Uno degli argomenti che gli antivaccinisti generalmente portano a difesa delle proprie posizioni è: "Ma la vedete la lista dei possibili effetti collaterali sui bugiardini? È lunghissima!".
Argomento assurdo: proprio tale lista parla a favore dei vaccini (o di altri farmaci).
Vi sembra assurdo? Comprensibile, ma solo perché (purtroppo) non si sa come viene gestita la qualità nell'industria.
Io non lavoro nell'industria farmaceutica, ma mi occupo comunque di qualità nell'industria. Oggi nell'industria automobilistica, in passato anche nella tecnologia medicale e nell'elettrotecnica.
Quindi vi posso raccontare qualcosa al proposito.
La parte centrale del mio lavoro è la cosiddetta FMEA, cioè la valutazione dei possibili problemi di un prodotto o processo con l'analisi di possibili cause ed effetti e la ricerca di misure per evitare o almeno ridurre il verificarsi di detti problemi e di misure sul come scoprirli il prima possibile se alla fine comunque si presentano (detto in maniera grossolana, se siete interessati a maggiori dettagli, chiedete pure).
Se voi vedeste le tabelle che ottengo come risultati di queste analisi e valutazioni vi spaventereste e non comprereste più nessun prodotto, che sia un'automobile, un televisore, un antibiotico, un vaccino, un divano, un martello o chissà cos'altro.
Però è proprio questa dettagliata analisi che è una garanzia per l'utente: tale lunga lista di possibili problemi (alias effetti collaterali nel bugiardino) dimostra che il prodotto in questione è stato analizzato fin nei minimi dettagli, che sono state considerate tutte le possibili misure per ridurre al minimo i rischi e che chi lo produce è consapevole che un rischio residuo esiste sempre e che - anche grazie alle leggi - non vuole e non può nascondercelo.
Però... appunto: rischio residuo.
Le valutazioni e le analisi che vi ho descritto servono a scoprire ed evitare i rischi.
Ma la perfezione non è di questo mondo: quindi la sicurezza totale non esiste, non può esistere.
Lo scopo di un qualsiasi processo di qualità (di qualsiasi tipo) è e sarà sempre quello di minimizzare i rischi, non quello di annullarli (ok, il marketing lo promette... ma infatti noi che lavoriamo sul prodotto concreto coi colleghi del marketing più che collaborare spesso litighiamo).
Il rischio zero non esiste: chi lo promette o dice che può essere raggiunto è solo un ciarlatano.
L'unico prodotto che non comporta assolutamente rischi è il prodotto che non esiste.
Saluti,
Mauro.
L’elemento numero uno (2, 6, 3, 7)
4 ore fa
Questi sono concetti che dovrebbero essere appresi in modo definitivo e permanente in età relativamente precoce, immagino tra la fine delle scuole primarie e l'inizio di quelle secondarie. Se così non è si rimane culturalmente immaturi. Gli immaturi ci sono stati, ci sono e ci saranno sempre, anche in questo caso è in opera il meccanismo delle code di Gauss, anzi, tu puoi definirti maturo proprio in relazione a un immaturo e viceversa. Fin qui tutto bene. Il problema è quando gli immaturi vanno al potere o lo influenzano; e ancor peggio è quando quest'ultimo si lascia influenzare (caso Stamina). Se pensi che il crimine vada azzerato, idem la prostituzione, idem i rischi connessi ai farmaci, ecc. e vai al potere non può che scaturirne un enorme danno alla comunità che ti appresti a rappresente. Quando va "bene" finisce come oggi con i vaccini e il caso Stamina; quando va male si instaura un regime tirannico e si esce dal perimetro democratico. Basta mettere il piedino fuori di uno zic dall'Europa o pensare a quello che è successo anche qui da noi qualche decade fa.
RispondiEliminaSante parole.
EliminaIl problema è la corretta valutazione del rischio; per valutarlo devi usare giocoforza le "fredde" statistiche e ragionare con le probabilità.
RispondiEliminaInvece i media giocano alla lente distorcente alterando pesantemente la percezione del rischio.
Esempio classico uno che ha terrore dell'aereo ma che si mette tranquillamente alla guida alticcio...
E le fredde statistiche le puoi capire solo conoscendo un po' di matematica... ma oggi ci si vanta quando non la si conosce... vedi politici, artisti o intellettuali nei vari talk shows...
Eliminalo studio della statistica dovrebbe iniziare alle elementari. in fondo mio figlio in quarta ha capito da solo che la probabilità è di fatto una frazione, quindi sono concetti intuitivi che se ben indirizzati possono essere ben compresi da tutti già agli ultimi anni delle elemntari. il concetto di rapporto rischio/beneficio dovrebbe essere chiaro a tutti, ovviamente dopo aver capito il significato di rischio, e quindi cos'è una probabilità. una volta discutendo con una mamma antivaccinista mi ha detto che siccome un bambino quando fa un vaccino o gli va bene o gli va male, allora ha il 50% di probabilità di avere un effetto collaterale e non quello che big pharma ci vorrebbe far credere. mi si è accapponata la pelle. e quante volte vengono fraintese indicazioni mediche, dalla percentuale di riuscita di un intervento, all'accuratezza di un test diagnostico, ecc. eppure basterebbe far studiare ai ragazzini solo un pochino più di matematica e di logica, invece di riempirgli la testa con tanto nozionismo.
RispondiEliminaI concetti di base della statistica vanno poco oltre le quattro operazioni di base, vero.
EliminaCerto poi la statistica - quella vera, non quella che ci propina quotidianamente la stampa - va molto oltre... però i concetti di base sono semplici.
E, aggiungo, necessari.