mercoledì 18 dicembre 2013

Lo spleen... no, non sono Baudelaire

Ci sono giornate anonime. Come oggi.
Uno si alza la mattina, va a lavorare, dopo il lavoro cura attività e contatti personali.
Però in realtà è una giornata senza avvenimenti. Non c'è nulla che verrà ricordato. Nulla di positivo ma neanche di negativo, anzi di negativo meno di nulla.

Poi però la sera uno arriva a casa e lo prende lo spleen.
All'improvviso, inaspettato, senza motivo.
Non dico che dopo una giornata anonima uno debba essere felice... ma da dove viene questa malinconia? Che ragione ha?

Comunque non temete, non sono Baudelaire, quindi non vi scriverò nessuna poesia sullo spleen.
Leggetevi lui: ha già detto tutto ciò che era possibile mettere in versi.

Saluti,

Mauro.

3 commenti:

  1. Malinconia, melanconia, tristezza... perché spleen? L'italiano è una lingua splendida, usiamolo! :-)
    E se ti senti di nuovo spleenato, chiamami che ti faccio ridere. :-)

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  2. Intanto togli la tristezza: triste non lo ero e non lo sono.

    Spleen lo ho usato volontariamente perché è un termine nobilitato dalla poesia... se ieri sera (immodestamente) non mi fossi sentito un po' Baudelaire, ma comunque malinconico... non avrei usato la parola spleen :)

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  3. Nobilitato quanto vuoi ma sempre non italiano. :-)E, comunque, chiamami te lo faccio passare io lo spleen. :-)

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