Allora, dopo che giornalisti, politici, cani e porci hanno parlato del caso Sallusti (non serve che vi dia un collegamento, un URL per sapere di cosa parlo, vero?), ne parlo anch'io.
Non perché il caso mi interessi particolarmente, ma perché a me sembra che nessuno abbia colto la vera "colpa" (tra virgolette solo perché non so se condannabile penalmente, ma moralmente è condannabile senza ombra di dubbio) dell'articolo incriminato.
Premetto che ho letto l'articolo in questione (quindi so di cosa parlo quando lo cito), ma non ho personalmente letto la sentenza di condanna (quindi per quanto riguarda questa mi baso su quanto riferito dai vari quotidiani).
A leggere quotidiani, blog, eccetera emergono due punti:
1) libertà di stampa
2) diffamazione
Il punto 1) è sinceramente assurdo: la libertà di stampa - in qualsiasi paese civile - è inquadrata dalla legge, nel senso che quello che è reato se lo dice un privato cittadino, deve essere reato anche se lo dice un giornalista - ma la cosa è logica per qualsiasi persona intelligente, non dovrei stare a sottolinearlo.
Libertà di stampa significa che un giornalista può parlare di qualsiasi argomento voglia - senza censure - e pubblicare, usare qualsiasi notizia, documento, informazione gli capiti tra le mani. Non significa che può scrivere qualsiasi cosa gli pare e procurarsi le notizie in qualsiasi modo gli pare.
Per chiarire con un esempio: se un documento viene rubato a chi legalmente lo deteneva e finisce nelle mani di un giornalista, questo giornalista ha tutto il diritto di pubblicarlo (e di non essere inquisito per questo), se però si scopre che il giornalista sapeva che il documento era rubato... questi deve rispondere del reato di riciclaggio.
Il punto 2) non è generale, ma relativo all'articolo in questione.
A parte il fatto che definirlo articolo è esagerato: si tratta più che altro di una confusa e violenta filippica senza capo né coda (chi non lo avesse letto può farlo
qui).
Io nell'articolo vedo tante cose, ma nessuna diffamazione. Semplicemente perché a nessuno dei protagonisti vengono attribuiti fatti o altro completamente falsi... del resto l'autore non scrive di fatto nulla di concreto e il nulla è fastidioso (e come vedremo anche pericoloso) ma non diffamatorio.
Nessuno però ha voluto notare che l'articolo contiene qualcosa di molto più grave e pericoloso della diffamazione. E lo contiene in una ben precisa frase, cioè questa:
"Qui ora esagero. Ma prima domani di pentirmi, lo scrivo: se ci fosse la pena di morte, e se mai fosse applicabile in una circostanza, questo sarebbe il caso. Per i genitori, il ginecologo e il giudice.".
Questa è pura e semplice istigazione all'omicidio, ve ne rendete conto? Se in Italia esistessero organizzazioni antiabortiste violente come negli USA, queste avrebbero interpretato questa frase come invito (quasi ordine) ad ammazzare quattro persone. In Italia tali organizzazioni non esistono, ma se qualche "pazzo" fosse stato colpito da queste parole?
Ve ne rendete conto della pericolosità di una tale frase?
Non so se, vista la formulazione usata, rientra nella casistica del reato "istigazione a delinquere", ma moralmente vi rientra al 100%. Anzi al 110%.
Ed è di questo che Sallusti e l'autore materiale dell'articolo (Farina? Monticone?) dovrebbero in primis rispondere. Ma dietro la scusa della "libertà di stampa" nessuno gliene sta chiedendo conto.
Saluti,
Mauro.