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domenica 16 aprile 2017

Pubblicità neanche poi tanto occulta

Molti di voi sapranno che oggi in Turchia c'è un importante referendum, che potrebbe far uscire il paese dal novero dei paesi democratici.
Qui in Germania tale referendum è seguito con particolare interesse a causa dei rapporti ultimamente tesi tra i due paesi ma soprattutto a causa della grande minoranza turca presente nel paese.

Quindi non stupisce che stampa e radiotelevisione seguano gli eventi e intervistino turchi più o meno prominenti.
Così non è strano che lo Spiegel pubblichi una doppia intervista a due giornalisti turchi, uno pro-Erdogan e uno anti-Erdogan.

Strano è che lo Spiegel usi detta doppia intervista per fare pubblicità, neanche poi tanto occulta.
Guardate qui sotto le foto dei due giornalisti.
Ripresi praticamente nella stessa posa (le pose generalmente le indica il fotografo e ho sperimentato sulla mia pelle che i fotografi stampa tedeschi hanno la fantasia di un ciocco di legno), con il proprio laptop ben in vista.
Che due giornalisti usino lo stesso computer non è poi così strano.
Strano (o forse no, forse sono io che sono ingenuo) è che il fotografo si preoccupi soprattutto che il logo del produttore dei due computer sia ben in vista.

Pubblicità, appunto. E non occulta. Bensì di cattivo gusto.


Che una rivista storica come lo Spiegel si abbassi a tanto dispiace veramente.

Saluti,

Mauro.

sabato 22 agosto 2015

Indignazione prêt-à-porter

Giovedì c'è stato a Roma il funerale del patriarca del clan Casamonica.
Non certo un funerale sobrio, per così dire.
Ma di questo e dell'offesa al buon gusto non serve che ve ne parli. Ne avete letto e straletto tutti.

I Casamonica sono coinvolti nella storia nota come "Mafia Capitale". E in numerose altre, a partire dagli anni '70 fino a oggi.
E il defunto ne era il patriarca, pur non essendo personalmente mai stato condannato.

Un funerale vistoso.
Un defunto patriarca, anzi padrino.
E subito scatta l'indignazione a comando (a proposito, mi piacerebbe sapere quanti degli indignati sanno veramente per cosa sono indignati).
E subito a chiedere conto a Stato, Comune e Chiesa di questo e di quello.

Ma siamo sicuri che le istituzioni - civili o religiose che siano - debbano veramente rendere conto di qualcosa?
I Casamonica saranno anche dei delinquenti (e per alcuni di loro è stato provato processualmente che lo siano)... ma c'erano gli estremi per vietare il funerale in una forma così ostentata?
Oppure chiunque può farsi - fino a che lo fa senza contravvenire la legge - il funerale come cazzo gli pare? Anche farselo con un'accozzaglia di scelte di pessimo gusto (perché sì, per il cattivo gusto mostrato c'è da indignarsi eccome - legge o non legge)?

Per fortuna c'è anche chi sa pensare con la propria testa e fa domande e considerazioni non ipocrite su funerali, leggi civili e norme religiose, senza portare il proprio cervello all'ammasso dell'indignazione a comando.
È il caso di Cristiana Alicata nel suo "Roma. Mi dispiace, devo dirlo". Leggetelo, spiega quello che ho scritto sopra e altro. Molto meglio di come possa fare io.

Molti degli indignati a comando hanno fatto anche notare che la chiesa dove è stato celebrato il funerale del patriarca dei Casamonica è la stessa che in passato negò i funerali religiosi a Piergiorgio Welby.
E ci si dimentica che la Chiesa (come ogni associazione, partito, società, comunità religiosa, eccetera) può darsi le regole che vuole e prendere le decisioni che vuole fino a che queste non vengano a collidere con le leggi dello Stato.
A noi laici (e anche a molti cattolici) certo non piace che Casamonica abbia avuto ciò che a Welby è stato negato... ma il fatto che non ci piaccia è un conto, il fatto che andasse impedito per imperio ben altro conto.
Ma anche questo c'è chi lo ha già spiegato meglio di me: Matteo Bordone nel suo "Quel che è di Cesare". Leggete anche lui. Attentamente.

Saluti,

Mauro.