martedì 24 luglio 2018

Diritto di voto molto storto

In Italia, come oggigiorno in tutte le democrazie compiute, vige il suffragio universale.
Ciò significa che chiunque abbia raggiunto la maggiore età (o un'altra età costituzionalmente definita e valida per tutti) ha diritto di esprimere il suo voto per eleggere le assemblee rappresentative nazionali e locali.
L'unica eccezione prevista è per chi ha commesso particolari gravi reati contro lo Stato, a cui possono essere tolti temporaneamente o definitivamente i diritti civili.

Fin qui tutto chiaro, almeno per chi è un minimo (ma proprio minimo) informato e (ma ancor più minimo) intelligente.
E, almeno in teoria, apparentemente tutto molto bello e molto giusto.

Il problema comincia quando tu, caprone, vai a votare perché sai che ne hai il diritto (e magari lo sai solo perché un imbonitore te lo ha urlato da un blog tra un vaffa e l'altro, non perché conosci i tuoi diritti e i tuoi doveri), ma non hai la minima idea di per cosa voti (e non intendo per quale partito, qui dei singoli partiti non me ne frega nulla), non sai come funzioni il sistema che ti permette di votare, non hai la minima idea di cosa siano le istituzioni, ecc., ecc.

Insomma, hai il diritto di voto, ma invece che diritto lo fai storto. Molto storto.

E infatti poi mi vieni a dire che è una vergogna che abbiamo governi non eletti, che tu non hai votato Mattarella e via di cazzate una più grossa dell'altra.

A te la legge concede il diritto di voto. E questo dimostra che non sempre le leggi sono fatte bene.

Io personalmente condizionerei il diritto di voto a un esame. A un semplice esame di educazione civica: devi dimostrare di sapere per cosa voti e come funziona (almeno in linea di massima) ciò per cui sei chiamato a votare.
Non chiedo un test di intelligenza, neanche uno di semplice alfabetizzazione.
No, solo due domandine (anche orali, se sei analfabeta o analfabeta funzionale o grillino, non pretendo che tu impari a leggere e scrivere solo per votare) in cui dimostri di sapere se voti per il Parlamento, per il governo, per l'assemblea di condominio o per il miglior pescivendolo del mercato e di avere almeno una vaga idea di cosa fa poi l'istituzione per cui hai votato.

Saluti,

Mauro.

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