Già nei giorni scorsi ho parlato del rapporto dei tedeschi con la crisi.
Come già accennato allora, non nego che ci sia anche qui una certa crisi.
Quello che dobbiamo chiederci è che tipo di crisi ci sia.
Normalmente, quando un paese è in crisi (o, peggio, recessione) il significato di ciò è che la ricchezza globale del paese diminuisce (che poi alcuni ricchi e/o potenti si arricchiscano con le crisi è vero, ma non cambia il discorso sulla ricchezza globale).
Per dirla terra terra: i singoli cittadini possono stare meglio o peggio, ma il paese nel globale sta peggio.
In Germania in questi anni di crisi si sta verificando un fenomeno strano.
La ricchezza globale del paese (sia intesa come conti pubblici che come economia) sta aumentando. Quindi non dovrebbe esserci crisi.
Però il numero di poveri, di persone che devono affidarsi ai servizi sociali, di persone che abbisognano di più lavori per vivere sta anche aumentando. Quindi dovrebbe esserci crisi.
Contraddizione? Solo a prima vista.
Il problema della Germania (e anche la spiegazione del fatto perché la Germania sia un campione di esportazioni mentre la domanda interna stagna) è la distribuzione della ricchezza.
Il vecchio modello solidale renano (in pratica il modello della vecchia Germania Ovest) dove industriali e sindacati si equilibravano e limitavano a vicenda è crollato col crollo del muro. Quel modello è stato sostituito dal liberismo sfrenato (benedetto soprattutto dal primo governo "di sinistra" dopo l'era Kohl: il governo Schröder del 1998... degno compare delle tre B: Bush, Blair, Berlusconi).
E da allora la ricchezza del paese è sì aumentata. Nelle tasche dei super ricchi.
Il ceto medio (come ho scritto nell'articolo citato all'inizio di questo) sta comunque bene (anche se forse non è più così esteso come prima).
Mentre la classe "bassa" (oltre a essersi espansa) sta peggio. Decisamente peggio rispetto a prima della crisi.
Saluti,
Mauro.
Senza Pitagora e senza Erone
9 ore fa