martedì 7 luglio 2020

Le parole della scienza in tempo di pandemia

In questi giorni ho scritto qualche commento ad altrui tweet sulla dichiarizione di Zangrillo secondo cui il virus sarebbe ora clinicamente inesistente, ma non ho scritto nulla di mio.
Stasera vorrei farlo, ma focalizzandomi sulla comunicazione.
Cosa intendo?
A mio parere, e questo indipendentemente dal fatto che abbia ragione o torto, Zangrillo ha espresso il suo pensiero in una maniera dannosa. Dannosa proprio nella forma, non sto qui giudicando la sostanza.
Quando si parla di scienza in pubblico - e a maggior ragione quando la cosa riguarda la salute pubblica - bisogna tener conto di chi ci ascolta. E in questo caso sono soprattutto profani, quindi persone che nella migliore delle ipotesi capiranno in base al senso comune, non in base al senso scientifico.
I tecnicismi non li capiranno o li capiranno in base all'uso comune delle parole, non in base al loro uso scientifico. Se tu dici "virus clinicamente inesistente" tu intendi scientificamente una cosa ben precisa: che il virus non è in questo momento un problema clinico, cioè ospedaliero.
Non intendi che il virus non esista più (e infatti Zangrillo ha poi dovuto specificarlo, ma anche qui con una qualità comunicativa molto, molto scadente). Però è quello che il profano capirà! O al limite capirà che il virus non fa più male, che è diventato totalmente innocuo.
Quindi tu hai fatto danni, anche nel caso che la tua affermazione fosse stata scientificamente corretta al 200%! Cosa credete che abbia spinto, per esempio, il manager vicentino a fregarsene dell'essere contagiato e a rifiutare il ricovero (finendo intubato in UTI e infettando un sacco di gente)?
Quando si parla - e nel campo della salute ancora di più che in altri ambiti - bisogna pensare con attenzione alle parole che si usano e adattarle all'audience.
Lo ammetto, noi scienziati tendiamo spesso a dare per scontate cose che per i non scienziati non lo sono.
Ma mentre nella maggioranza dei casi la cosa può al massimo venire presa come arroganza... in questo caso, dove ne va della vita di migliaia di persone, usare le parole sbagliate è criminale!

Saluti,


Mauro.

Nessun commento:

Posta un commento