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sabato 30 ottobre 2021

Dettagli genovesi 38 - Chiese e bombardamenti


Ricordi della Seconda Guerra Mondiale.

Santa Maria in Passione.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i dettagli genovesi.

lunedì 27 gennaio 2020

Una gita a Flossenbürg

Un mio piccolo pensiero per la Giornata della Memoria.
Recentemente sono stato al campo di concentramento di Flossenbürg.


Era un campo di concentramento, non di sterminio.
Ma vi morirono comunque circa 30000 persone. Ai nazisti della vita dei prigionieri non importava nulla.
E neanche ai proprietari delle cave di granito della zona dove detti prigionieri erano costretti a lavorare.
E neanche alla popolazione locale, che viveva anche di turismo.
Una località turistica con dentro un campo di concentramento.
Immaginatevi la cosa.

Non era un campo di sterminio, come detto.
Ma aveva anche lui il suo forno. Per bruciare i cadaveri di chi moriva di malattia o stenti.
Quando vedi quel forno in quel luogo... geli dentro. Anche se sai che non era per i vivi.


 E logicamente aveva il suo camino.


E le ceneri che da lì uscivano ora sono sotto questa collinnetta.


Flossenbürg è anche a suo modo importante per la storia italiana.
Qui venne fucilato il fratello del Presidente più amato, Sandro Pertini.
E Sandro venne qui in pellegrinaggio.
Per Eugenio, fucilato - macabra ironia - nel giorno della Liberazione.


In tutto qui morirono più di 3000 italiani.
Tra cui il Generale di Brigata e Principe di Belgioioso Este impiccato per essersi unito ai Partigiani dopo l'armistizio.



È la storia.
È la nostra storia.
E a questi uomini e donne dobbiamo la nostra libertà.
Mettete sempre a tacere chi minimizza.
Quando c'era "lui" era merda.
Senza "lui" questi italiani non sarebbero finiti qui.


Va comunque detto che vennero internati (e molti morirono o vennero uccisi) anche tanti tedeschi.
Tra cui Wilhelm Canaris, Dietrich Bonhoeffer, Kurt Schumacher o Hjalmar Schacht.


Chiudo con un pizzico di Genova qui a Flossenbürg.


E ribadisco: mai dimenticare. MAI!!!

Saluti,

Mauro.

giovedì 6 agosto 2015

A settant'anni da Hiroshima

Il 6 agosto 1945, esattamente settanta anni fa, esplodeva la seconda bomba atomica della storia.
La prima su un bersaglio vero, non per un test nel deserto.

Se pensiamo alla potenza delle bombe atomiche o nucleari presenti negli arsenali attuali, la bomba di Hiroshima (nonostante lo strascico di morte che ha lasciato) sembra poco più di un giocattolo.

Ma lasciatemi dire un'eresia (del resto questo blog si chiama "Pensieri eretici"...): meno male che le bombe del dopoguerra erano/sono così potenti.
Se fossero state paragonabili a quelle di Hiroshima e Nagasaki credo che le varie potenze (o presunte tali) nucleari non si sarebbero fatte tanti problemi a usarle nell'una o nell'altra guerra succedutesi in questi decenni.
Invece, con le potenze raggiunte, dette potenze hanno probabilmente anche avuto paura dell'imprevedibilità delle conseguenze (tutte le bombe nucleari hanno lo scopo di scatenare effetti incontrollabili, ma il desiderio dei comandi militari e politici è che questi effetti siano sì incontrollabili ma anche prevedibili... e gli effetti della maggioranza delle bombe di grande potenza non sono mai stati testati, solo simulati).

Prima che qualcuno si metta a pignoleggiare: incontrollabile ma prevedibile non è una contraddizione... incontrollabile è qui inteso nel senso di non bloccabile o limitabile. Ma può tranquillamente rimanere prevedibile.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Per chi fosse interessato, qui scrissi quante bombe atomiche o nucleari sono esplose sulla Terra in questi settanta anni.

martedì 26 maggio 2015

La Resistenza che non c'è stata

Qualche giorno fa, chiacchierando su whatsapp con una cara amica, è venuta fuori la domanda sul perché durante la seconda guerra mondiale non ci sia stata resistenza contro il nazismo in Germania (due attentati compiuti da gruppi piccoli e isolati infatti non sono una resistenza, tenendo anche conto che uno dei due gruppi di attentatori poi in realtà voleva solo un cambio ai vertici del partito), come invece c'è stata in Italia, in Francia e in altri paesi.

Ora gli storici dovrebbero poter dare risposte migliori delle mie, e molti lo hanno fatto (o per lo meno ci hanno provato).
Però io qui voglio dare la mia risposta, opinabilissima, e non fare copia-incolla da varie fonti, per quanto autorevoli o ben scritte.

Prima di andare avanti bisogna premettere una cosa: dissenso ce n'era anche in Germania, sia prima che durante la guerra, come anche nell'Italia fascista... ma dissenso politico, non resistenza armata.

N.B.: Di seguito scriverò sempre solo resistenza, ma è ovunque sottinteso resistenza armata.

Chiaramente un fatto del genere ha un insieme di spiegazioni, non può essere spiegato con una sola causa.

Tra le cause note e di cui si può leggere quasi ovunque, si possono citare le seguenti:
- i tedeschi e la Germania stavano meglio che sotto Weimar o sotto l'ultimo Kaiser (dicono nulla i trattati di Versailles?);
- gli anni venti in Germania erano stati anni di violenza e tumulti e la "tranquillità" portata da Hitler per molti era un paradiso;
- la vecchia Prussia (parte dominante della Germania ancora ai tempi di Hitler) era - anche nel popolino - semplicemente "addestrata" a rispettare l'autorità, qualunque essa fosse;
- in Baviera (roccaforte nazista) in forme diverse valeva un po' la stessa cosa;
- la propaganda nazista era riuscita a radicare la dittatura decisamente di più di quanto non sia riuscita quella di altri paesi fascisti.

Alcune di queste ragioni hanno più peso, altre meno, ma sono tutte note.

Però io aggiungerei un'altra ragione, generalmente molto sottovalutata se non addirittura taciuta.

Quando e dove hanno fatto la Resistenza l'Italia e la Francia citate all'inizio? E soprattutto contro chi?

In Italia la Resistenza è nata nel 1943 nella parte del paese occupata dai tedeschi... gli italiani si sono mossi contro i tedeschi, ossia degli stranieri. Fino al 1943, senza tedeschi in casa, gli italiani - anche i dissidenti - non hanno creato una Resistenza.
In Francia la Resistenza è nata, logicamente visto che prima non c'era fascismo, dopo l'occupazione e si è sviluppata soprattutto al nord, nel territorio direttamente occupato dai nazisti, contro lo straniero tedesco. Nel sud, nella Francia di Vichy, la resistenza è stato un fenomeno decisamente minore... almeno fino a che il governo fantoccio si teneva su con proprie forze e senza sostegno di truppe tedesche.
E lo stesso vale per gli altri paesi dove c'è stata resistenza.

Prima di giungere alle conclusioni, per evitare fraintendimenti, guardiamo cosa è successo nell'altra grande dittatura del '900: l'Unione Sovietica.
C'è mai stata resistenza? Durante l'avanzata nazista contro i nazisti, sì... ma prima e dopo, contro lo stalinismo, c'è stata resistenza? No, dissenso sì - vedasi sopra per Italia e Germania - ma resistenza no. Del resto lo stalinismo era "produzione propria", non veniva dall'estero.

E ora passiamo alla Germania.
È mai stata occupata? Sì, verso la fine della guerra... ma non da dittature (OK, l'URSS la era, ma in quel momento era una situazione particolare), bensì da chi ha abbattuto la dittatura.
E oltretutto la popolazione tedesca in quegli ultimi due anni di guerra era troppo stremata da fame e bombardamenti per resistere a chichessia.
Però prima, a partire dal 1939, nessuna resistenza neanche durante la guerra... il nazismo era "produzione propria", non era un occupante.

Cosa voglio dire con tutto ciò?
Che una resistenza la si sviluppa contro chi viene da fuori, chiunque esso sia, non contro i mali politici autoprodotti.
Contro questi si sviluppa dissenso politico o resistenza civile, proteste non violente di massa, magari singoli o gruppetti possono operare singoli attentati o anche peggio... ma - almeno nei paesi europei - una vera resistenza diffusa e organizzata non ci sarà di fronte a una dittatura autoprodotta.

Una rivoluzione sì, potrebbe esserci, ma sarebbe un'altra cosa (e le rivoluzioni spesso si fanno anche contro le democrazie, non solo contro le dittature... anche se in questo caso vengono chiamate colpi di stato).

Saluti,

Mauro.