lunedì 27 gennaio 2020

Una gita a Flossenbürg

Un mio piccolo pensiero per la Giornata della Memoria.
Recentemente sono stato al campo di concentramento di Flossenbürg.


Era un campo di concentramento, non di sterminio.
Ma vi morirono comunque circa 30000 persone. Ai nazisti della vita dei prigionieri non importava nulla.
E neanche ai proprietari delle cave di granito della zona dove detti prigionieri erano costretti a lavorare.
E neanche alla popolazione locale, che viveva anche di turismo.
Una località turistica con dentro un campo di concentramento.
Immaginatevi la cosa.

Non era un campo di sterminio, come detto.
Ma aveva anche lui il suo forno. Per bruciare i cadaveri di chi moriva di malattia o stenti.
Quando vedi quel forno in quel luogo... geli dentro. Anche se sai che non era per i vivi.


 E logicamente aveva il suo camino.


E le ceneri che da lì uscivano ora sono sotto questa collinnetta.


Flossenbürg è anche a suo modo importante per la storia italiana.
Qui venne fucilato il fratello del Presidente più amato, Sandro Pertini.
E Sandro venne qui in pellegrinaggio.
Per Eugenio, fucilato - macabra ironia - nel giorno della Liberazione.


In tutto qui morirono più di 3000 italiani.
Tra cui il Generale di Brigata e Principe di Belgioioso Este impiccato per essersi unito ai Partigiani dopo l'armistizio.



È la storia.
È la nostra storia.
E a questi uomini e donne dobbiamo la nostra libertà.
Mettete sempre a tacere chi minimizza.
Quando c'era "lui" era merda.
Senza "lui" questi italiani non sarebbero finiti qui.


Va comunque detto che vennero internati (e molti morirono o vennero uccisi) anche tanti tedeschi.
Tra cui Wilhelm Canaris, Dietrich Bonhoeffer, Kurt Schumacher o Hjalmar Schacht.


Chiudo con un pizzico di Genova qui a Flossenbürg.


E ribadisco: mai dimenticare. MAI!!!

Saluti,

Mauro.

4 commenti:

  1. Ho un legame affettivo con Flossemburg perché il prete del mio paese (Aggio) è stato per tanti anni Don Nicola Ricchini, conosciuto come prete partigiano, deportato a Flossemburg per aver suonato le campane nell'imminenza di un attentato dinamitardo dei partigiani per avvisare la popolazione di stare distanti dalla strada (la strada di Aggio\Creto era una di quelle con cui si poteva uscire da Genova e i partigiani l'avevano fatta saltare per ostruire la logistica dei nazisti).

    http://www.pietredellamemoria.it/pietre/lastra-a-don-nicola-ricchini/

    Se qualcuno ha voglia di cercare la sua storia è davvero toccante e coinvolgente.

    Due perle. Gli fu celebrato il funerale, pensandolo morto, e quando tornò al paese sua madre si rifiutò per giorni di incontrarlo perché pensava fosse un fantasma o un impostore.
    L'altra, dopo essere uscito dal campo, andò dal nunzio apostolico a chiedere aiuto per tornare in italia e questi gli diede 50 marchi. Siccome da quelle parti c'era un famoso tipografo ecclesiastico spese 25 di quei 50 marchi per comprare un messale per la sua\nostra parrocchia che ancora è li.

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    1. Non conoscevo la storia di Don Ricchini.
      Ora vado a leggere. Grazie!

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  2. Interessante! Grazie di avermi "dirottata" qui! ☺

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    1. Non so chi ti abbia dirottata qui, comunque benvenuta!

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