giappone che ha un rapporto debito PIL di oltre il 200% e dice (appunto come esempio) che livelli di indebitamento così elevati non contrastano con gli con gli obbiettivi perseguiti dalla politica a condizione che ci siano
    1) fiducia nel paese
    2) sufficiente base di risparmio

    Poi dice che la sostenibilità dell’indebitamento dipende dal fatto che la sua crescita deve restare in media al di sotto del saggio di crescita del PIL

    A me questa sembra una spiegazione che parte da un esempio (quello del Giappone) per arrivare a dire che noi italiani dobbiamo lavorare anche per ribaltare una concezione errata che non corrisponde alla realtà (la caverna) dato che abbiamo comunque una buona base di risparmio.
    Ciò che conta è riuscire a far ripartire il PIL in modo che cresca più dell’indebitamento.


    Bragadin

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    1. La citazione del Giappone come paragone la ho riportata.
      Ma è proprio quello che conferma il mio discorso: quello che Savona dice è che si può tranquillamente raggiungere il livello del Giappone, basta che il PIL cresca più del debito.
      E nel mio articolo ho spiegato l'assurdità della cosa.

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  2. “La teoria economica e la ricerca empirica non hanno fornito una risposta univoca su quale sia il legame ottimale tra il debito pubblico e il PIL, soprattutto se il rapporto è valutato in modo indipendente dallo stato della fiducia. L’esempio del Giappone è istruttivo: se la fiducia nel paese è solida e la base di risparmio sufficiente, livelli di indebitamento nell’ordine del 200% rispetto al PIL non contrastano con gli obiettivi economici e sociali perseguiti dalla politica.

    Ciò non significa che non esista un limite all’indebitamento ma, come insegna un elementare criterio di razionalità economica, per garantirne la sostenibilità il suo saggio di incremento deve restare mediamente al di sotto del saggio di crescita del PIL. Ogni indicatore che comporta l’esistenza di un limite oggettivo alla crescita, come l’output gap, resta privo di validità storica e pratica, ancor prima che logica”

    ***

    Forse mi sbaglio, ma non mi pare di leggere che il debito possa aumentare fino al 200%

    Bragadin

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  3. Sempre interpretando si potrebbe anche dire che che non doveva fare l’esempio del Giappone (esempio che invece secondo me è corretto proprio per dimostrare l’assurdità di certe posizioni quasi fideistiche in economia: se una cosa funziona è assurdo non adottarla per partito preso).
    Invece io trovo il discorso molto equilibrato: prima di tutto elenca i punti di forza italiani e poi auspica la creazione di uno strumento free-risk all’interno dell’eurozona, strumento indispensabile se si vuole che l’esperimento euro possa continuare senza creare tensioni. Checché se ne dica le tensioni all’interno della zona euro non sono create dal debito italiano, ma dal fatto che le politiche fiscali sono (o sembrano) totalmente scoordinate e dal fatto che l’attuale commissione si concentra (o sembra concentrarsi) solo su aspetti meramente tecnici (il debito appunto) tralasciando completamente gli aspetti di stabilità sociale.

    Chiedo scusa se sono andato fuori tema, ma era solo per chiarire.

    Bragadin

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