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giovedì 7 luglio 2022

E se la Z non fosse una Z?

Da quando è iniziata l'invasione russa dell'Ucraina ci si chiede cosa significa la Z che appare su molti mezzi militari russi e che ora in Russia (e non solo) viene usata da chi sostiene Putin e l'intervento russo.
Ci si chiede di che parola sia l'iniziale o domande simili.

Un ottimo esempio di queste domande lo si trova in un articolo del Post del 4 giugno scorso.

Ma... e se la Z non fosse per niente una Z?

Mi spiego meglio.

In Russia si usa l'alfabeto cirillico (anche in Ucraina del resto) e nell'alfabeto cirillico non esiste la lettera Z, come vedete in questa tabella:


Come vedete non esiste nessuna Z.
E perché i russi dovrebbero usare una lettera di un alfabeto non loro? La Z si usa nell'alfabeto latino... l'alfabeto del nemico occidentale.
E non venitemi a dire che magari è un messaggio per gli ucraini: anche gli ucraini usano l'alfabeto cirillico.

E quindi?

E quindi... se la Z fosse non una lettera ma un simbolo?
Un simbolo come la svastica nazista, la falce e martello comunista o mille altri simboli politici o nazionali nella storia del mondo?

Saluti,

Mauro.

domenica 17 giugno 2018

I virgolettati

Negli ultimi tempi ci sono state varie polemiche perché sono state riportate in vari articoli citazioni non corrette, però comunque riportate come virgolettate, quindi ufficialmente come letterali (io stesso ne ho parlato qui riguardo a un'intervista a Günther Oettinger).

Cosa significa riportare qualcosa tra virgolette?
Significa che quel qualcosa - bello o brutto che sia - è ciò che letteralmente ha detto o scritto la persona citata. Non un riassunto (per quanto fedele), solo quanto ha letteralmente detto. Niente di più, niente di meno.
Un riassunto è assolutamente accettabile e - si spera - generalmente corretto, ma solo se non virgolettato ed esplicitamente definito come tale.

E fin qua, spero, siamo tutti d'accordo.

Ma ciò non basta. Anche una citazione letterale può essere comunque sbagliata.
Ora mi direte: ma se hai appena detto che le citazioni devono essere letterali... non puoi ora dirci che essere letterali non basta!
E invece sì, ve lo dico. Le citazioni devono sì essere letterali, ma devono anche essere complete.

Mi spiego meglio con un esempio.
Mettiamo che io dichiari: "Se fosse dimostrato che la categoria X è dannosa per il paese, allora cacciamo la categoria X" (lo so, la grammatica non è perfetta, ma avete mai sentito grammatica perfetta nei comizi, anche in quelli della vostra parte?).
Un giornale di una determinata parte politica prenderebbe le parole "cacciamo la categoria X" e le userebbe come espressione del mio pensiero.
La citazione sarebbe letterale, nessuno potrebbe protestare al proposito, ma sarebbe comunque sbagliata, fuorviante... perché mancherebbero parti essenziali (spero che non serva che vi dica quali).

Cosa ci insegna ciò?
Ci insegna che una citazione deve essere letterale, sì, ma che senza un collegamento alla fonte originaria, alla fonte che ci permetta di risalire al contesto... anche la letteralità non dice in fondo nulla.

Saluti,

Mauro.

domenica 27 agosto 2017

Cavalcando i paragrafi

In Germania (e nel mondo tedescofono in generale) esiste una particolare categoria di persone per cui si usa le definizione "Paragraphenreiter", che tradotto letteralmente sarebbe "cavalcatori di paragrafi".
Nessuno (o quasi) ama essere inserito in questa categoria, viene considerata offensiva... ma è una delle caratteristiche innate della mentalità teutonica ed è molto, ma molto più diffusa di quanto i tedeschi ammettano.
È una delle cose che i tedeschi praticano con passione ma su cui obbligatoriamente va steso un velo di silenzio.

Ma cos'è un cavalcatore di paragrafi?
Un cavalcatore di paragrafi è una persona che sostanzialmente ha la caratteristica di saper leggere e capire bene (anche troppo) la lettera di ciò che legge, ma che non sa pensare, non ha nessuna capacità (ma neanche volontà) interpretativa.
Questo porta due conseguenze:
- Per queste persone tutto deve essere regolato nei minimi dettagli, ciò che non è regolato non esiste (e se dovesse esistere è semplicemente l'anticamera dell'apocalisse);
- Queste persone vivono di cause, proteste ufficiali, denunce, lettere a sindaci e giornali, eccetera, eccetera... rendendo la vita propria e altrui un inferno.

Tutto ciò mi è tornato in mente leggendo la lettera di un lettore nel supplemento di venerdì della Süddeutsche Zeitung, uno dei due più importanti quotidiani tedeschi.

Traduco qui la lettera:
Il consorzio trasporti Reno-Meno concede un rimborso parziale del costo del biglietto per ritardi superiori ai dieci minuti. Ieri io ho potuto prendere un treno precedente a quello previsto, perché questo aveva già in partenza un notevole ritardo. Quindi sono arrivato a casa prima nonostante il ritardo. Posso comunque avvalermi della regola dei dieci minuti? (1)

Ora questa persona aveva capito benissimo lo spirito della regola e cercava semplicemente di trarne un doppio vantaggio (arrivo anticipato a casa + rimborso di parte dei costi).
Il problema è che nel suo caso il rimborso andava contro lo spirito della regola ma sarebbe stato perfettamente corretto considerando solo la lettera della regola.
Proprio per questa legittimità molti tedeschi in questa situazione avrebbero fatto direttamente richiesta di rimborso non per ottenere un vantaggio, bensì semplicemente perché "così dice la regola e quindi così va fatto" (anzi molti cavalcatori di paragrafi sono ben contenti di aver anche personalmente svantaggi pur di vedere rispettato anche il più insignificante e assurdo cavillo... e poi gonfiano il petto tronfi della propria superiorità morale nei confronti degli altri).

Un altro esempio capitò a me una ventina d'anni fa, nel 1996.
Era l'epoca in cui la UE stava rendendo effettive le regole presenti nei trattati di Schengen, Maastricht & co. e stavano cambiando molte cose per i cittadini UE residenti in altri paesi UE (tipo io in Germania), mentre allora poco o nulla cambiava per i cittadini del paese stesso e per i cittadini extracomunitari (poi sono cambiate cose anche per questi ultimi, ma allora i cambiamenti riguardavano quasi esclusivamente i cittadini UE).
Io avevo bisogno di un certificato di residenza quindi mi recai all'anagrafe di Münster per richiederlo. L'impiegata cerca i moduli che devo compilare e non li trova... non li trova perché ci sono i moduli per i "tedeschi" e per gli "stranieri"... ma lei sapeva (come da regolamento) che lo straniero tout court era il cittadino extra UE.
E non c'erano moduli per "cittadini UE non tedeschi". Quindi lei non poteva farmi il certificato di residenza. Non era prevista una situazione come la mia, quindi detta situazione non poteva esistere. (2)
Il giorno dopo chiesi consiglio al consolato italiano: l'impiegato mi disse di non chiedere esplicitamente il certificato di residenza, ma di chiedere semplicemente il modulo xyz, compilarlo e consegnarlo senza dire nulla. Lo feci ed ebbi il mio certificato di residenza in cinque secondi.

Il problema è che anche se le nuove generazioni sono un po' piú flessibili e indipendenti, questa mentalità è ormai entrata talmente a fondo nel DNA tedesco che i conseguenti danni e problemi andranno avanti ancora per generazioni.

Saluti,

Mauro.

(1) Non so se poi l'autore della lettera abbia chiesto il rimborso, ma colui che risponde alle lettere su detto supplemento gli ha risposto che tecnicamente sì, ne avrebbe diritto, ma che ciò andrebbe contro lo spirito della regola e non sarebbe eticamente corretto.

(2) In realtà la situazione era di una semplicità disarmante: essendo la regola nuova e non essendo ancora pronti i moduli nuovi lei avrebbe potuto tranquillamente darmi uno qualsiasi dei due moduli, sia quello per i tedeschi che quello per gli stranieri e per me sarebbero andati bene entrambi.
Ma né lei né il direttore dell'ufficio (a cui si rivolse per consiglio) erano in grado di pensare oltre la lettera.