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mercoledì 10 gennaio 2024

Il mai qualificato

Generalmente, a meno di non essere il paese ospitante o (in passato, oggi non più in molti sport) il campione in carica, per partecipare a un campionato mondiale o continentale a squadre di qualsiasi sport devi prima passare dalle cosiddette qualificazioni.
Quindi un giocatore, per quanto bravo, per quanto campione, magari assoluto, deve comunque passare con la sua nazionale per queste qualificazioni.
Anche il più forte dei giocatori deve conquistarsi la partecipazione a detti tornei. E non sempre ci riesce, soprattutto se viene da un paese in cui il suo sport non è particolarmente di vertice.

Ma c'è una storia interessante che, in apparenza, smentisce questo fatto.
E questa storia viene proprio dallo sport più diffuso, il calcio, e da un paese non proprio secondario, l'Italia.
Questa storia ci parla di un calciatore, fortissimo, che ha partecipato a quattro mondiali di calcio senza mai giocare una singola partita di qualificazione.

Questo giocatore si chiama Giuseppe "Beppe" Bergomi, lo "Zio".
Una delle bandiere dell'Inter.

Bergomi è stato uno dei più forti (forse il più forte) difensore della sua generazione (la generazione dei Gentile e Cabrini fu prima di lui e quella dei Cannavaro e Nesta fu dopo, ma lui seppe affermarsi già ai tempi della prima e a dire la sua ancora ai tempi della seconda).
E partecipò a quattro mondiali nell'arco di sedici anni (uno lo saltò, poi vi spiegherò perché).

Bergomi partecipò al mondiale 1982 (e lo vinse) da diciottenne convocato da Bearzot dopo che aveva giocato una singola partita in azzurro... ma amichevole, non nelle qualificazioni.
Partecipò poi al mondiale 1986, senza doversi qualificare, perché ai tempi i campioni in carica erano qualificati di diritto.
E di diritto partecipò anche al mondiale 1990, in quanto l'Italia era paese organizzatore.
Saltò i mondiali del 1994, perché come CT c'era Sacchi e un difensore vecchio stile come Bergomi per Sacchi era una bestemmia, quindi lo Zio non venne mai convocato, né in amichevole, né per le qualificazioni, né per il mondiale.
E partecipò di nuovo al mondiale 1998, convocato per l'infortunio di Ciro Ferrara all'ultimo momento e sceso in campo poi nel torneo per l'infortunio di Alessandro Nesta.

Giuseppe Bergomi.
4 mondiali.
81 partite in nazionale.
16 partite ai mondiali.
0 partite nelle qualificazioni ai mondiali.

Giuseppe Bergomi.
Il mai qualificato.
Ma comunque un grandissimo.

Saluti,

Mauro.

martedì 5 giugno 2018

Balotelli e la fascia

Negli ultimi giorni, con le ultime amichevoli stagionali della nazionale italiana di calcio, si è improvvisamente presentato un "problema": la possibilità che Mario Balotelli indossasse la fascia di capitano.

Gli uni a plaudire alla possibilità perché sarebbe un forte segnale di integrazione (in realtà ipocrisia politicamente corretta).
Gli altri a contestare i meriti morali di Balotelli, tirando in ballo le famose "balotellate" (in realtà ipocrisia razzista per nascondere il fatto che volessero un capitano bianco).

Peccato solo che sia un problema non problema.
Semplicemente non esiste, è un problema inventato.

La nazionale italiana di calcio ha sempre avuto la regola che il giocatore col maggior numero di presenze in campo porta la fascia di capitano.
Quindi se un giorno capiterà che Balotelli dovesse essere il giocatore nell’11 iniziale con più presenze sul groppone quel giorno avrà la fascia. E non per questioni di integrazione o politiche.
Se tale evenienza non capiterà mai, se non sarà mai il giocatore in campo con più presenze, la fascia non la porterà mai. E non per questioni caratteriali o politiche.
Punto.

L’integrazione, le balotellate e altre seghe mentali non c’entrano un cazzo, se non a riempire le TV e i giornali di chiacchiere e stronzate.
Sono, appunto, solo seghe mentali per inventarsi un problema che non è un problema (e magari per nasconderne, farne passare sotto silenzio altri che esistono veramente).

Saluti,

Mauro.

martedì 27 febbraio 2018

Le balle sui trasferimenti fiscali

Quando sentite parlare leghisti e antieuropeisti sui trasferimenti fiscali... storcete il naso.

Uno dei cavalli di battaglia di leghisti e autonomisti vari è il mancato ritorno delle tasse pagate nei territori dove esse sono state pagate.
Senza dimenticare che certi ragionamenti possono portare agli estremi che descrissi qui, c'è un problema di comprensione di base.

Esistono due tipi di tasse.
Le tasse locali e quelle nazionali.

Le tasse locali vengono raccolte dagli enti locali e dagli stessi vengono usate. Che vengano usate bene o male, non possono comunque uscire dall'ambito locale.

Le tasse nazionali, dovunque vengano raccolte, appartengono allo Stato e basta, non hanno nulla a che vedere con le regioni, con le varie entità locali dove vengono raccolte.
In Italia non esiste nessun trasferimento da una regione all'altra. Esiste solo il trasferimento dallo Stato alle varie regioni (o altre entità locali).

Quindi quando, per esempio, un Salvini sbraita sui trasferimenti dalla Lombardia alla Calabria, per esempio,sbraita sul nulla: detti trasferimenti non esistono.

Le tasse locali raccolte dalla regione Lombardia rimangono già in Lombardia, non servono leggi per garantirlo.
Le tasse nazionali - dovunque vengano raccolte - appartengono allo Stato e lo Stato le utilizza dove servono. A vantaggio dell'intero paese. Punto.
È lo Stato a trasferire da sé stesso alle periferie (tra cui vi sono anche le regioni ricche come Lombardia, Piemonte o Emilia Romagna) in base ai bisogni delle stesse, non esiste nessun trasferimento da regione a regione.

Saluti,

Mauro.

martedì 14 novembre 2017

Non andiamo ai mondiali

E allora?

Sia ben chiaro, io sono un tifoso, quindi ora sono incazzato come una bestia - se lo negassi sarei bugiardo e ipocrita.
E per di più - contrariamente al tifoso italiano classico - per me la squadra più importante è la nazionale. La mia squadra di club (il Genoa, per chi non lo sapesse) è di fatto la mia seconda squadra.
La prima è l'Italia.

Però... anche se in questo momento sto imprecando peggio di un portuale ubriaco e l'estate prossima rosicherò peggio di un castoro in tempesta ormonale... però le cose importanti sono altre.
Sia che pensi egoisticamente solo a me stesso, sia che pensi all'umanità.

Quindi... non andiamo al mondiale. E allora?

E allora mi rode, porca miseria :-)

Ma ci sono cose che mi rodono molto di più. E che meritano il mio impegno per cercare di fare qualcosa per questo benedetto mondo.
Lo meritano più di una nazionale di calcio.

E il primo rodimento - quello per il calcio - domani o al massimo dopodomani mi passa.
L'altro no. Col cavolo che mi passa.

Saluti,

Mauro.