Google ha deciso di non piegarsi più alla censura cinese. Almeno questa è la notizia che da ieri circola su quotidiani, notiziari e quant'altro.
Sarò un malfidente, ma Google nei panni di un paladino delle libertà proprio non ce lo vedo. E non perché ritenga Google (o meglio i suoi dirigenti) una specie di KGB o CIA, ma semplicemente, molto semplicemente, perché Google è un'azienda. E un'azienda conosce solo i bilanci, non la morale. Tutto ciò che ti è concesso dalla legge è morale. Punto.
E allora come mai Google vuole perdere quello che in breve sarà il suo secondo (se non primo) mercato per difendere la libertà di internet? Non certo per amore della libertà... dato che rischiare di fallire non sarebbe certo un gran servizio alla libertà, nè a quella privata di Google nè a quella pubblica di internet.
Quindi?
Effettivamente è un comportamento un po' misterioso. Qualcuno ci vede dietro pressioni della Casa Bianca, con compensazioni o minacce di ritorsioni interne... ma se così fosse, credo sarebbe già spuntata una "soffiata ufficiale" (molto meno contraddizione in termini di quel che sembra ;-) ) da qualche parte.
Io credo molto più semplicemente che Google stia tentando di ricattare il governo cinese: "Se volete censurarci, va bene, ma pagateci un risarcimento". O qualcosa di analogo.
Saluti,
Mauro.
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