Voi che mi conoscete, sapete benissimo che è difficile trovare uno più antileghista di me.
E, aggiungo, quella che viene spesso considerata la faccia più presentabile della Lega (cioè Maroni), io la considero la faccia più pericolosa, politicamente ignorante e ingannevole della stessa.
Però, una volta nella vita che Maroni riesce a fare un'analisi politica corretta e condivisibile, ciò va riconosciuto.
L'altro giorno Maroni ha twittato contro Renzi:
Il PD contro il governo Letta? È solo una finta: i cadregari renziani vogliono solo rimpastino.
Conciso e preciso. E soprattutto giusto. Miglior descrizione dei renziani non c'è.
Saluti,
Mauro.
Ogni tanto (anzi spesso) mi vengono in mente interpretazioni di avvenimenti e fatti oppure giudizi su persone ed eventi che non si possono certo definire conformisti. O magari semplicemente idee e pensieri personali, indipendenti. Alcune di queste idee saranno giuste e condivisibili, altre no, ma sono orgoglioso che non siano conformi. I commenti anonimi non sono graditi, essi verranno cancellati a meno che non portino contributi concreti e seri. Buona lettura a tutti.
lunedì 30 dicembre 2013
giovedì 26 dicembre 2013
L'ipocrisia su Khodorkowsky
Putin ha amnistiato Khodorkowsky.
Quest'ultimo è subito volato in Germania, dove è stato accolto come un combattente per la libertà (sarebbe stato accolto così comunque in tutto l'occidente, non si tratta solo di Germania).
Devo ricordarvi chi è Khodorkowsky?
Khodorkowsky è uno degli oligarchi che, con la complicità della politica post-sovietica, hanno saccheggiato la Russia con metodi, a voler minimizzare, mafiosi. Oligarchi che hanno reso il popolino forse ancora più povero di quanto non fosse ai tempi dell'URSS. E altrettanto poco libero.
E i reati per cui è stato condannato li ha veramente commessi. Insieme a una quantità di altri per cui la ha scampata.
Vero che alla fine è finito dentro perché nemico di Putin e di altri oligarchi... ma nemico come possono essere nemici due clan mafiosi, non un dittatore e un combattente per la libertà.
Putin con questa condanna ha dimostrato il suo disprezzo per la legalità... ma non tanto perché ha fatto condannare Khodorkowsky, bensì perché ha impedito processi e condanne nei confronti degli altri oligarchi.
Non dimenticatelo.
Saluti,
Mauro.
Quest'ultimo è subito volato in Germania, dove è stato accolto come un combattente per la libertà (sarebbe stato accolto così comunque in tutto l'occidente, non si tratta solo di Germania).
Devo ricordarvi chi è Khodorkowsky?
Khodorkowsky è uno degli oligarchi che, con la complicità della politica post-sovietica, hanno saccheggiato la Russia con metodi, a voler minimizzare, mafiosi. Oligarchi che hanno reso il popolino forse ancora più povero di quanto non fosse ai tempi dell'URSS. E altrettanto poco libero.
E i reati per cui è stato condannato li ha veramente commessi. Insieme a una quantità di altri per cui la ha scampata.
Vero che alla fine è finito dentro perché nemico di Putin e di altri oligarchi... ma nemico come possono essere nemici due clan mafiosi, non un dittatore e un combattente per la libertà.
Putin con questa condanna ha dimostrato il suo disprezzo per la legalità... ma non tanto perché ha fatto condannare Khodorkowsky, bensì perché ha impedito processi e condanne nei confronti degli altri oligarchi.
Non dimenticatelo.
Saluti,
Mauro.
lunedì 23 dicembre 2013
Sarete veramente più buoni?
Per Natale tutti (o quasi) si ripromettono di essere più buoni.
Proposito ipocrita in moltissimi casi.
Proposito impraticabile in molti altri.
Sincero e praticabile in pochi, veramente molto pochi casi.
Anche voi avete ipocritamente questo proposito?
Io invece voglio essere spudoratamente sincero e vi dico come sarò veramente a Natale: più stronzo del solito.
Poi, se mi gira, tornerò buono il 26.
Anzi no, meglio il 27.
Buon Natale.
Saluti,
Mauro.
Proposito ipocrita in moltissimi casi.
Proposito impraticabile in molti altri.
Sincero e praticabile in pochi, veramente molto pochi casi.
Anche voi avete ipocritamente questo proposito?
Io invece voglio essere spudoratamente sincero e vi dico come sarò veramente a Natale: più stronzo del solito.
Poi, se mi gira, tornerò buono il 26.
Anzi no, meglio il 27.
Buon Natale.
Saluti,
Mauro.
venerdì 20 dicembre 2013
Si torna a casa
Domani, sabato 21 dicembre, volo a Genova. Dove mi fermerò fino al 6 gennaio.
In questo periodo avrò sì accesso a internet, ma non so quanto tempo avrò per scrivere... quindi non so se apparirà qualcosa sul blog (per i mails sarà comunque più facile leggere e rispondere).
Forse sì, forse no.
Al peggio ci si rilegge qui sopra martedì 7 gennaio.
Fate i bravi e passate delle buone e piacevoli festività :-)
Saluti,
Mauro.
In questo periodo avrò sì accesso a internet, ma non so quanto tempo avrò per scrivere... quindi non so se apparirà qualcosa sul blog (per i mails sarà comunque più facile leggere e rispondere).
Forse sì, forse no.
Al peggio ci si rilegge qui sopra martedì 7 gennaio.
Fate i bravi e passate delle buone e piacevoli festività :-)
Saluti,
Mauro.
mercoledì 18 dicembre 2013
Lo spleen... no, non sono Baudelaire
Ci sono giornate anonime. Come oggi.
Uno si alza la mattina, va a lavorare, dopo il lavoro cura attività e contatti personali.
Però in realtà è una giornata senza avvenimenti. Non c'è nulla che verrà ricordato. Nulla di positivo ma neanche di negativo, anzi di negativo meno di nulla.
Poi però la sera uno arriva a casa e lo prende lo spleen.
All'improvviso, inaspettato, senza motivo.
Non dico che dopo una giornata anonima uno debba essere felice... ma da dove viene questa malinconia? Che ragione ha?
Comunque non temete, non sono Baudelaire, quindi non vi scriverò nessuna poesia sullo spleen.
Leggetevi lui: ha già detto tutto ciò che era possibile mettere in versi.
Saluti,
Mauro.
Uno si alza la mattina, va a lavorare, dopo il lavoro cura attività e contatti personali.
Però in realtà è una giornata senza avvenimenti. Non c'è nulla che verrà ricordato. Nulla di positivo ma neanche di negativo, anzi di negativo meno di nulla.
Poi però la sera uno arriva a casa e lo prende lo spleen.
All'improvviso, inaspettato, senza motivo.
Non dico che dopo una giornata anonima uno debba essere felice... ma da dove viene questa malinconia? Che ragione ha?
Comunque non temete, non sono Baudelaire, quindi non vi scriverò nessuna poesia sullo spleen.
Leggetevi lui: ha già detto tutto ciò che era possibile mettere in versi.
Saluti,
Mauro.
venerdì 13 dicembre 2013
I sondaggi, i forconi e l'ignoranza
Da un po' di giorni il cosidetto movimento dei forconi cerca di bloccare l'Italia. O almeno di metterla in difficoltà.
Recenti sondaggi dimostrano che la maggioranza degli italiani approva detto movimento di protesta, ma al tempo stesso la maggioranza degli italiani non sa cosa sia.
In realtà nulla di strano, se si riflette e si usa la logica.
Il problema è che i sondaggi rispecchiano le emozioni (spesso create ad arte dalla stampa) e non i fatti.
Mi spiego meglio con un esempio.
Poniamo che l'1% degli imprenditori (piccoli o grandi che siano) abbiano grossi problemi a causa della crisi, non siano aiutati dallo Stato e si dirigano a gran velocità verso il fallimento.
C'è però un 99% di imprenditori che ce la fa, magari con difficoltà (talvolta anche grosse) ma ce la fa. Talvolta anche molto bene, con guadagni notevoli.
La stampa parla però dell'1%, non del 99%... perché il 99% non fa sensazione, non fa notizia.
Quindi, quando si fa un sondaggio, le risposte a detto sondaggio vengono date emozionalmente pensando a quell'1%, non al restante 99%.
Però se poi vai a chiedere non cosa la gente approva o meno, ma cosa la gente conosce o meno... allora capisci (e non solo nel caso dei forconi, ma in qualsiasi sondaggio) che la maggioranza di chi risponde non sa cosa risponde, o meglio non sa a cosa risponde, cioè non sa nulla della domanda a cui risponde... quindi in teoria non dovrebbe proprio rispondere.
In sostanza, sondaggi fatti a questo modo falsano completamente la realtà.
Ma dato che ogni sondaggio è fatto a questo modo... ogni sondaggio non ha senso. E porta (o almeno può portare) a conseguenze pericolose. Molto pericolose.
Saluti,
Mauro.
Recenti sondaggi dimostrano che la maggioranza degli italiani approva detto movimento di protesta, ma al tempo stesso la maggioranza degli italiani non sa cosa sia.
In realtà nulla di strano, se si riflette e si usa la logica.
Il problema è che i sondaggi rispecchiano le emozioni (spesso create ad arte dalla stampa) e non i fatti.
Mi spiego meglio con un esempio.
Poniamo che l'1% degli imprenditori (piccoli o grandi che siano) abbiano grossi problemi a causa della crisi, non siano aiutati dallo Stato e si dirigano a gran velocità verso il fallimento.
C'è però un 99% di imprenditori che ce la fa, magari con difficoltà (talvolta anche grosse) ma ce la fa. Talvolta anche molto bene, con guadagni notevoli.
La stampa parla però dell'1%, non del 99%... perché il 99% non fa sensazione, non fa notizia.
Quindi, quando si fa un sondaggio, le risposte a detto sondaggio vengono date emozionalmente pensando a quell'1%, non al restante 99%.
Però se poi vai a chiedere non cosa la gente approva o meno, ma cosa la gente conosce o meno... allora capisci (e non solo nel caso dei forconi, ma in qualsiasi sondaggio) che la maggioranza di chi risponde non sa cosa risponde, o meglio non sa a cosa risponde, cioè non sa nulla della domanda a cui risponde... quindi in teoria non dovrebbe proprio rispondere.
In sostanza, sondaggi fatti a questo modo falsano completamente la realtà.
Ma dato che ogni sondaggio è fatto a questo modo... ogni sondaggio non ha senso. E porta (o almeno può portare) a conseguenze pericolose. Molto pericolose.
Saluti,
Mauro.
giovedì 12 dicembre 2013
Non violentiamo Pasolini, per favore
In questo momento l'Italia è scossa (o almeno così vorrebbe la stampa) dalla cosiddetta rivolta dei forconi.
E molta di suddetta stampa ha ritirato fuori a sproposito Pasolini. Lo ha fatto quando le forze dell'ordine, durante la manifestazione a Torino, si sono tolte il casco. E giù a scrivere della solidarietà delle forze dell'ordine coi manifestanti.
A parte il fatto che le forze dell'ordine devono, appunto, solo garantire l'ordine e non essere pro o contro la manifestazione, qualsiasi contenuto essa abbia.
A parte ciò, il gesto aveva solo il significato di passato pericolo: quando la tensione scende e il pericolo di violenze si riduce, le forze dell'ordine si tolgono sempre il casco. E se chi le comanda è intelligente ordina di farlo nel momento in cui detto gesto contribuisce a ridurre ulteriormente detta tensione, detto pericolo.
Ma cosa c'entra Pasolini? Nel 1968, in occasione degli scontri di Valle Giulia lui scrisse una poesia passata alla storia come difesa dei "poliziotti proletari" contro gli "studenti borghesi".
Ora, chi ha letto la poesia e - soprattutto - la ha capita, sa che il pensiero di Pasolini era ben più articolato, non si limitava certo alla semplificazione di cui sopra, anche se la difesa, la comprensione per i poliziotti era vera, concreta.
Da allora, ogni volta che le forze dell'ordine hanno un'interazione diretta, fisica (sia in positivo che in negativo) con i manifestanti (qualsiasi siano i motivi della manifestazione) qualche bella anima del giornalismo ritira fuori quella poesia. Poesia che detta bella anima forse ha letto ma di sicuro non ha capito.
Sia ben chiaro, esistono occasioni in cui quella poesia spiega ancora molto, è attuale ed è utile per capire la situazione: io stesso me ne "appropriai" per il caso Placanica/Giuliani durante il G8 genovese del 2001.
Ma ciò non significa che sia applicabile sempre e comunque quando succede (o meglio sembra succedere) qualcosa di particolare tra forze dell'ordine e manifestanti.
E di certo quello che scrisse Pasolini non c'entra un bel nulla - anzi, da genovese, non c'entra un belino - con l'attuale protesta dei forconi e con i caschi tolti dai poliziotti.
Avrei voluto analizzare le incongruenze del paragone e scrivervele qui... ma per fortuna Giulio D'Antona su Linkiesta mi ha preceduto, facendo molto meglio di quanto io mai avrei potuto fare: quindi vi invito a leggere, a rileggere e a memorizzare il suo articolo "Non c'erano forconi a Valle Giulia".
Saluti,
Mauro.
E molta di suddetta stampa ha ritirato fuori a sproposito Pasolini. Lo ha fatto quando le forze dell'ordine, durante la manifestazione a Torino, si sono tolte il casco. E giù a scrivere della solidarietà delle forze dell'ordine coi manifestanti.
A parte il fatto che le forze dell'ordine devono, appunto, solo garantire l'ordine e non essere pro o contro la manifestazione, qualsiasi contenuto essa abbia.
A parte ciò, il gesto aveva solo il significato di passato pericolo: quando la tensione scende e il pericolo di violenze si riduce, le forze dell'ordine si tolgono sempre il casco. E se chi le comanda è intelligente ordina di farlo nel momento in cui detto gesto contribuisce a ridurre ulteriormente detta tensione, detto pericolo.
Ma cosa c'entra Pasolini? Nel 1968, in occasione degli scontri di Valle Giulia lui scrisse una poesia passata alla storia come difesa dei "poliziotti proletari" contro gli "studenti borghesi".
Ora, chi ha letto la poesia e - soprattutto - la ha capita, sa che il pensiero di Pasolini era ben più articolato, non si limitava certo alla semplificazione di cui sopra, anche se la difesa, la comprensione per i poliziotti era vera, concreta.
Da allora, ogni volta che le forze dell'ordine hanno un'interazione diretta, fisica (sia in positivo che in negativo) con i manifestanti (qualsiasi siano i motivi della manifestazione) qualche bella anima del giornalismo ritira fuori quella poesia. Poesia che detta bella anima forse ha letto ma di sicuro non ha capito.
Sia ben chiaro, esistono occasioni in cui quella poesia spiega ancora molto, è attuale ed è utile per capire la situazione: io stesso me ne "appropriai" per il caso Placanica/Giuliani durante il G8 genovese del 2001.
Ma ciò non significa che sia applicabile sempre e comunque quando succede (o meglio sembra succedere) qualcosa di particolare tra forze dell'ordine e manifestanti.
E di certo quello che scrisse Pasolini non c'entra un bel nulla - anzi, da genovese, non c'entra un belino - con l'attuale protesta dei forconi e con i caschi tolti dai poliziotti.
Avrei voluto analizzare le incongruenze del paragone e scrivervele qui... ma per fortuna Giulio D'Antona su Linkiesta mi ha preceduto, facendo molto meglio di quanto io mai avrei potuto fare: quindi vi invito a leggere, a rileggere e a memorizzare il suo articolo "Non c'erano forconi a Valle Giulia".
Saluti,
Mauro.
martedì 10 dicembre 2013
Beline di Germania (e non solo)
Io, come sapete, sono genovese.
E a Genova, dare della belina a qualcuno non è fargli un complimento. Significa, nella più moderata delle ipotesi, dargli della testa di cavolo. Del resto belina deriva da belin (spesso italianizzato in belino), che in dialetto indica l'organo genitale maschile.
Ma altrove le beline sono a quanto pare meno disprezzate (non per niente c'è anche una Belina santa).
Io qui volevo citarvi due (tra i vari) esempi tedeschi (da genovese residente in Germania certe cose non mi sfuggono).
Due che ho visto coi miei occhi e non ho dovuto cercare su Google :-)
A Berlino le beline gestiscono delle boutiques di moda femminile, e a quanto pare con successo, visto che io vidi questo negozio per caso nel 1999 e oggi esiste ancora.
Mentre a Düsseldorf le beline traducono... e speriamo che non facciano traduzioni del belino.
Se però invece volete fare una vacanza del belino, dovete lasciare la Germania e andare in Grecia, soggiornando al Belina Hotel a Volos.
Saluti,
Mauro.
E a Genova, dare della belina a qualcuno non è fargli un complimento. Significa, nella più moderata delle ipotesi, dargli della testa di cavolo. Del resto belina deriva da belin (spesso italianizzato in belino), che in dialetto indica l'organo genitale maschile.
Ma altrove le beline sono a quanto pare meno disprezzate (non per niente c'è anche una Belina santa).
Io qui volevo citarvi due (tra i vari) esempi tedeschi (da genovese residente in Germania certe cose non mi sfuggono).
Due che ho visto coi miei occhi e non ho dovuto cercare su Google :-)
A Berlino le beline gestiscono delle boutiques di moda femminile, e a quanto pare con successo, visto che io vidi questo negozio per caso nel 1999 e oggi esiste ancora.
Mentre a Düsseldorf le beline traducono... e speriamo che non facciano traduzioni del belino.
Se però invece volete fare una vacanza del belino, dovete lasciare la Germania e andare in Grecia, soggiornando al Belina Hotel a Volos.
Saluti,
Mauro.
lunedì 9 dicembre 2013
La fine di un'ambiguità
Domenica 8 dicembre 2013.
Il PD ha tenuto le primarie per l'elezione del nuovo segretario.
Ha vinto Matteo Renzi. Democristiano puro. Erede morale di Amintore Fanfani.
Almeno il PD ha posto fine con queste primarie a un'ambiguità molto dannosa: molti credevano che il PD fosse un partito di sinistra.
Oggi il PD ha detto chiaro e tondo al mondo che lui con la sinistra non ha mai avuto né avrà mai a che fare.
La chiarezza in politica è merce rara. Quindi onore al PD.
E lo dico da uomo di sinistra. Che quindi, coerentemente, mai ha votato e mai voterà PD.
Saluti,
Mauro.
Il PD ha tenuto le primarie per l'elezione del nuovo segretario.
Ha vinto Matteo Renzi. Democristiano puro. Erede morale di Amintore Fanfani.
Almeno il PD ha posto fine con queste primarie a un'ambiguità molto dannosa: molti credevano che il PD fosse un partito di sinistra.
Oggi il PD ha detto chiaro e tondo al mondo che lui con la sinistra non ha mai avuto né avrà mai a che fare.
La chiarezza in politica è merce rara. Quindi onore al PD.
E lo dico da uomo di sinistra. Che quindi, coerentemente, mai ha votato e mai voterà PD.
Saluti,
Mauro.
sabato 7 dicembre 2013
I parlamentari e la conoscenza delle leggi
Articolo ritrattato in quanto mi sbagliavo io.
Me ne scuso.
Saluti,
Mauro.
---
No, non sto parlando del Parlamento italiano, quindi non cominciate a sbavare né contro la "casta" né contro i "dilettanti allo sbaraglio".
Stasera (o meglio, ieri sera, visto che la mezzanotte è ormai passata) ero a cena con alcuni amici e conoscenti e nel gruppo c'era un neoeletto parlamentare tedesco, il cristiano-democratico Thomas Mahlberg (comunque, al di là di quanto scrivo sotto, persona molto simpatica e piacevole, anche se politicamente lontana da me).
Chiaramente si finisce a parlare anche di politica e, al di là dell'avere idee politiche simili o diverse, a un certo punto mi cascano le palle quando lui si esprime contro la doppia cittadinanza.
Ma non perché lui sia contrario alla stessa (io sono favorevole, va detto, anche se - pur avendone diritto - non la ho mai richiesta), bensì per i motivi per cui è contrario.
Lui sostiene che, in quanto cittadino tedesco possessore della sola cittadinanza tedesca, sarebbe discriminato nei confronti di chi ha una doppia cittadinanza.
Perché? Perché chi ha la doppia cittadinanza può votare in due paesi e lui in uno solo!
Peccato solo che le leggi (nazionali e internazionali) impediscano ciò: chi ha doppia cittadinanza non ha doppio voto.
Al momento dell'ottenimento della doppia cittadinanza (o al raggiungimento della maggiore età, per chi la ha dalla nascita) la persona deve dichiarare per quale dei due paesi di cui è cittadino intende esprimere il diritto di voto.
Che poi ci sia chi imbroglia e cerca di votare in entrambi i paesi è palese, ma si tratta appunto di un imbroglio, non di un diritto o di una discriminazione verso chi ha una sola cittadinanza.
Io ho cercato di spiegarglielo.
Dubito che abbia capito.
Saluti,
Mauro.
Me ne scuso.
Saluti,
Mauro.
---
giovedì 5 dicembre 2013
Come è cambiata la Germania dal 1996
Io sono arrivato in Germania il 31 agosto del 1996 (cioè in tale data ci sono venuto a vivere, come turista ci ero stato anche prima).
Sono ormai poco piú di 17 anni... ma vi garantisco che in realtà sono passate ere. Soprattutto da un punto di vista sociale ed economico.
Come ho già scritto ultimamente su questo blog, la crisi si sente anche in Germania, anche se in modo diverso che in altri paesi.
Ma qui, crisi o non crisi, vorrei raccontarvi di cose che oggi vedo in Germania, ma che non vedevo nel 1996 o negli anni immediatamente successivi.
E che hanno sì a che fare anche con la crisi, ma non solo.
Hanno anche, forse soprattutto, a che fare col fatto che la Germania si è lasciata andare.
Prima era ricca e curata. Oggi è ricca e trasandata.
1) Nel 1996 non esisteva la caparra sulle bottiglie, quindi le bottiglie venivano semplicemente buttate via. Poi venne introdotta detta caparra e i tedeschi all'inizio, da bravi gretti, si tenevano strette le bottiglie per recuperare la caparra... oggi invece molti tedeschi abbandonano volontariamente le bottiglie, soprattutto sui treni, perché sanno che ci sono persone che le raccolgono per sopravvivere.
2) Nel 1996 non si vedevano i cosiddetti barboni nelle zone turistiche e centrali delle città... i barboni - o senza tetto che dir si voglia - erano confinati in determinati quartieri... oggi la polizia neanche più cerca di spostarli e nasconderli.
3) Nel 1996 i lati "verdi" delle autostrade erano veramente verdi... oggi - quando vado in Olanda per lavoro (cosa che capita quasi settimanalmente) - riconosco il confine dal fatto che a un certo punto la sporcizia si riduce di brutto... e quando succede so di essere entrato in Olanda.
4) Nel 1996 quando qualcosa non funzionava potevi protestare presso l'ufficio comunale competente (non che ciò garantisse risultati, ma almeno avevi un contatto concreto)... oggi vieni spedito in una specie di striscia di Möbius.
5) Nel 1996 i treni erano generalmente (non certo sempre come narra la leggenda, ma comunque spesso) puntuali... oggi quando un treno è puntuale sei tentato di mandare un messaggio di ringraziamento alle ferrovie.
6) Nel 1996 alle elezioni seguiva subito un governo... oggi si è votato a settembre e un governo non c'è ancora.
7) Nel 1996 chi aveva un lavoro fisso, anche se di basso livello, viveva decentemente... oggi ci sono persone che per vivere decentemente devono avere due, se non tre, lavori.
8) Nel 1996 quasi tutti i taxi tedeschi erano Mercedes. Le poche eccezioni erano altre auto tedesche (o più raramente giapponesi) di fascia medio-alta... oggi trovi taxi di ogni tipo, persino FIAT Doblò o diversi modelli della Dacia.
E queste sono solo le prime cose che mi vengono in mente. Ma se mi mettessi a riflettere con calma ne verrebbero fuori varie altre.
Quello che da italiano in Germania posso dire come riassunto è il seguente: dal 1996 a oggi la distanza tra Italia e Germania per quanto riguarda la qualità della vita è diminuita. Però l'Italia non è migliorata.
Chi vuol capire, capisca.
Saluti,
Mauro.
Sono ormai poco piú di 17 anni... ma vi garantisco che in realtà sono passate ere. Soprattutto da un punto di vista sociale ed economico.
Come ho già scritto ultimamente su questo blog, la crisi si sente anche in Germania, anche se in modo diverso che in altri paesi.
Ma qui, crisi o non crisi, vorrei raccontarvi di cose che oggi vedo in Germania, ma che non vedevo nel 1996 o negli anni immediatamente successivi.
E che hanno sì a che fare anche con la crisi, ma non solo.
Hanno anche, forse soprattutto, a che fare col fatto che la Germania si è lasciata andare.
Prima era ricca e curata. Oggi è ricca e trasandata.
1) Nel 1996 non esisteva la caparra sulle bottiglie, quindi le bottiglie venivano semplicemente buttate via. Poi venne introdotta detta caparra e i tedeschi all'inizio, da bravi gretti, si tenevano strette le bottiglie per recuperare la caparra... oggi invece molti tedeschi abbandonano volontariamente le bottiglie, soprattutto sui treni, perché sanno che ci sono persone che le raccolgono per sopravvivere.
2) Nel 1996 non si vedevano i cosiddetti barboni nelle zone turistiche e centrali delle città... i barboni - o senza tetto che dir si voglia - erano confinati in determinati quartieri... oggi la polizia neanche più cerca di spostarli e nasconderli.
3) Nel 1996 i lati "verdi" delle autostrade erano veramente verdi... oggi - quando vado in Olanda per lavoro (cosa che capita quasi settimanalmente) - riconosco il confine dal fatto che a un certo punto la sporcizia si riduce di brutto... e quando succede so di essere entrato in Olanda.
4) Nel 1996 quando qualcosa non funzionava potevi protestare presso l'ufficio comunale competente (non che ciò garantisse risultati, ma almeno avevi un contatto concreto)... oggi vieni spedito in una specie di striscia di Möbius.
5) Nel 1996 i treni erano generalmente (non certo sempre come narra la leggenda, ma comunque spesso) puntuali... oggi quando un treno è puntuale sei tentato di mandare un messaggio di ringraziamento alle ferrovie.
6) Nel 1996 alle elezioni seguiva subito un governo... oggi si è votato a settembre e un governo non c'è ancora.
7) Nel 1996 chi aveva un lavoro fisso, anche se di basso livello, viveva decentemente... oggi ci sono persone che per vivere decentemente devono avere due, se non tre, lavori.
8) Nel 1996 quasi tutti i taxi tedeschi erano Mercedes. Le poche eccezioni erano altre auto tedesche (o più raramente giapponesi) di fascia medio-alta... oggi trovi taxi di ogni tipo, persino FIAT Doblò o diversi modelli della Dacia.
E queste sono solo le prime cose che mi vengono in mente. Ma se mi mettessi a riflettere con calma ne verrebbero fuori varie altre.
Quello che da italiano in Germania posso dire come riassunto è il seguente: dal 1996 a oggi la distanza tra Italia e Germania per quanto riguarda la qualità della vita è diminuita. Però l'Italia non è migliorata.
Chi vuol capire, capisca.
Saluti,
Mauro.
venerdì 29 novembre 2013
La crisi vista dalla Germania
Già nei giorni scorsi ho parlato del rapporto dei tedeschi con la crisi.
Come già accennato allora, non nego che ci sia anche qui una certa crisi.
Quello che dobbiamo chiederci è che tipo di crisi ci sia.
Normalmente, quando un paese è in crisi (o, peggio, recessione) il significato di ciò è che la ricchezza globale del paese diminuisce (che poi alcuni ricchi e/o potenti si arricchiscano con le crisi è vero, ma non cambia il discorso sulla ricchezza globale).
Per dirla terra terra: i singoli cittadini possono stare meglio o peggio, ma il paese nel globale sta peggio.
In Germania in questi anni di crisi si sta verificando un fenomeno strano.
La ricchezza globale del paese (sia intesa come conti pubblici che come economia) sta aumentando. Quindi non dovrebbe esserci crisi.
Però il numero di poveri, di persone che devono affidarsi ai servizi sociali, di persone che abbisognano di più lavori per vivere sta anche aumentando. Quindi dovrebbe esserci crisi.
Contraddizione? Solo a prima vista.
Il problema della Germania (e anche la spiegazione del fatto perché la Germania sia un campione di esportazioni mentre la domanda interna stagna) è la distribuzione della ricchezza.
Il vecchio modello solidale renano (in pratica il modello della vecchia Germania Ovest) dove industriali e sindacati si equilibravano e limitavano a vicenda è crollato col crollo del muro. Quel modello è stato sostituito dal liberismo sfrenato (benedetto soprattutto dal primo governo "di sinistra" dopo l'era Kohl: il governo Schröder del 1998... degno compare delle tre B: Bush, Blair, Berlusconi).
E da allora la ricchezza del paese è sì aumentata. Nelle tasche dei super ricchi.
Il ceto medio (come ho scritto nell'articolo citato all'inizio di questo) sta comunque bene (anche se forse non è più così esteso come prima).
Mentre la classe "bassa" (oltre a essersi espansa) sta peggio. Decisamente peggio rispetto a prima della crisi.
Saluti,
Mauro.
Come già accennato allora, non nego che ci sia anche qui una certa crisi.
Quello che dobbiamo chiederci è che tipo di crisi ci sia.
Normalmente, quando un paese è in crisi (o, peggio, recessione) il significato di ciò è che la ricchezza globale del paese diminuisce (che poi alcuni ricchi e/o potenti si arricchiscano con le crisi è vero, ma non cambia il discorso sulla ricchezza globale).
Per dirla terra terra: i singoli cittadini possono stare meglio o peggio, ma il paese nel globale sta peggio.
In Germania in questi anni di crisi si sta verificando un fenomeno strano.
La ricchezza globale del paese (sia intesa come conti pubblici che come economia) sta aumentando. Quindi non dovrebbe esserci crisi.
Però il numero di poveri, di persone che devono affidarsi ai servizi sociali, di persone che abbisognano di più lavori per vivere sta anche aumentando. Quindi dovrebbe esserci crisi.
Contraddizione? Solo a prima vista.
Il problema della Germania (e anche la spiegazione del fatto perché la Germania sia un campione di esportazioni mentre la domanda interna stagna) è la distribuzione della ricchezza.
Il vecchio modello solidale renano (in pratica il modello della vecchia Germania Ovest) dove industriali e sindacati si equilibravano e limitavano a vicenda è crollato col crollo del muro. Quel modello è stato sostituito dal liberismo sfrenato (benedetto soprattutto dal primo governo "di sinistra" dopo l'era Kohl: il governo Schröder del 1998... degno compare delle tre B: Bush, Blair, Berlusconi).
E da allora la ricchezza del paese è sì aumentata. Nelle tasche dei super ricchi.
Il ceto medio (come ho scritto nell'articolo citato all'inizio di questo) sta comunque bene (anche se forse non è più così esteso come prima).
Mentre la classe "bassa" (oltre a essersi espansa) sta peggio. Decisamente peggio rispetto a prima della crisi.
Saluti,
Mauro.
giovedì 28 novembre 2013
Comunicazione di servizio 2
Mi sono appena accorto che Blogger (sì lo so, il mio blog sembra - e un tempo lo era effettivamente - su Blogspot... ma Blogspot è stato acquistato da Blogger, il quale a sua volta è stato acquistato da Google) ha una strana idea di spam.
Alcuni commenti assolutamente normali sono stati catalogati da Blogger come spam.
Per di più alcuni anche con metodologie assurde:
- Uno dei commentatori più assidui si vede passare la maggioranza dei commenti, ma un paio (tra le altre cose tra i più innocenti) finiscono nella casella spam;
- Alcuni commenti appaiono normalmente in coda al mio articolo ma dopo poco tempo vengono trasferiti nella casella spam, sparendo dalla pagina (e io quindi ho inizialmente l'impressione che siano stati cancellati dall'autore).
Quindi... continuate a leggermi e a commentarmi... ma se il vostro commento non appare, invece di scriverlo venti volte oppure di urlare alla censura... scrivetemi in privato e ricordatemi di controllare nella casella spam ;)
Saluti,
Mauro.
Alcuni commenti assolutamente normali sono stati catalogati da Blogger come spam.
Per di più alcuni anche con metodologie assurde:
- Uno dei commentatori più assidui si vede passare la maggioranza dei commenti, ma un paio (tra le altre cose tra i più innocenti) finiscono nella casella spam;
- Alcuni commenti appaiono normalmente in coda al mio articolo ma dopo poco tempo vengono trasferiti nella casella spam, sparendo dalla pagina (e io quindi ho inizialmente l'impressione che siano stati cancellati dall'autore).
Quindi... continuate a leggermi e a commentarmi... ma se il vostro commento non appare, invece di scriverlo venti volte oppure di urlare alla censura... scrivetemi in privato e ricordatemi di controllare nella casella spam ;)
Saluti,
Mauro.
mercoledì 27 novembre 2013
Il primo passo è stato fatto
Ma il secondo passo è il più importante e - purtroppo - difficile.
Berlusconi è fuori dal Parlamento. Cosa buona e giusta.
Ma il berlusconismo è ancora dentro molti, troppi, di noi. E se vogliamo cambiare veramente pagina... è il berlusconismo che dobbiamo vincere. Non (o almeno non solo) Berlusconi.
Saluti,
Mauro.
Berlusconi è fuori dal Parlamento. Cosa buona e giusta.
Ma il berlusconismo è ancora dentro molti, troppi, di noi. E se vogliamo cambiare veramente pagina... è il berlusconismo che dobbiamo vincere. Non (o almeno non solo) Berlusconi.
Saluti,
Mauro.
martedì 26 novembre 2013
Lo strano rapporto dei tedeschi con la crisi
La Germania sta affrontando la crisi europea e mondiale con meno problemi di altri paesi. I motivi sono diversi (alcuni vanno a onore della Germania, altri vanno a suo disonore), ma non è mio scopo qui esaminare i perché o i per come.
Qui voglio parlarvi di un effetto psicologico che la crisi ha su molti tedeschi.
Premetto che la crisi comunque si sente anche qui, non forte come altrove (anzi), ma il precariato per esempio è aumentato come è aumentato il numero di coloro che hanno bisogno di sostegno dai servizi sociali (che poi il sostegno lo ottengano anche, è un altro paio di maniche).
Però la maggioranza dei tedeschi vive ancora bene.
La grande maggioranza di coloro che hanno un lavoro fisso non ha particolari preoccupazioni e gli stipendi del cosiddetto "ceto medio" sono superiori che altrove (Scandinavia esclusa).
Eppure c'è gente che stringe la cinghia mentendo a sé stessa.
Gente che guadagna anche 80-100000 € (lordi) l'anno e che rinuncia a cose che prima della crisi si concedeva o che va alla ricerca di prodotti più economici o di offerte speciali perché "con la crisi non ce la si fa più ad arrivare a fine mese". Quanti ne sento che ragionano così!
Eppure, grazie alla crisi, per il cittadino medio addirittura la vita è diventata meno costosa (i prodotti importati costano meno e per quelli tedeschi la concorrenza tra produttori è diventata più aspra).
Eppure... non ce la fanno ad arrivare a fine mese.
Boh, forse i soldi che guadagnano evaporano da soli, oppure hanno una data di scadenza (antecedente alla fine del mese, evidentemente!) o altro fenomeno misterioso analogo.
Io appartengo alla categoria di persone (come ceto, non come lamentosità!) di cui sopra e rispetto al 2008 (anno di inizio della crisi) oggi posso permettermi, qui in Germania, di più di quanto potevo permettermi cinque anni fa (pur pagando più tasse rispetto a cinque anni fa).
Saluti,
Mauro.
Qui voglio parlarvi di un effetto psicologico che la crisi ha su molti tedeschi.
Premetto che la crisi comunque si sente anche qui, non forte come altrove (anzi), ma il precariato per esempio è aumentato come è aumentato il numero di coloro che hanno bisogno di sostegno dai servizi sociali (che poi il sostegno lo ottengano anche, è un altro paio di maniche).
Però la maggioranza dei tedeschi vive ancora bene.
La grande maggioranza di coloro che hanno un lavoro fisso non ha particolari preoccupazioni e gli stipendi del cosiddetto "ceto medio" sono superiori che altrove (Scandinavia esclusa).
Eppure c'è gente che stringe la cinghia mentendo a sé stessa.
Gente che guadagna anche 80-100000 € (lordi) l'anno e che rinuncia a cose che prima della crisi si concedeva o che va alla ricerca di prodotti più economici o di offerte speciali perché "con la crisi non ce la si fa più ad arrivare a fine mese". Quanti ne sento che ragionano così!
Eppure, grazie alla crisi, per il cittadino medio addirittura la vita è diventata meno costosa (i prodotti importati costano meno e per quelli tedeschi la concorrenza tra produttori è diventata più aspra).
Eppure... non ce la fanno ad arrivare a fine mese.
Boh, forse i soldi che guadagnano evaporano da soli, oppure hanno una data di scadenza (antecedente alla fine del mese, evidentemente!) o altro fenomeno misterioso analogo.
Io appartengo alla categoria di persone (come ceto, non come lamentosità!) di cui sopra e rispetto al 2008 (anno di inizio della crisi) oggi posso permettermi, qui in Germania, di più di quanto potevo permettermi cinque anni fa (pur pagando più tasse rispetto a cinque anni fa).
Saluti,
Mauro.
Conoscete la storia del "made in Germany"?
Oggigiorno (e per lo meno dalla fine della seconda guerra mondiale) la denominazione "made in Germany" (per gli anglofobi: "fatto/prodotto in Germania") è una garanzia di qualità.
Magari non di qualità estetica, ma senza dubbio di qualità tecnica.
Ma, per quanto la cosa possa sorprendervi, non è sempre stato così.
Anzi, il marchio "made in Germany" nacque come certificazione di scarsa qualità. Estetica anche, ma soprattutto tecnica.
Nel diciannovesimo secolo, il secolo della rivoluzione industriale, il paese guida come economia e - soprattutto - come tecnologia era il Regno Unito. Gli altri inseguivano.
La Germania aveva al tempo poca potenzialità innovativa, ma notevole forza lavoro, quindi poca possibilità di produrre prodotti di qualità ma grande potenzialità di produrre prodotti economici... insomma ai tempi la Germania era quello che la Cina è divenuta in tempi recenti.
I britannici non avevano un grande amore per i prodotti tedeschi in generale e per quelli di bassa qualità in particolare... quindi imposero per legge la stampigliatura "made in Germany" per ogni prodotto che arrivava dalla Germania, in modo che i possibili acquirenti fossero avvertiti della bassa qualità di ciò che stavano comprando.
Oggi, 150 e passa anni dopo, quello che era nato come simbolo di scarsa qualità è diventato (non sempre a ragione, comunque) un simbolo di alta qualità.
Saluti,
Mauro.
Magari non di qualità estetica, ma senza dubbio di qualità tecnica.
Ma, per quanto la cosa possa sorprendervi, non è sempre stato così.
Anzi, il marchio "made in Germany" nacque come certificazione di scarsa qualità. Estetica anche, ma soprattutto tecnica.
Nel diciannovesimo secolo, il secolo della rivoluzione industriale, il paese guida come economia e - soprattutto - come tecnologia era il Regno Unito. Gli altri inseguivano.
La Germania aveva al tempo poca potenzialità innovativa, ma notevole forza lavoro, quindi poca possibilità di produrre prodotti di qualità ma grande potenzialità di produrre prodotti economici... insomma ai tempi la Germania era quello che la Cina è divenuta in tempi recenti.
I britannici non avevano un grande amore per i prodotti tedeschi in generale e per quelli di bassa qualità in particolare... quindi imposero per legge la stampigliatura "made in Germany" per ogni prodotto che arrivava dalla Germania, in modo che i possibili acquirenti fossero avvertiti della bassa qualità di ciò che stavano comprando.
Oggi, 150 e passa anni dopo, quello che era nato come simbolo di scarsa qualità è diventato (non sempre a ragione, comunque) un simbolo di alta qualità.
Saluti,
Mauro.
giovedì 21 novembre 2013
Mille e non più mille
L'articolo pubblicato la notte scorsa sull'ultimo romanzo di Jo Nesbø è stato l'articolo numero 1000 nella storia di questo blog (nato il 19.06.2006, interrottosi il 20.03.2007 e ripreso il 15.10.2009).
Altri avrebbero scritto un articolo celebrativo come articolo numero 1000... ma io trovo che sarebbe stato disonesto, una forma di doping... come dire "non ho idea di cosa scrivere, quindi colgo l'occasione del numero tondo e mi autocelebro".
Io invece di cose da scrivere ne ho. Però sono anche abbastanza vanitoso da autocelebrarmi.
Quindi l'articolo numero 1000 è un articolo normalissimo... ma quello successivo (quello che state leggendo) è l'autocelebrazione :-)
Saluti,
Mauro.
Altri avrebbero scritto un articolo celebrativo come articolo numero 1000... ma io trovo che sarebbe stato disonesto, una forma di doping... come dire "non ho idea di cosa scrivere, quindi colgo l'occasione del numero tondo e mi autocelebro".
Io invece di cose da scrivere ne ho. Però sono anche abbastanza vanitoso da autocelebrarmi.
Quindi l'articolo numero 1000 è un articolo normalissimo... ma quello successivo (quello che state leggendo) è l'autocelebrazione :-)
Saluti,
Mauro.
Anche lui ci è cascato
Jo Nesbø ci è cascato.
Come vi avevo raccontato qui, Nesbø aveva fatto morire il suo eroe Harry Hole, anche se senza dirlo esplicitamente.
E, come dissi, lasciare la porta aperta a una resurrezione era pericoloso: se detta resurrezione fosse avvenuta, sarebbe stato un trucchetto da serie hollywoodiana, non da giallista serio.
Purtroppo Jo Nesbø ci è cascato.
Qui in Germania è appena uscito il suo nuovo romanzo, "Koma" ["Coma"] (titolo originale norvegese "Politi" ["Polizia"]).
Da bravo tossicodipendente (la mia droga sono i gialli nordici, scandinavi in particolare) lo ho comprato e lo leggerò. Magari scoprirò anche che è il miglior romanzo di Nesbø... ma rimane il fatto che la rinascita di Harry Hole è un trucchetto hollywoodiano e non fa onore all'autore.
Saluti,
Mauro.
Come vi avevo raccontato qui, Nesbø aveva fatto morire il suo eroe Harry Hole, anche se senza dirlo esplicitamente.
E, come dissi, lasciare la porta aperta a una resurrezione era pericoloso: se detta resurrezione fosse avvenuta, sarebbe stato un trucchetto da serie hollywoodiana, non da giallista serio.
Purtroppo Jo Nesbø ci è cascato.
Qui in Germania è appena uscito il suo nuovo romanzo, "Koma" ["Coma"] (titolo originale norvegese "Politi" ["Polizia"]).
Da bravo tossicodipendente (la mia droga sono i gialli nordici, scandinavi in particolare) lo ho comprato e lo leggerò. Magari scoprirò anche che è il miglior romanzo di Nesbø... ma rimane il fatto che la rinascita di Harry Hole è un trucchetto hollywoodiano e non fa onore all'autore.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 20 novembre 2013
Ma cosa cacchio hai da ridere?
Una categoria di persone che mi sta estremamente sulle balle è quella composta da coloro che ti fanno una battuta o ti raccontano una barzelletta e poi si mettono a ridere prima ancora che tu abbia il tempo di reagire.
Ma che cacchio hai da ridere?
Tu hai fatto la battuta o hai raccontato la barzelletta... è chi ti sta ascoltando che deve ridere (se la battuta/barzelletta lo merita) o rimanere impassibile (se la battuta/barzelletta non lo merita). Non tu! Tu devi aspettare la reazione di colui al quale hai fatto la battuta/barzelletta, tu puoi permetterti al massimo un sorriso. Non puoi, non devi ridere per primo!
E così io, quando incontro certi figuri, non rido neanche quando la battuta/barzelletta è splendida (almeno fino a che il figuro può vedermi, al limite rido quando non può vedermi). Peggio per loro.
Saluti,
Mauro.
Ma che cacchio hai da ridere?
Tu hai fatto la battuta o hai raccontato la barzelletta... è chi ti sta ascoltando che deve ridere (se la battuta/barzelletta lo merita) o rimanere impassibile (se la battuta/barzelletta non lo merita). Non tu! Tu devi aspettare la reazione di colui al quale hai fatto la battuta/barzelletta, tu puoi permetterti al massimo un sorriso. Non puoi, non devi ridere per primo!
E così io, quando incontro certi figuri, non rido neanche quando la battuta/barzelletta è splendida (almeno fino a che il figuro può vedermi, al limite rido quando non può vedermi). Peggio per loro.
Saluti,
Mauro.
domenica 17 novembre 2013
La nostra omofobia quotidiana
A due passi da casa mia c'è una birreria (la classica Kneipe tedesca, che in realtà ricorda più la vecchia taverna che la birreria come la intendiamo noi italiani).
Questo tipo di locali non sono la mia passione, anzi, ma quando ho voglia di una birra fresca e non ho voglia di muovermi... mi faccio i cinquanta metri fino all'angolo della strada e mi prendo una bella birra e magari mi faccio due chiacchiere con l'ostessa (romena) o con altri clienti (tutti rigorosamente coloniesi). Poi dopo una birra, massimo due, me ne torno a casa e praticamente mi dimentico di esserci stato, tanto anonima quant'è.
L'unica cosa che veramente mi piace di questo locale è la musica: non le classiche canzoni in dialetto coloniese tipiche qui di questi locali, ma musica internazionale degli anni '70-'80 (raramente '90).
L'altro giorno però non mi sono dimenticato tanto facilmente di esserci stato.
E di ciò è "colpevole" Elton John. Elton John non è il mio idolo assoluto (di idoli ne esiste uno solo e si chiama Bob. Bob Dylan.) ma è un cantante che apprezzo molto. Ma qui non conta il suo valore musicale e neanche il mio gusto musicale.
Appena è uscita dalle casse la voce di Elton John, l'ostessa è saltata su dicendo "che schifo!". Io ho pensato che non apprezzasse Elton John, cosa legittima anche se la reazione mi è sembrata eccessiva.
No, purtroppo, a lei della musica di Elton John non interessava nulla... lo "schifo" era che si osasse trasmettere la musica di un "frocio" :-(
Io, purtroppo o per fortuna, in casi del genere non riesco a tenere la mia boccaccia chiusa e ho reagito.
Comunque, prima di entrare in discorsi morali su etero- o omosessualità, ho provato a rimanere in tema musicale e le ho detto "Ma, scusa, se la musica è buona, che te ne frega del resto? Ascolta la musica e non pensare ad altro".
E lei, no, a dire che no, non si può, la musica non conta, Elton John è una persona schifosa.
A quel punto allora sono passato a dirle quello che veramente penso: "Senti, Mariana, io e te siamo nati etero, lui è nato omo. Dove sta il problema? Può piacere o non piacere, ma è natura, come il nascere maschio o femmina."
La sua risposta mi ha lasciato senza parole (e chi mi conosce sa che è difficile lasciarmi senza parole): "No, non è nato così. Non si può nascere così. Non si nasce così".
Una cosa del genere non la avevo mai sentita neanche dai più retrogradi e fondamentalisti esponenti del cattolicesimo o dell'islam.
Come detto, sono rimasto senza parole.
Del resto, quando senti un'affermazione del genere, hai solo due scelte. O te ne vai o ammazzi la persona che l'ha fatta.
Ho preferito (forse vigliaccamente) andarmene.
Saluti,
Mauro.
Questo tipo di locali non sono la mia passione, anzi, ma quando ho voglia di una birra fresca e non ho voglia di muovermi... mi faccio i cinquanta metri fino all'angolo della strada e mi prendo una bella birra e magari mi faccio due chiacchiere con l'ostessa (romena) o con altri clienti (tutti rigorosamente coloniesi). Poi dopo una birra, massimo due, me ne torno a casa e praticamente mi dimentico di esserci stato, tanto anonima quant'è.
L'unica cosa che veramente mi piace di questo locale è la musica: non le classiche canzoni in dialetto coloniese tipiche qui di questi locali, ma musica internazionale degli anni '70-'80 (raramente '90).
L'altro giorno però non mi sono dimenticato tanto facilmente di esserci stato.
E di ciò è "colpevole" Elton John. Elton John non è il mio idolo assoluto (di idoli ne esiste uno solo e si chiama Bob. Bob Dylan.) ma è un cantante che apprezzo molto. Ma qui non conta il suo valore musicale e neanche il mio gusto musicale.
Appena è uscita dalle casse la voce di Elton John, l'ostessa è saltata su dicendo "che schifo!". Io ho pensato che non apprezzasse Elton John, cosa legittima anche se la reazione mi è sembrata eccessiva.
No, purtroppo, a lei della musica di Elton John non interessava nulla... lo "schifo" era che si osasse trasmettere la musica di un "frocio" :-(
Io, purtroppo o per fortuna, in casi del genere non riesco a tenere la mia boccaccia chiusa e ho reagito.
Comunque, prima di entrare in discorsi morali su etero- o omosessualità, ho provato a rimanere in tema musicale e le ho detto "Ma, scusa, se la musica è buona, che te ne frega del resto? Ascolta la musica e non pensare ad altro".
E lei, no, a dire che no, non si può, la musica non conta, Elton John è una persona schifosa.
A quel punto allora sono passato a dirle quello che veramente penso: "Senti, Mariana, io e te siamo nati etero, lui è nato omo. Dove sta il problema? Può piacere o non piacere, ma è natura, come il nascere maschio o femmina."
La sua risposta mi ha lasciato senza parole (e chi mi conosce sa che è difficile lasciarmi senza parole): "No, non è nato così. Non si può nascere così. Non si nasce così".
Una cosa del genere non la avevo mai sentita neanche dai più retrogradi e fondamentalisti esponenti del cattolicesimo o dell'islam.
Come detto, sono rimasto senza parole.
Del resto, quando senti un'affermazione del genere, hai solo due scelte. O te ne vai o ammazzi la persona che l'ha fatta.
Ho preferito (forse vigliaccamente) andarmene.
Saluti,
Mauro.
venerdì 15 novembre 2013
Avrei voluto scriverlo io
Questo articolo avrei voluto (e forse dovuto) scriverlo io.
Affetto e rispetto alla sua autrice.
Saluti,
Mauro.
Affetto e rispetto alla sua autrice.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 13 novembre 2013
Simpatici falsi amici
Io non sono un linguista, né aspiro a diventarlo. Però molti temi legati alle lingue mi interessano e mi divertono.
Uno di questi sono i falsi amici.
Qui non voglio fare un trattato linguistico-filologico, ma semplicemente elencare alcune simpatiche dicotomie linguistiche (limitandomi a quelle dove la grafia nelle varie lingue è la stessa, non contando le assonanze).
Se chiedo del burro in Italia, mi danno un latticino.
Se chiedo del burro in Spagna, mi danno un asino.
Se chiedo dell'öl in Germania, mi danno del petrolio.
Se chiedo dell'öl in Svezia, mi danno della birra.
Se chiedo però della bier in Germania, mi danno della birra.
Se chiedo invece delle bier in Danimarca o Norvegia, mi danno delle api.
Se faccio appropriate nel Regno Unito, mi approprio di soldi.
Se faccio appropriate negli Stati Uniti, metto a disposizione dei soldi.
Se seguo un course nel Regno Unito, seguo un intero corso di laurea.
Se seguo un course negli Stati Uniti, seguo una particolare materia all'interno di un corso di laurea.
Se abito nel first floor nel Regno Unito, abito sopra il piano dove sta il portone.
Se abito nel first floor negli Stati Uniti, abito nel piano dove sta il portone.
Se chiedo un liquor nel Regno Unito, mi danno un brodo vegetale.
Se chiedo un liquor negli Stati Uniti, mi danno un distillato alcolico.
Se chiedo un liquor in Italia, mi fanno un esame al midollo spinale.
Se chiedo una camera in Italia, mi danno una stanza d'albergo.
Se chiedo una camera nei paesi anglosassoni, mi danno una macchina fotografica.
Se cerco un casino in Italia, cerco del caos o un bordello.
Se cerco un casino in Germania o nel Regno Unito, cerco una casa da gioco, un casinò.
Se voglio un'estate in Italia, voglio una stagione (possibilmente calda e vacanziera).
Se voglio un'estate nei paesi anglosassoni, voglio una proprietà immobiliare.
Se ricevo un gift in Germania, finisco avvelenato.
Se ricevo un gift nei paesi anglosassoni, ricevo un regalo.
Se incontro un doof in Germania, incontro un tonto.
Se incontro un doof nei Paesi Bassi, incontro un sordo.
Se ti urlo alt in Italia, ti intimo di fermarti.
Se ti urlo alt in Germania, ti urlo che sei vecchio.
E la lista potrebbe continuare ad libitum...
Saluti,
Mauro.
Uno di questi sono i falsi amici.
Qui non voglio fare un trattato linguistico-filologico, ma semplicemente elencare alcune simpatiche dicotomie linguistiche (limitandomi a quelle dove la grafia nelle varie lingue è la stessa, non contando le assonanze).
Se chiedo del burro in Italia, mi danno un latticino.
Se chiedo del burro in Spagna, mi danno un asino.
Se chiedo dell'öl in Germania, mi danno del petrolio.
Se chiedo dell'öl in Svezia, mi danno della birra.
Se chiedo però della bier in Germania, mi danno della birra.
Se chiedo invece delle bier in Danimarca o Norvegia, mi danno delle api.
Se faccio appropriate nel Regno Unito, mi approprio di soldi.
Se faccio appropriate negli Stati Uniti, metto a disposizione dei soldi.
Se seguo un course nel Regno Unito, seguo un intero corso di laurea.
Se seguo un course negli Stati Uniti, seguo una particolare materia all'interno di un corso di laurea.
Se abito nel first floor nel Regno Unito, abito sopra il piano dove sta il portone.
Se abito nel first floor negli Stati Uniti, abito nel piano dove sta il portone.
Se chiedo un liquor nel Regno Unito, mi danno un brodo vegetale.
Se chiedo un liquor negli Stati Uniti, mi danno un distillato alcolico.
Se chiedo un liquor in Italia, mi fanno un esame al midollo spinale.
Se chiedo una camera in Italia, mi danno una stanza d'albergo.
Se chiedo una camera nei paesi anglosassoni, mi danno una macchina fotografica.
Se cerco un casino in Italia, cerco del caos o un bordello.
Se cerco un casino in Germania o nel Regno Unito, cerco una casa da gioco, un casinò.
Se voglio un'estate in Italia, voglio una stagione (possibilmente calda e vacanziera).
Se voglio un'estate nei paesi anglosassoni, voglio una proprietà immobiliare.
Se ricevo un gift in Germania, finisco avvelenato.
Se ricevo un gift nei paesi anglosassoni, ricevo un regalo.
Se incontro un doof in Germania, incontro un tonto.
Se incontro un doof nei Paesi Bassi, incontro un sordo.
Se ti urlo alt in Italia, ti intimo di fermarti.
Se ti urlo alt in Germania, ti urlo che sei vecchio.
E la lista potrebbe continuare ad libitum...
Saluti,
Mauro.
mercoledì 6 novembre 2013
A zonzo per Brema - Precisazioni
Ieri ho pubblicato un articolo dedicato alla mia gita a Brema dello scorso fine settimana.
Turz ha espresso nel suo commento perplessità sull'affidabilita dei cartelli nella terza foto.
Ora, io so che le sue perplessità sono ingiustificate, perché - al di là dell'aver visto i cartelli coi miei occhi - mi sono anche informato al proposito.
Ma sono perplessità comprensibili, soprattutto per chi, come Turz, conosce la Germania e il tedesco ma non conosce Brema.
Rivediamo la foto "incriminata":
Il primo dubbio può venire dal nome della piazza: Loriotplatz (Piazza Loriot).
Per chi non lo sapesse Loriot è stato un grande comico tedesco, forse il più grande, con una comicità che univa il terra-terra al surreale (ed entrambi conditi con molta cultura).
Dato che Loriot è morto solo due anni fa e di fatto non aveva nessun legame con Brema... può sembrare che la targa col suo nome sia opera di qualche burlone... invece no.
L'intitolazione della piazza è un atto ufficiale della città di Brema, anche se recentissimo (avvenuto nel giugno di quest'anno). Per chi conosce il tedesco, basta leggere questo articolo del Weser Kurier.
Chiarito ciò veniamo al cartello che veramente ha attirato la mia attenzione: quello sottostante che vieta di portare armi tra le ore 20 e le ore 8.
È un divieto strano, su questo siamo tutti d'accordo: il porto d'armi non è uguale per tutti (infatti indica dove e quali armi una persona può solo possedere o possedere e portare con sè), ma non indica - salvo casi molto particolari - limitazioni orarie. E qui la limitazione oraria è generalizzata, senza eccezioni.
Per di più, posizionato proprio sotto il cartello con il nome di un comico, può sembrare a sua volta una burla.
E invece no: il cartello che indica il divieto di portare armi è un cartello ufficiale della città di Brema. La prova - per chi parla tedesco - è qui.
Un altro commentatore, l'amico Layos, si è "lamentato" del fatto che non ho pubblicato una fotografia della statua dei musicanti di Brema.
Bene, per accontentarlo gliene mostro qui due, di due statue diverse :)
Turz ha espresso nel suo commento perplessità sull'affidabilita dei cartelli nella terza foto.
Ora, io so che le sue perplessità sono ingiustificate, perché - al di là dell'aver visto i cartelli coi miei occhi - mi sono anche informato al proposito.
Ma sono perplessità comprensibili, soprattutto per chi, come Turz, conosce la Germania e il tedesco ma non conosce Brema.
Rivediamo la foto "incriminata":
Il primo dubbio può venire dal nome della piazza: Loriotplatz (Piazza Loriot).
Dato che Loriot è morto solo due anni fa e di fatto non aveva nessun legame con Brema... può sembrare che la targa col suo nome sia opera di qualche burlone... invece no.
L'intitolazione della piazza è un atto ufficiale della città di Brema, anche se recentissimo (avvenuto nel giugno di quest'anno). Per chi conosce il tedesco, basta leggere questo articolo del Weser Kurier.
Chiarito ciò veniamo al cartello che veramente ha attirato la mia attenzione: quello sottostante che vieta di portare armi tra le ore 20 e le ore 8.
È un divieto strano, su questo siamo tutti d'accordo: il porto d'armi non è uguale per tutti (infatti indica dove e quali armi una persona può solo possedere o possedere e portare con sè), ma non indica - salvo casi molto particolari - limitazioni orarie. E qui la limitazione oraria è generalizzata, senza eccezioni.
Per di più, posizionato proprio sotto il cartello con il nome di un comico, può sembrare a sua volta una burla.
E invece no: il cartello che indica il divieto di portare armi è un cartello ufficiale della città di Brema. La prova - per chi parla tedesco - è qui.
Un altro commentatore, l'amico Layos, si è "lamentato" del fatto che non ho pubblicato una fotografia della statua dei musicanti di Brema.
Bene, per accontentarlo gliene mostro qui due, di due statue diverse :)
Saluti,
Mauro.
A zonzo per Brema
...ma anche città di maiali:
E anche città dove gli archi "di trionfo" vengono fatti non con marmo, bensì con ossa di balena:
Ma soprattutto città con strane regole per le armi... dalle 20 alle 8 sono proibite, ma dalle 8 alle 20... non si sa, magari è permesso il selvaggio West (il cartello dice che dalle 20 alle 8 è proibito portare con sè armi o oggetti pericolosi... ma quel cartello vale solo per chi lascia la città vecchia in direzione stazione... altrove detto cartello non si trova)...
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Qui tutti gli "A zonzo per...".
Qui tutti gli "A zonzo per...".
mercoledì 30 ottobre 2013
Servono leggi contro l'omofobia e la violenza sulle donne?
Prima di rispondere alla domanda del titolo una spiegazione sul perché ho scritto "violenza sulle donne" e non "femminicidio", come va di moda oggi.
A parte che la parola "femminicidio" è brutta e cacofonica... il problema è che è pericolosa, molto pericolosa.
Primo perché esclude ogni violenza che non porti alla morte della donna (ogni parola che finisce con "cidio" dà per scontata la morte della vittima o delle vittime).
Secondo perché permette di includere omicidi di uomini ai danni di donne che col rapporto uomo-donna non hanno nulla a che fare (tipo il mafioso che uccide la donna di un altro mafioso perché questa aveva deciso di collaborare con la giustizia).
Premesso ciò, vediamo se leggi specifiche su questi due temi servono veramente.
La domanda (e quindi la relativa risposta) va divisa su due piani:
1) servono dette leggi a livello legale, perché la legislazione attuale è penalmente inadeguata?
2) servono dette leggi a livello etico, perché la legislazione attuale non permette un'adeguata istruzione al proposito?
La risposta è no in entrambi i casi. Ma vediamo perché.
1)
La legge punisce l'omicidio.
E, da quando sono state (negli anni '70) eliminate le attenuanti per il cosiddetto delitto d'onore, non esistono più differenze di trattamento dipendenti da chi sia la vittima e da chi sia il colpevole (va bene, esistono differenze dovute a chi ha l'avvocato migliore, ma questo non è qui il punto).
Oltretutto l'articolo 3 della Costituzione dice: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.".
Questo articolo già garantisce tutti (donne e omosessuali compresi, visto che le prime rientrano nel discorso "sesso" e i secondi per lo meno nel discorso "condizioni personali" se non anche in quello "sesso").
Quindi le leggi esistenti sono più che sufficienti a occuparsi di queste tematiche. Al massimo si potrebbero introdurre aggravanti (che in realtà sono già implicite nell'articolo della Costituzione).
Leggi "ad hoc" discriminerebbero di fatto chi non rientra in queste categorie.
2)
A livello etico servono sì iniziative per limitare questi problemi (anche se il cosiddetto "femminicidio" in realtà è già un fenomeno in decrescita, come dimostrato qui).
Ma siamo sicuri che leggi apposite cambierebbero la situazione?
L'omofobia e la violenza sulle donne sono problemi culturali, mentali. Non legislativi.
Tu puoi fare tutte le leggi che vuoi... se i reati contro gli omosessuali e contro le donne dovessero diminuire (cosa che non credo comunque succederebbe, basta vedere l'esempio dei paesi che puniscono l'omicidio con la pena di morte... in detti paesi si continua a uccidere che è un piacere) sarebbe al massimo per paura della pena, non perché la gente ha cambiato mentalità sull'omosessualità o sul rapporto uomo-donna.
Riassumendo in parole chiare:
- Contro l'omofobia e la violenza sulle donne serve un cambiamento culturale.
- Non servono leggi apposite.
- Le leggi sono già adeguate.
- Le teste non lo sono.
Saluti,
Mauro.
A parte che la parola "femminicidio" è brutta e cacofonica... il problema è che è pericolosa, molto pericolosa.
Primo perché esclude ogni violenza che non porti alla morte della donna (ogni parola che finisce con "cidio" dà per scontata la morte della vittima o delle vittime).
Secondo perché permette di includere omicidi di uomini ai danni di donne che col rapporto uomo-donna non hanno nulla a che fare (tipo il mafioso che uccide la donna di un altro mafioso perché questa aveva deciso di collaborare con la giustizia).
Premesso ciò, vediamo se leggi specifiche su questi due temi servono veramente.
La domanda (e quindi la relativa risposta) va divisa su due piani:
1) servono dette leggi a livello legale, perché la legislazione attuale è penalmente inadeguata?
2) servono dette leggi a livello etico, perché la legislazione attuale non permette un'adeguata istruzione al proposito?
La risposta è no in entrambi i casi. Ma vediamo perché.
1)
La legge punisce l'omicidio.
E, da quando sono state (negli anni '70) eliminate le attenuanti per il cosiddetto delitto d'onore, non esistono più differenze di trattamento dipendenti da chi sia la vittima e da chi sia il colpevole (va bene, esistono differenze dovute a chi ha l'avvocato migliore, ma questo non è qui il punto).
Oltretutto l'articolo 3 della Costituzione dice: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.".
Questo articolo già garantisce tutti (donne e omosessuali compresi, visto che le prime rientrano nel discorso "sesso" e i secondi per lo meno nel discorso "condizioni personali" se non anche in quello "sesso").
Quindi le leggi esistenti sono più che sufficienti a occuparsi di queste tematiche. Al massimo si potrebbero introdurre aggravanti (che in realtà sono già implicite nell'articolo della Costituzione).
Leggi "ad hoc" discriminerebbero di fatto chi non rientra in queste categorie.
2)
A livello etico servono sì iniziative per limitare questi problemi (anche se il cosiddetto "femminicidio" in realtà è già un fenomeno in decrescita, come dimostrato qui).
Ma siamo sicuri che leggi apposite cambierebbero la situazione?
L'omofobia e la violenza sulle donne sono problemi culturali, mentali. Non legislativi.
Tu puoi fare tutte le leggi che vuoi... se i reati contro gli omosessuali e contro le donne dovessero diminuire (cosa che non credo comunque succederebbe, basta vedere l'esempio dei paesi che puniscono l'omicidio con la pena di morte... in detti paesi si continua a uccidere che è un piacere) sarebbe al massimo per paura della pena, non perché la gente ha cambiato mentalità sull'omosessualità o sul rapporto uomo-donna.
Riassumendo in parole chiare:
- Contro l'omofobia e la violenza sulle donne serve un cambiamento culturale.
- Non servono leggi apposite.
- Le leggi sono già adeguate.
- Le teste non lo sono.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Qui tutti i miei articoli sugli... articoli della Costituzione.
Qui tutti i miei articoli sugli... articoli della Costituzione.
sabato 26 ottobre 2013
La percezione delle mafie in Germania
Che le varie mafie (italiane, russe, albanesi, ecc.) ormai siano parte integrante del panorama tedesco è noto.
Però ciò è noto soprattutto all'estero... qui in Germania i tedeschi tendono a minimizzare la presenza mafiosa o a presentarla come fenomeno di importazione e non come fenomeno endemico.
Hanno ragione i tedeschi a vedere così le cose?
No, assolutamente no. Tale visione serve solo ad assolvere la Germania, a farla vedere come "vittima" della criminilatà mondiale... dimenticando che le varie mafie trovano spazio in Germania grazie alla mentalità tedesca (in particolare all'omertà tedesca: non parlare di ciò che di marcio c'è nel tuo comune, ne rovineresti l'immagine), non grazie ad altro.
Ormai le mafie qui non sono solo più limitate alle comunità straniere, non sono solo fenomeni interni alle comunità italiana, russa, turca, ecc.
Le varie mafie ormai sono fenomeni tedeschi (come mentalità in realtà la Germania è sempre stata mafiosa, fin dal medioevo... però non ha mai avuto le capacità organizzative che le mafie italiane e dell'Europa dell'est hanno portato qui negli ultimi decenni).
Ciò non lo sostengo solo io (che ne scrissi al proposito già qui una dozzina di anni fa, articolo che sulla stampa apparve tagliato perché la redazione ebbe paura a pubblicarlo completo... redazione con sede ad Amburgo, nel nord della Germania, non nell'Italia meridionale), ma ne scrivono ormai anche giornalisti tedeschi di alto livello. Veri giornalisti investigativi, non giornalisti che leggono o pubblicano solo veline.
Il problema è che l'opinione pubblica tedesca (cioè il lettore medio) si autoconvince che detti giornalisti riportino casi di pecore nere, detta opinione pubblica non vuole capire che questi giornalisti parlano della normalità della politica e della finanza tedesche. Ormai legate a filo doppio con le varie mafie.
Appunto: i giornalisti in questione non parlano di casi isolati. Parlano della norma.
Al proposito cito qui un paio di referenze (purtroppo non - o almeno non ancora - pubblicate in Italia) da giornalisti tedeschi - non italiani - e quindi veramente trattanti la situazione interna tedesca:
- Jürgen Roth, forse il miglior giornalista investigativo tedesco se non europeo, ha pubblicato diversi articoli e libri in cui parla delle varie mafie e dei loro coinvolgimenti con la politica, in particolare consiglio "Mafialand Deutschland" (Eichborn, 2009) e "Spinnennetz der Macht" (Econ, 2013);
- Petra Reski, giornalista tedesca che vive da più di vent'anni in Italia e che ha subito minacce mafiose (in Germania, non in Italia!), ha scritto molto sulla mafia... in particolare consiglio "Von Kamen nach Corleone" (Hoffman und Campe, 2010);
- Rüdiger Liedtke, che non si occupa di mafia nel senso classico del termine, ma che mostra senza omertà e ritrosie come la politica economica tedesca sia guidata - soprattutto per quanto riguarda le privatizzazioni - da mentalità tipiche delle mafie, come per esempio scritto nel suo "Wir privatisieren uns zur Tode" (Eichborn, 2007).
Saluti,
Mauro.
Però ciò è noto soprattutto all'estero... qui in Germania i tedeschi tendono a minimizzare la presenza mafiosa o a presentarla come fenomeno di importazione e non come fenomeno endemico.
Hanno ragione i tedeschi a vedere così le cose?
No, assolutamente no. Tale visione serve solo ad assolvere la Germania, a farla vedere come "vittima" della criminilatà mondiale... dimenticando che le varie mafie trovano spazio in Germania grazie alla mentalità tedesca (in particolare all'omertà tedesca: non parlare di ciò che di marcio c'è nel tuo comune, ne rovineresti l'immagine), non grazie ad altro.
Ormai le mafie qui non sono solo più limitate alle comunità straniere, non sono solo fenomeni interni alle comunità italiana, russa, turca, ecc.
Le varie mafie ormai sono fenomeni tedeschi (come mentalità in realtà la Germania è sempre stata mafiosa, fin dal medioevo... però non ha mai avuto le capacità organizzative che le mafie italiane e dell'Europa dell'est hanno portato qui negli ultimi decenni).
Ciò non lo sostengo solo io (che ne scrissi al proposito già qui una dozzina di anni fa, articolo che sulla stampa apparve tagliato perché la redazione ebbe paura a pubblicarlo completo... redazione con sede ad Amburgo, nel nord della Germania, non nell'Italia meridionale), ma ne scrivono ormai anche giornalisti tedeschi di alto livello. Veri giornalisti investigativi, non giornalisti che leggono o pubblicano solo veline.
Il problema è che l'opinione pubblica tedesca (cioè il lettore medio) si autoconvince che detti giornalisti riportino casi di pecore nere, detta opinione pubblica non vuole capire che questi giornalisti parlano della normalità della politica e della finanza tedesche. Ormai legate a filo doppio con le varie mafie.
Appunto: i giornalisti in questione non parlano di casi isolati. Parlano della norma.
Al proposito cito qui un paio di referenze (purtroppo non - o almeno non ancora - pubblicate in Italia) da giornalisti tedeschi - non italiani - e quindi veramente trattanti la situazione interna tedesca:
- Jürgen Roth, forse il miglior giornalista investigativo tedesco se non europeo, ha pubblicato diversi articoli e libri in cui parla delle varie mafie e dei loro coinvolgimenti con la politica, in particolare consiglio "Mafialand Deutschland" (Eichborn, 2009) e "Spinnennetz der Macht" (Econ, 2013);
- Petra Reski, giornalista tedesca che vive da più di vent'anni in Italia e che ha subito minacce mafiose (in Germania, non in Italia!), ha scritto molto sulla mafia... in particolare consiglio "Von Kamen nach Corleone" (Hoffman und Campe, 2010);
- Rüdiger Liedtke, che non si occupa di mafia nel senso classico del termine, ma che mostra senza omertà e ritrosie come la politica economica tedesca sia guidata - soprattutto per quanto riguarda le privatizzazioni - da mentalità tipiche delle mafie, come per esempio scritto nel suo "Wir privatisieren uns zur Tode" (Eichborn, 2007).
Saluti,
Mauro.
venerdì 25 ottobre 2013
Care vecchie tradizioni tedesche
Chi mi conosce sa, che anche se "solo" come hobby, oltre che il fisico faccio anche il giornalista.
Chi non lo sa, può scoprirlo leggendo alcuni miei articoli su un blog che purtroppo non curo e aggiorno più da anni per mancanza di tempo.
Quindi è logico che tra le mie letture preferite ci siano anche libri scritti da altri giornalisti (preferibilmente professionisti e di alto livello), in particolare giornalisti investigativi, che fanno vere e profonde ricerche e che non si basano solo sul gossip, sul sentito dire, su quello che la gente vuol sentirsi dire.
Uno dei migliori giornalisti di questo stampo in Germania (anzi in Europa e nel mondo, non solo in Germania) è Jürgen Roth.
Nel suo ultimo libro ("Spinnennetz der Macht", Econ Verlag, 2013 - ovviamente non tradotto in italiano, il titolo comunque significa "Ragnatela del potere") Jürgen Roth descrive una cara vecchia tradizione tedesca.
Cito le sue parole originali:
"Fazit: Man küsst lieber die Füße desjenigen, der an der Macht ist. Das ist gute alte deutsche Tradition."
Traduco:
"Tirando le somme: si preferisce baciare i piedi di colui che è al potere. Questa è una cara vecchia tradizione tedesca."
Per chi non avesse capito dove voglio andare a parare: quelli che dicono che "certe cose capitano solo in Italia" si sparino. Ma prendendo bene la mira, per favore.
Saluti,
Mauro.
Chi non lo sa, può scoprirlo leggendo alcuni miei articoli su un blog che purtroppo non curo e aggiorno più da anni per mancanza di tempo.
Quindi è logico che tra le mie letture preferite ci siano anche libri scritti da altri giornalisti (preferibilmente professionisti e di alto livello), in particolare giornalisti investigativi, che fanno vere e profonde ricerche e che non si basano solo sul gossip, sul sentito dire, su quello che la gente vuol sentirsi dire.
Uno dei migliori giornalisti di questo stampo in Germania (anzi in Europa e nel mondo, non solo in Germania) è Jürgen Roth.
Nel suo ultimo libro ("Spinnennetz der Macht", Econ Verlag, 2013 - ovviamente non tradotto in italiano, il titolo comunque significa "Ragnatela del potere") Jürgen Roth descrive una cara vecchia tradizione tedesca.
Cito le sue parole originali:
"Fazit: Man küsst lieber die Füße desjenigen, der an der Macht ist. Das ist gute alte deutsche Tradition."
Traduco:
"Tirando le somme: si preferisce baciare i piedi di colui che è al potere. Questa è una cara vecchia tradizione tedesca."
Per chi non avesse capito dove voglio andare a parare: quelli che dicono che "certe cose capitano solo in Italia" si sparino. Ma prendendo bene la mira, per favore.
Saluti,
Mauro.
venerdì 18 ottobre 2013
Un esempio di "ottimo" giornalismo
Oggi, sul presto, si è verificato un incidente a Wuppertal.
Per chi non lo sapesse, Wuppertal (in Germania, non lontano da Colonia) è l'unica città al mondo che invece di una metropolitana ha una monorotaia sospesa.
L'incidente ha provocato alcuni danni ma non è stato particolrmente grave: nessun morto, due feriti (leggeri e più che altro per colpa propria) e un paio di auto danneggiate.
Insomma una notizia da dare, ma nulla di così importante.
Eppure la stampa italiana è riuscita a riportare la notizia con una quantità di errori decisamente imbarazzante.
Io qui parlo di come il "Corriere della Sera" ha riportato la notizia.
Su "Repubblica" - conoscendo le "qualità" del corrispondente dalla Germania, tal Tarquini che già sbertucciai qui - non ho neanche voluto cercare e controllare.
Partiamo dai titoli del Corriere. Prima che lo stesso corregga (sempre che lo faccia) qui uno screenshot attuale:
Partiamo dal titolo:
"Colonia, si blocca la funivia simbolo di Germania"
Già tre errori in otto parole:
1) l'incidente è avvenuto a Wuppertal, non a Colonia;
2) il mezzo di trasporto coinvolto è una monorotaia sospesa, non una funivia;
3) a parte il fatto che grammaticalmente sarebbe corretto "simbolo della Germania" e non "simbolo di Germania"... definire la monorotaia di Wuppertal come simbolo della Germania è per lo meno esagerato.
Passiamo ora ai sopra- e sottotitoli.
Il sopratitolo comincia con "La Wuppertal", come se Wuppertal fosse il nome della monorotaia. No, Wuppertal è semplicemente il nome della città in cui detta monorotaia si trova.
Il sottotitolo dice "si stacca cavo di acciaio". Leggendo la stampa tedesca invece si capisce che ciò che si è staccato è il conduttore magnetico della monorotaia... che ben difficilmente può essere un semplice cavo di acciaio, per quanto l'acciaio possa essere un conduttore (nelle funivie esistono i cavi, non nelle monorotaie).
E finora abbiamo parlato solo di titoli, sopra- e sottotitoli.
Ma anche nel corpo dell'articolo si trovano un paio di gioielli.
"Non è ancora chiara la ragione per cui un cavo di acciaio si sia staccato"
Come detto sopra si è staccato un conduttore, non un semplice cavo (nella monorotaia non ci sono cavi, del resto).
"Il percorso collega le due rive del fiume Wupper"
Veramente il percorso della monorotaia segue per 13 chilometri il corso della Wupper, non ne collega le due rive... le due rive dello stesso fiume sono collegate senza problemi da numerosi ponti, essendo detto fiume oltretutto non granché largo.
Saluti,
Mauro.
Per chi non lo sapesse, Wuppertal (in Germania, non lontano da Colonia) è l'unica città al mondo che invece di una metropolitana ha una monorotaia sospesa.
L'incidente ha provocato alcuni danni ma non è stato particolrmente grave: nessun morto, due feriti (leggeri e più che altro per colpa propria) e un paio di auto danneggiate.
Insomma una notizia da dare, ma nulla di così importante.
Eppure la stampa italiana è riuscita a riportare la notizia con una quantità di errori decisamente imbarazzante.
Io qui parlo di come il "Corriere della Sera" ha riportato la notizia.
Su "Repubblica" - conoscendo le "qualità" del corrispondente dalla Germania, tal Tarquini che già sbertucciai qui - non ho neanche voluto cercare e controllare.
Partiamo dai titoli del Corriere. Prima che lo stesso corregga (sempre che lo faccia) qui uno screenshot attuale:
Partiamo dal titolo:
"Colonia, si blocca la funivia simbolo di Germania"
Già tre errori in otto parole:
1) l'incidente è avvenuto a Wuppertal, non a Colonia;
2) il mezzo di trasporto coinvolto è una monorotaia sospesa, non una funivia;
3) a parte il fatto che grammaticalmente sarebbe corretto "simbolo della Germania" e non "simbolo di Germania"... definire la monorotaia di Wuppertal come simbolo della Germania è per lo meno esagerato.
Passiamo ora ai sopra- e sottotitoli.
Il sopratitolo comincia con "La Wuppertal", come se Wuppertal fosse il nome della monorotaia. No, Wuppertal è semplicemente il nome della città in cui detta monorotaia si trova.
Il sottotitolo dice "si stacca cavo di acciaio". Leggendo la stampa tedesca invece si capisce che ciò che si è staccato è il conduttore magnetico della monorotaia... che ben difficilmente può essere un semplice cavo di acciaio, per quanto l'acciaio possa essere un conduttore (nelle funivie esistono i cavi, non nelle monorotaie).
E finora abbiamo parlato solo di titoli, sopra- e sottotitoli.
Ma anche nel corpo dell'articolo si trovano un paio di gioielli.
"Non è ancora chiara la ragione per cui un cavo di acciaio si sia staccato"
Come detto sopra si è staccato un conduttore, non un semplice cavo (nella monorotaia non ci sono cavi, del resto).
"Il percorso collega le due rive del fiume Wupper"
Veramente il percorso della monorotaia segue per 13 chilometri il corso della Wupper, non ne collega le due rive... le due rive dello stesso fiume sono collegate senza problemi da numerosi ponti, essendo detto fiume oltretutto non granché largo.
Saluti,
Mauro.
martedì 15 ottobre 2013
Meglio non incontrare il gatto di Schrödinger
Quelli di voi miei quattro lettori che hanno un interesse per la scienza, e per la fisica in particolare, avranno certo già sentito parlare del paradosso del gatto di Schrödinger.
Il gatto di Schrödinger non è - lo dico per gli altri - semplicemente un pacioso felino passato alla storia per essere appartenuto a un famoso scienziato. No, tutt'altro.
Il gatto di Schrödinger è il protagonista di un esperimento mentale che spiega quali paradossi creerebbe l'applicazione diretta delle leggi della fisica quantistica nel mondo macroscopico.
Ieri un conoscente profano (molto colto ma non fisico, in questo senso profano) mi ha confrontato con questo paradosso.
Io ho cercato di spiegargli in termini semplici cosa Schrödinger intendesse col suo paradosso (e la cultura - anche se non scientifica - di questa persona mi ha semplificato il lavoro)... però non ho potuto esimermi da un'avvertenza.
Il gatto di Schrödinger è in uno stato indeterminato, tra il vivo e il morto, anzi è le due cose insieme... solo aprendo la scatola in cui si trova lo stato verrà deciso. O vivo o morto.
Bene, se sarete voi ad aprire quella scatola... auguratevi che lo stato sia "gatto morto".
Perché se lo stato sarà "gatto vivo"... vi troverete davanti una belva assatanata, un gatto incazzato nero, anzi nerissimo... e vi pentirete di aver aperto la scatola ;-)
Saluti,
Mauro.
Il gatto di Schrödinger non è - lo dico per gli altri - semplicemente un pacioso felino passato alla storia per essere appartenuto a un famoso scienziato. No, tutt'altro.
Il gatto di Schrödinger è il protagonista di un esperimento mentale che spiega quali paradossi creerebbe l'applicazione diretta delle leggi della fisica quantistica nel mondo macroscopico.
Ieri un conoscente profano (molto colto ma non fisico, in questo senso profano) mi ha confrontato con questo paradosso.
Io ho cercato di spiegargli in termini semplici cosa Schrödinger intendesse col suo paradosso (e la cultura - anche se non scientifica - di questa persona mi ha semplificato il lavoro)... però non ho potuto esimermi da un'avvertenza.
Il gatto di Schrödinger è in uno stato indeterminato, tra il vivo e il morto, anzi è le due cose insieme... solo aprendo la scatola in cui si trova lo stato verrà deciso. O vivo o morto.
Bene, se sarete voi ad aprire quella scatola... auguratevi che lo stato sia "gatto morto".
Perché se lo stato sarà "gatto vivo"... vi troverete davanti una belva assatanata, un gatto incazzato nero, anzi nerissimo... e vi pentirete di aver aperto la scatola ;-)
Saluti,
Mauro.
sabato 12 ottobre 2013
Provateci voi...
...a spiegare la teoria della relatività e quella dell'evoluzione in una birreria a un profano che ha già una o due birre di troppo intus :(
Saluti,
Mauro.
Saluti,
Mauro.
venerdì 11 ottobre 2013
Le sue vittime non sono diventate centenarie
Oggi è morta, centenaria, la bestia Erich Priebke.
Le sue vittime non sono diventate centenarie.
E le sue vittime non sono solo quelle delle Fosse Ardeatine. Quelle sono solo quelle per cui è stato, con decenni di ritardo (taccio sulle colpe del ritardo se no mi ritrovo denunciato sia dallo stato tedesco che da quello italiano che da quello vaticano che da quello argentino, visto che ci sono favoreggiatori della bestia viventi e potenti in tutti quattro gli stati), ma le sue vittime sono state molte di più.
E non penso solo a coloro che lui ha ammazzato o fatto ammazzare (anche prima e dopo le Fosse Ardeatine)... ma anche ai figli e nipoti di costoro. Figli e nipoti non ammazzati dalle SS ma comunque vittime della storia vita natural durante.
E a tutti coloro che credono in un qualsiasi dio (il minuscolo è voluto), di qualsiasi religione, dico: se la bestia Priebke ha vissuto cent'anni e di fatto tutti i cent'anni da privilegiato, vivendo comodo e benestante (anche dopo la condanna)... dov'era il vostro dio? Dormiva? O era addirittura dalla parte della bestia?
Non rispondete a me. Rispondete alle vostre coscienze. Se ce la fate.
Saluti,
Mauro.
Le sue vittime non sono diventate centenarie.
E le sue vittime non sono solo quelle delle Fosse Ardeatine. Quelle sono solo quelle per cui è stato, con decenni di ritardo (taccio sulle colpe del ritardo se no mi ritrovo denunciato sia dallo stato tedesco che da quello italiano che da quello vaticano che da quello argentino, visto che ci sono favoreggiatori della bestia viventi e potenti in tutti quattro gli stati), ma le sue vittime sono state molte di più.
E non penso solo a coloro che lui ha ammazzato o fatto ammazzare (anche prima e dopo le Fosse Ardeatine)... ma anche ai figli e nipoti di costoro. Figli e nipoti non ammazzati dalle SS ma comunque vittime della storia vita natural durante.
E a tutti coloro che credono in un qualsiasi dio (il minuscolo è voluto), di qualsiasi religione, dico: se la bestia Priebke ha vissuto cent'anni e di fatto tutti i cent'anni da privilegiato, vivendo comodo e benestante (anche dopo la condanna)... dov'era il vostro dio? Dormiva? O era addirittura dalla parte della bestia?
Non rispondete a me. Rispondete alle vostre coscienze. Se ce la fate.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 9 ottobre 2013
Un Nobel assolutamente scontato... e meritato
Oggi sono stati comunicati i premiati con il Nobel per la fisica 2013: si tratta di coloro che nella prima metà degli anni '60 (per la precisione nel 1964) teorizzarono l'esistenza del bosone di Higgs, elemento fondamentale (vedasi dopo) per spiegare la materia (e che in maniera scientificamente più corretta dovrebbe chiamarsi bosone di Higgs-Englert-Brout).
I premiati in questione sono Peter Higgs e François Englert (in realtà avrebbero dovuto essere premiati in tre, ma il terzo - Robert Brout - ha avuto la brutta idea di morire prima della scoperta del bosone in questione e per regolamento i Nobel non possono essere assegnati postumi).
Un Nobel scontatissimo, in quanto in questo momento in una simile "competizione" non ci sono veri avversari (né reali né mediatici) per una scoperta simile, nonostante altri candidati notevoli e meritevoli.
Ma anche un Nobel meritatissimo, in quanto la conferma sperimentale delle intuizioni di Higgs, Englert e Brout è un tassello fondamentale della fisica di ogni tempo (e lo dico senza esagerare).
Perché il bosone di Higgs-Englert-Brout (usualmente noto solo come bosone di Higgs) è così importante?
Vi rimando agli articoli scritti l'anno scorso al proposito: uno, due e tre.
Ora qualcuno dirà... ma il bosone è stato scoperto prima dell'assegnazione dei Nobel del 2012... perché hanno aspettato il 2013 per il premio? Qui la spiegazione.
Qualcun altro invece dirà... spesso i Nobel vengono assegnati a decenni, o comunque a molti anni, dalla scoperta. Perché stavolta si è aspettato solo un anno? Guardatevi le età di Higgs ed Englert... e ricordatevi che i Nobel non possono essere assegnati postumi...
Saluti,
Mauro.
I premiati in questione sono Peter Higgs e François Englert (in realtà avrebbero dovuto essere premiati in tre, ma il terzo - Robert Brout - ha avuto la brutta idea di morire prima della scoperta del bosone in questione e per regolamento i Nobel non possono essere assegnati postumi).
Un Nobel scontatissimo, in quanto in questo momento in una simile "competizione" non ci sono veri avversari (né reali né mediatici) per una scoperta simile, nonostante altri candidati notevoli e meritevoli.
Ma anche un Nobel meritatissimo, in quanto la conferma sperimentale delle intuizioni di Higgs, Englert e Brout è un tassello fondamentale della fisica di ogni tempo (e lo dico senza esagerare).
Perché il bosone di Higgs-Englert-Brout (usualmente noto solo come bosone di Higgs) è così importante?
Vi rimando agli articoli scritti l'anno scorso al proposito: uno, due e tre.
Ora qualcuno dirà... ma il bosone è stato scoperto prima dell'assegnazione dei Nobel del 2012... perché hanno aspettato il 2013 per il premio? Qui la spiegazione.
Qualcun altro invece dirà... spesso i Nobel vengono assegnati a decenni, o comunque a molti anni, dalla scoperta. Perché stavolta si è aspettato solo un anno? Guardatevi le età di Higgs ed Englert... e ricordatevi che i Nobel non possono essere assegnati postumi...
Saluti,
Mauro.
sabato 5 ottobre 2013
Altre cose che capitano in Germania
In Germania capitano certe cose.
Però in Germania capitano anche altre cose: ieri hanno ritrovato la mia macchina.
Saluti,
Mauro.
Però in Germania capitano anche altre cose: ieri hanno ritrovato la mia macchina.
Saluti,
Mauro.
giovedì 3 ottobre 2013
Berlusconi ha perso o ha vinto?
A livello personale, cioè quello che a lui di fatto interessa, non si sa.
Perché il livello personale ha a che fare con la sua decadenza da senatore (e quindi con la pena decisa dalla Cassazione da scontare da privato cittadino) e la decisione del Parlamento su detta decadenza verrà presa prossimamente... quindi Berlusconi ha ancora tempo per comprare qualche voto e salvarsi.
A livello politico invece Berlusconi ha perso.
Il suo partito - e soprattutto Alfano, quello che tutti noi consideravamo semplicemente il lecchino senza diritto di parola - si è ribellato al suo dominio personale.
Il PdL - o quello che ne seguirà - ha dimostrato che senza Berlusconi può esistere. Magari più piccolo, ma può esistere.
E questa è un'ottima notizia anche per chi ha idee politiche completamente differenti: un partito personale è sempre e comunque una sconfitta della democrazia, un partito indipendente dalle persone è una vittoria della democrazia.
Quindi lo strappo di Alfano (persona che, lo ammetto, non avrei mai considerato capace di simile strappo) è una vittoria della democrazia.
Almeno per ora. Poi vedremo come Alfano e gli altri "strappisti" reagiranno all'inversione di rotta di Berlusconi (che, dopo aver tuonato contro il governo Letta, ha votato la fiducia... alla faccia della coerenza).
Ma per ora... per una delle rare volte da quando sono elettore (cioè dal 1986 in poi) sono contento di quello che ho visto in Parlamento (non solo per quanto riguarda Alfano e altri del PdL che si staccano da Berlusconi, ma anche per il comportamento di Letta - pur non essendo suo sodale ideologico - e per il coraggio della De Pin nonostante le minacce squadriste da lei subite da parte del M5S).
Ho detto contento. Non orgoglioso. Lo specifico per evitare fraintendimenti.
Berlusconi è stato troppo a lungo in Parlamento senza diritto (legale, non solo morale) per poter essere orgogliosi di questa fine. Qualsiasi siano le proprie idee politiche.
Saluti,
Mauro.
Perché il livello personale ha a che fare con la sua decadenza da senatore (e quindi con la pena decisa dalla Cassazione da scontare da privato cittadino) e la decisione del Parlamento su detta decadenza verrà presa prossimamente... quindi Berlusconi ha ancora tempo per comprare qualche voto e salvarsi.
A livello politico invece Berlusconi ha perso.
Il suo partito - e soprattutto Alfano, quello che tutti noi consideravamo semplicemente il lecchino senza diritto di parola - si è ribellato al suo dominio personale.
Il PdL - o quello che ne seguirà - ha dimostrato che senza Berlusconi può esistere. Magari più piccolo, ma può esistere.
E questa è un'ottima notizia anche per chi ha idee politiche completamente differenti: un partito personale è sempre e comunque una sconfitta della democrazia, un partito indipendente dalle persone è una vittoria della democrazia.
Quindi lo strappo di Alfano (persona che, lo ammetto, non avrei mai considerato capace di simile strappo) è una vittoria della democrazia.
Almeno per ora. Poi vedremo come Alfano e gli altri "strappisti" reagiranno all'inversione di rotta di Berlusconi (che, dopo aver tuonato contro il governo Letta, ha votato la fiducia... alla faccia della coerenza).
Ma per ora... per una delle rare volte da quando sono elettore (cioè dal 1986 in poi) sono contento di quello che ho visto in Parlamento (non solo per quanto riguarda Alfano e altri del PdL che si staccano da Berlusconi, ma anche per il comportamento di Letta - pur non essendo suo sodale ideologico - e per il coraggio della De Pin nonostante le minacce squadriste da lei subite da parte del M5S).
Ho detto contento. Non orgoglioso. Lo specifico per evitare fraintendimenti.
Berlusconi è stato troppo a lungo in Parlamento senza diritto (legale, non solo morale) per poter essere orgogliosi di questa fine. Qualsiasi siano le proprie idee politiche.
Saluti,
Mauro.
lunedì 30 settembre 2013
sabato 28 settembre 2013
Omofobia, Barilla, Gambia e ipocrisia
Non serve che vi dica cosa ha dichiarato il signor Barilla e cosa è successo dopo le sue dichiarazioni.
Serve però che vi dica che, in quanto privato cittadino, il signor Barilla fino a che non va contro la legge ha il diritto di dire ciò che vuole. E che, in quanto imprenditore, lo stesso signor Barilla fino a che non va contro la legge ha il diritto di fare la pubblicità che gli pare.
E lui non è andato contro la legge.
Possiamo apprezzarlo o disprezzarlo per quello che ha detto, questo è un nostro sacrosanto diritto, ma dato che non è andato contro la legge non abbiamo nessun diritto (e nessun motivo, a ben vedere) per attaccarlo e insultarlo come è stato fatto.
Però a quanto pare gli si vuole negare il diritto alla libertà di opinione e di impresa.
E l'ipocrisia di chi gli vuole negare questi diritti è dimostrata dal fatto che nessuno ha mosso un dito o ha detto una parola contro una dichiarazione molto più grave, in quanto detta da un capo di stato e detta per di più all'assemblea generale dell'ONU, cioè la dichiarazione secondo cui gli omosessuali vogliono mettere fine alla razza umana.
Però contestare Barilla, anche se non ha fatto nulla di male, porta visibilità politica, mentre contestare Jammeh (il presidente del Gambia che ha fatto detta dichiarazione all'ONU), anche se si è comportato in modo assolutamente condannabile, non porta nessun vantaggio politico.
Se io fossi omosessuale mi farei qualche domanda sui veri obiettivi delle associazioni che dicono di "difendere" i miei diritti.
Saluti,
Mauro.
Serve però che vi dica che, in quanto privato cittadino, il signor Barilla fino a che non va contro la legge ha il diritto di dire ciò che vuole. E che, in quanto imprenditore, lo stesso signor Barilla fino a che non va contro la legge ha il diritto di fare la pubblicità che gli pare.
E lui non è andato contro la legge.
Possiamo apprezzarlo o disprezzarlo per quello che ha detto, questo è un nostro sacrosanto diritto, ma dato che non è andato contro la legge non abbiamo nessun diritto (e nessun motivo, a ben vedere) per attaccarlo e insultarlo come è stato fatto.
Però a quanto pare gli si vuole negare il diritto alla libertà di opinione e di impresa.
E l'ipocrisia di chi gli vuole negare questi diritti è dimostrata dal fatto che nessuno ha mosso un dito o ha detto una parola contro una dichiarazione molto più grave, in quanto detta da un capo di stato e detta per di più all'assemblea generale dell'ONU, cioè la dichiarazione secondo cui gli omosessuali vogliono mettere fine alla razza umana.
Però contestare Barilla, anche se non ha fatto nulla di male, porta visibilità politica, mentre contestare Jammeh (il presidente del Gambia che ha fatto detta dichiarazione all'ONU), anche se si è comportato in modo assolutamente condannabile, non porta nessun vantaggio politico.
Se io fossi omosessuale mi farei qualche domanda sui veri obiettivi delle associazioni che dicono di "difendere" i miei diritti.
Saluti,
Mauro.
La banalità del banale
Oggi ho letto - non mi ricordo neanche più dove - alcune considerazioni/domande sul banale.
Ma... cosa possiamo definire banale?
Io semplicemente direi che tutto quello che accade è banale... se non fosse banale non accadrebbe, verrebbe solo sognato.
La realtà è banale. Semplicemente.
Saluti,
Mauro.
Ma... cosa possiamo definire banale?
Io semplicemente direi che tutto quello che accade è banale... se non fosse banale non accadrebbe, verrebbe solo sognato.
La realtà è banale. Semplicemente.
Saluti,
Mauro.
sabato 21 settembre 2013
La forma atletica (e la dieta)
Un commento (cattivo e infondato) sulla mia forma atletica fattomi ieri mi ha portato a una considerazione.
La forma atletica è come la dieta.
Qualsiasi dietista/dietologo/medico serio al mondo ti dirà sempre che qualsiasi persona segue una dieta (visto che dieta di fatto significa solo quello che mangi) e aggiungerà che il problema eventualmente è "quale" dieta segui. Visto che comunque l'una o l'altra devi per forza seguirla, a meno che tu non voglia morire di fame (l'unico modo di non seguire una dieta è infatti non mangiare e non bere e basta).
Per quanto riguarda la nostra forma atletica, il discorso è esattamente lo stesso: tutti ne abbiamo una. Che ci piaccia o no.
Il problema comincia quando cominciamo a chiederci "quale" forma atletica abbiamo. Non se ne abbiamo una. Infatti non tutti la abbiamo buona e ancora meno la abbiamo invidiabile. Però tutti la abbiamo (anche se magari vergognosa).
Saluti,
Mauro.
La forma atletica è come la dieta.
Qualsiasi dietista/dietologo/medico serio al mondo ti dirà sempre che qualsiasi persona segue una dieta (visto che dieta di fatto significa solo quello che mangi) e aggiungerà che il problema eventualmente è "quale" dieta segui. Visto che comunque l'una o l'altra devi per forza seguirla, a meno che tu non voglia morire di fame (l'unico modo di non seguire una dieta è infatti non mangiare e non bere e basta).
Per quanto riguarda la nostra forma atletica, il discorso è esattamente lo stesso: tutti ne abbiamo una. Che ci piaccia o no.
Il problema comincia quando cominciamo a chiederci "quale" forma atletica abbiamo. Non se ne abbiamo una. Infatti non tutti la abbiamo buona e ancora meno la abbiamo invidiabile. Però tutti la abbiamo (anche se magari vergognosa).
Saluti,
Mauro.
martedì 17 settembre 2013
A chi conviene salvare Berlusconi?
Siamo sinceri, i partiti (tutti, vecchi e nuovi... e quelli che sono in Parlamento sono tutti partiti, come spiegai qui) quando si tratta di cose importanti votano in base alla loro convenienza politica, non in base a ideologie, ideali, statuti, etica o morale.
Votano in base a ciò che gli garantisce più visibilità, voti e potere.
E la votazione prossima per la decadenza di Berlusconi da senatore è una cosa importante. Che ci piaccia o no.
E quindi la domanda da porsi è: a chi conviene salvare Berlusconi?
Vediamo la situazione (vera, concreta, non le dichiarazioni di facciata) dei singoli partiti.
PD: se Berlusconi salta si può vantare di aver lavorato per salvare la legalità, quindi ha solo da guadagnarci (indipendentemente dal fatto che il governo Letta salti o no).
SEL: a parte il discorso sul governo, vale lo stesso discorso fatto per il PD.
Scelta Civica: a livello politico che Berlusconi si salvi o meno conta poco, ma a livello morale fa più bella figura se Berlusconi cade.
PdL: se Berlusconi cade possono continuare a urlare al complotto e a fare le vittime, quindi non conquistano nuovi adepti (che non conquisterebbero comunque, ormai) ma rafforzano il proprio nocciolo duro, fidelizzando ancor di più gli adepti.
Lega: per metà vedi PD, per metà vedi PdL. Dipende se sei maroniano o bossiano o tosiano.
M5S: se Berlusconi salta... si trovano fregati, perché non possono più sbraitare contro la casta e la mafiosità che accomuna tutti i partiti... mentre se Berlusconi si salva, loro appariranno come i puri, gli unici puliti. E ciò potranno sfruttarlo alla grande nelle prossime campagne elettorali.
Quindi... a chi conviene salvare Berlusconi?
Saluti,
Mauro.
Votano in base a ciò che gli garantisce più visibilità, voti e potere.
E la votazione prossima per la decadenza di Berlusconi da senatore è una cosa importante. Che ci piaccia o no.
E quindi la domanda da porsi è: a chi conviene salvare Berlusconi?
Vediamo la situazione (vera, concreta, non le dichiarazioni di facciata) dei singoli partiti.
PD: se Berlusconi salta si può vantare di aver lavorato per salvare la legalità, quindi ha solo da guadagnarci (indipendentemente dal fatto che il governo Letta salti o no).
SEL: a parte il discorso sul governo, vale lo stesso discorso fatto per il PD.
Scelta Civica: a livello politico che Berlusconi si salvi o meno conta poco, ma a livello morale fa più bella figura se Berlusconi cade.
PdL: se Berlusconi cade possono continuare a urlare al complotto e a fare le vittime, quindi non conquistano nuovi adepti (che non conquisterebbero comunque, ormai) ma rafforzano il proprio nocciolo duro, fidelizzando ancor di più gli adepti.
Lega: per metà vedi PD, per metà vedi PdL. Dipende se sei maroniano o bossiano o tosiano.
M5S: se Berlusconi salta... si trovano fregati, perché non possono più sbraitare contro la casta e la mafiosità che accomuna tutti i partiti... mentre se Berlusconi si salva, loro appariranno come i puri, gli unici puliti. E ciò potranno sfruttarlo alla grande nelle prossime campagne elettorali.
Quindi... a chi conviene salvare Berlusconi?
Saluti,
Mauro.
lunedì 16 settembre 2013
Il blog, il derby e la goduria
Ho in agenda un sacco di temi di cui vorrei scrivere qui sul blog, in particolare di politica e di scienza... però stasera un grande Genoa ha trionfato nel derby, battendo la Sampdoria 3-0
Quindi la notizia importante è questa.
Per ora mi limito a gioire e godere, tutto il resto può aspettare anche 24 ore :-)
Saluti,
Mauro.
Quindi la notizia importante è questa.
Per ora mi limito a gioire e godere, tutto il resto può aspettare anche 24 ore :-)
Saluti,
Mauro.
domenica 15 settembre 2013
La cucina francese... beh, non esiste!
Premettiamo una cosa: io in Francia ho mangiato spesso. E ho sempre mangiato benissimo. Quindi non ci sono lamentele al proposito. Tutt'altro.
Il problema è un altro. Cioè che la cucina francese non esiste. La cucina francese è semplicemente l'incrocio della cucina italiana con quella tedesca.
I galli, cioè la popolazione originaria dell'odierna Francia, erano una popolazione germanica, con alimentazione tipicamente germanica (quello che al proposito mostrano i fumetti di Asterix non è fantasia, è solo realtà romanzata).
E tale alimentazione, nonostante i romani prima e i vari barbari dopo, rimase la base della cucina francese (o franca, come originariamente sarebbe stato corretto dire) per secoli.
E la rimase fino a che Caterina de' Medici nel 1547 sposò Enrico II di Francia.
Caterina si portò a Parigi alcuni cuochi della corte fiorentina in cui ella era cresciuta... cuochi di tradizione toscana e che al massimo conoscevano altre realtà culinarie italiane, ma nulla di non italiano.
Questi cuochi, arrivati a Parigi, si incontrarono/scontrarono con la cucina germanica (che oggi verrebbe definita tedesca) e da questo incontro/scontro nacque l'odierna cucina francese.
Che quindi francese non è, essendo di fatto italo-tedesca.
Lo so, ora i francesi che mi leggono mi odieranno... ma i fatti sono fatti, che ai francesi piacciano o meno :-)
Saluti,
Mauro.
Il problema è un altro. Cioè che la cucina francese non esiste. La cucina francese è semplicemente l'incrocio della cucina italiana con quella tedesca.
I galli, cioè la popolazione originaria dell'odierna Francia, erano una popolazione germanica, con alimentazione tipicamente germanica (quello che al proposito mostrano i fumetti di Asterix non è fantasia, è solo realtà romanzata).
E tale alimentazione, nonostante i romani prima e i vari barbari dopo, rimase la base della cucina francese (o franca, come originariamente sarebbe stato corretto dire) per secoli.
E la rimase fino a che Caterina de' Medici nel 1547 sposò Enrico II di Francia.
Caterina si portò a Parigi alcuni cuochi della corte fiorentina in cui ella era cresciuta... cuochi di tradizione toscana e che al massimo conoscevano altre realtà culinarie italiane, ma nulla di non italiano.
Questi cuochi, arrivati a Parigi, si incontrarono/scontrarono con la cucina germanica (che oggi verrebbe definita tedesca) e da questo incontro/scontro nacque l'odierna cucina francese.
Che quindi francese non è, essendo di fatto italo-tedesca.
Lo so, ora i francesi che mi leggono mi odieranno... ma i fatti sono fatti, che ai francesi piacciano o meno :-)
Saluti,
Mauro.
mercoledì 11 settembre 2013
Il nonno paradossale. Per tacer del nipote...
La solita amica appassionata di scienza ma di scienza non esperta (vedasi qui e qui) mi ha posto una domanda interessante.
Mi ha chiesto di spiegarle il paradosso del nonno.
In breve questo paradosso sostiene che, dato che la teoria della relatività introduce la relatività del tempo e quindi - almeno teoricamente - la possibilità dei viaggi temporali, per una persona possa essere in teoria possibile viaggiare indietro nel tempo e quindi ipoteticamente uccidere il proprio nonno.
Ma se si uccide il proprio nonno... non può nascere il nipote (a meno che il nonno non fosse cornuto, ma questo non c'entra con la fisica) e quindi detto nipote, non esistendo, non può tornare indietro nel tempo per uccidere il nonno.
Dove sta l'inghippo?
L'inghippo sta nella teoria della relatività... o meglio nel modo in cui viene normalmente recepita.
La teoria della relatività dice, tra le altre cose, che esiste una velocità limite (la famosa "c") non superabile. Ma la cosa importante, per quanto riguarda il paradosso del nonno, è che la teoria della relatività dice che il tempo rallenta quanto più ci si avvicina alla velocità "c" (alias velocità della luce, qualcosa di più potete capire leggendo quanto scrissi qui).
Quindi... se il tempo rallenta se si va più veloci e, secondo la teoria della relatività, si ferma una volta raggiunta la velocità "c"... uno potrebbe pensare che superando "c" il tempo torni indietro... e quindi il nipote possa tornare indietro nel tempo e uccidere il nonno.
Ma invece non è così... "c" è una velocità limite che non può essere superata. Ma ciò non significa che non possano esistere velocità superiori.
Infatti secondo alcune interpretazioni della teoria della relatività la non superabilità non significa che non possano esistere velocità superiori a "c"... significa solo che corpi che si muovono con velocità inferiore a "c" non possano accelerare fino a superarla verso l'alto, mentre corpi che si muovono con velocità superiore a "c" non possano decelerare fino a superarla verso il basso.
Ergo...
1) ...il nipote, se si muove a velocità inferiore a "c", potrà - accelerando - rallentare il tempo, ma non potrà mai invertirne la direzione, quindi non potrà mai uccidere il nonno, visto che per tornare indietro nel tempo non basta rallentarlo, bensì serve - appunto - invertirne la direzione (cosa impossibile senza superare "c");
2) ...il nipote, se si muove a velocità superiore a "c", sarà sempre stato nel passato (visto che non può scendere sotto "c"), quindi ha sempre vissuto prima del nonno... il che significa che detto nonno è nato dopo il nipote... cioè il nipote non è un nipote bensì un padre o un nonno a sua volta.
E se la velocità fosse esattamente "c"? Beh... il tempo si fermerebbe e non succederebbe assolutamente nulla.
Saluti,
Mauro.
Mi ha chiesto di spiegarle il paradosso del nonno.
In breve questo paradosso sostiene che, dato che la teoria della relatività introduce la relatività del tempo e quindi - almeno teoricamente - la possibilità dei viaggi temporali, per una persona possa essere in teoria possibile viaggiare indietro nel tempo e quindi ipoteticamente uccidere il proprio nonno.
Ma se si uccide il proprio nonno... non può nascere il nipote (a meno che il nonno non fosse cornuto, ma questo non c'entra con la fisica) e quindi detto nipote, non esistendo, non può tornare indietro nel tempo per uccidere il nonno.
Dove sta l'inghippo?
L'inghippo sta nella teoria della relatività... o meglio nel modo in cui viene normalmente recepita.
La teoria della relatività dice, tra le altre cose, che esiste una velocità limite (la famosa "c") non superabile. Ma la cosa importante, per quanto riguarda il paradosso del nonno, è che la teoria della relatività dice che il tempo rallenta quanto più ci si avvicina alla velocità "c" (alias velocità della luce, qualcosa di più potete capire leggendo quanto scrissi qui).
Quindi... se il tempo rallenta se si va più veloci e, secondo la teoria della relatività, si ferma una volta raggiunta la velocità "c"... uno potrebbe pensare che superando "c" il tempo torni indietro... e quindi il nipote possa tornare indietro nel tempo e uccidere il nonno.
Ma invece non è così... "c" è una velocità limite che non può essere superata. Ma ciò non significa che non possano esistere velocità superiori.
Infatti secondo alcune interpretazioni della teoria della relatività la non superabilità non significa che non possano esistere velocità superiori a "c"... significa solo che corpi che si muovono con velocità inferiore a "c" non possano accelerare fino a superarla verso l'alto, mentre corpi che si muovono con velocità superiore a "c" non possano decelerare fino a superarla verso il basso.
Ergo...
1) ...il nipote, se si muove a velocità inferiore a "c", potrà - accelerando - rallentare il tempo, ma non potrà mai invertirne la direzione, quindi non potrà mai uccidere il nonno, visto che per tornare indietro nel tempo non basta rallentarlo, bensì serve - appunto - invertirne la direzione (cosa impossibile senza superare "c");
2) ...il nipote, se si muove a velocità superiore a "c", sarà sempre stato nel passato (visto che non può scendere sotto "c"), quindi ha sempre vissuto prima del nonno... il che significa che detto nonno è nato dopo il nipote... cioè il nipote non è un nipote bensì un padre o un nonno a sua volta.
E se la velocità fosse esattamente "c"? Beh... il tempo si fermerebbe e non succederebbe assolutamente nulla.
Saluti,
Mauro.
sabato 7 settembre 2013
Buon compleanno Genoa!
120 anni fa, il 7 settembre 1893, nel cuore di Genova (in via Palestro 10, cercate pure su Google Maps) nasceva la più antica e gloriosa squadra di calcio italiana: il Genoa.
Buon compleanno, vecchio giovane Grifone!
Saluti,
Mauro.
Buon compleanno, vecchio giovane Grifone!
Saluti,
Mauro.
giovedì 5 settembre 2013
Di nuovo sulla crisi in Siria
Premetto che non ho più informazioni di voi che mi leggete. Forse seguo le notizie al proposito un po' più di voi, ma non è che io abbia accesso a chissà quali fonti (a parte il fatto che non seguo solo l'informazione italiana... e forse questo qualcosa fa).
Ecco, seguendo le notizie sulla guerra civile siriana, sinceramente mi sto convincendo che scegliere tra Assad e i ribelli sia semplicemente scegliere tra la merda e le feci.
Saluti,
Mauro.
Ecco, seguendo le notizie sulla guerra civile siriana, sinceramente mi sto convincendo che scegliere tra Assad e i ribelli sia semplicemente scegliere tra la merda e le feci.
Saluti,
Mauro.
domenica 1 settembre 2013
L'ipotetico intervento in Siria
In questi giorni in molti paesi si discute di un ipotetico intervento militare in Siria.
La guerra civile in Siria va avanti da due anni (almeno la guerra civile internazionalmente nota, quella vera probabilmente da molto di piu). Perché proprio ora chiedersi se intervenire?
A leggere in giro, perché ora c'è stato un attacco con armi chimiche.
A parte il fatto che i morti sono morti, qualsiasi arma li provochi... c'è un altro problemuccio. Anzi due.
Primo: noi valutiamo in base a immagini prodotte dalle parti in causa, senza testimonianze dirette indipendenti.
Secondo: noi abbiamo solo indizi su chi può essere stato responsabile, non prove... in realtà - dato per scontato che siano state usate armi chimiche - non sappiamo per certo chi le ha usate.
Ora però la cosiddetta opinione pubblica nel mondo occidentale non è contraria a un intervento militare per i motivi addotti sopra... bensì perché detta opinione pubblica è contro la guerra!
Ma beline... la guerra c'è già! Aprite gli occhi!
Ciò che va valutato è se un intervento esterno può accorciare la guerra e/o ridurre il numero delle vittime. Il resto sono stronzate, visto che la guerra c'è già.
Però la famigerata opinione pubblica considera guerra solo quando sono coinvolti stati diversi… quindi un intervento USA (o di chiunque altro, anche fosse Russia o Cina) in Siria viene visto dall’uomo della strada come guerra in quanto sarebbero coinvolte almeno due nazioni.
Finché è Assad contro ribelli (ma vale dovunque, non solo in Siria) l’uomo della strada li vede come casini interni di un paese, ma non come guerra.
Perché?
Perché finché tutto rimane tra fazioni diverse in un paese… sono scaramucce, che cazzo me ne frega a me?
E invece no! Guerra è quando la gente muore perché c’è un conflitto. Indipendentemente dal fatto che questo conflitto sia interno a un paese o sia internazionale.
Ma vallo a spiegare all’uomo della strada!
Saluti,
Mauro.
La guerra civile in Siria va avanti da due anni (almeno la guerra civile internazionalmente nota, quella vera probabilmente da molto di piu). Perché proprio ora chiedersi se intervenire?
A leggere in giro, perché ora c'è stato un attacco con armi chimiche.
A parte il fatto che i morti sono morti, qualsiasi arma li provochi... c'è un altro problemuccio. Anzi due.
Primo: noi valutiamo in base a immagini prodotte dalle parti in causa, senza testimonianze dirette indipendenti.
Secondo: noi abbiamo solo indizi su chi può essere stato responsabile, non prove... in realtà - dato per scontato che siano state usate armi chimiche - non sappiamo per certo chi le ha usate.
Ora però la cosiddetta opinione pubblica nel mondo occidentale non è contraria a un intervento militare per i motivi addotti sopra... bensì perché detta opinione pubblica è contro la guerra!
Ma beline... la guerra c'è già! Aprite gli occhi!
Ciò che va valutato è se un intervento esterno può accorciare la guerra e/o ridurre il numero delle vittime. Il resto sono stronzate, visto che la guerra c'è già.
Però la famigerata opinione pubblica considera guerra solo quando sono coinvolti stati diversi… quindi un intervento USA (o di chiunque altro, anche fosse Russia o Cina) in Siria viene visto dall’uomo della strada come guerra in quanto sarebbero coinvolte almeno due nazioni.
Finché è Assad contro ribelli (ma vale dovunque, non solo in Siria) l’uomo della strada li vede come casini interni di un paese, ma non come guerra.
Perché?
Perché finché tutto rimane tra fazioni diverse in un paese… sono scaramucce, che cazzo me ne frega a me?
E invece no! Guerra è quando la gente muore perché c’è un conflitto. Indipendentemente dal fatto che questo conflitto sia interno a un paese o sia internazionale.
Ma vallo a spiegare all’uomo della strada!
Saluti,
Mauro.
mercoledì 28 agosto 2013
L'abolizone dello stato sociale
Oggi il governo ha deciso l'abolizione dell'IMU (c'è sempre la speranza che il Parlamento la bocci, ma ne dubito).
Abolizione con eccezioni, con se e con ma... ma pur sempre abolizione.
Non gioite. Ricordatevi l'abolizione dell'ICI.
Quel paio di centinaia di euro che risparmierete con l'IMU li pagherete con gli interessi per la conseguente abolizione o riduzione (per i più fortunati) dei servizi sociali e dei servizi pubblici forniti dagli enti locali.
Voi che gioite per quest'abolizione siete come quel marito che si taglia l'uccello per far dispetto alla moglie, visto che detti servizi prima o poi sono utili a tutti.
E quando non li troverete... imprecherete contro lo Stato.
Ma siete voi che avete votato per la cancellazione di questi servizi... votando per chi vi ha promesso l'abolizione della tassa che detti servizi garantiva.
Prendetevela con voi stessi.
Saluti,
Mauro.
Abolizione con eccezioni, con se e con ma... ma pur sempre abolizione.
Non gioite. Ricordatevi l'abolizione dell'ICI.
Quel paio di centinaia di euro che risparmierete con l'IMU li pagherete con gli interessi per la conseguente abolizione o riduzione (per i più fortunati) dei servizi sociali e dei servizi pubblici forniti dagli enti locali.
Voi che gioite per quest'abolizione siete come quel marito che si taglia l'uccello per far dispetto alla moglie, visto che detti servizi prima o poi sono utili a tutti.
E quando non li troverete... imprecherete contro lo Stato.
Ma siete voi che avete votato per la cancellazione di questi servizi... votando per chi vi ha promesso l'abolizione della tassa che detti servizi garantiva.
Prendetevela con voi stessi.
Saluti,
Mauro.
lunedì 26 agosto 2013
E ora giochiamo con la fisica
Per tutti coloro che amano la scienza ad alto livello ma in fondo sono rimasti dei bambini giocherelloni... le simulazioni di fisica dell'Università del Colorado (anche in italiano!): il programma PhET.
Divertitevi e imparate :-)
Saluti,
Mauro.
Divertitevi e imparate :-)
Saluti,
Mauro.
sabato 24 agosto 2013
La lingua del gusto 2
Già un paio di anni fa vi avevo avvertito riguardo a certe scorrette denominazioni di piatti o prodotti alimentari italani in Germania: "La lingua del gusto".
Quanto scritto allora non è tutto.
Io amo mangiare i prodotti del mare: pesci, crostacei, frutti di mare, ecc.
Tra i prodotti migliori del mare c'è il polpo. Tra le altre cose preparabile in mille modi diversi, quindi adattabile a quasi ogni gusto.
Il problema è che nella maggioranza dei ristoranti qui in Germania trovi l'octopus non il polpo. E fin qui va tutto bene, visto che octopus è semplicemente la traduzione popolare tedesca di polpo (quella veramente corretta sarebbe però Krake).
Il problema comincia quando tu sei in un ristorante italiano e quindi credi di poter senza problemi parlare italiano.
E quasi tutti i camerieri e i cuochi ti offrono un polipo. No grazie. Io non voglio una malattia, io voglio un polpo.
Ma a quanto pare in Germania nei ristoranti italiani esistono solo polipi, non polpi.
Saluti,
Mauro.
Prima puntata.
Terza puntata.
Quarta puntata.
Quanto scritto allora non è tutto.
Io amo mangiare i prodotti del mare: pesci, crostacei, frutti di mare, ecc.
Tra i prodotti migliori del mare c'è il polpo. Tra le altre cose preparabile in mille modi diversi, quindi adattabile a quasi ogni gusto.
Il problema è che nella maggioranza dei ristoranti qui in Germania trovi l'octopus non il polpo. E fin qui va tutto bene, visto che octopus è semplicemente la traduzione popolare tedesca di polpo (quella veramente corretta sarebbe però Krake).
Il problema comincia quando tu sei in un ristorante italiano e quindi credi di poter senza problemi parlare italiano.
E quasi tutti i camerieri e i cuochi ti offrono un polipo. No grazie. Io non voglio una malattia, io voglio un polpo.
Ma a quanto pare in Germania nei ristoranti italiani esistono solo polipi, non polpi.
Saluti,
Mauro.
Prima puntata.
Terza puntata.
Quarta puntata.
mercoledì 21 agosto 2013
La cancelliera e il lager
La Merkel è andata a Dachau.
(Non commento il modo in cui Tarquini riporta la notizia, del resto l'ignoranza di Tarquini è arcinota, anche a chi legge questo blog, vedasi quest'articolo).
Cosa c'è di sorprendente, direte voi, visto che già Willy Brandt si era inginocchiato al ghetto di Varsavia e Helmut Kohl aveva fatto ammenda ad Auschwitz/ /Oświęcim?
Per non citare i vari leader tedeschi che hanno fatto (o almeno provato a fare) pellegrinaggi nei vari luoghi della vergogna/memoria in Polonia, nella ex Cecoslovacchia e persino in Israele.
C'è di sorprendente che nessun leader (o presunto tale) tedesco aveva finora visitato o neanche preso in considerazione uno dei luoghi della vergogna all'interno degli attuali confini tedeschi (Dachau è a pochi chilometri da Monaco di Baviera).
E perché? Perché i nazisti erano sì brutti e cattivi, ma il popolo tedesco era assolutamente innocente, non sapeva nulla di ciò che i nazisti facevano! Questa era la vulgata postbellica di tutti i partiti tedeschi.
Però... campi di concentramento e sterminio in territori che erano tedeschi prima, durante e dopo la guerra... avrebbero smontato questo mito dell'innocenza del popolo tedesco, visto che almeno parte della popolazione non avrebbe potuto non vedere (Dachau è il primo - in assoluto, non solo in territorio patrio tedesco - e più famoso campo di concentramento e di sterminio, ma non l'unico in territorio tedesco "originale" - cioè non conquistato con la forza).
E allora perché oggi (quasi settant'anni dopo la fine della guerra) la Merkel rompe questo tabu?
Non certo perché la Merkel sia contro la vulgata che vuole il popolo tedesco innocente e ingannato (anzi, lei sarebbe favorevole a questa vulgata ancora più dei suoi predecessori), però i nazisti la hanno fregata. Anzi i neonazisti.
Senza il casino creato dagli omicidi razzisti del Nationalsozialistischer Untergrund la Merkel mai sarebbe andata a Dachau. Questo casino le ha imposto di mostrarsi quello che non è, cioè una paladina della lotta al neonazismo (cosa non si fa per quattro voti in più!), e quindi ha ingoiato il rospo e ha visitato Dachau.
Sperando che la notizia si facesse strada tra chi è realmente e attivamente antinazista ma passasse sotto silenzio presso tutti gli altri. Del resto colpevoli erano e sono sempre e solo i nazisti. Il popolo tedesco non ha mai saputo nulla.
Certo, non ha mai saputo nulla.
Saluti,
Mauro.
(Non commento il modo in cui Tarquini riporta la notizia, del resto l'ignoranza di Tarquini è arcinota, anche a chi legge questo blog, vedasi quest'articolo).
Cosa c'è di sorprendente, direte voi, visto che già Willy Brandt si era inginocchiato al ghetto di Varsavia e Helmut Kohl aveva fatto ammenda ad Auschwitz/ /Oświęcim?
Per non citare i vari leader tedeschi che hanno fatto (o almeno provato a fare) pellegrinaggi nei vari luoghi della vergogna/memoria in Polonia, nella ex Cecoslovacchia e persino in Israele.
C'è di sorprendente che nessun leader (o presunto tale) tedesco aveva finora visitato o neanche preso in considerazione uno dei luoghi della vergogna all'interno degli attuali confini tedeschi (Dachau è a pochi chilometri da Monaco di Baviera).
E perché? Perché i nazisti erano sì brutti e cattivi, ma il popolo tedesco era assolutamente innocente, non sapeva nulla di ciò che i nazisti facevano! Questa era la vulgata postbellica di tutti i partiti tedeschi.
Però... campi di concentramento e sterminio in territori che erano tedeschi prima, durante e dopo la guerra... avrebbero smontato questo mito dell'innocenza del popolo tedesco, visto che almeno parte della popolazione non avrebbe potuto non vedere (Dachau è il primo - in assoluto, non solo in territorio patrio tedesco - e più famoso campo di concentramento e di sterminio, ma non l'unico in territorio tedesco "originale" - cioè non conquistato con la forza).
E allora perché oggi (quasi settant'anni dopo la fine della guerra) la Merkel rompe questo tabu?
Non certo perché la Merkel sia contro la vulgata che vuole il popolo tedesco innocente e ingannato (anzi, lei sarebbe favorevole a questa vulgata ancora più dei suoi predecessori), però i nazisti la hanno fregata. Anzi i neonazisti.
Senza il casino creato dagli omicidi razzisti del Nationalsozialistischer Untergrund la Merkel mai sarebbe andata a Dachau. Questo casino le ha imposto di mostrarsi quello che non è, cioè una paladina della lotta al neonazismo (cosa non si fa per quattro voti in più!), e quindi ha ingoiato il rospo e ha visitato Dachau.
Sperando che la notizia si facesse strada tra chi è realmente e attivamente antinazista ma passasse sotto silenzio presso tutti gli altri. Del resto colpevoli erano e sono sempre e solo i nazisti. Il popolo tedesco non ha mai saputo nulla.
Certo, non ha mai saputo nulla.
Saluti,
Mauro.
lunedì 19 agosto 2013
Certificato di nascita alla tedesca
Prima che leggiate (e valutiate) oltre, voglio fare una premessa: sto cercando di semplificare e rendere comprensibili questioni molto complesse, che io stesso credo di aver capito, ma non garantisco veramente di esserci riuscito.
E soprattutto: in ogni cosa che leggete non vi è nessuno giudizio morale (né esplicito, né implicito), ma solo un tentativo di analisi pratica (neanche scientifica, solo pratica).
Dal primo novembre prossimo in Germania sarà permesso ai genitori di non indicare (o non far indicare, come sarebbe più corretto dire) il sesso del neonato sul certificato di nascita.
Cioè si potrà, come sempre si è potuto, indicare "maschio" o "femmina", ma si potrà anche lasciare il campo vuoto.
Prima che qualcuno di voi fraintenda: no, la cosa non ha nulla a che vedere con i diritti riconosciuti (o non riconosciuti) a omosessuali, transgender, ecc.
Quindi, sia che siate favorevoli sia che siate contrari a questi diritti, rimettetevi a sedere e state buoni :-)
La cosa ha a che vedere con biologia e genetica (ed estetica, anche se non nel senso che pensate voi... leggete oltre e capirete).
Che la cosa piaccia o no, spesso nascono bambini con caratteristiche sessuali (non tendenze sessuali, oggigiorno purtroppo bisogna sempre specificare tutto, un neonato ha caratteristiche sessuali, ma non può avere nessuna tendenza sessuale) ambigue, non esplicite.
E se talvolta è solo una questione estetica (il bambino è sì geneticamente o maschio o femmina, ma magari è nato in anticipo, quando esteticamente la differenziazione non era ancora completa, per esempio), spesso invece è una questione genetica: il patrimonio genetico stesso è un po' ambiguo.
Nel primo caso basta aver pazienza e tutto andrà a posto da solo (nel senso che l'ambiguità sessuale si chiarirà naturalmente), nel secondo caso l'ambiguità (più o meno forte) rimarrà a vita (a meno di interventi chirurgici, ma ciò non c'entra col tema di questo articolo).
Al di là di tutte le questioni psicologiche che la cosa può comportare, sia per i genitori subito che per il bambino dopo (non credetevi che psicologicamente la nostra società sia poi così più avanzata di quella neanderthaliana), rimane - e non è da sottovalutare - il problema burocratico.
Come "classificare" questi bambini?
Finora era imposta una decisione: o maschio o femmina. Punto.
Nei casi ambigui i genitori dovevano comunque dire qualcosa (e posso immaginarmi che alcuni genitori abbiano preferito - non solo in Germania - affidare detti bambini agli orfanatrofi, piuttosto che decidere), volenti o nolenti.
Ora la Germania - e la cosa le fa onore - cerca di risolvere questo problema concedendo il diritto di non indicare il sesso del neonato sull'atto di nascita.
E fin qui tutto bene. Ottima decisione, corretta sia da un punto di vista etico che scientifico.
Il problema è che la legge nasce zoppa... in Germania (come in ogni altro paese) servono documenti e certificazioni per le più disparate cose, sia pubbliche che private, fin dalla più tenera età (cioè dove questi documenti e certificazioni te li devono fare i genitori). E per alcuni di questi documenti e certificazioni è obbligatorio presentare il certificato di nascita.
Però... questi documenti e certificazioni talvolta pretendono di sapere se sei maschio o femmina e non hanno una terza opzione come il certificato di nascita.
La legge obbligherà solo il certificato di nascita a comprendere la terza opzione.
Cosa succederà ai bambini della "terza opzione" quando i loro genitori dovranno fare per loro altri documenti o certificazioni?
La legge non lo dice.
Ergo: tutto sarà lasciato all'arbitrio del funzionario di turno. Con le conseguenze che possiamo immaginare.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Nei prossimi giorni riporterò le fonti di quanto sopra.
E soprattutto: in ogni cosa che leggete non vi è nessuno giudizio morale (né esplicito, né implicito), ma solo un tentativo di analisi pratica (neanche scientifica, solo pratica).
Dal primo novembre prossimo in Germania sarà permesso ai genitori di non indicare (o non far indicare, come sarebbe più corretto dire) il sesso del neonato sul certificato di nascita.
Cioè si potrà, come sempre si è potuto, indicare "maschio" o "femmina", ma si potrà anche lasciare il campo vuoto.
Prima che qualcuno di voi fraintenda: no, la cosa non ha nulla a che vedere con i diritti riconosciuti (o non riconosciuti) a omosessuali, transgender, ecc.
Quindi, sia che siate favorevoli sia che siate contrari a questi diritti, rimettetevi a sedere e state buoni :-)
La cosa ha a che vedere con biologia e genetica (ed estetica, anche se non nel senso che pensate voi... leggete oltre e capirete).
Che la cosa piaccia o no, spesso nascono bambini con caratteristiche sessuali (non tendenze sessuali, oggigiorno purtroppo bisogna sempre specificare tutto, un neonato ha caratteristiche sessuali, ma non può avere nessuna tendenza sessuale) ambigue, non esplicite.
E se talvolta è solo una questione estetica (il bambino è sì geneticamente o maschio o femmina, ma magari è nato in anticipo, quando esteticamente la differenziazione non era ancora completa, per esempio), spesso invece è una questione genetica: il patrimonio genetico stesso è un po' ambiguo.
Nel primo caso basta aver pazienza e tutto andrà a posto da solo (nel senso che l'ambiguità sessuale si chiarirà naturalmente), nel secondo caso l'ambiguità (più o meno forte) rimarrà a vita (a meno di interventi chirurgici, ma ciò non c'entra col tema di questo articolo).
Al di là di tutte le questioni psicologiche che la cosa può comportare, sia per i genitori subito che per il bambino dopo (non credetevi che psicologicamente la nostra società sia poi così più avanzata di quella neanderthaliana), rimane - e non è da sottovalutare - il problema burocratico.
Come "classificare" questi bambini?
Finora era imposta una decisione: o maschio o femmina. Punto.
Nei casi ambigui i genitori dovevano comunque dire qualcosa (e posso immaginarmi che alcuni genitori abbiano preferito - non solo in Germania - affidare detti bambini agli orfanatrofi, piuttosto che decidere), volenti o nolenti.
Ora la Germania - e la cosa le fa onore - cerca di risolvere questo problema concedendo il diritto di non indicare il sesso del neonato sull'atto di nascita.
E fin qui tutto bene. Ottima decisione, corretta sia da un punto di vista etico che scientifico.
Il problema è che la legge nasce zoppa... in Germania (come in ogni altro paese) servono documenti e certificazioni per le più disparate cose, sia pubbliche che private, fin dalla più tenera età (cioè dove questi documenti e certificazioni te li devono fare i genitori). E per alcuni di questi documenti e certificazioni è obbligatorio presentare il certificato di nascita.
Però... questi documenti e certificazioni talvolta pretendono di sapere se sei maschio o femmina e non hanno una terza opzione come il certificato di nascita.
La legge obbligherà solo il certificato di nascita a comprendere la terza opzione.
Cosa succederà ai bambini della "terza opzione" quando i loro genitori dovranno fare per loro altri documenti o certificazioni?
La legge non lo dice.
Ergo: tutto sarà lasciato all'arbitrio del funzionario di turno. Con le conseguenze che possiamo immaginare.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Nei prossimi giorni riporterò le fonti di quanto sopra.
sabato 17 agosto 2013
Il declino delle città
Una banalità (banale ma vera, non una leggenda metropolitana) dice che le città nel mondo industrializzato perdono popolazione o rimangono stagnanti, mentre nei paesi in via di sviluppo crescono, talvolta addirittura in maniera incontrollata.
Ciò è vero, anzi verissimo, se consideriamo solo le città in sé e non il loro hinterland (per esempio, Milano perde popolazione all'interno del comune da anni, ma se consideriamo l'agglomerato urbano di Milano e non solo il suo territorio comunale invece Milano cresce).
Ci sono però città dove la popolazione diminuisce e basta. Non si sposta nell'hinterland come a Milano. Sparisce. Punto.
E questo dato è il miglior indicatore del declino di una città. I vari indicatori finanziari o economici dicono decisamente di meno di quelli demografici.
Perché gli indicatori finanziari ed economici ci parlano solo del presente (checché possano dire i vari economisti), quelli demografici invece ci parlano del futuro, visto che mostrano senza pietà la fiducia che la gente ha in detta città (regione/nazione/ecc.).
In Italia il migliore esempio di ciò è (purtroppo) la mia Genova.
Al censimento del 1971 Genova aveva più di 800000 abitanti, negli anni successivi si avvicinò ai 900000 e c'era chi sognava (sogno o incubo, fate voi) di raggiungere il milione.
Al censimento del 2011 Genova non aveva neanche 600000 abitanti.
In quarant'anni persi quindi per lo meno 200000 abitanti (forse anche 300000). E l'hinterland è sì cresciuto... ma di un paio di migliaia di abitanti, 10000/20000 a voler essere generosi.
Nel mondo invece il miglior esempio in assoluto è invece la cosiddetta "capitale mondiale dell'automobile": Detroit.
Nel 1950 aveva quasi due milioni di abitanti (1850000 per la precisione). Nel 2012 si è ritrovata ad averne 700000. Credo che ogni commento sia superfluo.
E anche a Detroit l'hinterland non è cresciuto, anzi... è crollato con la città.
A ciò va aggiunto che la diminuzione della popolazione significa anche invecchiamento della stessa... quindi invertire la tendenza richiede sforzi veramente enormi, visto che a quel punto per riprendere a crescere bisogna dare non solo speranze a chi nella città già ci vive, ma anche attrarre chi sta fuori... ma molto fuori, se parliamo di città come Genova o Detroit...
Saluti,
Mauro.
Ciò è vero, anzi verissimo, se consideriamo solo le città in sé e non il loro hinterland (per esempio, Milano perde popolazione all'interno del comune da anni, ma se consideriamo l'agglomerato urbano di Milano e non solo il suo territorio comunale invece Milano cresce).
Ci sono però città dove la popolazione diminuisce e basta. Non si sposta nell'hinterland come a Milano. Sparisce. Punto.
E questo dato è il miglior indicatore del declino di una città. I vari indicatori finanziari o economici dicono decisamente di meno di quelli demografici.
Perché gli indicatori finanziari ed economici ci parlano solo del presente (checché possano dire i vari economisti), quelli demografici invece ci parlano del futuro, visto che mostrano senza pietà la fiducia che la gente ha in detta città (regione/nazione/ecc.).
In Italia il migliore esempio di ciò è (purtroppo) la mia Genova.
Al censimento del 1971 Genova aveva più di 800000 abitanti, negli anni successivi si avvicinò ai 900000 e c'era chi sognava (sogno o incubo, fate voi) di raggiungere il milione.
Al censimento del 2011 Genova non aveva neanche 600000 abitanti.
In quarant'anni persi quindi per lo meno 200000 abitanti (forse anche 300000). E l'hinterland è sì cresciuto... ma di un paio di migliaia di abitanti, 10000/20000 a voler essere generosi.
Nel mondo invece il miglior esempio in assoluto è invece la cosiddetta "capitale mondiale dell'automobile": Detroit.
Nel 1950 aveva quasi due milioni di abitanti (1850000 per la precisione). Nel 2012 si è ritrovata ad averne 700000. Credo che ogni commento sia superfluo.
E anche a Detroit l'hinterland non è cresciuto, anzi... è crollato con la città.
A ciò va aggiunto che la diminuzione della popolazione significa anche invecchiamento della stessa... quindi invertire la tendenza richiede sforzi veramente enormi, visto che a quel punto per riprendere a crescere bisogna dare non solo speranze a chi nella città già ci vive, ma anche attrarre chi sta fuori... ma molto fuori, se parliamo di città come Genova o Detroit...
Saluti,
Mauro.
venerdì 9 agosto 2013
Datemi pure dell'antisemita (ma anche i palestinesi sono semiti)
Forse la comunità ebraica dovrebbe andare dallo psicologo, viste le fisime che si porta dietro.
Chi mi conosce sa benissimo che io sono quanto più lontano possa esistere da idee di destra e/o antisemitiche... però sinceramente certe esagerazioni fanno cadere la battaglia contro l'antisemitismo nel ridicolo.
Ed è triste che la comunità ebraica non se ne renda conto.
Come è triste che la comunità ebraica non si renda conto che Israele a Gaza e in Cisgiordania si comporti come la Germania degli anni '30 e '40 contro gli ebrei mitteleuropei.
Saluti,
Mauro.
Chi mi conosce sa benissimo che io sono quanto più lontano possa esistere da idee di destra e/o antisemitiche... però sinceramente certe esagerazioni fanno cadere la battaglia contro l'antisemitismo nel ridicolo.
Ed è triste che la comunità ebraica non se ne renda conto.
Come è triste che la comunità ebraica non si renda conto che Israele a Gaza e in Cisgiordania si comporti come la Germania degli anni '30 e '40 contro gli ebrei mitteleuropei.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 7 agosto 2013
Intelligenza non rilevabile
Io non ho né il tempo né la voglia di andare a fare ricerche approfondite su questa notizia.
Però il modo in cui è presentata la notizia dimostra senza ombra di dubbio che anche l'autore dell'articolo non ha avuto nessuna voglia di fare ricerche al proposito (anzi non ha avuto neanche voglia di porsi domande, altro che fare ricerche)... il che dimostra che forse (ma molto forse) l'esplosivo liquido sviluppato da Al Qaeda è sì non rilevabile... ma anche che di sicuro (e non solo forse) non è rilevabile l'intelligenza del giornalista stesso.
Saluti,
Mauro.
Però il modo in cui è presentata la notizia dimostra senza ombra di dubbio che anche l'autore dell'articolo non ha avuto nessuna voglia di fare ricerche al proposito (anzi non ha avuto neanche voglia di porsi domande, altro che fare ricerche)... il che dimostra che forse (ma molto forse) l'esplosivo liquido sviluppato da Al Qaeda è sì non rilevabile... ma anche che di sicuro (e non solo forse) non è rilevabile l'intelligenza del giornalista stesso.
Saluti,
Mauro.
domenica 4 agosto 2013
La guerra civile di Bondi
Sandro Bondi minaccia la guerra civile (sì, la sua è una minaccia, non una previsione o una paura).
Al di là di ciò che tale minaccia giuridicamente dovrebbe comportare... io mi chiedo: ma uno come Bondi sarebbe veramente pronto a combattere, armi in mano, per un'idea? Oppure è uno dei tanti predicatori dell'"armiamoci e partite"?
Caro Bondi, se sarà guerra civile io sono pronto a scendere in strada armi in mano e a combattere per l'Italia (quindi contro Berlusconi). Spero che tu avrai le palle di scendere anche in strada e di starmi di fronte armi in mano.
Perché, ti posso garantire, se scoppia veramente la guerra civile (cosa che io comunque non credo, voi berlusconiani siete troppo vigliacchi e noi antiberlusconiani siamo troppo seri, anche se talvolta scemi) e tu non sarai lì armi in mano sulle barricate... farai una fine molto peggiore di quella che faresti sulle barricate.
Te lo prometto.
Saluti,
Mauro.
Al di là di ciò che tale minaccia giuridicamente dovrebbe comportare... io mi chiedo: ma uno come Bondi sarebbe veramente pronto a combattere, armi in mano, per un'idea? Oppure è uno dei tanti predicatori dell'"armiamoci e partite"?
Caro Bondi, se sarà guerra civile io sono pronto a scendere in strada armi in mano e a combattere per l'Italia (quindi contro Berlusconi). Spero che tu avrai le palle di scendere anche in strada e di starmi di fronte armi in mano.
Perché, ti posso garantire, se scoppia veramente la guerra civile (cosa che io comunque non credo, voi berlusconiani siete troppo vigliacchi e noi antiberlusconiani siamo troppo seri, anche se talvolta scemi) e tu non sarai lì armi in mano sulle barricate... farai una fine molto peggiore di quella che faresti sulle barricate.
Te lo prometto.
Saluti,
Mauro.
sabato 3 agosto 2013
La condanna a Berlusconi (e i suoi favoreggiatori)
So che la cosa è, per lo meno per ragioni logistiche, impossibile.
Però ora che Berlusconi è stato condannato (trovato colpevole lo era già stato più volte, checché dicano i suoi sostenitori, basta leggersi le sentenze di prescrizione: più di una di fatto dice che le prove erano schiaccianti, ma ormai i termini temporali superati) una cosa va detta.
I milioni di italiani che in questi vent'anni hanno continuato a votarlo a questo punto sono colpevoli di favoreggiamento.
E per il reato di favoreggiamento andrebbero processati.
Saluti,
Mauro.
Però ora che Berlusconi è stato condannato (trovato colpevole lo era già stato più volte, checché dicano i suoi sostenitori, basta leggersi le sentenze di prescrizione: più di una di fatto dice che le prove erano schiaccianti, ma ormai i termini temporali superati) una cosa va detta.
I milioni di italiani che in questi vent'anni hanno continuato a votarlo a questo punto sono colpevoli di favoreggiamento.
E per il reato di favoreggiamento andrebbero processati.
Saluti,
Mauro.
Mauro, Stoccarda e le auto
Nel 2003 vivevo ancora (purtroppo) a Stoccarda (per il mio rapporto con Stoccarda potete leggere qui).
Oggi curiosando sul sito di una rivista automobilistica tedesca ho visto la foto di un'auto nata dalla collaborazione tra Mercedes, AMG e McLaren: la Mercedes SLR McLaren.
E ciò ha portato a galla dei ricordi.
La produzione di quest'auto cominciò nel 2004, ma il prototipo venne presentato nel 2003.
La Mercedes era cliente dell'azienda dove allora lavoravo e così io venni invitato alla presentazione del prototipo.
Un bell'oggettino, va detto. Il design tutto sommato migliorabile (e non poco) ma tecnicamente una gran macchina.
Io me la guardai bene, la osservai in ogni possibile dettaglio non nascosto e poi andai da un gruppo di ingegneri della Mercedes che conoscevo e dopo un paio di frasi di circostanza gli diedi il mio giudizio sull'auto: "Nicht schlecht, um kein Alfa Romeo zu sein".
Per chi non parla il tedesco: "Non male, per non essere un'Alfa Romeo".
Avreste dovuto vedere le loro facce. Impagabili :-)
Saluti,
Mauro.
Oggi curiosando sul sito di una rivista automobilistica tedesca ho visto la foto di un'auto nata dalla collaborazione tra Mercedes, AMG e McLaren: la Mercedes SLR McLaren.
E ciò ha portato a galla dei ricordi.
La produzione di quest'auto cominciò nel 2004, ma il prototipo venne presentato nel 2003.
La Mercedes era cliente dell'azienda dove allora lavoravo e così io venni invitato alla presentazione del prototipo.
Un bell'oggettino, va detto. Il design tutto sommato migliorabile (e non poco) ma tecnicamente una gran macchina.
Io me la guardai bene, la osservai in ogni possibile dettaglio non nascosto e poi andai da un gruppo di ingegneri della Mercedes che conoscevo e dopo un paio di frasi di circostanza gli diedi il mio giudizio sull'auto: "Nicht schlecht, um kein Alfa Romeo zu sein".
Per chi non parla il tedesco: "Non male, per non essere un'Alfa Romeo".
Avreste dovuto vedere le loro facce. Impagabili :-)
Saluti,
Mauro.
giovedì 1 agosto 2013
Le lotte di potere nelle aziende (leggasi Siemens)
Le lotte di potere non ci sono solo in politica.
Ci sono anche - anzi soprattutto - nel mondo delle grandi aziende.
Chi mi conosce sa che lavoro alla Siemens. Non sono certo un top manager, ma non ho neanche una posizione da disprezzare. Per di più, al di là della mia posizione, lavoro in uno dei più importanti centri tedeschi dell'azienda (per capirsi meglio, il centro sede della sezione "gas e petrolio").
La Siemens è una multinazionale con base in Germania.
Ha più di 400000 dipendenti diretti che salgono a più di 500000 considerando le aziende controllate.
Se pensiamo anche all'indotto che muove, il calcolo diventa difficile, ma si arriva all'ordine del milione e oltre (chiaramente nel mondo, non solo in Germania).
Bene, questa "azienduccia" ha appena vissuto un cambio al vertice... un piccolo colpo di stato aziendale.
E, da persona interna alla Siemens, da persona che qualcosa sa... vi posso dire che questa lotta di potere è stata vinta da chi vincerla non doveva.
Prossimamente i dettagli al proposito.
Saluti,
Mauro.
Ci sono anche - anzi soprattutto - nel mondo delle grandi aziende.
Chi mi conosce sa che lavoro alla Siemens. Non sono certo un top manager, ma non ho neanche una posizione da disprezzare. Per di più, al di là della mia posizione, lavoro in uno dei più importanti centri tedeschi dell'azienda (per capirsi meglio, il centro sede della sezione "gas e petrolio").
La Siemens è una multinazionale con base in Germania.
Ha più di 400000 dipendenti diretti che salgono a più di 500000 considerando le aziende controllate.
Se pensiamo anche all'indotto che muove, il calcolo diventa difficile, ma si arriva all'ordine del milione e oltre (chiaramente nel mondo, non solo in Germania).
Bene, questa "azienduccia" ha appena vissuto un cambio al vertice... un piccolo colpo di stato aziendale.
E, da persona interna alla Siemens, da persona che qualcosa sa... vi posso dire che questa lotta di potere è stata vinta da chi vincerla non doveva.
Prossimamente i dettagli al proposito.
Saluti,
Mauro.
martedì 30 luglio 2013
Dove stava Dio?
Il bus caduto dal viadotto in Irpinia (38 morti) tornava da una gita in cui aveva portato i suoi passeggeri anche a Pietrelcina, patria del santo (imbroglione, ma non ditelo ai suoi fedeli) Padre Pio.
Il treno uscito dai binari in Galizia (79 morti) stava arrivando a Santiago di Compostela, città santa spagnola (e stava portando ivi anche pellegrini)... il luogo più cattolico della già stracattolica Spagna.
Insomma... se Dio esiste deve proprio odiare alla grande chi crede in lui!
Saluti,
Mauro.
Il treno uscito dai binari in Galizia (79 morti) stava arrivando a Santiago di Compostela, città santa spagnola (e stava portando ivi anche pellegrini)... il luogo più cattolico della già stracattolica Spagna.
Insomma... se Dio esiste deve proprio odiare alla grande chi crede in lui!
Saluti,
Mauro.
sabato 27 luglio 2013
Pantani e il doping
I genitori di Pantani chiedono un giorno sì e l'altro anche che la si smetta di mentire sul loro Marco riguardo al doping.
Bene, hanno ragione: bisogna finirla di idealizzare Pantani mentendo. E i suoi genitori devono essere i primi a finirla.
Marco Pantani è stato colto (e non una sola volta) con le mani nella marmellata. È chiaro che ai suoi genitori non può far piacere. Soprattutto tenendo conto di quanto economicamente detti genitori perderebbero se si scoprisse che la marmellata in cui Pantani aveva messo le mani fosse molto più ampia di quanto originariamente scoperto.
I dati degli esami antidoping sono lì, chiari, almeno per alcune gare (gare importanti, tipo il Giro d'Italia, non il trofeo scapoli-ammogliati della spiaggia di Cesenatico). Altro da dire non c'è.
Il fatto che Pantani sia morto e altri dopati siano vivi e vegeti lo rende solo più sfigato, non meno colpevole.
E la sua famiglia farebbe una figura molto migliore tacendo. Ma tacendo guadagnerebbe meno, molto meno, perdendo interviste, reportage "esclusivi" e via dicendo.
Quindi santifichiamo i dopati. In modo da arricchire le loro famiglie.
Saluti,
Mauro.
Bene, hanno ragione: bisogna finirla di idealizzare Pantani mentendo. E i suoi genitori devono essere i primi a finirla.
Marco Pantani è stato colto (e non una sola volta) con le mani nella marmellata. È chiaro che ai suoi genitori non può far piacere. Soprattutto tenendo conto di quanto economicamente detti genitori perderebbero se si scoprisse che la marmellata in cui Pantani aveva messo le mani fosse molto più ampia di quanto originariamente scoperto.
I dati degli esami antidoping sono lì, chiari, almeno per alcune gare (gare importanti, tipo il Giro d'Italia, non il trofeo scapoli-ammogliati della spiaggia di Cesenatico). Altro da dire non c'è.
Il fatto che Pantani sia morto e altri dopati siano vivi e vegeti lo rende solo più sfigato, non meno colpevole.
E la sua famiglia farebbe una figura molto migliore tacendo. Ma tacendo guadagnerebbe meno, molto meno, perdendo interviste, reportage "esclusivi" e via dicendo.
Quindi santifichiamo i dopati. In modo da arricchire le loro famiglie.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 24 luglio 2013
Una giornata nera per lo sport
Ieri sono morti due idoli dello sport i cui nomi non diranno niente ai ragazzini abituati a conoscere gli sportivi che fanno pubblicità e glamour ma non quelli che fanno sport e storia.
Ciao Emile, mancherai a tutti noi e soprattutto a Nino (eravate tra gli ultimi gloriosi relitti della vera boxe).
Ciao Djalma, senza di te il calcio sarebbe stato molto meno spettacolare, ma non sei stato tu a ridurlo a puro show.
Saluti,
Mauro.
Ciao Emile, mancherai a tutti noi e soprattutto a Nino (eravate tra gli ultimi gloriosi relitti della vera boxe).
Ciao Djalma, senza di te il calcio sarebbe stato molto meno spettacolare, ma non sei stato tu a ridurlo a puro show.
Saluti,
Mauro.
martedì 23 luglio 2013
Due anni da Utøya
Due anni fa, il 22 luglio 2011, avvenne la strage di Utøya.
Credo tutti ricordiate ancora abbastanza gli eventi e del resto anche su questo blog ne parlammo più volte; qui, qui, qui e qui.
Ora due anni dopo, a mente fredda, oltre a ricordare e a piangere le vittime si può fare un'ulteriore osservazione "politica" sulla strage stessa. E (forse) imparare qualcosa.
La strage di Utøya fu un atto terroristico, un atto politico. E questo è ormai accettato. Almeno dalle persone che sanno usare i propri neuroni (quindi non il Feltri citato in uno degli articoli di cui sopra).
Oggi però possiamo anche dire chiaramente che fu anche una strage razzista.
Ed è questo che pochi capiscono: un norvegese che uccide altri norvegesi! Mica ha sterminato congolesi o vietnamiti! Come fa a essere razzista?
Eppure sì, il punto principale è proprio questo: il razzismo. Perché Breivik "accusava" i socialdemocratici (in particolare i giovani socialdemocratici) norvegesi di aprire le porte del paese al multiculturalismo.
E in questo Breivik si è comunque dimostrato molto più intelligente del razzista medio (il Calderoli o il Le Pen per intendersi): quest'ultimo si scaglia contro altri popoli, altre "razze" (tra virgolette perché la biologia, in particolare grazie agli studi di Luca Cavalli-Sforza, ha dimostrato che non esistono se non a livello, per così dire, estetico) e quindi è subito visibile, è subito attaccabile e alla fine può far più casino che danni.
Un Breivik invece attacca non chi è straniero, ma chi allo straniero apre... quindi spesso non viene riconosciuto come razzista (ma solo come pazzo) e per di più dimostra di capire chi sono i suoi veri nemici (lo straniero delle sue idee generalmente non sa niente, il connazionale antirazzista sì e le combatte).
Insomma, Breivik è sì psicopatico... ma sa benissimo quello che ha fatto (e che rifarebbe se ne dovesse avere l'occasione).
Non è incapace di intendere e di volere.
Saluti,
Mauro.
Credo tutti ricordiate ancora abbastanza gli eventi e del resto anche su questo blog ne parlammo più volte; qui, qui, qui e qui.
Ora due anni dopo, a mente fredda, oltre a ricordare e a piangere le vittime si può fare un'ulteriore osservazione "politica" sulla strage stessa. E (forse) imparare qualcosa.
La strage di Utøya fu un atto terroristico, un atto politico. E questo è ormai accettato. Almeno dalle persone che sanno usare i propri neuroni (quindi non il Feltri citato in uno degli articoli di cui sopra).
Oggi però possiamo anche dire chiaramente che fu anche una strage razzista.
Ed è questo che pochi capiscono: un norvegese che uccide altri norvegesi! Mica ha sterminato congolesi o vietnamiti! Come fa a essere razzista?
Eppure sì, il punto principale è proprio questo: il razzismo. Perché Breivik "accusava" i socialdemocratici (in particolare i giovani socialdemocratici) norvegesi di aprire le porte del paese al multiculturalismo.
E in questo Breivik si è comunque dimostrato molto più intelligente del razzista medio (il Calderoli o il Le Pen per intendersi): quest'ultimo si scaglia contro altri popoli, altre "razze" (tra virgolette perché la biologia, in particolare grazie agli studi di Luca Cavalli-Sforza, ha dimostrato che non esistono se non a livello, per così dire, estetico) e quindi è subito visibile, è subito attaccabile e alla fine può far più casino che danni.
Un Breivik invece attacca non chi è straniero, ma chi allo straniero apre... quindi spesso non viene riconosciuto come razzista (ma solo come pazzo) e per di più dimostra di capire chi sono i suoi veri nemici (lo straniero delle sue idee generalmente non sa niente, il connazionale antirazzista sì e le combatte).
Insomma, Breivik è sì psicopatico... ma sa benissimo quello che ha fatto (e che rifarebbe se ne dovesse avere l'occasione).
Non è incapace di intendere e di volere.
Saluti,
Mauro.
domenica 21 luglio 2013
Faccio outing
Io ho sempre parlato male dei Testimoni di Geova.
Però, lo confesso, anch'io sono un Testimone. Un Testimone di Genova :-)
Saluti,
Mauro.
Però, lo confesso, anch'io sono un Testimone. Un Testimone di Genova :-)
Saluti,
Mauro.
Le gobbe della marea (no, Andreotti stavolta non c'entra)
L'altro ieri un'amica mi ha posto una domanda molto interessante: da cosa è provocata la seconda gobba di marea?
Tutti sappiamo che le maree sono provocate dalla Luna (va bene, c'è anche un'influenza del Sole, ma per quanto riguarda il problema di cui parleremo oggi l'influenza solare è limitata, quindi limitiamoci alla Luna).
Tutti (o quasi) capiamo perché la marea è forte in direzione della Luna (prima gobba), mentre pochi (molto pochi) capiscono cosa provochi la marea in direzione opposta alla Luna (seconda gobba).
Il problema è dovuto al nostro pensare alla Luna che ruota intorno alla Terra.
Ma la Luna NON ruota intorno alla Terra. È il sistema Terra-Luna a ruotare intorno al centro di massa del sistema Terra-Luna stesso.
Il centro di massa del sistema Terra-Luna si trova a circa 4700 km dal centro della Terra in direzione Luna (cioè circa 1700 km sotto la superficie terrestre, ma comunque sulla linea virtuale che unisce il centro della Terra a quello della Luna).
Ora, chiarito ciò, diventa semplice spiegare le gobbe di marea.
La prima, in direzione della Luna, è chiara senza grossi problemi: viene spiegata dall'attrazione gravitazionale esercitata dalla Luna.
Ma la seconda? Quella in direzione opposta alla Luna? Bene, se - come generalmente si pensa - la Luna girasse intorno alla Terra, cioè intorno al centro della Terra, non ci sarebbe nessuna seconda gobba.
Ma la Luna, anzi il sistema Terra-Luna, gira intorno al centro di massa del sistema stesso... e questo porta al fatto che la superficie della Terra (anche se volessimo ipotizzare la Terra come una sfera perfetta, cosa che non è) non ha una distanza costante da detto centro di massa.
La superficie della Terra è più vicina al centro di massa di cui sopra in direzione Luna e più lontana in direzione opposta.
Ciò significa che sulla superficie della Terra le forze agenti sono differenti a seconda della distanza di detta superficie dal citato centro di massa.
Mentre in direzione della Luna la maggiore influenza è dovuta all'attrazione gravitazionale della Luna stessa, nella direzione opposta "vince" la forza centrifuga, che è più forte quanto più ci si allontana dal centro di rotazione (alias centro di massa)... e quindi la forza centrifuga - essendo più forte in direzione opposta alla Luna - provoca la seconda gobba di marea, cioè la marea in direzione opposta alla Luna.
Se la Luna girasse veramente intorno alla Terra, cioè intorno al centro della Terra, tutto ciò non succederebbe, perché la forza centrifuga sarebbe uguale su ogni punto della superficie terrestre, quindi gli unici effetti di marea sarebbero dovuti all'interazione gravitazionale tra Terra e Luna.
Saluti,
Mauro.
Tutti sappiamo che le maree sono provocate dalla Luna (va bene, c'è anche un'influenza del Sole, ma per quanto riguarda il problema di cui parleremo oggi l'influenza solare è limitata, quindi limitiamoci alla Luna).
Tutti (o quasi) capiamo perché la marea è forte in direzione della Luna (prima gobba), mentre pochi (molto pochi) capiscono cosa provochi la marea in direzione opposta alla Luna (seconda gobba).
Il problema è dovuto al nostro pensare alla Luna che ruota intorno alla Terra.
Ma la Luna NON ruota intorno alla Terra. È il sistema Terra-Luna a ruotare intorno al centro di massa del sistema Terra-Luna stesso.
Il centro di massa del sistema Terra-Luna si trova a circa 4700 km dal centro della Terra in direzione Luna (cioè circa 1700 km sotto la superficie terrestre, ma comunque sulla linea virtuale che unisce il centro della Terra a quello della Luna).
Ora, chiarito ciò, diventa semplice spiegare le gobbe di marea.
La prima, in direzione della Luna, è chiara senza grossi problemi: viene spiegata dall'attrazione gravitazionale esercitata dalla Luna.
Ma la seconda? Quella in direzione opposta alla Luna? Bene, se - come generalmente si pensa - la Luna girasse intorno alla Terra, cioè intorno al centro della Terra, non ci sarebbe nessuna seconda gobba.
Ma la Luna, anzi il sistema Terra-Luna, gira intorno al centro di massa del sistema stesso... e questo porta al fatto che la superficie della Terra (anche se volessimo ipotizzare la Terra come una sfera perfetta, cosa che non è) non ha una distanza costante da detto centro di massa.
La superficie della Terra è più vicina al centro di massa di cui sopra in direzione Luna e più lontana in direzione opposta.
Ciò significa che sulla superficie della Terra le forze agenti sono differenti a seconda della distanza di detta superficie dal citato centro di massa.
Mentre in direzione della Luna la maggiore influenza è dovuta all'attrazione gravitazionale della Luna stessa, nella direzione opposta "vince" la forza centrifuga, che è più forte quanto più ci si allontana dal centro di rotazione (alias centro di massa)... e quindi la forza centrifuga - essendo più forte in direzione opposta alla Luna - provoca la seconda gobba di marea, cioè la marea in direzione opposta alla Luna.
Se la Luna girasse veramente intorno alla Terra, cioè intorno al centro della Terra, tutto ciò non succederebbe, perché la forza centrifuga sarebbe uguale su ogni punto della superficie terrestre, quindi gli unici effetti di marea sarebbero dovuti all'interazione gravitazionale tra Terra e Luna.
Saluti,
Mauro.