Dopo lungo silenzio, dovuto a ragioni personali, rieccomi qui, a scrivere per voi :-)
E vorrei parlare di un episodio che nelle scorse settimane ha avuto un posto di assoluta rilevanza nelle cronache italiane, cioè il filmato messo in rete che mostra un bulletto che picchia un compagno di classe disabile col sostegno di alcuni compagni e gli altri che fanno da spettatori. E una compagna che filma tutto col telefonino.
Certi episodi non si condanneranno mai abbastanza, ma io qui vorrei soffermarmi su un singolo aspetto: le riprese fatte col telefonino.
Un amico, su un altro forum, ha chiesto:
"Secondo voi, l'esistenza dei videofonini fa crescere la voglia di fare queste cose per metterle in rete, o semplicemente queste cose si sono sempre fatte e grazie ai videofonini questi imbecilli le fanno venire a conoscenza di tutti?"
Bene, vorrei rispondere a questa affermazione, con la mia opinione al proposito.
I telefonini (che io comunque non apprezzo - quello che posseggo permette solo di telefonare e ho dovuto quasi litigare col negoziante per averne uno senza macchina fotografica, videocamera, internet o chissà cos'altro) non sono i colpevoli. O almeno non i prinicipali.
La colpa risiede soprattutto nella visione distorta del mondo che il boom televisivo commerciale degli ultimi due decenni ha prodotto.
Oggi tutto viene visto come uno spettacolo, anche la realtà viene confusa con la finzione.
In quella scuola chi ha ripreso le immagini, chi è stato a guardare e basta, in fondo credeva che fosse uno spettacolo e come tale se lo è goduto.
Allo stesso modo in cui la sera si gode in TV il grande fratello o altre cagate simili.
Il violento, il bullo, il prevaricatore c'erano anche a miei tempi. E anche ai tempi di mio padre e di mio nonno. Ma non c'erano - o c'erano meno - spettatori.
Se nella mia classe vent'anni fa qualcuno avesse picchiato un disabile, il 90% dei compagni non coinvolti avrebbe comunque capito subito che era una cosa vera, non un film. E se coraggiosi e forti abbastanza sarebbero intervenuti, se no sarebbero usciti. Ma non sarebbero rimasti lì a guardare.
Io vorrei interrogare gli "spettatori" di Torino, per scoprire se si sono resi conto che la violenza a cui hanno assistito era reale e non solo uno spettacolo.
Ma ho paura di ciò che scoprirei...
Saluti,
Mauro.