lunedì 9 luglio 2018

Cos'è un brevetto?

Qualche giorno fa vi ho spiegato in un articolo alcune cose sui brevetti, per la precisione ho cercato di sfatare alcune credenze errate sugli stessi.
Però qualcuno interessato al tema ma senza conoscenze specifiche potrebbe essersi sentito un po' lasciato in mezzo al guado, visto che ho chiarito alcune cose sui brevetti ma non ho chiarito le fondamenta su cui si basa il concetto di brevetto.
Cercherò di farlo qui rispondendo a tre domande di base (sperando di usare un linguaggio comprensibile anche ai non addetti ai lavori).

Cos'è un brevetto?

Un brevetto è una forma di protezione legale nell'ambito della proprietà intellettuale.
Tale protezione garantisce a chi ha inventato qualcosa il controllo sull'utilizzo e la realizzazione della sua idea (cioè lui decide se produrla in proprio e se concedere licenze ad altri) e un guadagno nel caso questa idea venga commercializzata e abbia successo commerciale (guadagno diretto tramite le vendite per quanto prodotto in proprio o guadagno indiretto tramite licenze).
Essenziale è che l'idea porti a un prodotto materiale (per idee prettamente intellettuali che non portino alla possibilità di costruire qualcosa di materiale esistono altre forme di protezione).

Come detto nell'articolo del 28 giugno, la protezione data da un brevetto non è eterna: dura al massimo vent'anni, dopodiché chiunque può utilizzare le idee contenute nel brevetto stesso.
"Al massimo vent'anni" perché per poter godere della protezione va pagata una tariffa annua, ma si può decidere di smettere di pagare in ogni momento, non si è obbligati a farlo per vent'anni. Alla scadenza dell'anno in cui si smette di pagare si perde il diritto alla protezione.

Cosa può essere brevettato?

Intanto, come detto al punto precedente, l'idea deve poter portare a un prodotto materiale. Non deve essere astratta.
Sostanzialmente un'idea, un prodotto per poter aver diritto al brevetto deve rispondere a tre caratteristiche.

1) Novità: l'idea deve essere nuova (cioè non deve esistere già un prodotto o progetto basato su di essa) e innovativa (cioè non deve essere semplicemente nuova ma anche non essere conseguenza logica, palese di qualcosa di già esistente... insomma deve costituire un "salto" rispetto allo stato della tecnica).

2) Funzionalità: deve essere dimostrato (tramite calcoli, simulazioni o preferibilmente prototipi) che l'idea porti a un prodotto funzionante. Non basta che si creda possa funzionare, deve essere dimostrato che funzioni, almeno a livello teorico.

3) Utilità: il prodotto costruito sulla base dell'idea deve essere utile (qualcuno direbbe - venalmente - commerciabile), cioè deve rispondere a un problema o a un'esigenza reale. Non deve essere un prodotto di nessuna utilità, che serva solo a dimostrare di poter essere costruito.

Perché hanno senso i brevetti?

Molti di voi avranno sentito di tanto in tanto voci o campagne contro la proprietà intellettuale, per la libertà totale della conoscenza, come dicono gli oppositori di brevetti & co.
Qui voglio limitarmi al discorso sui brevetti, senza esprimermi in alcun modo sulle altre forme di proprietà intellettuale.

Quindi: perché ha senso che ci sia questa protezione data dai brevetti?
La risposta è molto semplice: senza protezione non è conveniente fare innovazione.
Al livello tecnologico attuale l'inventore isolato che inventa qualcosa a casa è l'eccezione e anche nei casi in cui ci sia, molto difficilmente avrà la possibilità di costruire e testare in proprio la sua idea (e non solo per ragioni finanziarie).
Quindi ha bisogno di un'azienda o di finanziatori dietro le spalle, ma questi vogliono prima o poi anche un riscontro economico, non sono società di beneficenza. Senza l'esclusiva concessa dai brevetti questo riscontro economico (che senza brevetto è dovuto semplicemente alle nude vendite, per di più in presenza di concorrenti che possono copiare l'idea senza avere avuto le spese per svilupparla) generalmente non basterebbe a rendere l'innovazione conveniente.
Senza brevetti le aziende avrebbero convenienza solo a fare evoluzione di prodotti già esistenti e gli inventori indipendenti non avrebbero i mezzi per portare avanti le proprie idee.

A questo punto uno però potrebbe chiedere: e allora perché si limita il diritto a questa protezione a soli vent'anni?
Semplice: perché una protezione eterna o quasi porterebbe al monopolio e bloccherebbe l'innovazione dall'altro lato.
Una volta che un'idea viene prodotta, è valida e ha successo, allora conquista il mercato. Se quindi quell'idea è protetta per sempre quel mercato è bloccato, nessun altro ci può entrare a meno che non glielo conceda il monopolista, nessuno può migliorare quell'idea (perché una semplice miglioria non è brevettabile e quindi la sua produzione è bloccata dal brevetto precedente).
Quindi nessuno avrebbe convenienza a fare ulteriore innovazione: il monopolista non ne avrebbe bisogno e la possibile concorrenza (sempre che sia sopravvissuta) avrebbe troppi ostacoli da superare.

Saluti,

Mauro.

5 commenti:

  1. Bravo, molto chiaro. Spero che tutti abbiano capito perché i brevetti sono importanti.

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    1. Ci sarà sempre chi li considererà uno strumento dello sfruttamento capitalista... comunque glielo spieghi.

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    2. Come quelli che non capiscono l'importanza di certe competizioni motoristiche (tipo Formula 1) in termini di avanguardia per lo sviluppo e l'innovazione nell'ambito automobilistico.

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    3. Lì però potrebbero risponderti: se è così, perché così poche grandi case automobilistiche vi partecipano? 😉

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  2. Be', perché in quel caso l'innovazione non è il fine delle aziende che partecipano, ma si ha innovazione come ricaduta. Inoltre le barriere all'ingresso sono molto pesanti in F1.

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