sabato 31 ottobre 2009

Senza vergogna

Caso Stefano Cucchi.

Ragazzo arrestato per spaccio, morto alcuni giorni dopo l'arresto con lesioni e fratture varie. Non voglio entrare nel merito, non ho elementi sufficienti per supporre colpevolezze o innocenze di chichessia, però è un caso che va seguito, che non bisogna far passare sotto silenzio (qui trovate la ricostruzione della storia fatta dal Corriere della Sera).
Non bisogna farlo passare sotto silenzio nè in caso le forze dell'ordine siano colpevoli (per evitare che i responsabili la passino liscia), nè in caso le forze dell'ordine siano innocenti (perché purtroppo in Italia il poliziotto o carabiniere viene sempre considerato colpevole a prescindere e questa "cultura" antiistituzionale va combattuta).

Comunque, quello che vorrei analizzare qui sul blog non è il caso in sé, bensì la sparata del ministro della difesa La Russa:
"Non ho strumenti per accertare. Di una cosa però sono certo: del comportamento corretto dei carabinieri in questa occasione".

Assolutamente senza vergogna. Non si rispettano nè i morti nè la logica (o forse quest'ultima neanche la si conosce).

Caro ministro: se non hai gli strumenti per accertare, non puoi essere certo di nulla, se invece sei veramente certo, vuol dire che hai potuto accertare. E allora tira fuori i risultati di questi accertamenti.

Saluti,

Mauro.

venerdì 30 ottobre 2009

Via Gradoli

Penso che molti di voi seguano - volenti o nolenti, visto che riempie giornali e telegiornali - il caso Marrazzo, presidente della regione Lazio ricattato per un video che lo ritrae con un transessuale (qui il primo articolo di Repubblica sul tema, del 23 ottobre scorso).

Seguendo le notizie mi ha colpito il nome della via dove è avvenuto l'incontro tra Marrazzo e "Natalì": Via Gradoli.

Non l'abbiamo già sentito da qualche parte questo nome? Non è successo già qualcosa di poco chiaro in passato in questa via?
Ma sì, come abbiamo fatto a dimenticarcene? Aldo Moro!

Via Gradoli compare anche nella storia del rapimento di Aldo Moro, spuntata da una seduta spiritica (a cui partecipò anche Romano Prodi) apparentemente tenuta per scoprire il nascondiglio dove le Brigate Rosse tenevano prigioniero l'allora presidente della DC.

Però il nascondiglio di Via Gradoli non venne scoperto... su indicazioni dei servizi segreti le ricerche vennero indirizzate verso il paesino di Gradoli in provincia di Viterbo.

Servizi segreti e Via Gradoli? Solo nel caso Moro?

Concita De Gregorio, direttrice dell'Unità, ci ricorda nel suo blog che anche oggi i servizi segreti frequentano volentieri via Gradoli: "via Gradoli a Roma era considerata fino a ieri una zona franca, un luogo dove non ci sarebbero stati controlli di polizia né retate per la semplice ragione che quelle case di appuntamenti, nella strada ce ne sono varie, le frequentavano politici di destra e di sinistra, uomini di governo [...] «Via Gradoli 96» è il titolo di un libro di Sergio Flamigni: "una palazzina dei servizi segreti, scrive" (qui il testo completo).

Insomma via Gradoli è una via dei servizi, come ci sono le vie degli acquisti e quelle degli uffici.

Che poi i servizi siano segreti o sessuali, apparentemente poca differenza fa. O forse proprio nessuna.

Saluti,

Mauro.

martedì 27 ottobre 2009

Bersani, Rutelli e il PD

Quando è nato il Partito Democratico (alias PD) tutti coloro che seguono un minimo la politica avevano subito capito che era il pesce grande (alias DS) che si fa mangiare dal pesce piccolo (alias Margherita) allo scopo di ricostruire la vecchia balena bianca del centro (alias Democrazia Cristiana).

Ora la componente di sinistra (per quanto all'acqua di rose... anzi all'acqua omeopatica di rose) di detto PD ha avuto uno scatto d'orgoglio e ha eletto (per di più - scandalo degli scandali! - tramite le primarie, cioè direttamente dalla base del partito) Pier Luigi Bersani a segretario del partito.

Chi è Pier Luigi Bersani?
Non vi faccio qui la sua biografia, vi dico solo che tra i tre candidati alla segreteria era l'unico di sinistra (moderata, sia detto). E, cosa ancora più grave, l'unico che aveva qualcosa da dire.

Dopo queste primarie colui che più di tutti in passato manovrò per costruire il PD (da lui visto, con speranza, come la nuova DC), cioè un certo Francesco Rutelli, ha fatto capire chiaramente (ma da buon democristiano senza dirlo chiaramente) che lascerà il PD per unirsi a Casini (e probabilmente anche a Mastella).

Ora questo ci dice due cose di detto Rutelli:
1) la sua caratura "democratica" nell'accettare l'esito di una votazione (il segretario è stato eletto dai militanti, non da un gremium ristretto);
2) la sua vera linea politica (si è sempre detto per il centro-sinistra, ma appena in questo centro-sinistra spunta qualcosa anche solo vagamente di sinistra lui scappa).

Beh, comunque... una banderuola del genere meglio perderla che trovarla (per chi non se lo ricordasse, Rutelli partì coi Radicali, passò ai Verdi, poi alla Margherita per arrivare al PD e ora passare a un'UDC che probabilmente cambierà nome).

Benvenuto Bersani, e ricordati di fare qualcosa di sinistra anche ora che sei segretario dopo aver detto alcune cose di sinistra da candidato.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Esemplare la vignetta di Staino sull'Unità.

lunedì 26 ottobre 2009

Günther Oettinger

La Germania ha deciso quale persona proporre come membro tedesco per la nuova Commissione Europea che entrerà in carica nel 2010.

Chi è il "fortunato"? Günther Oettinger, attuale primo ministro del Land Baden-Württemberg.

Peccato che detto Oettinger abbia avuto vicinanze un po' troppo amichevoli con membri della 'ndrangheta calabrese. Non è detto che lui abbia mai commesso reati (infatti non esistono procedimenti su di lui al proposito)... ma direi che tale vicinanza (documentata, per un primo assaggio: Ndrangheta in Germany) rende quanto meno inopportuna la nomina.

Per chi volesse leggere il libro in cui è descritta e documentata in dettaglio questa frequentazione: Jürgen Roth, "Mafialand Deutschland" (Eichborn Verlag, 2008).

Saluti,

Mauro.

martedì 20 ottobre 2009

Democrazia 3

E concludiamo il discorso sulla democrazia in senso elettorale venendo a quella che era la mia meta fin dall'inizio: lo sbarramento elettorale che impedisce alle formazioni minori di entrare in Parlamento.

Nel messaggio precedente concludevo il confronto tra i sistemi maggioritario e proporzionale citando il fatto che molti paesi hanno cercato di introdurre un sistema misto, dovendolo però sempre (o quasi) correggere con uno sbarramento percentuale (il 5% in Germania, il 4% in Italia, per esempio).

Però... questo sbarramento è quanto di più antidemocratico ci sia, in quanto di fatto "castra" la libertà di voto e il diritto di essere rappresentati.
D'altro canto è il modo più efficace (dittatura a parte ;-) ) che si sia riusciti a escogitare per garantire la governabilità di un paese.

La domanda quindi è la seguente: meglio più democrazia o meglio più governabilità?

Saluti,

Mauro.

Democrazia 2

Nel messaggio precedente, primo dedicato alla democrazia, ponevo il primo dubbio su quale forma di democrazia fosse la meno imperfetta, la più utile.

Ammesso e non concesso che valga la mia conclusione, secondo cui sia più facilmente realizzabile e forse in generale preferibile la democrazia rappresentativa, andiamo avanti col discorso.

Secondo dubbio: sistema maggioritario o sistema proporzionale per le elezioni?

Il sistema maggioritario sembra più vicino alla democrazia diretta (pur certo non eliminando il filtro rappresentativo), in quanto l'elettore manda in Parlamento una ben precisa persona che si presenta sì come rappresentante di un partito, ma puntando su se stesso, non su una lista in cui lui è inserito. Questo candidato, se eletto, diventa - di fatto, anche se la legislazione varia da paese a paese - il referente diretto degli elettori della sua circoscrizione.
L'altra faccia della medaglia è costituita dal fatto che questo rappresentante consciamente o inconsciamente si batterà più per il bene della sua circoscrizione che per quello del paese e il fatto che si rischia un Parlamento patchwork in quanto candidati forti di partiti deboli o candidati indipendenti avrebbero buon gioco. Senza tener conto che ogni singolo eletto si sentirebbe abbastanza forte da fare di testa sua senza parlare col partito.

Il sistema proporzionale sembra meno democratico, più vicino ai partiti che agli elettori, ma fornisce la garanzia (con elettori intelligenti) che si voti per un programma, per un sistema di idee, se non coerente, almeno chiaro.
Il problema qui è sostanzialmente duplice: votando per una lista (indicando o meno le preferenze in un sistema proporzionale la lista viene sempre prima del singolo candidato) si rischia l'impersonalità dei candidati con un peso eccessivo dei partiti (con tutte le conseguenze che si sono viste per esempio negli ultimi decenni) e si rischia che piccoli partiti o liste riescano ad avere potere di ricatto se non sulla governabilità in generale, per lo meno su singole leggi o azioni. Il che non è certo un esempio di democrazia.

Molti paesi hanno cercato di introdurre sistemi misti (l'esempio più noto è la Germania, dove il sistema è - sinceramente - abbastanza contorto), ma in un modo o nell'altro si sono dovuti introdurre trucchi (vedi lo sbarramento) per salvare un po' di democrazia senza perdere la governabilità.

Insomma, verrebbe da dire che la democrazia sia un casino... ma le alternative sono anarchia o dittatura...

Saluti,

Mauro.

Democrazia 1

Nel 1947, in un famoso discorso alla Camera dei Comuni, Winston Churchill disse: "Democracy is the worst form of government, except for those all other forms that have been tried from time to time".

Quella che a prima lettura può sembrera una difesa del concetto di democrazia esposto in maniera ironica, è in realtà un amaro (Churchill era ancora amareggiato dalla sconfitta nelle prime elezioni postbelliche) riconoscimento dell'imperfezione della democrazia.

Ma può esistere una democrazia perfetta?

Forse, in teoria, c'è la possibilità di costruire democrazie perfette o quasi, ma nella realtà credo che ciò si possa avvicinare (non realizzare) solo in comunità molto piccole.

Primo dubbio: democrazia diretta o democrazia rappresentativa?

Sembrerebbe semplice: nella democrazia diretta la comunità decide direttamente su tutto, mediante referenda o altro tipo di votazione. Detto così sembra semplice.
Però... le decisioni da prendere (leggi, decreti, accordi internazionali, contratti pubblici, appalti, ecc.) sono infinite... si dovrebbe vivere in cabina elettorale. E allora visto che si passa tutto il tempo a votare, chi lavora? Chi governa?
E c'è un'altra falla nella democrazia diretta: Chi decide su cosa decidere? Ci dovrebbe pur sempre essere un filtro. Un esempio teorico banale: mettiamo che la situazione economica renda necessario riformare il sistema fiscale. Si possono pensare mille diversi sistemi fiscali. Chi decide quali, tra questi mille, verranno presentati sulla scheda per votare? Oppure si fa una scheda abbastanza grande da poterli descrivere tutti e mille?

Quindi rimane la democrazia rappresentativa? La comunità delega a dei rappresentanti le decisioni, limitando i referenda a questioni molto particolari.
Se questi rappresentanti sono onesti sembrerebbe un'accettabile compromesso. Però, anche il rappresentante più onesto e preparato, è in primo luogo un cittadino, un elettore, con le sue idee.
Quindi il giorno che arriva da decidere sulla legge X tra la proposta A e quella B e io approvo la A, ma il rappresentante che ha avuto la mia preferenza predilige leggitimamente la B... io quel giorno in Parlamento è come non fossi rappresentato, pur avendo fatto il mio dovere elettorale.
Quel giorno di fatto non c'è democrazia per me.

Quindi si tratta di due alternative entrambe lacunose.

È chiaro comunque che - a livello pratico - la democrazia rappresentativa forse non è migliore (anzi) ma di sicuro più applicabile e controllabile da derive demagogiche o simili.

Saluti,

Mauro.

domenica 18 ottobre 2009

I boni dei managers

A intervalli più meno regolari tornano le polemiche sugli stipendi e sui "premi" esorbitanti dei top managers.
E in tempi di crisi come questi le polemiche sono per forza di cose ancora più violente, anche perché i managers, soprattutto quelli del settore finanziario, vengono considerati - in parte a ragione - tra i principali colpevoli della crisi stessa.
Ma, al di là delle questioni morali, basta ridurre questi stipendi, questi premi per riportare il mondo della finanza e dell'industria a un comportamento responsabile?
E poi, i managers hanno sì colpe... ma siamo sicuri che siano gli unici ad avere colpe? Il problema più grave a mio parere è la predominanza della finanza sull'industria, cioè la "sparizione del prodotto", come avevo già detto più di tre anni fa in un pensiero dedicato alla Cina e alla finanza (Cina e finanza, 29 giugno 2006).

L'industria guadagna con i prodotti e i servizi... la finanza con le azioni e la speculazioni. L'importante è ottenere rendite sempre maggiori (senza curarsi del modo) e spingere le azioni verso l'alto... di modo che gli azionisti - i tanto leggendari "shareholders" (tra cui ci sono anche i managers stessi grazie alle stock options) - si mettano in tasca tanti soldi in breve tempo e al momento giusto speculino rivendendo le azioni, senza che abbiano alcun interesse alla salute, alla solidità dell'azienda... a loro in fondo interessa una specie di one night stand finanziario, non un matrimonio.

Come risolvere il problema, tenendo conto che i managers rispondono agli azionisti (che generalmente non sanno ne' vogliono sapere nulla dell'azienda)?
Non è facile, ma io credo che tre cose siano necessarie:
- Eliminare le stock options, se un manager merita di essere premiato, venga premiato in soldi, non in azioni;
- Trovare il modo di far sì che i managers rispondano all'azienda stessa, non agli azionisti;
- La politica deve trovare il coraggio di mettere il guinzaglio al liberismo, in quanto il pensiero liberale - con cui tanti si riempiono la bocca - non ha niente a che vedere col liberismo.

Saluti,

Mauro.

venerdì 16 ottobre 2009

La malattia di Berlusconi

Sto seguendo le reazioni scomposte di Berlusconi ai vari "attacchi" che sta subendo... reazioni che talvolta prendono anche fischi per fiaschi difendendosi da accuse non ricevute e non difendendosi da accuse ricevute...

Ma non voglio parlare di politica o di giustizia. Bensì di salute.

Quando Veronica Lario disse che Berlusconi era malato, tutti - a causa della storia Noemi - a discutere sulla "pedofilia" dello stesso.

Intanto la pedofilia - intesa in senso medico, lasciamo perdere le questioni legali - indica l'essere attratti da ragazzi/e che non hanno ancora raggiunto la pubertà o sono nella fase di passaggio tra infanzia e pubertà... e Noemi per quanto allora minorenne la pubertà l'aveva raggiunta eccome e anzi già lasciata indietro ;-)
Quindi se Berlusconi fosse (o fosse stato) pedofilo, avrebbe dovuto esserci qualche ragazzina ben più giovane di Noemi in ballo... oppure Berlusconi non è (almeno in senso medico) pedofilo.

Io invece pensai (e penso) che Veronica Lario intendesse tutt'altra malattia e il Berlusconi scomposto degli ultimi tempi sembra confermarmelo: Alzheimer o demenza senile.

Saluti,

Mauro.

giovedì 15 ottobre 2009

Due Nobel che non approvo

Nobel per la pace a Obama... d'accordo ha mostrato un modo di fare e una visione del mondo ben diversi da Bush... ma è presidente da solo 10 mesi (e per di più la candidatura è stata fatta a febbraio, quando era eletto da due mesi e in carica da due settimane), per ora le sue sono solo intenzioni, risultati (per forza di cose) ancora non ce ne sono (e alcuni risultati si vedranno solo a lungo termine)... ma mi pare che più che premiare Obama, si siano voluti premiare gli USA per essersi liberati di Bush (e della Palin!)... un po' poco per assegnare il Nobel...

Nobel per la fisica agli inventori delle fibre ottiche e del sensore CCD... insomma, allora cambiamogli nome e chiamiamolo Nobel per l'ingegneria... i tre premiati hanno fatto sì invenzioni eccezionali, ma non hanno scoperto nulla, hanno "solo" costruito qualcosa (in particolare per quanto riguarda il sensore CCD) in base a scoperte fisiche precedenti... a questo punto, se l'Accademia di Svezia fosse coerente, uno dei prossimi Nobel per la fisica dovrebbe andare a Federico Faggin, l'inventore del microprocessore!

Saluti,

Mauro.

Rieccoci

Dopo due anni e mezzo di pausa dovuti ai più disparati motivi, direi che è ora di ricominciare.

Di cose nel mondo ne sono successe tante, pensieri eretici o meno su queste cose ce ne siamo fatti tanti... insomma i temi non mancano, basta un po' guardarci intorno.

Più tardi leggerete qualcosa di più.

Saluti,

Mauro.