sabato 22 febbraio 2020

Noi non sappiamo se c'è un morto per coronavirus in Italia

Il morto di Schiavonia (Padova) aveva il coronavirus, ma era già ricoverato da prima per altre patologie.
Nonostante quello che sostengono giornali e telegiornali noi NON sappiamo cosa ha causato il decesso.
Senza autopsia, viste le varie patologie, NON possiamo saperlo.
Niente panico.
Preoccuparsi e stare all'erta , ma panico no.
Non seguite i media a caccia di click.
Punto.

Saluti,

Mauro.

Aggiornamento ore 19:00, 22.02.2020
Lo stesso discorso per ora vale per la seconda vittima italiana a Casalpusterlengo (Lodi).

Aggiornamento ore 19:00, 23.02.2020
Lo stesso discorso per ora vale per la terza vittima italiana a Crema (Cremona), che era ricoverata per un tumore.

Aggiornamento ore 02:45, 25.02.2020
Tutte le vittime italiane collegate al coronavirus avevano anche altre patologie.
Non esiste ancora conferma che il coronavirus in sè sia stato letale in Italia.
Ribadisco: se siete intelligenti preoccupatevi, ma non lasciatevi prendere dal panico!

4 commenti:

  1. Questo è quello che ho scritto oggi: "Potrò sembrare superficiale, fatalista ma non mi faccio impressionare e spaventare da un virus.
    Io (come le persone della mia età) ho vissuto un momento ben peggiore di questo.
    Si combatteva contro un nemico ancora più invisibile di un virus. Un nemico contro il quale le mascherine non servivano a nulla. Un nemico che rendeva inutile chiudersi in casa. Un nemico che neanche un bagno in una vasca di amuchina, rendeva innocuo.
    Le radiazioni.
    Chernobyl 1986.
    Anche allora si scatenò la psicosi, con persone che facevano incetta di cibi a lunga conservazione, svuotando supermercati, mandando in rovina i produttori di latte e gli agricoltori. E, posso dirlo? Allora la paura era molto più giustificata rispetto a oggi.
    Con il virus te la cavi stando 5 giorni a letto prendendo un po’ di antivirali e camminare! Se vieni, invece, esposto a una dose superiore al normale di radiazioni, la vita ti si complica alquanto (o, perlomeno, si complica la poca vita che ti rimane…) e le prospettive sono poco incoraggianti.
    Oggi la comunicazione è immediata, allora (non parlo del Cretaceo, eh!) lo era molto meno. Se poi pensate che il disastro avvenne in un paese dell’Unione Sovietica non certo famoso per la libertà di informazione, potete quindi immaginare quanto la fantasia galoppasse.
    Quello che non capisco è come chi è passato attraverso il disastro di Chernobyl, possa farsi problemi per un’influenza respiratoria, contagiosa quanto si vuole, ma sempre influenza.
    Rimettiamo le cose nella giusta prospettiva: stare attenti è giusto per noi e per gli altri, vivere come se stesse per arrivare la fine del mondo è ingiustificato e ingiustificabile."

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    1. Che poi, da fisico, posso dirti che anche la paura per i rischi di Chernobil era estremamente esagerata.
      Figuriamoci quindi quella per il coronavirus.

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  2. Ma certo! Il problema non erano tanto le radiazioni ma la mancanza di informazioni precise. Tutto qui.

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    1. Infatti; qui https://shevathas.wordpress.com/2018/09/03/linformazione-su-chenobyl-in-italia/

      un vecchio articolo sul caos dell'informazione, e delle reazioni, a seguito di chernobyl; mi sembra che per il coronavirus, e a suo tempo per la SARS, stia capitando esattamente la stessa cosa.
      nihil sub sole novi.

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