Vi riporto solo un articolo appena letto su Repubblica, non lo commento:
"Offese razziste a due ragazzi, il presidente ritira la squadra"
Non commento, ma chi mi conosce sa come la penso.
E chi mi conosce ancora meglio sa che fine farebbero il 37enne giocatore e l'arbitro citati nell'articolo se mi finissero tra le mani.
Saluti,
Mauro.
domenica 31 gennaio 2010
Haiti, Bertolaso e Clinton
Nei giorni scorsi ha fatto scandalo la critica di Bertolaso all'intervento USA ad Haiti dopo il terremoto che ha colpito la nazione caraibica.
Ora... che Bertolaso, a causa di terremoti, emergenze rifiuti e organizzazione vertici, è - poverino - costretto più a presenziare che a lavorare, si sa... e presenziare costringe a parlare...
Che gli USA poi siano stati i primi ad arrivare ad Haiti è anche risaputo (anche, se come poi scoperto, sembrano più interessati a rapire i bambini orfani che ad aiutare i senza casa)...
Però... anche volendo male a Bertolaso e bene alla povera Hilary Clinton ferita da certe accuse...
Però, però... Bertolaso aveva semplicemente ragione.
Saluti,
Mauro.
Ora... che Bertolaso, a causa di terremoti, emergenze rifiuti e organizzazione vertici, è - poverino - costretto più a presenziare che a lavorare, si sa... e presenziare costringe a parlare...
Che gli USA poi siano stati i primi ad arrivare ad Haiti è anche risaputo (anche, se come poi scoperto, sembrano più interessati a rapire i bambini orfani che ad aiutare i senza casa)...
Però... anche volendo male a Bertolaso e bene alla povera Hilary Clinton ferita da certe accuse...
Però, però... Bertolaso aveva semplicemente ragione.
Saluti,
Mauro.
venerdì 29 gennaio 2010
Italiani bamboccioni?
Negli ultimi tempi - "grazie" alle sparate del ministro Brunetta - si è infiammata la discussione riguardo ai figli italiani che rimangono troppo a lungo nella casa dei genitori, non si costruiscono una vita indipendente, insomma sono dei bamboccioni.
A parte il fatto che è facile parlare da parte di chi - vedasi Brunetta e quasi tutti quelli che intervengono sull'argomento in TV e sui giornali - non hanno problemi economici e possono dare tranquillamente soldi ai figli purché levino le tende... cosa che un operaio, un piccolo commerciante, un contadino e simili difficilmente possono fare...
A parte questo, dicevo, mi pare che sotto un certo punto di vista però il problema venga affrontato da un punto di partenza non del tutto corretto.
Mi spiego meglio: si parla sempre del lasciare o non lasciare la casa dei genitori... ma non si parla mai del come lasciarla.
E non intendo economicamente, ma mentalmente.
Esiste gente che rimane bambocciona e attaccata alle sottane materne/paterne, che non prende nessuna decisione se non approvata dai genitori pur vivendo fuori casa.
Ed esiste gente che rimane nella casa dei genitori per ragioni economiche o altro ma mentalmente è assolutamente matura, indipendente e di fatto guida la famiglia.
Insomma, per me il sapere dove uno vive conta relativamente poco per decidere se è bamboccione o meno. Conta molto di più il come vive.
Saluti,
Mauro.
A parte il fatto che è facile parlare da parte di chi - vedasi Brunetta e quasi tutti quelli che intervengono sull'argomento in TV e sui giornali - non hanno problemi economici e possono dare tranquillamente soldi ai figli purché levino le tende... cosa che un operaio, un piccolo commerciante, un contadino e simili difficilmente possono fare...
A parte questo, dicevo, mi pare che sotto un certo punto di vista però il problema venga affrontato da un punto di partenza non del tutto corretto.
Mi spiego meglio: si parla sempre del lasciare o non lasciare la casa dei genitori... ma non si parla mai del come lasciarla.
E non intendo economicamente, ma mentalmente.
Esiste gente che rimane bambocciona e attaccata alle sottane materne/paterne, che non prende nessuna decisione se non approvata dai genitori pur vivendo fuori casa.
Ed esiste gente che rimane nella casa dei genitori per ragioni economiche o altro ma mentalmente è assolutamente matura, indipendente e di fatto guida la famiglia.
Insomma, per me il sapere dove uno vive conta relativamente poco per decidere se è bamboccione o meno. Conta molto di più il come vive.
Saluti,
Mauro.
giovedì 28 gennaio 2010
Ombre del passato...
Stavolta... qualcosa di personale...
Ormai più di 15 anni fa, fresco di laurea e desideroso di dimostrare il mio valore al mondo, accettai un'offerta della Bioster s.r.l. di Seriate (Bergamo)... oggi non più s.r.l., bensì s.p.a. (e forse questo già dice qualcosa...).
Allora mi contattò il cofondatore e amministratore delegato dell'azienda, G(i).B., e dopo due colloqui venni assunto.
Imparai così a conoscere anche i due figli della persona di cui sopra, cioè S.B., di fatto a capo della gestione tecnico-scientifica dell'azienda, e G(a).B., "futuro" capo della parte commerciale dell'azienda.
La mia prima impressione riguardo alle persone fu che il padre fosse un fanfarone, talvolta collerico, ma in fondo persona onesta e corretta, che il figlio fosse un bonaccione, magari ambizioso, ma la cui "furbizia" non fosse pari all'ambizione, e che la figlia fosse una persona estremamente pericolosa, disposta a camminare sopra cadaveri di ogni tipo pur di avere successo.
Ora, 15 e passa anni dopo, leggo su vari quotidiani e agenzie stampa che la Bioster (da cui io mi separai dopo pochi mesi dall'assunzione) è coinvolta in uno scandalo non indifferente... come per esempio potete leggere in questo articolo, dove però (come in ogni altro articolo al proposito) non potete leggere i nomi completi dei protagonisti :-)
Vedendo le cose a posteriori direi che avevo inquadrato bene padre e figlia e che mi ero sbagliato solo sul figlio (a meno che egli non sia stato tirato dentro dagli intrighi della sorella, riguardo alla quale - sinceramente - non mi stupirei si scoprisse molto di peggio di quanto finora riportato).
Saluti,
Mauro.
Ormai più di 15 anni fa, fresco di laurea e desideroso di dimostrare il mio valore al mondo, accettai un'offerta della Bioster s.r.l. di Seriate (Bergamo)... oggi non più s.r.l., bensì s.p.a. (e forse questo già dice qualcosa...).
Allora mi contattò il cofondatore e amministratore delegato dell'azienda, G(i).B., e dopo due colloqui venni assunto.
Imparai così a conoscere anche i due figli della persona di cui sopra, cioè S.B., di fatto a capo della gestione tecnico-scientifica dell'azienda, e G(a).B., "futuro" capo della parte commerciale dell'azienda.
La mia prima impressione riguardo alle persone fu che il padre fosse un fanfarone, talvolta collerico, ma in fondo persona onesta e corretta, che il figlio fosse un bonaccione, magari ambizioso, ma la cui "furbizia" non fosse pari all'ambizione, e che la figlia fosse una persona estremamente pericolosa, disposta a camminare sopra cadaveri di ogni tipo pur di avere successo.
Ora, 15 e passa anni dopo, leggo su vari quotidiani e agenzie stampa che la Bioster (da cui io mi separai dopo pochi mesi dall'assunzione) è coinvolta in uno scandalo non indifferente... come per esempio potete leggere in questo articolo, dove però (come in ogni altro articolo al proposito) non potete leggere i nomi completi dei protagonisti :-)
Vedendo le cose a posteriori direi che avevo inquadrato bene padre e figlia e che mi ero sbagliato solo sul figlio (a meno che egli non sia stato tirato dentro dagli intrighi della sorella, riguardo alla quale - sinceramente - non mi stupirei si scoprisse molto di peggio di quanto finora riportato).
Saluti,
Mauro.
mercoledì 27 gennaio 2010
Velo, burqa e legge
Sono di questi ultimi giorni le notizie che arrivano dalla Francia, secondo le quali in ossequio alla laicità del paese e delle sue leggi si vorrebbe proibire l'uso del burqa (cioè l'abito che copre completamente il corpo, volto compreso, lasciando visibili al massimo gli occhi) in ogni luogo pubblico.
Io non conosco la legislazione francese abbastanza per fare commenti degni di ascolto, posso al riguardo al massimo lanciare un paio di mie considerazioni morali, che in realtà moralmente non avrebbero nessun valore :-)
Conosco però la legislazione italiana e, a seconda del punto di vista da cui osservo, mi fa ridere o piangere il dibattito sulla proibizione o meno del velo o del burqa in Italia.
Il centrodestra - e soprattutto la Lega Nord - ha perso un'ottima occasione per ottenere quanto voleva senza fare la figura del persecutore intollerante.
Il centrosinistra ha invece perso l'occasione per far fare una figuraccia al centrodestra (e per dimostrare di conoscere la legge).
Cosa sto cercando di dire?
Molto semplice: in Italia il dibattito sulla legittimità del velo o del burqa è già stato risolto per via legislativa nel 1975... ma a quanto pare i nostri politici d'oggi non conoscono le leggi della Repubblica Italiana.
Infatti, l'articolo 5 della legge 152 del 1975 (mai cancellata o modificata) ha stabilito quanto segue: è vietato ogni mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo.
Cosa significa ciò? Molto semplice: tutto ciò che nasconde il volto (a meno che non serva a salvaguardare la propria incolumità fisica) è proibito, che si tratti di burqa, di casco da motociclista (a moto ferma), di maschera da carnevale (al di fuori dei luoghi di festa) o di altre simili cose.
Non dimentichiamo, inoltre, che detta legge nacque contro il terrorismo interno di estrema destra ed estrema sinistra... quindi nessuna comunità etnica o religiosa potrebbe vederla come diretta contro di sè.
Se il centrodestra si fosse appoggiato a questa legge invece di lanciarsi in una crociata contro il burqa, avrebbe avuto molto più sostegno.
Se il centrosinistra, dopo questo errore del centrodestra, avesse usato questa legge per dimostrare l'ignoranza di PdL e Lega, avrebbe conquistato favori.
Purtroppo, invece, tanto centrodestra quanto centrosinistra hanno semplicemente dimostrato di non conoscere la legge.
Taccio sulle possibili conseguenze di questa dimostrazione.
Saluti,
Mauro.
Io non conosco la legislazione francese abbastanza per fare commenti degni di ascolto, posso al riguardo al massimo lanciare un paio di mie considerazioni morali, che in realtà moralmente non avrebbero nessun valore :-)
Conosco però la legislazione italiana e, a seconda del punto di vista da cui osservo, mi fa ridere o piangere il dibattito sulla proibizione o meno del velo o del burqa in Italia.
Il centrodestra - e soprattutto la Lega Nord - ha perso un'ottima occasione per ottenere quanto voleva senza fare la figura del persecutore intollerante.
Il centrosinistra ha invece perso l'occasione per far fare una figuraccia al centrodestra (e per dimostrare di conoscere la legge).
Cosa sto cercando di dire?
Molto semplice: in Italia il dibattito sulla legittimità del velo o del burqa è già stato risolto per via legislativa nel 1975... ma a quanto pare i nostri politici d'oggi non conoscono le leggi della Repubblica Italiana.
Infatti, l'articolo 5 della legge 152 del 1975 (mai cancellata o modificata) ha stabilito quanto segue: è vietato ogni mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo.
Cosa significa ciò? Molto semplice: tutto ciò che nasconde il volto (a meno che non serva a salvaguardare la propria incolumità fisica) è proibito, che si tratti di burqa, di casco da motociclista (a moto ferma), di maschera da carnevale (al di fuori dei luoghi di festa) o di altre simili cose.
Non dimentichiamo, inoltre, che detta legge nacque contro il terrorismo interno di estrema destra ed estrema sinistra... quindi nessuna comunità etnica o religiosa potrebbe vederla come diretta contro di sè.
Se il centrodestra si fosse appoggiato a questa legge invece di lanciarsi in una crociata contro il burqa, avrebbe avuto molto più sostegno.
Se il centrosinistra, dopo questo errore del centrodestra, avesse usato questa legge per dimostrare l'ignoranza di PdL e Lega, avrebbe conquistato favori.
Purtroppo, invece, tanto centrodestra quanto centrosinistra hanno semplicemente dimostrato di non conoscere la legge.
Taccio sulle possibili conseguenze di questa dimostrazione.
Saluti,
Mauro.
Di nuovo sul fumo...
Come già sapete io non ho mai fumato, ma non approvo l'attuale caccia alle streghe che è diventata la (originariamente giusta) lotta contro il fumo (leggete qui).
Ho letto oggi, per esempio, la notizia secondo cui in Italia ultimamente si fumi di più (qui la notizia come riportata sul portale Kataweb, alias Repubblica).
Che si fumi di più, non mi stupisce (lo noto anche in Germania, dove vivo)... ma non mi convincono le motivazioni proposte.
Da che mondo e mondo, si sa che il proibizionismo ottiene sempre risultati contrari a quelli desiderati (un esempio: negli USA raramente è circolato tanto alcol quanto negli anni dal 1919 al 1933, quando l'alcol era proibito per legge). E per di più aumenta i reati, visto che costringe i "viziosi" a rifornirsi per vie traverse.
Per di più i giovani hanno sempre (e direi in buona parte giustamente) visto i divieti assoluti (cioè ciechi, non ragionati) come sfide, non come regole da rispettare.
Forse qualche divieto in meno e qualche informazione in più non sarebbe una cattiva idea...
Saluti,
Mauro.
Ho letto oggi, per esempio, la notizia secondo cui in Italia ultimamente si fumi di più (qui la notizia come riportata sul portale Kataweb, alias Repubblica).
Che si fumi di più, non mi stupisce (lo noto anche in Germania, dove vivo)... ma non mi convincono le motivazioni proposte.
Da che mondo e mondo, si sa che il proibizionismo ottiene sempre risultati contrari a quelli desiderati (un esempio: negli USA raramente è circolato tanto alcol quanto negli anni dal 1919 al 1933, quando l'alcol era proibito per legge). E per di più aumenta i reati, visto che costringe i "viziosi" a rifornirsi per vie traverse.
Per di più i giovani hanno sempre (e direi in buona parte giustamente) visto i divieti assoluti (cioè ciechi, non ragionati) come sfide, non come regole da rispettare.
Forse qualche divieto in meno e qualche informazione in più non sarebbe una cattiva idea...
Saluti,
Mauro.
mercoledì 20 gennaio 2010
Quote rosa
Sono sempre stato contrario alle "quote" (rosa o di qualunque altro colore o significato) in politica, sul lavoro, ecc.
Non hanno senso, non sono nessun progresso verso l'uguaglianza, verso le pari opportunità. Anzi sono il contrario. Sono il trionfo dell'appiattimento e dell'incompetenza.
Uguaglianza significa avere tutti le stesse possibilità di partenza, non avere un arrivo garantito. E le "quote" non hanno lo scopo di fornire più possibilità di partenza a chi è svantaggiato per un qualsiasi motivo... le "quote" servono a garantire posti di arrivo a quelle categorie che sono riuscite a fare lobby e a ricattare il legislatore.
E qualche paese comincia a vedere i danni delle "quote", per esempio la Svezia, anche se lì assurdamente si lamenta chi dalle quote è avvantaggiato (leggete qui per capire cosa intendo).
Facciamo un esempio di cosa sarebbe giusto.
Mettiamo che in un governo ci siano dieci ministeri da assegnare. Secondo la legge svedese ci dovranno essere 5 ministri donna e 5 uomo. Altri paesi hanno quote simili anche se non così rigide.
Ma a me che ca**o me ne frega se quei ministri sono uomini o donne? A me interessa che siano competenti e onesti.
Se in un particolare momento storico ci sono a disposizione solo uomini come politici competenti e onesti allora ben venga un governo solo maschile. Se in un altro momento storico ci sono solo donne competenti e oneste e non uomini allora ben venga un governo solo femminile.
In più le quote (di qualsiasi tipo esse siano) hanno un altro problema: rischiano di far confondere merito e diritto acquisito. Chiunque - uomo o donna, nero o bianco, alto o basso, bello o brutto - deve meritarsi la posizione a cui aspira... non semplicemente averne diritto in base alla categoria a cui appartiene (come purtroppo le quote fanno pensare a molti/e).
Le quote sono solo un modo per invitare la gente non a migliorarsi, ma a pretendere.
Saluti,
Mauro.
Non hanno senso, non sono nessun progresso verso l'uguaglianza, verso le pari opportunità. Anzi sono il contrario. Sono il trionfo dell'appiattimento e dell'incompetenza.
Uguaglianza significa avere tutti le stesse possibilità di partenza, non avere un arrivo garantito. E le "quote" non hanno lo scopo di fornire più possibilità di partenza a chi è svantaggiato per un qualsiasi motivo... le "quote" servono a garantire posti di arrivo a quelle categorie che sono riuscite a fare lobby e a ricattare il legislatore.
E qualche paese comincia a vedere i danni delle "quote", per esempio la Svezia, anche se lì assurdamente si lamenta chi dalle quote è avvantaggiato (leggete qui per capire cosa intendo).
Facciamo un esempio di cosa sarebbe giusto.
Mettiamo che in un governo ci siano dieci ministeri da assegnare. Secondo la legge svedese ci dovranno essere 5 ministri donna e 5 uomo. Altri paesi hanno quote simili anche se non così rigide.
Ma a me che ca**o me ne frega se quei ministri sono uomini o donne? A me interessa che siano competenti e onesti.
Se in un particolare momento storico ci sono a disposizione solo uomini come politici competenti e onesti allora ben venga un governo solo maschile. Se in un altro momento storico ci sono solo donne competenti e oneste e non uomini allora ben venga un governo solo femminile.
In più le quote (di qualsiasi tipo esse siano) hanno un altro problema: rischiano di far confondere merito e diritto acquisito. Chiunque - uomo o donna, nero o bianco, alto o basso, bello o brutto - deve meritarsi la posizione a cui aspira... non semplicemente averne diritto in base alla categoria a cui appartiene (come purtroppo le quote fanno pensare a molti/e).
Le quote sono solo un modo per invitare la gente non a migliorarsi, ma a pretendere.
Saluti,
Mauro.
martedì 19 gennaio 2010
Negozi e cinesi
Sta provocando un putiferio il cartello affisso da un negoziante di Empoli con scritto "Vietato ai cinesi se non parlano italiano" (qui l'articolo completo).
Non voglio mischiarmi ai tanti cori da tragedia greca sul razzismo (se proprio siete antirazzisti, strillate di meno quando capitano eventi come questo e fate di più durante la vostra vita quotidiana), però due domande vorrei porle:
1) Ma il negoziante si è reso conto che così ottiene l'opposto di ciò che vuole? Infatti un cinese che parla l'italiano non gradisce e quindi non entra... mentre un cinese che non lo parla non capisce il cartello ed entra tranquillo...
2) Cosa succede se arriva un turista cinese che non parla italiano?
Saluti,
Mauro.
Non voglio mischiarmi ai tanti cori da tragedia greca sul razzismo (se proprio siete antirazzisti, strillate di meno quando capitano eventi come questo e fate di più durante la vostra vita quotidiana), però due domande vorrei porle:
1) Ma il negoziante si è reso conto che così ottiene l'opposto di ciò che vuole? Infatti un cinese che parla l'italiano non gradisce e quindi non entra... mentre un cinese che non lo parla non capisce il cartello ed entra tranquillo...
2) Cosa succede se arriva un turista cinese che non parla italiano?
Saluti,
Mauro.
giovedì 14 gennaio 2010
Finalmente una buona notizia
Anna Craxi: "Tra me e Bettino una promessa: il suo corpo non tornerà mai in Italia".
Meno male. Di spazzatura sul suolo patrio ce ne è già abbastanza.
Saluti,
Mauro.
Meno male. Di spazzatura sul suolo patrio ce ne è già abbastanza.
Saluti,
Mauro.
Google e la Cina
Google ha deciso di non piegarsi più alla censura cinese. Almeno questa è la notizia che da ieri circola su quotidiani, notiziari e quant'altro.
Sarò un malfidente, ma Google nei panni di un paladino delle libertà proprio non ce lo vedo. E non perché ritenga Google (o meglio i suoi dirigenti) una specie di KGB o CIA, ma semplicemente, molto semplicemente, perché Google è un'azienda. E un'azienda conosce solo i bilanci, non la morale. Tutto ciò che ti è concesso dalla legge è morale. Punto.
E allora come mai Google vuole perdere quello che in breve sarà il suo secondo (se non primo) mercato per difendere la libertà di internet? Non certo per amore della libertà... dato che rischiare di fallire non sarebbe certo un gran servizio alla libertà, nè a quella privata di Google nè a quella pubblica di internet.
Quindi?
Effettivamente è un comportamento un po' misterioso. Qualcuno ci vede dietro pressioni della Casa Bianca, con compensazioni o minacce di ritorsioni interne... ma se così fosse, credo sarebbe già spuntata una "soffiata ufficiale" (molto meno contraddizione in termini di quel che sembra ;-) ) da qualche parte.
Io credo molto più semplicemente che Google stia tentando di ricattare il governo cinese: "Se volete censurarci, va bene, ma pagateci un risarcimento". O qualcosa di analogo.
Saluti,
Mauro.
Sarò un malfidente, ma Google nei panni di un paladino delle libertà proprio non ce lo vedo. E non perché ritenga Google (o meglio i suoi dirigenti) una specie di KGB o CIA, ma semplicemente, molto semplicemente, perché Google è un'azienda. E un'azienda conosce solo i bilanci, non la morale. Tutto ciò che ti è concesso dalla legge è morale. Punto.
E allora come mai Google vuole perdere quello che in breve sarà il suo secondo (se non primo) mercato per difendere la libertà di internet? Non certo per amore della libertà... dato che rischiare di fallire non sarebbe certo un gran servizio alla libertà, nè a quella privata di Google nè a quella pubblica di internet.
Quindi?
Effettivamente è un comportamento un po' misterioso. Qualcuno ci vede dietro pressioni della Casa Bianca, con compensazioni o minacce di ritorsioni interne... ma se così fosse, credo sarebbe già spuntata una "soffiata ufficiale" (molto meno contraddizione in termini di quel che sembra ;-) ) da qualche parte.
Io credo molto più semplicemente che Google stia tentando di ricattare il governo cinese: "Se volete censurarci, va bene, ma pagateci un risarcimento". O qualcosa di analogo.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 13 gennaio 2010
Dubbio...
Ma noi blogger (io per primo)...
...scriviamo perché abbiamo qualcosa da dire o scriviamo per avere i 15 minuti di notorietà che Andy Wahrol aveva predetto per tutti?
Saluti,
Mauro.
...scriviamo perché abbiamo qualcosa da dire o scriviamo per avere i 15 minuti di notorietà che Andy Wahrol aveva predetto per tutti?
Saluti,
Mauro.
L'Europa è ghiacciata...
Come ha detto un meteorologo: "Sono tornate le stagioni".
Che l'inquinamento, i gas serra e compagnia bella siano un problema serio che va affrontato il più velocemente possibile è vero... ma per i nostri polmoni, non per le temperature.
Il catastrofismo sulle temperature direi che è un po' "esagerato".
Da quando esiste il mondo le temperature fanno lo yo-yo tra il caldo e il freddo... riscaldamenti e raffreddamenti non li abbiamo inventati noi.
Saluti,
Mauro.
Che l'inquinamento, i gas serra e compagnia bella siano un problema serio che va affrontato il più velocemente possibile è vero... ma per i nostri polmoni, non per le temperature.
Il catastrofismo sulle temperature direi che è un po' "esagerato".
Da quando esiste il mondo le temperature fanno lo yo-yo tra il caldo e il freddo... riscaldamenti e raffreddamenti non li abbiamo inventati noi.
Saluti,
Mauro.
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