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sabato 15 luglio 2023

L'inglese che ci hanno insegnato male a scuola

Quando andavo a scuola io (ormai quasi preistoria) a lezione di inglese ci hanno sempre raccontato una favola. Quella delle tre "cester".
Ci hanno sempre detto (almeno all'epoca, forse oggi non è più così) che esistevano tre città terminanti con "cester" in cui questo finale (per inciso: derivante dal latino "castrum") andava pronunciato in maniera assolutamente irregolare: Leicester, Gloucester, Worcester. E solo queste tre.

Falso!

C'è anche Bicester... ma anche Godmanchester (che nonostante la h non si pronuncia come Manchester e "chester" è equivalente a "cester" come origine e significato).
E altre, tipo Alcester, Towcester e forse di più.

Insomma, mentre la pronuncia di "chester" in Godmanchester sembra essere veramente un'eccezione... quella generale di "cester" mi sembra un'eccezione mica tanto eccezionale.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Cliccando sui link arrivate a una pagina dove ascoltare la pronuncia corretta del nome.

venerdì 18 maggio 2018

Gli slavi e le metafonesi

O, per essere più precisi, gli slavi e le metafonesi tipiche della lingua tedesca.

Per chi sa il tedesco, le metafonesi nella lingua tedesca principalmente altro non sarebbero che i famosi (o famigerati?) Umlaut: ä, ö, ü.

Ora, cosa c'entrano gli slavi con tutto ciò?
C'entrano perché, tra tutte le persone che conosco, le persone di lingua slava sono quelle che con queste metafonesi hanno i problemi maggiori.
Ergo: non riescono a pronunciarle correttamente. Anche quelli che parlano un tedesco quasi perfetto.

Gli esempi migliori io personalmente li ho coi polacchi (sono talmente tanti qui in Germania che è impossibile non aver a che fare con loro) e coi cechi (per lavoro ho quasi quotidianamente a che fare con un nostro stabilimento ceco).
In realtà la cosa la ho un po' osservata anche coi croati... ma con loro generalmente riesco a parlare italiano (soprattutto coi miei parenti croati), quindi logicamente ho rilevazioni statistiche molto più ridotte e perciò meno affidabili.

Polacchi e cechi hanno, come detto, grossi problemi a pronunciare ä, ö e ü. In particolare ü.

Inciso
Graficamente si possono anche scrivere ae, oe e ue, per chi non ha i caratteri corretti sulla propria tastiera.
Inciso chiuso

Come sono le pronunce corrette?
ä: IPA ɛː (una via di mezzo tra a ed e, ma più vicina alla e);
ö: IPA øː oppure œ (dipende dalla parola, comunque una via di mezzo tra o ed e, ma più vicina alla o);
ü: IPA yː oppure ʏ (dipende dalla parola, comunque un po' una ju con la j che si sente molto poco).

Polacchi e cechi spesso pronunciano la ä come una normale a, la ö la pronunciano in modo vario ma per loro si avvicina più alla e che alla o e la ü... la ü (soprattutto per i polacchi) diventa spesso una i o quasi.


Ora, la mia domanda è: è un problema culturale-linguistico o fisico-fisiologico? Hanno qualche caratteristica particolare alle corde vocali (o altri organi legati alla pronuncia) che gli impedisce una corretta articolazione di quei suoni?


Saluti,


Mauro.

mercoledì 24 gennaio 2018

Una cosa che non sopporto dei tedeschi

C'è una cosa che non sopporto dei tedeschi quando parlano inglese (per inciso: che sia parlato praticamente ovunque e che il livello di conoscenza medio sia alto sono due leggende metropolitane... o, meglio, due balle).

Quando devono pronunciare il proprio nome e/o cognome in una conversazione in inglese (anche privata, ma la cosa diventa estrema se si tratta di lavoro) lo pronunciano spesso come fosse inglese esso stesso.
Per esempio, se uno si chiama David - nome che in tedesco si pronuncia esattamente come in italiano - parlando in inglese generalmente si presenterà come "Deivid" o "Devid".

Ecco, a me questa cosa manda in bestia: Beline, nomi e cognomi non cambiano pronuncia con la lingua! Vanno pronunciati come nella lingua originale.
Posso capire che uno che non parla tedesco possa storpiare la pronuncia... ma perché deve farlo un tedesco stesso? Anzi addirittura lo stesso portatore di quel nome e/o cognome?

Ribadisco: non lo capisco e non lo sopporto.

Saluti,

Mauro.