giovedì 16 maggio 2013

Io prima o poi gliele taglio (ergo tedeschi e italiani)

Le mani. Al mio capo. E anche la lingua.

No, non fraintendete, non ho un capo violento che picchia i sottoposti (anche perché, col caratterino che mi ritrovo, capo o non capo... finirebbe per prenderne più che darne).

No, mi riferisco al gesticolare quando si parla.
Il mito dice che noi italiani gesticoliamo e i tedeschi no.
Bene, io sono italiano e il mio capo è tedesco. Io quando parlo gesticolo praticamente in misura nulla, lui mulina le braccia che neanche un professionista del teatro muto (anzi neanche della capoeria).

Ma ciò non basta... quando si tratta di parlare, a livello professionale io mi aspetto chiarezza e concisione. E non solo me la aspetto dagli altri, la fornisco io per primo.
Quando devo spiegare una cosa, devo essere chiaro, ma questa chiarezza deve essere espressa col minor numero di parole possibile.
E, oltre a ciò, se mi viene posta una domanda io devo - e voglio - rispondere chiaramente a quella domanda e basta. Tutto ciò che va oltre la domanda non importa, non c'entra.

E, da bravo italiano, mi regolo di conseguenza. Rimango in tema, sono conciso e preciso.

Il mio capo invece, da bravo tedesco, va fuori tema, si perde in discorsi lunghissimi, usa 1000 parole quando 100 bastano.
Se gli chiedi, per esempio, di che colore è la sua auto, prima di dirtelo ti fa una capa tanta sul perché lui ha scelto quell'auto e non un'altra e sul come i colori vengano scelti dalle varie case automobilistiche... ma a te interessa solo il colore della sua auto, del resto non te ne frega niente.

È vero che il mio capo è particolarmente estremo... però il problema è generalizzato.
Nonostante le leggende metropolitane dicano il contrario, il tedesco generalmente divaga, l'italiano generalmente va al punto.

Saluti,

Mauro.

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