Sui problemi dell'ILVA di Taranto ognuno può avere l'opinone che vuole: bisogna dare priorità al lavoro oppure all'ambiente oppure trovare una via di mezzo.
Se espresse onestamente e senza demonizzazioni degli avversari sono tutte posizioni legittime (anche se io, da figlio di un operaio dell'Italsider - poi ILVA - di Genova, ho comunque un occhio di riguardo per la posizione "lavoro").
Però, comunque la si pensi, fa impressione che alle Olimpiadi del problema dell'ILVA di Taranto ne parli un atleta danese e non uno italiano.
Saluti,
Mauro.
martedì 31 luglio 2012
domenica 29 luglio 2012
Impariamo a conoscere la bandiera italiana
Ci sono le Olimpiadi. E questo significa una marea di bandiere. Di qualsiasi paese. Soprattutto - per me e per la maggioranza di coloro che mi leggono - italiane.
Io stesso ieri ne ho pubblicate ben tre di bandiere italiane.
Il problema è che, a quanto pare, la bandiera italiana (la nostra bandiera, per essere chiari, anche se spesso ce ne dimentichiamo) nessuno la conosce, visto che continuo a sentire e a leggere (non solo durante le Olimpiadi, per essere sincero) "biancorossoverde".
Che cazzo di bandiera è il biancorossoverde? Se guardo alle bandiere del mondo le uniche che possono, forse, rispondere a questa descrizione sono quelle del Madagascar e dell'Oman.
La bandiera italiana non è "biancorossoverde". La bandiera italiana, che vi piaccia o no, è "verdebiancorosso":
E non è una fisima mia. È scritto chiaro ed esplicito nella Costituzione della Repubblica Italiana, sezione Principi Fondamentali, articolo 12, che qui riporto:
La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.
Saluti,
Mauro.
Io stesso ieri ne ho pubblicate ben tre di bandiere italiane.
Il problema è che, a quanto pare, la bandiera italiana (la nostra bandiera, per essere chiari, anche se spesso ce ne dimentichiamo) nessuno la conosce, visto che continuo a sentire e a leggere (non solo durante le Olimpiadi, per essere sincero) "biancorossoverde".
Che cazzo di bandiera è il biancorossoverde? Se guardo alle bandiere del mondo le uniche che possono, forse, rispondere a questa descrizione sono quelle del Madagascar e dell'Oman.
La bandiera italiana non è "biancorossoverde". La bandiera italiana, che vi piaccia o no, è "verdebiancorosso":
E non è una fisima mia. È scritto chiaro ed esplicito nella Costituzione della Repubblica Italiana, sezione Principi Fondamentali, articolo 12, che qui riporto:
La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Qui tutti i miei articoli sugli... articoli della Costituzione.
Qui tutti i miei articoli sugli... articoli della Costituzione.
sabato 28 luglio 2012
Scusate il patriottismo...
...ma quant'è maledettamente e sfacciatamente bella, anzi meravigliosa, questa foto relativa a una premiazione olimpica?
Saluti,
Mauro.
Saluti,
Mauro.
No, non sono trenta
Da poco si è conclusa la cerimonia di apertura dei trentesimi giochi olimpici estivi.
Però, se uno va a contare quante Olimpiadi si sono disputate ci si ferma a ventisette. Cioè tre di meno di quelle ufficiali.
Dove sta l'inghippo?
Semplice, la regola è stata - fin dall'inizio, coerentemente con quanto accadeva nell'antica Grecia - un'Olimpiade ogni quattro anni.
E se uno conta dalla prima edizione del 1896 in effetti ne vengono fuori trenta. Però poi uno si accorge che nel 1916, nel 1940 e nel 1944 - a causa delle due guerre mondiali - non si disputarono le Olimpiadi. Ma il CIO nel suo conteggio le considera come disputate.
Ipocrisia? Correttezza sportiva? Inerzia burocratica?
Ognuno può pensarla come vuole, una sola cosa è certa: le Olimpiadi di Londra sono le ventisettesime, anche se vengono chiamate le trentesime.
Saluti,
Mauro.
Però, se uno va a contare quante Olimpiadi si sono disputate ci si ferma a ventisette. Cioè tre di meno di quelle ufficiali.
Dove sta l'inghippo?
Semplice, la regola è stata - fin dall'inizio, coerentemente con quanto accadeva nell'antica Grecia - un'Olimpiade ogni quattro anni.
E se uno conta dalla prima edizione del 1896 in effetti ne vengono fuori trenta. Però poi uno si accorge che nel 1916, nel 1940 e nel 1944 - a causa delle due guerre mondiali - non si disputarono le Olimpiadi. Ma il CIO nel suo conteggio le considera come disputate.
Ipocrisia? Correttezza sportiva? Inerzia burocratica?
Ognuno può pensarla come vuole, una sola cosa è certa: le Olimpiadi di Londra sono le ventisettesime, anche se vengono chiamate le trentesime.
Saluti,
Mauro.
giovedì 26 luglio 2012
Non sono morto
Semplicemente in questi giorni ho pochissimo tempo. Ma non vi siete liberate/i di me :-)
Saluti,
Mauro.
Saluti,
Mauro.
domenica 22 luglio 2012
sabato 21 luglio 2012
Alimonda e la Diaz, cerchiamo di distinguere
Ultimamente ci sono state sentenze riguardanti i fatti di Genova 2001, il famigerato G8. Sia relative alle forze dell'ordine sia relative ai manifestanti.
Un articolo di oggi sul Post mi ha nuovamente ricordato quanta poca obiettività (da entrambe le parti) vi sia ancora oggi su quegli eventi.
Sarebbe finalmente il caso, dopo 11 anni, almeno di smettere di mettere sullo stesso piano la scuola Diaz con piazza Alimonda.
I ragazzi della Diaz sono state vittime. Carlo Giuliani no.
Alla Diaz le forze dell'ordine sono state carnefici. In piazza Alimonda no.
Che queste cose siano finalmente dette chiaramente.
Lo dico da genovese (anche se vivente dal '96 in Germania) che ha avuto la ventura di poter parlare (privatamente) nei mesi successivi agli avvenimenti sia con agenti di polizia presenti a Genova durante il G8 sia con ragazzi dei centri sociali genovesi.
Entrambe le parti concordano su quanto da me scritto sopra su Diaz e Alimonda. Ma entrambe le parti ammettono di non poter distinguere, di avere "ordini" di fare di tutta l'erba un fascio.
E quindi l'autorità deve difendere anche l'assalto alla Diaz e gli "antagonisti" devono difendere anche Giuliani.
Ma io non sono né agente di pubblica sicurezza, né antagonista. Quindi posso dire le cose come stanno, posso distinguere.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
E taccio su quello che penso del ruolo di Vittorio Agnoletto in quegli eventi. È meglio che ne taccia.
Un articolo di oggi sul Post mi ha nuovamente ricordato quanta poca obiettività (da entrambe le parti) vi sia ancora oggi su quegli eventi.
Sarebbe finalmente il caso, dopo 11 anni, almeno di smettere di mettere sullo stesso piano la scuola Diaz con piazza Alimonda.
I ragazzi della Diaz sono state vittime. Carlo Giuliani no.
Alla Diaz le forze dell'ordine sono state carnefici. In piazza Alimonda no.
Che queste cose siano finalmente dette chiaramente.
Lo dico da genovese (anche se vivente dal '96 in Germania) che ha avuto la ventura di poter parlare (privatamente) nei mesi successivi agli avvenimenti sia con agenti di polizia presenti a Genova durante il G8 sia con ragazzi dei centri sociali genovesi.
Entrambe le parti concordano su quanto da me scritto sopra su Diaz e Alimonda. Ma entrambe le parti ammettono di non poter distinguere, di avere "ordini" di fare di tutta l'erba un fascio.
E quindi l'autorità deve difendere anche l'assalto alla Diaz e gli "antagonisti" devono difendere anche Giuliani.
Ma io non sono né agente di pubblica sicurezza, né antagonista. Quindi posso dire le cose come stanno, posso distinguere.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
E taccio su quello che penso del ruolo di Vittorio Agnoletto in quegli eventi. È meglio che ne taccia.
Ma cos'è questo spread?
Da un annetto a questa parte non si fa che parlare dello spread e del suo significato nella crisi attuale e nei problemi di paesi come l'Italia.
Due piccole considerazioni da parte di un ignorante di economia, cioè da parte del sottoscritto :-)
1) Non sono più un ragazzino, questa crisi non è la prima che vedo (e ho letto molto su crisi precedenti la mia memoria). Questa è però la prima volta in assoluto che si parla di spread per spiegare una crisi. Mai prima è stato considerato un parametro importante. Viene il dubbio se lo sia veramente stavolta.
2) Lo spread indica la differenza tra due valori (nel caso italiano la differenza di rendimento percentuale tra i BTP nostrani e le Bundesanleihen - familiarmente dette Bund - tedesche), quindi indica un valore "relativo". Ma se guardiamo ai valori "assoluti" forse il quadro cambia, come ben spiegato qui.
Saluti,
Mauro.
Due piccole considerazioni da parte di un ignorante di economia, cioè da parte del sottoscritto :-)
1) Non sono più un ragazzino, questa crisi non è la prima che vedo (e ho letto molto su crisi precedenti la mia memoria). Questa è però la prima volta in assoluto che si parla di spread per spiegare una crisi. Mai prima è stato considerato un parametro importante. Viene il dubbio se lo sia veramente stavolta.
2) Lo spread indica la differenza tra due valori (nel caso italiano la differenza di rendimento percentuale tra i BTP nostrani e le Bundesanleihen - familiarmente dette Bund - tedesche), quindi indica un valore "relativo". Ma se guardiamo ai valori "assoluti" forse il quadro cambia, come ben spiegato qui.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 18 luglio 2012
La verde collina
Tempo fa chiesi a voi lettori di proporre voi dei temi, o addirittura di scrivere qualcosa voi che io poi avrei pubblicato (Temi e lettori).
Albi propose il tema "Green Hill" e le proteste contro il suo allevamento di cani beagle a Montichiari. Al tempo non era un tema che io seguissi molto e quindi ho cercato in seguito di informarmi al proposito.
Sinceramente ho trovato pochissimi contributi equilibrati, razionali, che permettessero di informarsi e formarsi una propria idea. In sostanza ho trovato da parte degli animalisti toni da crociata, al limite del terrorismo (e talvolta anche oltre il limite) a cui i difensori dell'uso degli animali nella ricerca rispondevano arroccandosi sulle proprie posizioni e non dialogando (è anche vero però che puoi dialogare solo con chi vuole ascoltare...).
L'unica cosa certa era che gli animalisti pretendevano la chiusura di Green Hill non perché l'azienda andasse contro qualche legge italiana o europea, ma per ragioni "morali".
Ora, dietro le pressioni animaliste, l'allevamento è stato messo sotto sequestro dalla Guardia Forestale, che dovrà accertare come vengono/venivano trattati i cani ivi allevati. Speriamo possa farlo serenamente e senza indebite pressioni.
Comunque, "grazie" a questo sequestro, sono finalmente riuscito oggi a leggere un articolo chiaro, equilibrato e documentato sull'argomento, scritto da Daniela Cipolloni su oggiscienza: Green Hill: caso chiuso?
Ne consiglio vivamente la lettura a tutti (anzi vi consiglio di seguire il blog oggiscienza in generale, non solo di leggere quest'articolo).
Vorrei solo citarvi due frasi, che chiariscono due punti fondamentali:
1) il corpo forestale dello Stato ha messo sotto sequestro Green Hill, lo stabilimento di Montichiari, in provincia di Brescia, dove sono allevati circa 2.700 beagle destinati ai laboratori di ricerca (non di “vivisezione”, che non viene più praticata da tempo);
2) Ora, al grido di “chiudiamo Green Hill”, la campagna contro la sperimentazione animale (una campagna ideologica, più che scientifica) si è spostata in Parlamento.
Saluti,
Mauro.
Albi propose il tema "Green Hill" e le proteste contro il suo allevamento di cani beagle a Montichiari. Al tempo non era un tema che io seguissi molto e quindi ho cercato in seguito di informarmi al proposito.
Sinceramente ho trovato pochissimi contributi equilibrati, razionali, che permettessero di informarsi e formarsi una propria idea. In sostanza ho trovato da parte degli animalisti toni da crociata, al limite del terrorismo (e talvolta anche oltre il limite) a cui i difensori dell'uso degli animali nella ricerca rispondevano arroccandosi sulle proprie posizioni e non dialogando (è anche vero però che puoi dialogare solo con chi vuole ascoltare...).
L'unica cosa certa era che gli animalisti pretendevano la chiusura di Green Hill non perché l'azienda andasse contro qualche legge italiana o europea, ma per ragioni "morali".
Ora, dietro le pressioni animaliste, l'allevamento è stato messo sotto sequestro dalla Guardia Forestale, che dovrà accertare come vengono/venivano trattati i cani ivi allevati. Speriamo possa farlo serenamente e senza indebite pressioni.
Comunque, "grazie" a questo sequestro, sono finalmente riuscito oggi a leggere un articolo chiaro, equilibrato e documentato sull'argomento, scritto da Daniela Cipolloni su oggiscienza: Green Hill: caso chiuso?
Ne consiglio vivamente la lettura a tutti (anzi vi consiglio di seguire il blog oggiscienza in generale, non solo di leggere quest'articolo).
Vorrei solo citarvi due frasi, che chiariscono due punti fondamentali:
1) il corpo forestale dello Stato ha messo sotto sequestro Green Hill, lo stabilimento di Montichiari, in provincia di Brescia, dove sono allevati circa 2.700 beagle destinati ai laboratori di ricerca (non di “vivisezione”, che non viene più praticata da tempo);
2) Ora, al grido di “chiudiamo Green Hill”, la campagna contro la sperimentazione animale (una campagna ideologica, più che scientifica) si è spostata in Parlamento.
Saluti,
Mauro.
lunedì 16 luglio 2012
Strane popolazioni tedesche
Sul Corriere della Sera di oggi - purtroppo solo sulla versione cartacea, non sul sito web - c'era un'interessante infografica sulla percentuale di dipendenti pubblici sul totale della forza lavoro.
La speranza del Corriere era, chiaramente, quella di poter dire che in Italia i dipendenti pubblici sono troppi... solo per poi dimostrare che in Francia e Regno Unito sono molti, molti di più, come dimostra la scansione qui sotto.
Però la cosa interessante, soprattutto per chi ama e rispetta la matematica, riguarda la Germania, non la Francia o il Regno Unito.
Cioè?
Secondo l'OCSE nel 2010 in Germania vivevano 82.400.000 persone. Assolutamente corretto.
Sempre secondo l'OCSE nel 2010 in Germania vi erano 9.200.000 dipendenti pubblici. Non ho voglia di controllare altre fonti, ma il dato - per me che vivo in Germania - è assolutamente realistico.
Sempre secondo l'OCSE (sempre che il Corriere della Sera riporti correttamente i dati) in Germania i dipendenti pubblici costituiscono il 10,4% della forza lavoro totale... e qui qualcosa comincia a non quadrare.
Perché se i dipendenti pubblici sono 9.200.000 e se questi costituiscono il 10,4% della forza lavoro totale... siginifica che in Germania lavorano - o sono in grado di lavorare - più di 88.450.000 persone.
Il problema è che in Germania - compresi bambini, vecchi, invalidi, carcerati e qualsiasi altra categoria di non lavoratori, neanche potenziali - vivono almeno 6 milioni di persone in meno rispetto alla forza lavoro così calcolata.
In Germania forse lavorano anche i fantasmi (oltre che vecchi, bambini, invalidi, ecc.)?
Saluti,
Mauro.
La speranza del Corriere era, chiaramente, quella di poter dire che in Italia i dipendenti pubblici sono troppi... solo per poi dimostrare che in Francia e Regno Unito sono molti, molti di più, come dimostra la scansione qui sotto.
Però la cosa interessante, soprattutto per chi ama e rispetta la matematica, riguarda la Germania, non la Francia o il Regno Unito.
Cioè?
Secondo l'OCSE nel 2010 in Germania vivevano 82.400.000 persone. Assolutamente corretto.
Sempre secondo l'OCSE nel 2010 in Germania vi erano 9.200.000 dipendenti pubblici. Non ho voglia di controllare altre fonti, ma il dato - per me che vivo in Germania - è assolutamente realistico.
Sempre secondo l'OCSE (sempre che il Corriere della Sera riporti correttamente i dati) in Germania i dipendenti pubblici costituiscono il 10,4% della forza lavoro totale... e qui qualcosa comincia a non quadrare.
Perché se i dipendenti pubblici sono 9.200.000 e se questi costituiscono il 10,4% della forza lavoro totale... siginifica che in Germania lavorano - o sono in grado di lavorare - più di 88.450.000 persone.
Il problema è che in Germania - compresi bambini, vecchi, invalidi, carcerati e qualsiasi altra categoria di non lavoratori, neanche potenziali - vivono almeno 6 milioni di persone in meno rispetto alla forza lavoro così calcolata.
In Germania forse lavorano anche i fantasmi (oltre che vecchi, bambini, invalidi, ecc.)?
Saluti,
Mauro.
sabato 14 luglio 2012
Il bosone ciccione di Higgs - Il commento di Serena
Come già detto, sto scrivendo la terza puntata della saga del bosone di Higgs... ma scrivere facile è difficile :-)
Se poi ci si mettono di mezzo domande intriganti come quella di Serena scritta nei commenti alla seconda puntata della saga... uno si distrae e perde ulteriore tempo.
Serena scrive: Quindi se, ipoteticamente, il bosone di Higgs sparisse dalla Terra, "perdendo" massa non subiremmo più gli effetti della gravità?
Domanda estremamente interessante, anche se viziata da un'inesattezza degna di bastonate: che c'entra la Terra? La Terra è solo un insignificante pezzo di roccia nell'universo...
Battute a parte: qui stiamo parlando di particelle, dei costituenti ultimi della materia, non tanto di ciò che con queste particelle si può costruire (cioè la Terra, io che scrivo, voi che leggete, le stelle, le galassie e quelle rompiballe delle zanzare che si trovano qui in riva al Reno).
Però la domanda rimane interessante e intrigante.
Torniamo al vecchio esempio della piscina di melassa già fatto nella seconda puntata: abbiamo detto che la melassa è il campo di Higgs e nella melassa ogni tanto si formano dei grumi che sono i bosoni di Higgs.
Bene, vediamo cosa succederebbe se il bosone di Higgs sparisse, come Serena a quanto pare desidera... forse per pesare meno sulla bilancia ;-)
Se solo il bosone sparisce, significa semplicemente che nella melassa non si formano più grumi... ma la melassa (alias campo di Higgs) rimane, quindi anche la massa. E quindi le bilance continuerebbero a soffrire. Solo, senza grumi, le nostre osservazioni non potrebbero capire da dove viene la massa e quindi la nostra ciccia rimarrebbe un dato di fatto, ma di origine misteriosa.
Se invece Serena si riferiva non solo ai grumi, ma a tutta la melassa, cioè non sparisce solo il bosone di Higgs, ma anche il campo di Higgs... allora le cose cambiano.
Nel senso che noi buttandoci nella piscina non incontreremmo nessuna resistenza (e quindi per prima cosa dovremmo sperare che la piscina sia infinita, in maniera da non dare una bella zuccata sul fondo) e quindi non acquisteremmo massa.
Ma non solo noi tuffatori. Nulla acquisterebbe massa, quindi le leggi che regolano la gravità continuerebbero a essere teoricamente valide, ma avendo il termine massa uguale a zero nessun corpo eserciterebbe (e quindi neanche subirebbe) un'attrazione gravitazionale. Tutto fluttuerebbe.
Vi è però poi una terza possibilità, cioè che la melassa non sparisca ma si raggrumi tutta... formando uno o più grumi molto densi separati da... il nulla.
Allora tuffandoci potremmo o non incontrare nulla (e allora vale quanto sopra per l'assenza di melassa) oppure potremmo sbattere contro un grumo... ma allora sarebbe talmente denso (alias duro) che ne ricaveremmo un gran bel bernoccolo (per tacer del mal di testa).
Quale interazione potrebbe esserci tra questi grumi non mi risulta sia mai stato studiato neanche teoricamente, visto che la teoria prevede i grumi solo in presenza di campo (ops... volevo dire melassa)... quindi questa ultima possibilità sono costretto a lasciarvela così, un po' campata in aria.
Saluti,
Mauro.
Se poi ci si mettono di mezzo domande intriganti come quella di Serena scritta nei commenti alla seconda puntata della saga... uno si distrae e perde ulteriore tempo.
Serena scrive: Quindi se, ipoteticamente, il bosone di Higgs sparisse dalla Terra, "perdendo" massa non subiremmo più gli effetti della gravità?
Domanda estremamente interessante, anche se viziata da un'inesattezza degna di bastonate: che c'entra la Terra? La Terra è solo un insignificante pezzo di roccia nell'universo...
Battute a parte: qui stiamo parlando di particelle, dei costituenti ultimi della materia, non tanto di ciò che con queste particelle si può costruire (cioè la Terra, io che scrivo, voi che leggete, le stelle, le galassie e quelle rompiballe delle zanzare che si trovano qui in riva al Reno).
Però la domanda rimane interessante e intrigante.
Torniamo al vecchio esempio della piscina di melassa già fatto nella seconda puntata: abbiamo detto che la melassa è il campo di Higgs e nella melassa ogni tanto si formano dei grumi che sono i bosoni di Higgs.
Bene, vediamo cosa succederebbe se il bosone di Higgs sparisse, come Serena a quanto pare desidera... forse per pesare meno sulla bilancia ;-)
Se solo il bosone sparisce, significa semplicemente che nella melassa non si formano più grumi... ma la melassa (alias campo di Higgs) rimane, quindi anche la massa. E quindi le bilance continuerebbero a soffrire. Solo, senza grumi, le nostre osservazioni non potrebbero capire da dove viene la massa e quindi la nostra ciccia rimarrebbe un dato di fatto, ma di origine misteriosa.
Se invece Serena si riferiva non solo ai grumi, ma a tutta la melassa, cioè non sparisce solo il bosone di Higgs, ma anche il campo di Higgs... allora le cose cambiano.
Nel senso che noi buttandoci nella piscina non incontreremmo nessuna resistenza (e quindi per prima cosa dovremmo sperare che la piscina sia infinita, in maniera da non dare una bella zuccata sul fondo) e quindi non acquisteremmo massa.
Ma non solo noi tuffatori. Nulla acquisterebbe massa, quindi le leggi che regolano la gravità continuerebbero a essere teoricamente valide, ma avendo il termine massa uguale a zero nessun corpo eserciterebbe (e quindi neanche subirebbe) un'attrazione gravitazionale. Tutto fluttuerebbe.
Vi è però poi una terza possibilità, cioè che la melassa non sparisca ma si raggrumi tutta... formando uno o più grumi molto densi separati da... il nulla.
Allora tuffandoci potremmo o non incontrare nulla (e allora vale quanto sopra per l'assenza di melassa) oppure potremmo sbattere contro un grumo... ma allora sarebbe talmente denso (alias duro) che ne ricaveremmo un gran bel bernoccolo (per tacer del mal di testa).
Quale interazione potrebbe esserci tra questi grumi non mi risulta sia mai stato studiato neanche teoricamente, visto che la teoria prevede i grumi solo in presenza di campo (ops... volevo dire melassa)... quindi questa ultima possibilità sono costretto a lasciarvela così, un po' campata in aria.
Saluti,
Mauro.
La geografia di Repubblica
I nostri quotidiani hanno problemi non solo con la scienza, ma anche con la geografia.
Posso capire che un giornalista italiano non sia tenuto a conoscere nel dettaglio l'orografia del Bhutan oppure la conformazione costiera del Benin (anche se, nel caso dovesse scriverne, avrebbe tutte le possibilità di informarsi per evitare di scrivere castronerie).
Ma credo di avere il diritto di pretendere da un giornalista italiano la conoscenza della geografia italiana. Magari non ogni singola collinetta o ogni singolo rigagnolo... però almeno i mari che bagnano l'Italia pretendo che li conosca!
Scrive Repubblica in un titolo: Piccolo "tsunami" nel basso Tirreno, Onde alte un metro da Palermo a La Spezia.
A parte il fatto che definire onde alte un metro "piccolo tsunami" fa ridere (e significherebbe che io in vita mia sono già sopravvissuto - e in acqua, non sulla spiaggia - a un paio di "tsunamini"...).
A parte il fatto che La Spezia non è sulle coste del Mar Tirreno ma su quelle del Mar Ligure (il Tirreno comincia più o meno all'altezza dell'Isola d'Elba).
A parte ciò... mi parte dall'estremo nord (La Spezia) e mi finisce all'estremo sud (Palermo) e mi dice che lo "tsunamino" ha interessato solo il basso Tirreno? E allora l'alto e medio Tirreno dove sono? Tra Anversa e Brema il secondo e tra Oslo e Trondheim il primo?
E mi sono fermato solo ad analizzare il titolo. Ho già paura di leggere l'articolo.
Saluti,
Mauro.
Posso capire che un giornalista italiano non sia tenuto a conoscere nel dettaglio l'orografia del Bhutan oppure la conformazione costiera del Benin (anche se, nel caso dovesse scriverne, avrebbe tutte le possibilità di informarsi per evitare di scrivere castronerie).
Ma credo di avere il diritto di pretendere da un giornalista italiano la conoscenza della geografia italiana. Magari non ogni singola collinetta o ogni singolo rigagnolo... però almeno i mari che bagnano l'Italia pretendo che li conosca!
Scrive Repubblica in un titolo: Piccolo "tsunami" nel basso Tirreno, Onde alte un metro da Palermo a La Spezia.
A parte il fatto che definire onde alte un metro "piccolo tsunami" fa ridere (e significherebbe che io in vita mia sono già sopravvissuto - e in acqua, non sulla spiaggia - a un paio di "tsunamini"...).
A parte il fatto che La Spezia non è sulle coste del Mar Tirreno ma su quelle del Mar Ligure (il Tirreno comincia più o meno all'altezza dell'Isola d'Elba).
A parte ciò... mi parte dall'estremo nord (La Spezia) e mi finisce all'estremo sud (Palermo) e mi dice che lo "tsunamino" ha interessato solo il basso Tirreno? E allora l'alto e medio Tirreno dove sono? Tra Anversa e Brema il secondo e tra Oslo e Trondheim il primo?
E mi sono fermato solo ad analizzare il titolo. Ho già paura di leggere l'articolo.
Saluti,
Mauro.
venerdì 13 luglio 2012
Il bosone ciccione di Higgs - 2bis (scrivere facile è difficile)
Sì, lo so che mi faccio desiderare, che sto scrivendo con una lentezza esasperante.
Ma scrivere facile è difficile, per la miseria!
Saluti,
Mauro.
Ma scrivere facile è difficile, per la miseria!
Saluti,
Mauro.
martedì 10 luglio 2012
Il bosone ciccione di Higgs - 2
Con colpevole ritardo la seconda puntata.
Dopo avervi dato informazioni preliminari (spero in maniera comprensibile) per parlare del bosone di Higgs qui, ora entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire cos'è veramente questo bosone e perché è così importante.
Cos'è il bosone di Higgs
Il bosone di Higgs è un mediatore di un campo. Ma cosa significa ciò?
Cerchiamo prima di tutto di capire cosa è un campo. Questo non dovrebbe essere difficile visto che tutti sperimentiamo quotidianamente almeno due campi: quello elettromagnetico e quello gravitazionale.
Un campo in senso fisico è un qualcosa che permea tutto lo spazio e permette di trasportare determinate informazioni tramite cosiddetti mediatori, che altro non sono che "grumi" del campo stesso.
Insomma, immaginatevi l'universo come una piscina piena di una melassa che per un motivo o per l'altro ogni tanto si raggruma. Ecco, il campo (elettromagnetico, gravitazionale, di Higgs) è la melassa mentre i mediatori (elettroni, gravitoni [mai osservati, per ora], bosoni di Higgs) sono i grumi.
E questi grumi trasportano informazioni: per gli elettroni, ad esempio, la corrente elettrica, per gli ipotetici gravitoni il peso, per il bosone di Higgs la massa di ogni particella.
Perché è così importante?
Partiamo dalla fine della risposta precedente. La teoria dei campi (spesso detta semplicemente delle particelle e denominata modello standard) in origine non chiariva come mai le particelle elementari (cioè i costituenti ultimi di tutto, compresi noi stessi) avessero una massa.
Però che l'avessero era chiaro... visto che noi siamo fatti di particelle e che se ci mettiamo su una bilancia vediamo l'ago spostarsi... vuol dire che da qualche parte la massa arriva :-)
Bene, Peter Higgs studiò il problema e arrivò alla conclusione che ci doveva essere un campo (simile, appunto, a quello elettromagnetico o a quello gravitazionale, come ci arrivò ve lo racconterò nel prossimo articolo) che generava la "massa" e il mediatore - cioè la particella che trasportava l'informazione "massa" - era il bosone di cui stiamo parlando.
Però come è che una particella (o un corpo) acquista la massa?
Torniamo all'esempio della piscina di melassa di cui sopra. Se io mi ci tuffo dentro - per quanto fluida possa essere questa melassa - mi muoverò con molta più fatica che fuori dalla melassa, mi sentirò più pesante. Ho come acquistato massa (cosa di cui non avevo comunque bisogno, avendone già abbastanza, ma questo non c'entra con Higgs).
Ecco io e la melassa siamo come una particella qualsiasi e il campo di Higgs.
Perché quelle strane unità di misura per la massa?
Come avrete letto la massa del bosone di Higgs viene indicata in "GeV" o, più correttamente, in "GeV/c^2" ("c^2" significa "c elevato al quadrato", dove c è la velocità della luce nel vuoto).
Ora, per una massa tutti vi sareste aspettati una unità di misura tipo grammo, milligrammo o qualche sottomultiplo dalla strano nome, tipo picogrammo (un milionesimo di milionesimo di grammo), femtogrammo (un milionesimo di milardesimo di grammo) o simili.
E invece vi spunta questo misterioso "GeV" (che significa gigaelettronvolt, cioè un miliardo di elettronvolt) che è un'unità di misura dell'energia, non della massa.
Perché? La risposta è molto semplice: quando andiamo nell'infinatamente piccolo è impossibile misurare direttamente le masse: trovatemi voi una bilancia su cui posare sopra un elettrone o un quark!
Invece è possibile con strumenti adeguati misurare l'energia cinetica di queste particelle. E dato che a queste scale sappiamo grazie a zio Albert (alias Albert Einstein) che vale la relazione "E=m*c^2" (dove E è l'energia cinetica, m la massa e c la velocità della luce nel vuoto)... allora ci misuriamo E (tipicamente in GeV, come avrete già capito) e ci scriviamo la massa nella forma "m=E/c^2".
Seguirà un altro articolo per cercare di descrivervi come era stata prevista la sua esistenza e come è stato effettivamente osservato (e se è stato veramente osservato).
Saluti,
Mauro.
Dopo avervi dato informazioni preliminari (spero in maniera comprensibile) per parlare del bosone di Higgs qui, ora entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire cos'è veramente questo bosone e perché è così importante.
Cos'è il bosone di Higgs
Il bosone di Higgs è un mediatore di un campo. Ma cosa significa ciò?
Cerchiamo prima di tutto di capire cosa è un campo. Questo non dovrebbe essere difficile visto che tutti sperimentiamo quotidianamente almeno due campi: quello elettromagnetico e quello gravitazionale.
Un campo in senso fisico è un qualcosa che permea tutto lo spazio e permette di trasportare determinate informazioni tramite cosiddetti mediatori, che altro non sono che "grumi" del campo stesso.
Insomma, immaginatevi l'universo come una piscina piena di una melassa che per un motivo o per l'altro ogni tanto si raggruma. Ecco, il campo (elettromagnetico, gravitazionale, di Higgs) è la melassa mentre i mediatori (elettroni, gravitoni [mai osservati, per ora], bosoni di Higgs) sono i grumi.
E questi grumi trasportano informazioni: per gli elettroni, ad esempio, la corrente elettrica, per gli ipotetici gravitoni il peso, per il bosone di Higgs la massa di ogni particella.
Perché è così importante?
Partiamo dalla fine della risposta precedente. La teoria dei campi (spesso detta semplicemente delle particelle e denominata modello standard) in origine non chiariva come mai le particelle elementari (cioè i costituenti ultimi di tutto, compresi noi stessi) avessero una massa.
Però che l'avessero era chiaro... visto che noi siamo fatti di particelle e che se ci mettiamo su una bilancia vediamo l'ago spostarsi... vuol dire che da qualche parte la massa arriva :-)
Bene, Peter Higgs studiò il problema e arrivò alla conclusione che ci doveva essere un campo (simile, appunto, a quello elettromagnetico o a quello gravitazionale, come ci arrivò ve lo racconterò nel prossimo articolo) che generava la "massa" e il mediatore - cioè la particella che trasportava l'informazione "massa" - era il bosone di cui stiamo parlando.
Però come è che una particella (o un corpo) acquista la massa?
Torniamo all'esempio della piscina di melassa di cui sopra. Se io mi ci tuffo dentro - per quanto fluida possa essere questa melassa - mi muoverò con molta più fatica che fuori dalla melassa, mi sentirò più pesante. Ho come acquistato massa (cosa di cui non avevo comunque bisogno, avendone già abbastanza, ma questo non c'entra con Higgs).
Ecco io e la melassa siamo come una particella qualsiasi e il campo di Higgs.
Perché quelle strane unità di misura per la massa?
Come avrete letto la massa del bosone di Higgs viene indicata in "GeV" o, più correttamente, in "GeV/c^2" ("c^2" significa "c elevato al quadrato", dove c è la velocità della luce nel vuoto).
Ora, per una massa tutti vi sareste aspettati una unità di misura tipo grammo, milligrammo o qualche sottomultiplo dalla strano nome, tipo picogrammo (un milionesimo di milionesimo di grammo), femtogrammo (un milionesimo di milardesimo di grammo) o simili.
E invece vi spunta questo misterioso "GeV" (che significa gigaelettronvolt, cioè un miliardo di elettronvolt) che è un'unità di misura dell'energia, non della massa.
Perché? La risposta è molto semplice: quando andiamo nell'infinatamente piccolo è impossibile misurare direttamente le masse: trovatemi voi una bilancia su cui posare sopra un elettrone o un quark!
Invece è possibile con strumenti adeguati misurare l'energia cinetica di queste particelle. E dato che a queste scale sappiamo grazie a zio Albert (alias Albert Einstein) che vale la relazione "E=m*c^2" (dove E è l'energia cinetica, m la massa e c la velocità della luce nel vuoto)... allora ci misuriamo E (tipicamente in GeV, come avrete già capito) e ci scriviamo la massa nella forma "m=E/c^2".
Seguirà un altro articolo per cercare di descrivervi come era stata prevista la sua esistenza e come è stato effettivamente osservato (e se è stato veramente osservato).
Saluti,
Mauro.
venerdì 6 luglio 2012
Il bosone ciccione di Higgs - 1bis
Chiedo umilmente venia... ma per la seconda puntata vi faccio aspettare ancora un po'.
Purtroppo non ho molto tempo a disposizione in questi giorni e per scrivere al tempo stesso correttamente e comprensibilmente su questi temi non si possono fare le cose di fretta.
Saluti,
Mauro.
Purtroppo non ho molto tempo a disposizione in questi giorni e per scrivere al tempo stesso correttamente e comprensibilmente su questi temi non si possono fare le cose di fretta.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 4 luglio 2012
Il bosone ciccione di Higgs - 1
Mi è stato chiesto - da fisico qual sono - di scrivere qualcosa sull'annuncio fatto oggi al CERN della scoperta del bosone di Higgs.
Scrivere qualcosa di scientificamente corretto e al tempo stesso comprensibile anche a chi non ha studiato fisica non è un'impresa facile. Quindi devo ammettere che il mio obiettivo di scrivere qualcosa stasera senza impegnare troppo tempo era eccessivamente ottimista.
Il che significa che vi farò aspettare ancora circa 24 ore per parlare della scoperta in sé.
Qui oggi porrò solo alcune domande preliminari a cui cercherò di dare risposte comprensibili a tutti.
Nel caso non siano poi così comprensibili... ditemelo e cercherò di spiegare meglio.
Cos'è un bosone?
Le particelle fondamentali si dividono in due categorie: bosoni e fermioni.
Senza scendere troppo nei dettagli (talvolta ostici anche per i fisici che non siano specialisti di particelle) e parlando terra-terra si può dire che i bosoni sono particelle che possono stare ammassate tutte insieme, mentre i fermioni sono più misantropi, impedendo la presenza di due di loro nello stesso stato quantico (il corrispettivo particellare di quello che noi umani chiamiamo "luogo").
Tutte le particelle che fungono da mediatrici delle interazioni fondamentali (elettromagnetica, nucleare forte, nucleare debole e gravitazionale) sono bosoni.
Il nome "bosone" è dato in onore del fisico indiano Satyendranath Bose mentre il nome "fermione" è in onore del fisico italiano Enrico Fermi.
Perché "di Higgs"?
La particella in questione viene chiamata "di Higgs" perché teorizzata nel 1964 dal fisico britannico Peter Higgs.
La teoria delle particelle allora non spiegava il perché le stesse avessero una massa e Higgs propose un meccanismo per spiegarlo (e questo meccanismo prevede l'esistenza del bosone di cui stiamo parlando). I dettagli proverò a spiegarli nell'articolo che scriverò (spero) domani sera.
Aggiungo che Peter Higgs, benché la sua predizione sia del 1964, è ancora vivo e vegeto e stamattina - nonostante i suoi 83 anni (ben portati) - era presente alla conferenza stampa al CERN.
Perché molti la chiamano "la particella di Dio"?
Intanto premettiamo che questa definizione - da scienziato - mi fa accapponare la pelle (e non c'entra il credere in Dio o meno) e non è amata neanche da Peter Higgs stesso e da Leon Lederman, che - involontariamente - è responsabile della sua nascita.
Nel 1993 Lederman scrisse un libro divulgativo insieme al giornalista scientifico Dick Teresi sulla storia della fisica delle particelle.
Vista la sua importanza (al tempo teorica, non essendo ancora stato osservato, dettagli seguiranno nel prossimo aerticolo) il bosone di Higgs rivestiva un ruolo centrale nel libro e per la sua elusività, la difficoltà nel "catturarlo", Lederman lo definì nel titolo originario "La particella dannata [maledetta]" (o "La dannata [maledetta] particella": la lingua inglese lascia aperte entrambe le possibilità)... ma l'editore (forse troppo politicamente corretto) trovò tale titolo troppo iconoclasta e lo cambiò in "La particella di Dio".
Perché "ciccione"?
La definizione "ciccione" è tutta mia ed è dovuta al fatto che il bosone di Higgs è il più pesante tra quelli che mediano le interazioni fondamentali (vedi sopra).
Il resto seguirà (salvo intoppi) come detto domani sera.
Saluti,
Mauro.
Scrivere qualcosa di scientificamente corretto e al tempo stesso comprensibile anche a chi non ha studiato fisica non è un'impresa facile. Quindi devo ammettere che il mio obiettivo di scrivere qualcosa stasera senza impegnare troppo tempo era eccessivamente ottimista.
Il che significa che vi farò aspettare ancora circa 24 ore per parlare della scoperta in sé.
Qui oggi porrò solo alcune domande preliminari a cui cercherò di dare risposte comprensibili a tutti.
Nel caso non siano poi così comprensibili... ditemelo e cercherò di spiegare meglio.
Cos'è un bosone?
Le particelle fondamentali si dividono in due categorie: bosoni e fermioni.
Senza scendere troppo nei dettagli (talvolta ostici anche per i fisici che non siano specialisti di particelle) e parlando terra-terra si può dire che i bosoni sono particelle che possono stare ammassate tutte insieme, mentre i fermioni sono più misantropi, impedendo la presenza di due di loro nello stesso stato quantico (il corrispettivo particellare di quello che noi umani chiamiamo "luogo").
Tutte le particelle che fungono da mediatrici delle interazioni fondamentali (elettromagnetica, nucleare forte, nucleare debole e gravitazionale) sono bosoni.
Il nome "bosone" è dato in onore del fisico indiano Satyendranath Bose mentre il nome "fermione" è in onore del fisico italiano Enrico Fermi.
Perché "di Higgs"?
La particella in questione viene chiamata "di Higgs" perché teorizzata nel 1964 dal fisico britannico Peter Higgs.
La teoria delle particelle allora non spiegava il perché le stesse avessero una massa e Higgs propose un meccanismo per spiegarlo (e questo meccanismo prevede l'esistenza del bosone di cui stiamo parlando). I dettagli proverò a spiegarli nell'articolo che scriverò (spero) domani sera.
Aggiungo che Peter Higgs, benché la sua predizione sia del 1964, è ancora vivo e vegeto e stamattina - nonostante i suoi 83 anni (ben portati) - era presente alla conferenza stampa al CERN.
Perché molti la chiamano "la particella di Dio"?
Intanto premettiamo che questa definizione - da scienziato - mi fa accapponare la pelle (e non c'entra il credere in Dio o meno) e non è amata neanche da Peter Higgs stesso e da Leon Lederman, che - involontariamente - è responsabile della sua nascita.
Nel 1993 Lederman scrisse un libro divulgativo insieme al giornalista scientifico Dick Teresi sulla storia della fisica delle particelle.
Vista la sua importanza (al tempo teorica, non essendo ancora stato osservato, dettagli seguiranno nel prossimo aerticolo) il bosone di Higgs rivestiva un ruolo centrale nel libro e per la sua elusività, la difficoltà nel "catturarlo", Lederman lo definì nel titolo originario "La particella dannata [maledetta]" (o "La dannata [maledetta] particella": la lingua inglese lascia aperte entrambe le possibilità)... ma l'editore (forse troppo politicamente corretto) trovò tale titolo troppo iconoclasta e lo cambiò in "La particella di Dio".
Perché "ciccione"?
La definizione "ciccione" è tutta mia ed è dovuta al fatto che il bosone di Higgs è il più pesante tra quelli che mediano le interazioni fondamentali (vedi sopra).
Il resto seguirà (salvo intoppi) come detto domani sera.
Saluti,
Mauro.
martedì 3 luglio 2012
Sto tornando in Germania
Da domani il blog ritornerà più omeno regolare e risponderò anche ai commenti (che ho trascurato durante il soggiorno italiano).
Per ora vi saluto durante lo scalo parigino :-)
Saluti,
Mauro.
Per ora vi saluto durante lo scalo parigino :-)
Saluti,
Mauro.
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