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martedì 19 giugno 2018

Siamo sicuri che le quote rosa funzionino?

Come ben sa chi mi segue da tempo (ma anche forse chi mi segue da meno tempo) io sono contro le quote (rosa o di qualsiasi altro tipo) in posti sia pubblici che privati.
Non sto qui a ripetermi: già nel gennaio del 2010 avevo espresso in questo articolo il mio pensiero e da allora non è cambiato.
Oggi magari mi spiegherei con più dettagli, citando qualche fonte in più, ma la sostanza rimarrebbe la stessa.

Ieri però un articolo pubblicato sul sito della Deutsche Welle (radio pubblica tedesca) mi ha fatto pensare che forse le quote rosa sono ancora più dannose di quello che io pensavo e che le prime a essere da queste danneggiate sono le donne stesse.
L'articolo in questione si intitola Frauen mit wenig Rückenwind (in italiano: Donne con poco vento a favore).
Scopo di questo articolo sarebbe quello di far vedere che le donne sono ancora svantaggiate per quanto riguarda le posizioni di vertice nelle aziende e che bisogna fare qualcosa al proposito.

Però, però...

Guardate questo grafico, basato su dati della commissione europea:


Questo grafico ci indica i paesi europei con la più alta percentuale di donne ai vertici delle aziende e, per confronto, il dato UE globale (il titolo del grafico letteralmente significa: Stati dell'UE con il maggior numero di donne in posizioni di vertice, il sottotitolo: Percentuale di donne nei consigli di sorveglianza e nel top management delle maggiori aziende).

Da italiano la mia prima reazione è che l'Italia (dove si parla e si straparla delle poche donne in posizioni importanti) è comunque il terzo paese d'Europa per donne ai vertici, dietro solo a Francia e Svezia (che io, sinceramente, mi sarei comunque aspettato in posizioni invertite, ma questa è un'altra storia).
Alla faccia delle lamentele e dei piagnistei.

Le considerazioni però più interessanti sono altre.

1) Intanto, almeno tra i primi cinque paesi, l'Italia è l'unico senza nessuna quota (o altra forma di tutela/promozione) per le donne nel mondo aziendale.
Eppure l'Italia, come detto, non è per niente messa male, anzi.
Forse che le quote non siano poi una strada così necessaria, così utile per ottenere dei risultati?

2) La seconda considerazione viene dal confronto tra Italia e Germania: in Germania per legge le principali società quotate in borsa (cioè di fatto quelle prese in considerazione nel grafico) devono avere almeno il 30% di donne nelle posizioni di vertice.
Eppure l'Italia supera il 32% senza quote e la Germania non raggiunge il 30% nonostante la legge.
Non sarà forse che le quote ti fanno sembrare privilegiata e quindi ti mettono contro chi ti dovrebbe assumere?
Ergo ti danneggiano?

Io lancio il sasso, vediamo cosa ne pensate voi.

Saluti,

Mauro.

lunedì 30 aprile 2018

Le donne e i segreti

Tutte le donne hanno dei segreti.

Anche quando non sanno di averli.

Saluti,

Mauro.

martedì 21 novembre 2017

Un dibattito da bar

Parliamoci chiaro: il dibattito sulle molestie sessuali nel mondo dello spettacolo nato dopo le accuse a Weinstein si è incartato.

Ormai, per qualsiasi persona minimamente senziente, entrambi i partiti hanno perso credibilità.
Il livello è ormai da entrambe le parti quello delle chiacchiere da bar.

Peccato che accuse (soprattutto) e difese (in seconda battuta) debbano entrambe basarsi su fatti concreti e provabili, non su blabla.

Ma forse è per questo che pochi casi finiscono davanti a un giudice, perché c'è molto blabla e pochi fatti (sia da parte di chi pretende di essere stato/a molestato/a sia da parte di chi pretende di essere vittima di complotti).

Però una differenza tra le due parti c'è: nel mondo civile l'onere della prova sta sulle spalle dell'accusa.
Senza se e senza ma.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 9 novembre 2016

Perché ha vinto Trump

Dopo i risultati delle elezioni presidenziali USA si stanno sprecando le analisi sul perché e sul come Trump, da totale sfavorito, ce l'abbia fatta (OK, la Clinton ha fatto un sacco di autogol, ma agli occhi di molti quelli di Trump sembravano peggiori).

Sto leggendo tante "dotte" analisi di ogni tipo e - devo essere onesto - in molte di esse ci sono considerazioni interessanti e un pizzico di verità.
Ma veramente convincente non è nessuna di esse, anzi...

Un'analisi un po' meno "dotta" a mio parere però andrebbe letta...
Io direi infatti che chi più ha centrato il punto è stato Fabrizio Leone con quello che ha scritto qui. I suoi toni possono piacere o meno, ma quel che scrive su Trump (e che in grandissima parte condivido) è un dato di fatto, anche se spesso ignorato.
Certo, la sua spiegazione da sola non basta a dire perché Trump sia stato eletto. Ma senza la sua spiegazione di fatto non c'è perché.

Il problema di Leone è però che lui è troppo ottimista. Dimentica il potere del politically correct.
Io personalmente non mi stupirei se Trump finisse presto o tardi sotto impeachment proprio per aver preso a pedate il politically correct e non per colpe politiche o legali vere.

In aggiunta a quanto giustamente detto da Leone mi è tornato in mente un episodio raccontato da Mattia Butta durante un suo recente soggiorno negli USA e che dimostra come spesso le donne siano le più maschiliste delle persone.
Leggete verso la fine di questo testo come una donna dica che quello del presidente sia un "lavoro da uomini".
Quando lo ho letto non mi sono stupito. Anzi mi avrebbe stupito leggere il contrario.

Saluti,

Mauro.