Con un po' di ritardo (avevo promesso le risposte per il fine settimana) eccomi qui a spiegare il significato delle parole tradite (seconda tornata).
Partiamo da indigeno e aborigeno. Non sono sinonimi (come ha giustamente fatto notare l'anonimo nei commenti al primo articolo), anche se esprimono concetti non lontani tra loro.
Indigeno oggi (ma ancora di più nei decenni passati) viene usato praticamente come sinonimo di selvaggio, primitivo, incolto. Per noi gli indigeni sono, per esempio, le tribù dell'Amazzonia. Ma indigeni in Europa? Chi li ha mai visti?
In realtà indigeno significa semplicemente nativo del luogo. Di qualsiasi luogo e di qualsiasi cultura si parli, quindi l'Europa è piena di indigeni. Per esempio: io sono nato e cresciuto a Genova, per cui il giorno che tornassi a vivere a Genova sarei un indigeno genovese (cosa che non sono a Colonia, dove vivo, non essendoci nato).
Aborigeno viene comunemente usato con gli stessi significati di indigeno, ma geograficamente limitato: l'aborigeno è solo il selvaggio australiano. Gli aborigeni non solo non ci sono in Europa, ma neanche in Asia, Africa o America.
E invece - anche se sempre meno numerosi - ci sono dappertutto: gli aborigeni sono semplicemente gli originari del luogo, cioè non solo quelli che nel luogo sono nati, ma che nel luogo hanno le radici, in quanto i loro antenati già erano lì.
Tornando all'esempio "me stesso": io a Genova non sarei mai un aborigeno essendo il primo nativo genovese della mia famiglia. Ma se mi trasferissi a Venezia (culla dalla notte dei tempi della mia famiglia) potrei tranquillamente definirmi aborigeno.
E ora veniamo alla terza parola: tolleranza.
Questa parola è una storia molto seria e delicata, perché l'averla tradita ha effetti non solo linguistici ma anche morali e politici.
Tolleranza è sì a grandi linee - come ha detto Serena - sinonimo di sopportazione. Ma appunto questo dovrebbe farci sobbalzare ogni volta che la sentiamo.
Cos'è che tolleriamo? Ciò che è sbagliato, ma che per un motivo o per l'altro non possiamo (o vogliamo) combattere. La tolleranza è un concetto negativo: io posso tollerare la maleducazione, la droga, la sporcizia, ecc., ecc.
Ma perché devo tollerare altri popoli, altre culture? Altri popoli, altre culture io li accetto, li rispetto, al limite li tratto con indifferenza... ma non li tollero! Perché nel momento in cui li tollero significa che li considero sbagliati, negativi, da condannare, ma che non posso o non voglio combatterli.
Eppure oggi si parla tanto di tolleranza tra le culture, tra i popoli, tra gli stili di vita. No! Io non tollero! Io sono assolutamente intollerante!
Però accetto, rispetto o al limite rimango indifferente.
Saluti,
Mauro.
Spermatozoidi
2 ore fa
Mi sono andato a rileggere gli altri post che non avevo commentato...lo faccio adesso per dirti che questo filone di post sulle parole tradite mi piace veramente tanto! Spero di cuore che tu ne scriva degli altri! Altro che se ce ne sono di parole tradite! Per esempio negro e nero! Perché non posso essere libero di dire negro, che fra l'altro mi piace tantissimo come parola? E devo invece dire nero? Purtroppo i fatti schifosi hanno portato a questo, e oggi il dizionario lo dà anche come termine spregiativo! Ma la poesia di questo termine, che mi ricorda Luis Armstrong e tanti altri, per me va al di là di ogni dizionario! Grazie Mauro
RispondiEliminaFaccio una precisazione che mi sembra doverosa! Anch'io dico sempre neri quando parlo di alcuni miei amici. Non c'è scelta, il vocabolario attuale lo impone! Lolli però in una sua canzone ha ringraziato "te compagno negro"! :)
RispondiElimina...
Potrò mai ringraziare
a te compagno negro
per il "who love you?"
che mi hai voluto regalare
come una sicurezza
che la nostra differenza
era un motivo in più
per doverci parlare.
Caro Nico,
RispondiEliminaper prima cosa grazie a te per essere tornato a trovarmi :-)
Rimanendo nel campo della musica.... che dire di "Angeli negri" di Fausto Leali? Una delle canzoni più antirazziste della storia, eppure dice chiaramente "negro" e "negri", mai "nero" e "Neri".
Saluti,
Mauro.
Mi fa piacere vedere che il mio italiano non è poi così scarso. :-)
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