Sui problemi dell'ILVA di Taranto ognuno può avere l'opinone che vuole: bisogna dare priorità al lavoro oppure all'ambiente oppure trovare una via di mezzo.
Se espresse onestamente e senza demonizzazioni degli avversari sono tutte posizioni legittime (anche se io, da figlio di un operaio dell'Italsider - poi ILVA - di Genova, ho comunque un occhio di riguardo per la posizione "lavoro").
Però, comunque la si pensi, fa impressione che alle Olimpiadi del problema dell'ILVA di Taranto ne parli un atleta danese e non uno italiano.
Saluti,
Mauro.
Distanza di due parallele
12 ore fa
io sarei per la via di mezzo... mi chiedo come mai ci si metta tanto tempo per affrontare le cose e si debba finire con la chiusura. ma davvero non si poteva mettere in regola la fabbrica secondo le normative un po' prima? è davvero impossibile migliorare gli aspetti tecnici avendo un occhio di riguardo all'ambiente e conservando i posti di lavoro? forse non ne so abbastanza, ma a me sembra che queste situazioni capitino solo da noi.
RispondiEliminaLa via di mezzo è possibile e sono d'accordo con te dovrebbe essere la prima opzione (sinceremente non proprio in ogni caso, comunque in molti).
RispondiEliminaChe la via dimezzo sia la più costosa è quasi sempre vero, ma purtroppo il problema è ideologico, non economico.
La maggioranza delle grandi fabbriche che hanno questi problemi sono nate quando le regole erano più lassiste, quindi quando sono nate erano perfettamente in regola.
Quindi, mentre è relativamente facile (se lo vuoi) imporre a una fabbrica nuova di venire costruita secondo le regole, pone invece vari problemi imporre a una fabbrica già esistente e funzionante di adeguarsi, visto che bisogna tenere conto dei rischi di interruzione della produzione con ricadute evidenti su ricavi e occupazione, ma dell'impatto che ciò avrebbe sull'attività dell'indotto, dei clienti, dei fornitori.
Però, se sia la dirigenza della fabbrica che le autorità politiche e giudiziarie mostrano intelligenza e disponibilità a collaborare, si può fare.
Si può fare SEMPRE.
Qui però entrano in campo i fattori ideologici.
Ti racconto in breve la storia dell'altra ILVA, quella di Genova, quella dove ha lavorato mio padre.
Le contestazioni per l'inquinamento a Genova sono arrivate prima che a Taranto e sono arrivate quando l'azienda sì inquinava, ma a livello legale era in regola.
Fin qui nulla da dire (ci sarebbe comunque molto da dire su come queste proteste sono nate e su chi le ha sovvenzionate, ma qui richiederebbe troppo spazio): se l'inquinamento è pericoloso va combattuto, punto.
L'azienda, sia prima che dopo la promulgazione di leggi più restrittive sull'inquinamento, ha messo in pratica azioni per ridurre l'inquinamento. E lo ha fatto, che si creda o no, seriamente e con successo.
Il problema è che per le associazioni ambientaliste varie l'unica fabbrica in regola, l'unica fabbrica accettabile, è la fabbrica chiusa e quindi tanto hanno fatto che son riusciti a far chiudere tutti i reparti a caldo (anche quando erano in regola e l'inquinamento si era ridotto in maniera veramente incredibile).
Sono rimasti solo i cosiddetti reparti a freddo.
Che ora dovranno chiudere anche loro perché non possono lavorare senza il materiale che gli arriva da Taranto :-(
Saluti,
Mauro.