Oggi, tornando in macchina dall'Olanda in Germania (viaggio di lavoro), ascoltavo una delle mie radio preferite (WDR5).
All'interno della trasmissione "Westblick", dedicata a tematiche inerenti il Nordreno-Vestfalia (la regione tedesca dove vivo da ormai 16 anni, con una breve interruzione di neanche 3 anni), è stato trasmesso un servizio dedicato alla percezione dell'omosessualità da parte della popolazione della regione (chi sa il tedesco può ascoltarlo qui).
Ora, questo servizio era un po' troppo appiattito sulle posizioni delle associazioni omosessuali in Germania piuttosto che sui veri problemi e diritti degli omosessuali (per capirsi... è un po' come considerare le femministe rappresentanti delle donne: le donne hanno diritto a raggiungere gli stessi diritti e possibilità che hanno gli uomini, le femministe invece vogliono togliere diritti agli uomini piuttosto che darne alle donne, vogliono di fatto una parificazione in basso, non in alto... è la stessa differenza che c'è tra gli omosessuali come persone e molte delle associazioni che si "battono" per i diritti degli omosessuali).
A parte ciò (so già che verrò bastonato per quanto scritto sopra)... quello che mi ha colpito e dato da pensare è stata un'affermazione "statistica".
Secondo una ricerca condotta dall'università di Bielefeld oggi circa un quinto delle persone nel Nordreno-Vestfalia dimostra di avere una mentalità omofoba, mentre 20-30 anni fa tale mentalità riguardava un quarto, forse un terzo, delle persone.
Ecco, quello che mi ha dato da pensare è stato il modo in qui è stata fatta questa statistica: sono state poste tre domande esplicite a un campione di popolazione.
Non ho motivi di dubitare che il campione sia stato scelto in maniera corretta.
E il fatto che le domande fossero esplicite parla a favore della correttezza dei ricercatori.
Però... il tutto non parla a favore dell'intelligenza dei ricercatori.
Nel senso che hanno considerato la situazione odierna e quella di 20-30 anni solo su basi statistiche, solo basandosi sulle risposte avute in passato e su quelle ottenute oggi.
Non hanno considerato un fenomeno che 20-30 anni fa non esisteva: il politicamente corretto.
Detto terra terra: 20-30 anni fa parlare male degli omosessuali non provocava reazioni particolari (a parte, ovviamente, che dagli omosessuali stessi), l'esprimersi contro di loro veniva più che altro accolto dall'indifferenza generale.
Oggi invece, la legge del politicamente corretto impone di indignarsi quando qualcosa non è come dovrebbe essere (cosa comunque più che altro di facciata, visto che l'indignazione serve a far vedere che siamo dalla parte "giusta", non serve a far vedere quello che veramente sentiamo), e tra le cose contro cui indignarsi c'è l'omofobia.
Ora, è giusto indignarsi (se lo si fa sinceramente e spontaneamente) contro l'omofobia, ma è sbagliato considerare i risultati dello studio di cui sopra come indicativi della diminuzione dell'omofobia.
A mio parere e per la mia esperienza (io sono eterosessuale, ma ho amici omosessuali che rispetto e apprezzo, quindi so qualcosa dei loro sentimenti) questi risultati indicano solo che gli omofobi oggi hanno più remore a esprimersi rispetto a 20-30 anni fa. Oggi hanno paura di essere messi alla gogna pubblica. Quindi tacciono.
Insomma: non è diminuita l'omofobia. È diminuito il coraggio di dimostrarsi omofobi. (Comunque, meglio che niente).
Saluti,
Mauro.
L’elemento numero uno (2, 6, 3, 7)
3 ore fa
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