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mercoledì 16 febbraio 2022

Ancora sui brevetti (vaccini edition)

Su Twitter (ma immagino che sugli altri social networks non sia diverso) cominciano ad apparire tweet di questo tenore:


Questi tweet, anche se tecnicamente non del tutto sbagliati, sono altamente fuorvianti per il modo in cui presentano la notizia.
Non dicono cose assolutamente false, ma mirano a far passare un messaggio sbagliato: cioè che gli Stati vogliono solo far regali alle aziende produttrici di vaccini.
Ovviamente non è così e gli autori di questi tweet lo sanno, ma contano sull'ignoranza della massa riguardo al tema "brevetti".

Quindi cerchiamo di chiarire.
Una premessa: tutto quello che leggerete sotto vale per tutti i brevetti, non solo per quelli sui vaccini.

Per prima cosa va detto che un brevetto, quando viene concesso, vale per un anno. Non di più.
Può essere rinnovato più volte (ogni volta solo per un anno, ogni rinnovo dura un anno) fino a un massimo di vent'anni totali. Non di più.
Quindi significa che il brevetto viene concesso una volta e poi può essere rinnovato (o prorogato, usando il linguaggio del tweet di cui sopra) al massimo diciannove volte.

Ma questi rinnovi non sono un favore che lo Stato, tramite gli uffici brevetti, fa alle aziende.

All'inizio un'azienda presenta una richiesta di brevetto.
L'ufficio brevetti (in Italia l'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, ma ormai i brevetti importanti vengono richiesti all'EPO, l'European Patent Office) esamina la richiesta, sia formalmente che tecnicamente, e decide se il brevetto su quell'invenzione, su quel prodotto, può essere concesso o meno.
E qui detto ufficio ha un ruolo attivo.

Non però sui rinnovi (o proroghe).

Alla scadenza del primo anno (e di ogni anno successivo) il brevetto può essere rinnovato.
Ma sono di fatto le aziende stesse a decidere: loro pagano la tariffa annuale e la validità del brevetto viene prolungata di un anno.
Non è una concessione del singolo Stato o dell'Europa: la cosa è automatica. Non c'è un nuovo esame formale o tecnico dell'invenzione, del prodotto. Quella - come detto - viene fatta solo la prima volta, quando l'azienda (o l'inventore) fa la richiesta per ottenere il brevetto.
Dopo, se il detentore del brevetto paga, il brevetto viene automaticamente rinnovato, se non paga il brevetto decade.
E dopo vent'anni è comunque fine: il brevetto non potrà più essere rinnovato.
Punto.

E ogni rinnovo costa. E soprattutto non è una tariffa fissa: anno dopo anno la tariffa cresce. Per le aziende non è una passeggiata di salute, comunque.

Va anche aggiunto che queste regole - giuste o sbagliate che siano - sono uguali ovunque, non valgono solo per l'Italia.
È inutile che cerchiate di far passare che l'Italia sia al servizio delle aziende, sottintendendo che gli altri paesi siano meno cedevoli.

Comunque sui brevetti ne ho scritto già in abbondanza in passato.
Se volete sapere di più su di essi, vi consiglio di leggere questi miei articoli:

Saluti,

Mauro.

martedì 2 ottobre 2018

Il Nobel per la Fisica 2018

Oggi sono stati resi noti i nomi degli scienziati premiati col Nobel per la Fisica quest'anno, 2018.
Essi sono: Arthur Ashkin, Gérard Mourou e Donna Strickland (se qualche SJW si scandalizza perché ho citato l'unica donna per terza, vada a quel paese: sono citati in ordine alfabetico del cognome, come fa anche la Fondazione Nobel e come è giusto che sia).

La motivazione (qui la pagina della Fondazione Nobel al proposito) dice:

The Nobel Prize in Physics 2018 was awarded "for groundbreaking inventions in the field of laser physics" with one half to Arthur Ashkin "for the optical tweezers and their application to biological Systems", the other half jointly to Gérard Mourou and Donna Strickland "for their method of generating high-intensity, ultra-short optical pulses".

I lavori premiati sono di levatura eccezionale e degni del massimo rispetto e ammirazione (soprattutto quello di Ashkin e non è casuale che a lui vada la parte grossa del premio e che questo non sia stato diviso in tre parti uguali), ma nella motivazione c'é una parolina che mi fa storcere il naso: inventions.

Cioè i tre premiati hanno sì fatto cose eccezionali, ma non hanno scoperto nulla di fondamentale, hanno "solo" applicato al massimo livello scoperte precedenti, principi e leggi già conosciute.
Certo, non siamo al livello che contestai nel 2009 (dove il Nobel per Fisica divenne un premio a pure realizzazioni ingegneristiche neanche poi tanto incredibili, come scrissi qui), qui il livello è di molto, moltissimo superiore... ma siamo pur sempre nel campo delle invenzioni, non delle scoperte.

Io come fisico sono forse antiquato (o troppo idealista), ma per me un premio Nobel per la Fisica andrebbe assegnato a scoperte, a nuove teorie, eventualmente a conferme sperimentali di teorie e intuizioni, ma non a invenzioni.
Se un anno non si riesce a trovare nulla in tal senso che meriti un premio, semplicemente non si assegna il premio. Stop.

Saluti,

Mauro.

venerdì 26 giugno 2015

Il giornalismo e la scienza... di nuovo (purtroppo)

Tutti avrete letto tra ieri e oggi la storia secondo cui tre ragazzini inglesi avrebbero "inventato" un preservativo che cambia colore entrando in contatto con fonti infettive, quindi utile a farti fermare in tempo quando hai rapporti sessuali con persone portatrici di malattie sessualmente trasmissibili.

Non è proprio una bufala, ma quell'"inventato" la rende comunque una cazzata (c'è chi - Butac - lo ha fatto notare prima di me, ma io al proposito vorrei dire qualcosa di più).

Come esempio vi riporto l'articolo del Fatto Quotidiano (anche se, con gli stessi errori, ne hanno parlato praticamente tutti... e come ci racconta qui Mats Schönauer, anche la stampa tedesca, non solo quella italiana).
Vi riporto quest'articolo per due motivi:
1) è stato il primo al proposito che ho letto;
2) non è scritto da un classico giornalista, ma dalla presidente della federazione italiana di sessuologia scientifica (a parte che dovrebbe spiegarmi perché "scientifica": ogni "-logia" - parapsicologia a parte, ma quel "para-" all'inizio ci chiarisce le cose se abbiamo due neuroni funzionanti - o è scientifica o proprio non esiste).

Ecco, quei ragazzini in realtà non hanno inventato (ancora) nulla.
I miei lettori più fedeli sanno che da anni mi occupo di proprietà intellettuale, innovazione, eccetera (uno degli articoli di maggior successo della storia di questo blog si occupava proprio di questi temi).
Quindi qualcosa al proposito posso chiarire.

Come dice il sito della competizione a cui i ragazzini hanno partecipato, questi hanno avuto una concept idea. Una "concept idea" altro non è che una semplice idea, un concetto di base, non un'invenzione.

Vi faccio un esempio: se io dico che sarebbe bello avere un autobus che possa sollevarsi di qualche metro da terra per evitare gli ingorghi ho espresso una concept idea.
Per farla diventare invenzione devo almeno presentare uno studio di fattibilità con conti e schemi che ne dimostrino la realizzabilità pratica (se non addirittura presentarne un prototipo, magari in scala ridotta).

Ecco, quei ragazzini si sono fermati al primo passo: hanno semplicemente dichiarato che sarebbe bello avere un preservativo che grazie alla sua composizione chimica possa cambiare colore in presenza di una malattia sessualmente trasmissibile.
Oltre (almeno per ora) non sono andati.

E, grazie alla mia esperienza con la proprietà intellettuale, posso dirvi che anche se andranno oltre (e glielo auguro e consiglio, perché è comunque un ottimo esercizio di scienza e tecnica) purtroppo non potranno mai brevettare la loro invenzione.
Perché?
Semplicemente perché detto preservativo è già stato brevettato una decina d'anni fa (qui il brevetto). Quindi... nulla di nuovo... in questo caso non sotto il sole, ma dove non batte il sole.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
A seconda delle fonti in inglese troverete le sigle STI e STD... non sono cose diverse: STD significa sexually transmitted disease, STI sexually transmitted illness, quindi sono sinonimi.