venerdì 18 novembre 2011

Muoiono. Uno dopo l'altro

Come sapete, sono un grande appassionato di letteratura gialla nordica (in realtà di letteratura in generale, non solo gialla e non solo nordica, ma qui andiamo fuori tema).
Tempo fa vi avevo raccontato della fine del commissario Wallander, ormai mitico personaggio creato da Henning Mankell.

Ma Wallander non è l'unico personaggio che ci (o mi?) ha lasciato.
Due grandi autori scandinavi hanno "ucciso" i loro eroi nei loro ultimi romanzi.

Il norvegese Jo Nesbø nel suo ultimo romanzo (titolo originale "Gjenferd" ["Troppo"], titolo tedesco "Die Larve" ["La larva"], non ancora uscito in Italia) ha fatto morire quello che a mio parere è il più improponibile poliziotto della letteratura: Harry Hole. Improponibile ma figura splendida. Inquietante specchio deformante della realtà attuale.
Bisogna dire che quest'ultimo romanzo non è proprio il migliore della serie.
Hole viene ucciso da quello che in fondo è il figlio che non ha mai avuto con un colpo di pistola in faccia... ma l'autore non scrive esplicitamente che il protagonista muore, lo lascia solo intendere. Porta aperta a una "resurrezione"? Speriamo di no: questi sono trucchetti da serie hollywoodiane, non da letteratura gialla seria.

Lo svedese Leif GW Persson invece il suo Lars Martin Johansson in "Den döende detektiven" (in tedesco "Der sterbende Detektiv", non apparso in Italia, la traduzione sarebbe "L'investigatore morente") lo fa morire esplicitamente e ci porta anche al suo funerale. Johansson, prima commissario, poi capo della polizia criminale e infine pensionato, muore di morte naturale (a causa di una condotta di vita a base di cattiva alimentazione e poco movimento) risolvendo il suo ultimo caso, soluzione comunque amara e che sa più di vendetta che di giustizia.
Johansson è un poliziotto che potrebbe tanto essere il pacioso commissario di quartiere amico di tutti come anche il funzionario che ordina azioni come quella della famigerata scuola Diaz del G8 genovese. Del resto, come già scrissi, per Persson il giallo è solo una scusa per parlare della società in toto.

Due personaggi che mi mancheranno.

E un libro (quello di Persson) che consiglio a tutti di leggere (come tutti i suoi libri, comunque).

Saluti,

Mauro.

5 commenti:

  1. E' già successo che un giallista, abbia fatto morire uno dei suoi personaggi.So che non ti piace ma la Christie fa morire Poirot (se non sbaglio in "Sipario") molto banalmente di vecchiaia. Da notare una cosa: anche se il libro è stato pubblicato alcuni mesi prima della morte della scrittrice, è stato scritto molti anni prima. Io ho sempre avuto l'impressione che alla Christie, stesse antipatico Poirot e che non abbia voluto che le sopravvivesse... :-) Serena

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  2. Sto parlando di gialli veri, non di quiz stile Settimana Enigmistica.
    Che c'entra quindi Agatha Christie?

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  3. Stavolta, almeno secondo me, sbagli. I gusti non sono discutibili e accetto che la Christie non ti piaccia, ma definire il suo stile da "Settimana Enigmistica", è veramente eccessivo. Serena

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  4. Ho dato un'occhiata sul web e il commento (da Wikipedia) che segue rende bene, la media di quello che ho letto.
    "Giallista di fama mondiale, curò sempre i suoi romanzi con grande abilità, creando un'atmosfera intrigante attraverso personaggi ed ambienti di facile riconoscibilità: descrizioni accurate, senso della suspense, ambientazioni realistiche dettagliate, personaggi mai privi di spessore o di caratterizzazione. I suoi personaggi maggiori sono famosi in tutto il mondo: tra questi i più celebri, protagonisti di buona parte della sua produzione letteraria, sono l'investigatore belga Hercule Poirot e la simpatica vecchietta, nonché intrigante indagatrice, Miss Marple.

    Ancora oggi i suoi romanzi sono pubblicati con successo dalla Mondadori Spreak Dream in tutto il mondo. È la scrittrice inglese più tradotta, anche più di Shakespeare[1]. Nella lingua originale i suoi libri sono stati venduti in un miliardo di copie e in egual numero in almeno 103 lingue differenti."

    Serena

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  5. Beh, che dire?

    Non concordo né con te, né con Wikipedia, né con i (presunti) milioni di lettori della Christie. :-)

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