Si parla spesso della degenerazione del giornalismo (italiano ma non solo).
Le notizie sono sempre meno affidabili, le fonti sempre meno controllate, lo stile sempre meno curato, i titoli sempre più sensazionalistici.
Tutto vero, non ci piove.
Ma...
Talvolta penso che questo sia semplicemente il giornalismo che la massa merita.
Sempre più spesso noto lettori/spettatori (anche con cultura e titoli di studio elevati) che non riescono a seguire notizie di più di dieci parole. Né in TV né sulla stampa.
Che la notizia sia data male o sia data bene, sia affidabile, accurata o meno non cambia nulla... i fruitori delle notizie carpiscono una frase qua e una frase là, le tolgono dal contesto (che non hanno seguito), le attaccano insieme e quella che viene fuori è la loro "notizia" (che generalmente non ha nulla a che spartire con la notizia originale, corretta o meno che fosse).
Anzi, capita che le due frasi attaccate insieme dal fruitore vengano anche da notizie originariamente diverse...
O addirittura si accontentano di una frase (o persino parola) sola, che chiaramente dice ancora meno.
Sì, è vero, il giornalismo sta andando a rotoli... ma, prima di lamentarci dei giornalisti, riflettiamo su quanto sopra.
Saluti,
Mauro.
Ogni tanto (anzi spesso) mi vengono in mente interpretazioni di avvenimenti e fatti oppure giudizi su persone ed eventi che non si possono certo definire conformisti. O magari semplicemente idee e pensieri personali, indipendenti. Alcune di queste idee saranno giuste e condivisibili, altre no, ma sono orgoglioso che non siano conformi. I commenti anonimi non sono graditi, essi verranno cancellati a meno che non portino contributi concreti e seri. Buona lettura a tutti.
martedì 29 dicembre 2015
martedì 22 dicembre 2015
La bufala del sesso e delle lezioni di guida
In questi giorni sta circolando una notizia che già a leggerla - anche senza indagare - si dovrebbe capire che è assurda.
La notizia dice che nei Paesi Bassi una legge (chiamata "Ride for a ride") permette di pagare lezioni di guida con prestazioni sessuali.
E in Italia molti ci sono cascati come polli (non solo gli utenti - anzi utonti - dei social networks, ma anche - per esempio - il Messaggero e il Fatto Quotidiano, che non hanno certo controllato le fonti).
Del resto molti italiani (ma non solo) credono anche che nei Paesi Bassi droghe e prostituzione siano completamente libere e legali (cosa non vera, ma il discorso sarebbe qui troppo lungo).
Ora, cosa c'è di vero in questa notizia?
Poco, ma non nulla.
Per prima cosa va detto che una tale legge non esiste. Né sotto il nome citato né sotto altri nomi (e oltretutto le leggi nei Paesi Bassi sono scritte in olandese anche nei "titoli", non in inglese... mica hanno Renzi loro).
Vero invece è che la polizia di Rotterdam sta indagando sul fatto che vengano proposte lezioni di guida in cambio di sesso e che "A ride for a ride" è generalmente la formulazione usata per cercare questo tema sul web.
Al proposito c'è stata un'interrogazione parlamentare e il governo ha dovuto ammettere che la cosa è sì disdicevole, ma purtroppo non illegale, a causa di un vuoto normativo.
Insomma: la cosa avviene non perché esplicitamente permessa, bensì perché non esplicitamente proibita.
Se volete una fonte attendibile (anche perché cita altre fonti mettendo i link), leggete qui, su Next Quotidiano.
Saluti,
Mauro.
La notizia dice che nei Paesi Bassi una legge (chiamata "Ride for a ride") permette di pagare lezioni di guida con prestazioni sessuali.
E in Italia molti ci sono cascati come polli (non solo gli utenti - anzi utonti - dei social networks, ma anche - per esempio - il Messaggero e il Fatto Quotidiano, che non hanno certo controllato le fonti).
Del resto molti italiani (ma non solo) credono anche che nei Paesi Bassi droghe e prostituzione siano completamente libere e legali (cosa non vera, ma il discorso sarebbe qui troppo lungo).
Ora, cosa c'è di vero in questa notizia?
Poco, ma non nulla.
Per prima cosa va detto che una tale legge non esiste. Né sotto il nome citato né sotto altri nomi (e oltretutto le leggi nei Paesi Bassi sono scritte in olandese anche nei "titoli", non in inglese... mica hanno Renzi loro).
Vero invece è che la polizia di Rotterdam sta indagando sul fatto che vengano proposte lezioni di guida in cambio di sesso e che "A ride for a ride" è generalmente la formulazione usata per cercare questo tema sul web.
Al proposito c'è stata un'interrogazione parlamentare e il governo ha dovuto ammettere che la cosa è sì disdicevole, ma purtroppo non illegale, a causa di un vuoto normativo.
Insomma: la cosa avviene non perché esplicitamente permessa, bensì perché non esplicitamente proibita.
Se volete una fonte attendibile (anche perché cita altre fonti mettendo i link), leggete qui, su Next Quotidiano.
Saluti,
Mauro.
domenica 20 dicembre 2015
L'italiano, questo sconosciuto - 3
Le prime puntate qui e qui.
Appena sentita su RAI Radio 1 (detta da un giornalista non ho capito se di Tuttosport o del Corriere dello Sport): "non gli si può recriminare nulla".
E io credevo che solo la persona stessa potesse recriminare qualcosa... e che noi altri potessimo solo rimproverargli qualcosa...
Saluti,
Mauro.
Appena sentita su RAI Radio 1 (detta da un giornalista non ho capito se di Tuttosport o del Corriere dello Sport): "non gli si può recriminare nulla".
E io credevo che solo la persona stessa potesse recriminare qualcosa... e che noi altri potessimo solo rimproverargli qualcosa...
Saluti,
Mauro.
venerdì 18 dicembre 2015
Certe notizie arrivano sempre troppo tardi - 2
Come ho scritto qui mercoledì, la notizia della morte di Gelli è arrivata troppo tardi. Almeno trentacinque anni troppo tardi, aggiungo.
Però voglio aggiungere una cosa: per quanti segreti Gelli si porti nella tomba... sono convinto che Andreotti e Cossiga se ne siano portati nella tomba (e il primo anche nella gobba) molti di più.
Saluti,
Mauro.
Però voglio aggiungere una cosa: per quanti segreti Gelli si porti nella tomba... sono convinto che Andreotti e Cossiga se ne siano portati nella tomba (e il primo anche nella gobba) molti di più.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 16 dicembre 2015
martedì 15 dicembre 2015
L'ultimo coerente
È morto Armando Cossutta.
Le sue idee politiche possono piacere o non piacere, ma con lui muore l'ultimo politico coerente rimasto.
Non ha mai tradito le sue idee. Ha sempre accettato il confronto e talvolta il compromesso, ma mai ha rinunciato ai suoi prinicipi.
Cosa che i politici di oggi, qualunque colore abbiano (e sottolineo colore, visto che idee, ideologie o principi non ne ha più nessuno), non sanno più neanche cosa significhi.
Saluti,
Mauro.
Le sue idee politiche possono piacere o non piacere, ma con lui muore l'ultimo politico coerente rimasto.
Non ha mai tradito le sue idee. Ha sempre accettato il confronto e talvolta il compromesso, ma mai ha rinunciato ai suoi prinicipi.
Cosa che i politici di oggi, qualunque colore abbiano (e sottolineo colore, visto che idee, ideologie o principi non ne ha più nessuno), non sanno più neanche cosa significhi.
Saluti,
Mauro.
lunedì 14 dicembre 2015
Un duello ineguale... che fa godere
Non so quanti dei miei lettori siano appassionati di calcio (anche al di fuori dei confini nazionali).
Quei pochi (o tanti) che lo sono invece conosceranno di sicuro l'"inimicizia" tra Mourinho e Ranieri (entrambi oggi allenano nel campionato inglese, ma per entrambi non è la prima volta in terra d'Albione).
Il primo ha sempre offeso il secondo, il secondo non ha mai risposto.
Il primo un vincente, il secondo sempre a un passo dalla vittoria.
Il primo logorroico e presuntuoso, il secondo tranquillo.
Il primo alla guida di una grande straricca (il Chelsea), il secondo alla guida di una piccola con pochi soldi (il Leicester).
Eppure oggi si sono scontrati e Ranieri ha vinto. Qui il risultato.
Ma soprattutto è importante guardare la classifica inglese: non fa certo onore ai ricconi allenati dal presuntuoso, mentre Ranieri ci fa un gran figurone!
E, sinceramente, io ci godo.
Saluti,
Mauro.
Quei pochi (o tanti) che lo sono invece conosceranno di sicuro l'"inimicizia" tra Mourinho e Ranieri (entrambi oggi allenano nel campionato inglese, ma per entrambi non è la prima volta in terra d'Albione).
Il primo ha sempre offeso il secondo, il secondo non ha mai risposto.
Il primo un vincente, il secondo sempre a un passo dalla vittoria.
Il primo logorroico e presuntuoso, il secondo tranquillo.
Il primo alla guida di una grande straricca (il Chelsea), il secondo alla guida di una piccola con pochi soldi (il Leicester).
Eppure oggi si sono scontrati e Ranieri ha vinto. Qui il risultato.
Ma soprattutto è importante guardare la classifica inglese: non fa certo onore ai ricconi allenati dal presuntuoso, mentre Ranieri ci fa un gran figurone!
E, sinceramente, io ci godo.
Saluti,
Mauro.
sabato 12 dicembre 2015
Il problema con le banche e i bilanci
Il fatto è che l'economia in realtà è pura matematica.
Purtroppo non si è visto ancora un economista che sapesse anche solo un minimo di vera matematica (quella insegnata nelle facolta di economia non è matematica, è giocare coi numeri).
I problemi saranno quindi risolti solo quando per legge si impedirà ai laureati in economia di lavorare in banche, assicurazioni e ministeri.
Saluti,
Mauro.
Purtroppo non si è visto ancora un economista che sapesse anche solo un minimo di vera matematica (quella insegnata nelle facolta di economia non è matematica, è giocare coi numeri).
I problemi saranno quindi risolti solo quando per legge si impedirà ai laureati in economia di lavorare in banche, assicurazioni e ministeri.
Saluti,
Mauro.
sabato 5 dicembre 2015
L'italiano, questo sconosciuto - 2
Mi infastidisce veramente tanto, quasi a farmi venire manie omicide, sentire espressioni come "la gente sono...", "la maggioranza dei... sono...".
Bestie!
"Gente" e "maggioranza" sono singolari... e il loro essere, per così dire, "sostantivi collettivi" non cambia niente sul loro essere grammaticalmente singolari.
Quel plurale che amate tanto infilatevelo dove non batte il sole.
Saluti,
Mauro.
Bestie!
"Gente" e "maggioranza" sono singolari... e il loro essere, per così dire, "sostantivi collettivi" non cambia niente sul loro essere grammaticalmente singolari.
Quel plurale che amate tanto infilatevelo dove non batte il sole.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 2 dicembre 2015
L'italiano, questo sconosciuto
Appena sentito sul radiogiornale di RAI Radio 1 (relativamente alla bomba esplosa ieri a Istanbul): "ordigno costruito in maniera artificiale".
C'è qualcuno che sa dirmi come costruire un ordigno in maniera naturale?
Saluti,
Mauro.
P.S.:
No, artificiale e artigianale non sono sinonimi.
C'è qualcuno che sa dirmi come costruire un ordigno in maniera naturale?
Saluti,
Mauro.
P.S.:
No, artificiale e artigianale non sono sinonimi.
sabato 28 novembre 2015
No, non sei coraggioso
Tra terrorismo, rapine in appartamento/villa, ecc. ecc. ultimamente si sentono sempre più pronunciare due parole: paura e coraggio.
E molti dicono: "Io non ho paura, sono coraggioso".
Prendiamo per buono che chi lo dice veramente non abbia paura (in realtà sospetto che chi lo dice sarebbe il primo a farsela addosso in caso di pericolo, ma non è questo il tema dell'articolo).
Chi lo dice, in buona o mala fede che sia, non sa cosa significhino le parole "paura" e "coraggio".
Perché essere coraggiosi significa saper vincere, saper affrontare le proprie paure.
Chi non ha paura non ha coraggio, non ha neanche bisogno di aver coraggio... perché non deve affrontare o vincere le proprie paure.
Chi non ha paura è o incosciente o insensibile o, nella migliore delle ipotesi, sicuro di sé.
Ma non potrà mai essere coraggioso. Mai.
Coraggioso lo diventerà il giorno che avrà paura e che saprà affrontare questa paura.
Saluti,
Mauro.
E molti dicono: "Io non ho paura, sono coraggioso".
Prendiamo per buono che chi lo dice veramente non abbia paura (in realtà sospetto che chi lo dice sarebbe il primo a farsela addosso in caso di pericolo, ma non è questo il tema dell'articolo).
Chi lo dice, in buona o mala fede che sia, non sa cosa significhino le parole "paura" e "coraggio".
Perché essere coraggiosi significa saper vincere, saper affrontare le proprie paure.
Chi non ha paura non ha coraggio, non ha neanche bisogno di aver coraggio... perché non deve affrontare o vincere le proprie paure.
Chi non ha paura è o incosciente o insensibile o, nella migliore delle ipotesi, sicuro di sé.
Ma non potrà mai essere coraggioso. Mai.
Coraggioso lo diventerà il giorno che avrà paura e che saprà affrontare questa paura.
Saluti,
Mauro.
lunedì 23 novembre 2015
Cose che non voglio sentire sui fatti di Parigi
I fatti di Parigi di dieci giorni fa sono stati drammatici e tragici, su questo non ci piove.
Ma ci sono cose che al proposito non voglio e non posso sentire, cose che non potete dirmi, in quanto inaccettabili per chiunque abbia almeno un paio di neuroni funzionanti.
1) Non ditemi che la religione non c'entra. Senza la religione i capoccia non avrebbero mai trovato i manovali per portare a termine gli attentati. Quindi la religione c'entra, eccome se c'entra.
2) Non ditemi che noi occidentali ce la siamo cercata con il nostro comportamento in Medio Oriente: lo so che i nostri governi non sono santi, ma ciò non giustifica sparare a chi si gode un concerto o una cena al ristorante, al massimo giustificherebbe attentati a installazioni militari o a centri amministrativi/governativi.
3) Non ditemi che altrove muoiono più persone: i morti contano, non si contano. Chi conta il numero di morti è in malafede. I morti contano in quanto vittime, non per il loro numero.
4) Non ditemi che i morti di Parigi valgono per noi europei più di quelli di Beirut. Ogni morto ha lo stesso valore, ma è normale che ciò che geograficamente e culturalmente ci è più vicino, più ci colpisce. Se io fossi giordano mi colpirebbe di più l'attentato a Beirut. Essendo italiano mi colpisce di più quello a Parigi.
5) Non parlatemi dell'attentato in Kenya: è avvenuto ad aprile e se ne è parlato in abbondanza. Non è un attentato contemporaneo a quelli di Parigi e non è passato sotto silenzio come si vuol far credere.
6) Non ditemi che Parigi cambierà la nostra vita. Non la cambiò neanche il famoso 11 settembre...sono solo balle, l'unica cosa cambiata sono stati i controlli agli aeroporti (e anche questi più che altro di facciata, come dimostrai qui). La nostra vita la cambia (forse) la crisi economica, non gli attentati.
7) Non ditemi che si tratta di un complotto o di un inside job... se ci credete ciò parla contro la vostra intelligenza, non contro i fatti a cui non credete.
8) Non ditemi che colorare con i colori francesi le vostre immagini di profilo su Facebook o altrove sia un segno di solidarietà (o di egocentrismo come qualcuno ha sostenuto). No, è solo conformismo, come - in una situazione completamente diversa - descrissi qui.
Saluti,
Mauro.
Ma ci sono cose che al proposito non voglio e non posso sentire, cose che non potete dirmi, in quanto inaccettabili per chiunque abbia almeno un paio di neuroni funzionanti.
1) Non ditemi che la religione non c'entra. Senza la religione i capoccia non avrebbero mai trovato i manovali per portare a termine gli attentati. Quindi la religione c'entra, eccome se c'entra.
2) Non ditemi che noi occidentali ce la siamo cercata con il nostro comportamento in Medio Oriente: lo so che i nostri governi non sono santi, ma ciò non giustifica sparare a chi si gode un concerto o una cena al ristorante, al massimo giustificherebbe attentati a installazioni militari o a centri amministrativi/governativi.
3) Non ditemi che altrove muoiono più persone: i morti contano, non si contano. Chi conta il numero di morti è in malafede. I morti contano in quanto vittime, non per il loro numero.
4) Non ditemi che i morti di Parigi valgono per noi europei più di quelli di Beirut. Ogni morto ha lo stesso valore, ma è normale che ciò che geograficamente e culturalmente ci è più vicino, più ci colpisce. Se io fossi giordano mi colpirebbe di più l'attentato a Beirut. Essendo italiano mi colpisce di più quello a Parigi.
5) Non parlatemi dell'attentato in Kenya: è avvenuto ad aprile e se ne è parlato in abbondanza. Non è un attentato contemporaneo a quelli di Parigi e non è passato sotto silenzio come si vuol far credere.
6) Non ditemi che Parigi cambierà la nostra vita. Non la cambiò neanche il famoso 11 settembre...sono solo balle, l'unica cosa cambiata sono stati i controlli agli aeroporti (e anche questi più che altro di facciata, come dimostrai qui). La nostra vita la cambia (forse) la crisi economica, non gli attentati.
7) Non ditemi che si tratta di un complotto o di un inside job... se ci credete ciò parla contro la vostra intelligenza, non contro i fatti a cui non credete.
8) Non ditemi che colorare con i colori francesi le vostre immagini di profilo su Facebook o altrove sia un segno di solidarietà (o di egocentrismo come qualcuno ha sostenuto). No, è solo conformismo, come - in una situazione completamente diversa - descrissi qui.
Saluti,
Mauro.
giovedì 19 novembre 2015
Le radio e gli inni
Io sono un appassionato ascoltatore radiofonico.
La mia radio tedesca preferita è la DLF (alias Deutschlandfunk).
La mia radio italiana preferita è RAI Radio 1.
Al di là dell'apprezzare o meno i miei gusti (opinabili come quelli di chiunque altro), è interessante notare cosa le due radio di cui sopra trasmettano a mezzanotte:
1) la DLF trasmette l'inno tedesco E l'inno europeo;
2) RAI 1 trasmette solo l'inno italiano, non quello europeo.
Lascio a voi i commenti.
Saluti,
Mauro.
La mia radio tedesca preferita è la DLF (alias Deutschlandfunk).
La mia radio italiana preferita è RAI Radio 1.
Al di là dell'apprezzare o meno i miei gusti (opinabili come quelli di chiunque altro), è interessante notare cosa le due radio di cui sopra trasmettano a mezzanotte:
1) la DLF trasmette l'inno tedesco E l'inno europeo;
2) RAI 1 trasmette solo l'inno italiano, non quello europeo.
Lascio a voi i commenti.
Saluti,
Mauro.
lunedì 16 novembre 2015
I fatti di Parigi
Perché non ne ho ancora scritto?
Perché, per quanto pochi mi leggano, avrei scatenato comunque un casino.
Ma ne parlerò in settimana.
Per ora solo un invito: mandate a fanculo (e se potete mandateli anche all'altro mondo) i complottisti.
Saluti,
Mauro.
Perché, per quanto pochi mi leggano, avrei scatenato comunque un casino.
Ma ne parlerò in settimana.
Per ora solo un invito: mandate a fanculo (e se potete mandateli anche all'altro mondo) i complottisti.
Saluti,
Mauro.
venerdì 13 novembre 2015
L'accoltellamento di Milano
Non c'è nessuna prova, nessun indizio e neanche nessuna probabilità che sia dovuto a ragioni religiose.
Però visto che la vittima è di religione ebraica sembra sia scoppiata la terza guerra mondiale (e la comunità filo-israeliana, no, non quella ebraica seria, proprio quella filo-israeliana, ci specula sopra alla grande).
Se l'accoltellato fosse stato cristiano, musulmano, buddista o ateo nessun giornale se ne sarebbe accorto.
Accusatemi pure di quello che volete (antisemitismo, razzismo, nazismo, eccetera), non farò marcia indietro di neanche un centimetro, salvo prove inconfutabili contrarie alla mia posizione portate dagli inquirenti.
Saluti,
Mauro.
Però visto che la vittima è di religione ebraica sembra sia scoppiata la terza guerra mondiale (e la comunità filo-israeliana, no, non quella ebraica seria, proprio quella filo-israeliana, ci specula sopra alla grande).
Se l'accoltellato fosse stato cristiano, musulmano, buddista o ateo nessun giornale se ne sarebbe accorto.
Accusatemi pure di quello che volete (antisemitismo, razzismo, nazismo, eccetera), non farò marcia indietro di neanche un centimetro, salvo prove inconfutabili contrarie alla mia posizione portate dagli inquirenti.
Saluti,
Mauro.
lunedì 9 novembre 2015
L'errore di Salvini a Bologna (purtroppo pro Renzi)
Salvini ha organizzato a Bologna una grande (anche se ben meno grande di quanto lui sostiene) manifestazione per affermare il centrodestra contro Renzi e il suo governo.
È proprio questo che condanna Salvini al fallimento: Renzi è il centrodestra... quindi Salvini cerca di unire il centrodestra contro il centrodestra.
Non proprio un segnale di intelligenza.
Anche perché Renzi sta facendo approvare le leggi che Lega, Forza Italia, Alleanza Nazionale e compagnia bella volevano ma non sono riusciti a far approvare in maniera completa.
Saluti,
Mauro.
È proprio questo che condanna Salvini al fallimento: Renzi è il centrodestra... quindi Salvini cerca di unire il centrodestra contro il centrodestra.
Non proprio un segnale di intelligenza.
Anche perché Renzi sta facendo approvare le leggi che Lega, Forza Italia, Alleanza Nazionale e compagnia bella volevano ma non sono riusciti a far approvare in maniera completa.
Saluti,
Mauro.
venerdì 30 ottobre 2015
Il Consiglio di Stato ha ragione
Avrete tutti (o quasi) letto della decisione del Consiglio di Stato che - per mano del giudice Carlo Deodato - ha cancellato la trascrizione dei matrimoni omosessuali contratti all'estero da parte di alcuni comuni (tra cui Roma e Milano).
Lo dico subito: io sono non credente e sono assolutamente favorevole al matrimonio omosessuale (e lo sono da eterosessuale, aggiungo).
Il giudice Carlo Deodato invece è apertamente credente e anche per convinzione personale contrario al matrimonio omosessuale.
Però Deodato ha fatto semplicemente bene. Ha fatto semplicemente il suo lavoro. Ha ragione anche se io non condivido le sue idee personali.
E forse il problema che ha portato mezza internet a insultarlo e calunniarlo è proprio questo: fare il proprio lavoro.
Come è la situazione giuridica italiana riguardo alle unioni omosessuali?
1) La legge italiana non riconosce il matrimonio omosessuale.
2) La legge italiana non riconosce nessun altro possibile tipo di legame ufficiale per gli omosessuali.
3) Queste questioni sono regolate dallo Stato, non dai Comuni (quindi un Comune i matrimoni può solo celebrarli e stop, non prendere altre decisioni).
4) Questa situazione non va contro la Costituzione.
Quindi ditemi voi: che cazzo poteva fare Deodato?
Posso essere d’accordo che i suoi tweet o retweet molto clericali (ma dove comunque non parla di omosessualità, almeno che io sappia) - e a causa dei quali è stato messo alla berlina - siano ineleganti.
Anzi sono molto ineleganti. Sinceramente anche stupidi (indipendentemente dai contenuti), vista la sua posizione.
Ma appunto solo questo: ineleganti, al massimo stupidi.
Però come giudice lui non poteva fare altro.
Il Diritto italiano parla chiaro (come scritto sopra).
Ribadisco: io cambierei la legge introducendo il matrimonio tra persone dello stesso sesso (e non servirebbe modificare la Costituzione per cambiare la legge, come invece certi sostengono), ma finché la legge è quella attuale, così è. Punto.
Se a un Sindaco la cosa non piace, le scelte che può fare sono due:
1) Evitare di candidarsi (o se già eletto dimettersi);
2) Lottare politicamente per cambiarla (senza però andare contro la legge).
L'introduzione di registri illegali, comunque si valuti moralmente la cosa, non è una scelta.
È solo immagine, è solo pubblicità.
Ed è, appunto, oltretutto illegale.
Saluti,
Mauro.
Lo dico subito: io sono non credente e sono assolutamente favorevole al matrimonio omosessuale (e lo sono da eterosessuale, aggiungo).
Il giudice Carlo Deodato invece è apertamente credente e anche per convinzione personale contrario al matrimonio omosessuale.
Però Deodato ha fatto semplicemente bene. Ha fatto semplicemente il suo lavoro. Ha ragione anche se io non condivido le sue idee personali.
E forse il problema che ha portato mezza internet a insultarlo e calunniarlo è proprio questo: fare il proprio lavoro.
Come è la situazione giuridica italiana riguardo alle unioni omosessuali?
1) La legge italiana non riconosce il matrimonio omosessuale.
2) La legge italiana non riconosce nessun altro possibile tipo di legame ufficiale per gli omosessuali.
3) Queste questioni sono regolate dallo Stato, non dai Comuni (quindi un Comune i matrimoni può solo celebrarli e stop, non prendere altre decisioni).
4) Questa situazione non va contro la Costituzione.
Quindi ditemi voi: che cazzo poteva fare Deodato?
Posso essere d’accordo che i suoi tweet o retweet molto clericali (ma dove comunque non parla di omosessualità, almeno che io sappia) - e a causa dei quali è stato messo alla berlina - siano ineleganti.
Anzi sono molto ineleganti. Sinceramente anche stupidi (indipendentemente dai contenuti), vista la sua posizione.
Ma appunto solo questo: ineleganti, al massimo stupidi.
Però come giudice lui non poteva fare altro.
Il Diritto italiano parla chiaro (come scritto sopra).
Ribadisco: io cambierei la legge introducendo il matrimonio tra persone dello stesso sesso (e non servirebbe modificare la Costituzione per cambiare la legge, come invece certi sostengono), ma finché la legge è quella attuale, così è. Punto.
Se a un Sindaco la cosa non piace, le scelte che può fare sono due:
1) Evitare di candidarsi (o se già eletto dimettersi);
2) Lottare politicamente per cambiarla (senza però andare contro la legge).
L'introduzione di registri illegali, comunque si valuti moralmente la cosa, non è una scelta.
È solo immagine, è solo pubblicità.
Ed è, appunto, oltretutto illegale.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 28 ottobre 2015
La vita uccide
Si è scatenato un putiferio (in una direzione e anche nell'altra) per la classificazione come cancerogena della carne lavorata e come potenzialmente cancerogena della carne rossa.
Ora, ciascuno può mangiare ciò che vuole e morire come preferisce... però...
Ricordatevi però che se non volete morire l'unica scelta è non nascere.
Nessuno conclude la vita vivo.
Qualunque cosa mangi e qualunque altra cosa faccia.
Saluti,
Mauro.
Ora, ciascuno può mangiare ciò che vuole e morire come preferisce... però...
Ricordatevi però che se non volete morire l'unica scelta è non nascere.
Nessuno conclude la vita vivo.
Qualunque cosa mangi e qualunque altra cosa faccia.
Saluti,
Mauro.
venerdì 23 ottobre 2015
Perché distinguere?
In questi ultimi due giorni la stampa (e non solo) è stata inondata di articoli e commenti sul fatto avvenuto nel bresciano milanese in cui un "cittadino" ha reagito e ucciso un "ladro".
Ora... io purtroppo ho sentito solo ricostruzioni di parte. Lasciamo perdere quali parti politiche si schierino dalla parte del morto e quali dalla parte dello sparatore... il problema è un altro.
Il problema è che non c'è da scegliere: abbiamo semplicemente a che fare con due criminali.
Il morto era entrato in una casa per rubare e non gliene fregava nulla delle possibili conseguenze... lo sparatore - in base alle ricostruzioni, credibili - cercava solo una scusa per sparare a qualcuno.
Ergo: due puri e semplici delinquenti.
Se uno dei due non fosse morto, meriterebbero semplicemente entrambi di marcire in carcere.
Il fatto che uno dei due sia morto non dovrebbe - si spera - risparmiare all'altro il marcire in carcere.
Saluti,
Mauro.
Ora... io purtroppo ho sentito solo ricostruzioni di parte. Lasciamo perdere quali parti politiche si schierino dalla parte del morto e quali dalla parte dello sparatore... il problema è un altro.
Il problema è che non c'è da scegliere: abbiamo semplicemente a che fare con due criminali.
Il morto era entrato in una casa per rubare e non gliene fregava nulla delle possibili conseguenze... lo sparatore - in base alle ricostruzioni, credibili - cercava solo una scusa per sparare a qualcuno.
Ergo: due puri e semplici delinquenti.
Se uno dei due non fosse morto, meriterebbero semplicemente entrambi di marcire in carcere.
Il fatto che uno dei due sia morto non dovrebbe - si spera - risparmiare all'altro il marcire in carcere.
Saluti,
Mauro.
lunedì 12 ottobre 2015
Non mi sono potuto trattenere
Oggi Vittorio Zucconi su Twitter ha citato (riguardo alle elezioni comunali di Vienna, in Austria) un articolo di Andrea Tarquini.
Vista l'inaffidabilità giornalistica di Tarquini che dimostrai qui (articolo citato e approvato anche da gente come Dario Bressanini e Giordano Masini)... non ho potuto trattenermi dal fare notare qui a Zucconi tale inaffidabilità.
Vero che Zucconi e Tarquini scrivono per lo stesso editore... ma anche Bressanini scrive lì, eppure ai tempi mi diede ragione, quindi posso sperare in una reazione di Zucconi.
Poi, intendiamoci, magari in questo caso Tarquini ha ragione, io non ho controllato su altre fonti, ciò che voglio dire è che darlo per affidabile solo perché si chiama Tarquini e perché scrive su Repubblica non è che abbia chissà quale valore, anzi...
Saluti,
Mauro.
Vista l'inaffidabilità giornalistica di Tarquini che dimostrai qui (articolo citato e approvato anche da gente come Dario Bressanini e Giordano Masini)... non ho potuto trattenermi dal fare notare qui a Zucconi tale inaffidabilità.
Vero che Zucconi e Tarquini scrivono per lo stesso editore... ma anche Bressanini scrive lì, eppure ai tempi mi diede ragione, quindi posso sperare in una reazione di Zucconi.
Poi, intendiamoci, magari in questo caso Tarquini ha ragione, io non ho controllato su altre fonti, ciò che voglio dire è che darlo per affidabile solo perché si chiama Tarquini e perché scrive su Repubblica non è che abbia chissà quale valore, anzi...
Saluti,
Mauro.
sabato 10 ottobre 2015
Quanto pesa la luce?
La solita amica rompiscatole mi ha chiesto quanto pesa la luce.
Così a prima vista sembra una domanda banale... ma col cavolo! (Prometto: prima o poi questa me la paga).
Avrei potuto togliermi dagli impicci rispondendo che la luce è composta di fotoni, quindi basta cercarsi sulla letteratura scientifica il peso del fotone e il gioco è fatto.
E invece no, avrei imbrogliato (e non risposto in realtà). Per due motivi.
1) Intanto avrei così perpetuato la tipica confusione tra massa e peso (ne riparliamo più sotto);
2) Sulla letteratura si sarebbero trovati due valori per la massa del fotone, quindi qual è quella giusta (anche su questo ritorniamo sotto)?
Intanto cos'è il fotone?
Una particella elementare, cioè non divisibile, non "spaccabile", neanche col più potente degli acceleratori di particelle, in quanto non composta di particelle più piccole.
In teoria questo dovrebbe semplificarci la vita, in quanto non esistono forze interne al fotone di cui tenere conto per studiarne le caratteristiche.
Ma il fotone è un birbone e quindi ci rende comunque la vita difficile.
Torniamo al punto 1) di cui sopra.
Il peso è una forza, mentre la massa è una caratteristica intrinseca dei corpi.
Per esempio il mio peso sarà diverso sulla Terra, sulla Luna o su Giove, mentre la mia massa rimarrà la stessa ovunque (a meno di non perderne dimagrendo...).
Cioè, non è proprio così (almeno non a livello particellare), ma per spiegare la differenza tra peso e massa è un'approssimazione accettabile e sufficientemente precisa.
E veniamo al punto 2).
Come per ogni particella, nelle tabelle per il fotone si troveranno due masse: una di queste per il fotone è nulla e l'altra ha solo un limite massimo (come ci dice qui il Particle Data Group).
La massa nulla è quella a riposo... cioè di fatto il fotone esiste solo in movimento, non fermo.
E allora, mi direte voi, pesiamo in qualche modo un raggio di luce, magari indirettamente.
E in effetti lo si è "pesato".
Come? La luce è sì composta di fotoni ma - come si studia già a scuola, non serve laurearsi in fisica - la luce è anche un'onda elettromagnetica.
Facciamo un confronto con la forza peso (volgarmente detta solo peso).
Il mio peso è in pratica la forza con cui io esercito pressione sul pavimento.
Esiste un analogo per le onde?
Sì. Un'onda esercita una pressione sulle superfici su cui incide: la pressione di radiazione. Questa pressione si può misurare e da questa pressione si può risalire alla forza incidente, cioè al "peso" della luce.
Il problema è che... la risposta non è una vera risposta :-)
Nel caso della luce siamo nell'ambito dei fenomeni relativistici, i quali richiedono un modo di pensare diverso da quello che usiamo nell'esperienza quotidiana... quindi no, purtoppo non possiamo dire quanto pesi la luce.
Almeno non nel senso classico dei termini che stanno dietro alla domanda.
Se qualcuno sapesse esprimere quanto sopra in termini più chiari gliene sarei comunque grato, io non riesco a fare di meglio :-(
Saluti,
Mauro.
Così a prima vista sembra una domanda banale... ma col cavolo! (Prometto: prima o poi questa me la paga).
Avrei potuto togliermi dagli impicci rispondendo che la luce è composta di fotoni, quindi basta cercarsi sulla letteratura scientifica il peso del fotone e il gioco è fatto.
E invece no, avrei imbrogliato (e non risposto in realtà). Per due motivi.
1) Intanto avrei così perpetuato la tipica confusione tra massa e peso (ne riparliamo più sotto);
2) Sulla letteratura si sarebbero trovati due valori per la massa del fotone, quindi qual è quella giusta (anche su questo ritorniamo sotto)?
Intanto cos'è il fotone?
Una particella elementare, cioè non divisibile, non "spaccabile", neanche col più potente degli acceleratori di particelle, in quanto non composta di particelle più piccole.
In teoria questo dovrebbe semplificarci la vita, in quanto non esistono forze interne al fotone di cui tenere conto per studiarne le caratteristiche.
Ma il fotone è un birbone e quindi ci rende comunque la vita difficile.
Torniamo al punto 1) di cui sopra.
Il peso è una forza, mentre la massa è una caratteristica intrinseca dei corpi.
Per esempio il mio peso sarà diverso sulla Terra, sulla Luna o su Giove, mentre la mia massa rimarrà la stessa ovunque (a meno di non perderne dimagrendo...).
Cioè, non è proprio così (almeno non a livello particellare), ma per spiegare la differenza tra peso e massa è un'approssimazione accettabile e sufficientemente precisa.
E veniamo al punto 2).
Come per ogni particella, nelle tabelle per il fotone si troveranno due masse: una di queste per il fotone è nulla e l'altra ha solo un limite massimo (come ci dice qui il Particle Data Group).
La massa nulla è quella a riposo... cioè di fatto il fotone esiste solo in movimento, non fermo.
E allora, mi direte voi, pesiamo in qualche modo un raggio di luce, magari indirettamente.
E in effetti lo si è "pesato".
Come? La luce è sì composta di fotoni ma - come si studia già a scuola, non serve laurearsi in fisica - la luce è anche un'onda elettromagnetica.
Facciamo un confronto con la forza peso (volgarmente detta solo peso).
Il mio peso è in pratica la forza con cui io esercito pressione sul pavimento.
Esiste un analogo per le onde?
Sì. Un'onda esercita una pressione sulle superfici su cui incide: la pressione di radiazione. Questa pressione si può misurare e da questa pressione si può risalire alla forza incidente, cioè al "peso" della luce.
Il problema è che... la risposta non è una vera risposta :-)
Nel caso della luce siamo nell'ambito dei fenomeni relativistici, i quali richiedono un modo di pensare diverso da quello che usiamo nell'esperienza quotidiana... quindi no, purtoppo non possiamo dire quanto pesi la luce.
Almeno non nel senso classico dei termini che stanno dietro alla domanda.
Se qualcuno sapesse esprimere quanto sopra in termini più chiari gliene sarei comunque grato, io non riesco a fare di meglio :-(
Saluti,
Mauro.
venerdì 9 ottobre 2015
Detroit a Genova
Qualunque sia il motivo per cui Detroit "esporti" le sue opere... andate a vedere la mostra!
Qui il link ufficiale alla mostra.
Saluti,
Mauro.
Qui il link ufficiale alla mostra.
Saluti,
Mauro.
giovedì 8 ottobre 2015
Il problema di Marino a Roma
Non sono addentro ai fatti comunali romani, quindi parlo da spettatore (neanche troppo interessato, per la verità).
Ma la sostanza dietro la campagna di stampa contro il sindaco Marino non sarà semplicemente che Marino non è renziano?
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Sono passate tre ore dal mio articolo.
Sto ascoltando le cronache sulla situazione romana su Radio RAI.
Sulla RAI si dimenticano però due cose:
1) Marino non ama il Giubileo, ma il Giubileo porterà un sacco di soldi al Vaticano...e a Roma comanda il Vaticano, non il Comune o lo Stato;
2) Marino resiste, non cede... ma Marino è nato a Genova e noi liguri, quando sappiamo di avere ragione, non cediamo... neanche se ci viene puntata una pistola alla nuca.
Ma la sostanza dietro la campagna di stampa contro il sindaco Marino non sarà semplicemente che Marino non è renziano?
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Sono passate tre ore dal mio articolo.
Sto ascoltando le cronache sulla situazione romana su Radio RAI.
Sulla RAI si dimenticano però due cose:
1) Marino non ama il Giubileo, ma il Giubileo porterà un sacco di soldi al Vaticano...e a Roma comanda il Vaticano, non il Comune o lo Stato;
2) Marino resiste, non cede... ma Marino è nato a Genova e noi liguri, quando sappiamo di avere ragione, non cediamo... neanche se ci viene puntata una pistola alla nuca.
martedì 6 ottobre 2015
Il Nobel ai neutrini
Il Nobel per la fisica 2015 è andato a due scienziati (Kajita e McDonald) che molto hanno contribuito alla comprensione dei neutrini.
Nobel, visto da me, completamente meritato ma assolutamente inaspettato. Talvolta è bello sbagliarsi.
Però... qualcosa manca. Dov'è la Gelmini? Senza il suo tunnel cosa sapremmo dei neutrini? :-)
Saluti,
Mauro.
Nobel, visto da me, completamente meritato ma assolutamente inaspettato. Talvolta è bello sbagliarsi.
Però... qualcosa manca. Dov'è la Gelmini? Senza il suo tunnel cosa sapremmo dei neutrini? :-)
Saluti,
Mauro.
lunedì 5 ottobre 2015
Ciao Henning e grazie di tutto
È morto Henning Mankell.
E se serve che vi spieghi chi è, peste vi colga (comunque una breve, ma precisa, biografia sua la trovate oggi sul Post).
La notizia non mi ha stupito, sapevo che era malato di cancro e che questo cancro era stato scoperto tardi, quindi con possibilità di cura limitata.
Però è comunque un dolore, una notizia che non avrei voluto leggere.
Mankell infatti, tramite il suo Wallander, è stato il "colpevole" del mio innamoramento per la letteratura gialla nordica (come raccontai qui) e almeno un suo romanzo mi ha toccato anche personalmente (come raccontai qui).
Mankell era comunque molto più che solo un giallista, ma questo è spiegato nell'articolo del Post citato sopra.
Magari ne parlerò più ampiamente un'altra volta, non ora.
Ciao Henning. E grazie di esserci stato.
Saluti,
Mauro.
E se serve che vi spieghi chi è, peste vi colga (comunque una breve, ma precisa, biografia sua la trovate oggi sul Post).
La notizia non mi ha stupito, sapevo che era malato di cancro e che questo cancro era stato scoperto tardi, quindi con possibilità di cura limitata.
Però è comunque un dolore, una notizia che non avrei voluto leggere.
Mankell infatti, tramite il suo Wallander, è stato il "colpevole" del mio innamoramento per la letteratura gialla nordica (come raccontai qui) e almeno un suo romanzo mi ha toccato anche personalmente (come raccontai qui).
Mankell era comunque molto più che solo un giallista, ma questo è spiegato nell'articolo del Post citato sopra.
Magari ne parlerò più ampiamente un'altra volta, non ora.
Ciao Henning. E grazie di esserci stato.
Saluti,
Mauro.
domenica 4 ottobre 2015
Ma guarda te se mi tocca dover difendere la Chiesa
Tutti (o quasi) avrete letto del coming out (e non outing come molte testate scrivono) di monsignor Charamsa e dell'intervento delle gerarchie ecclesiastiche contro di lui. Non serve che vi dia nessun collegamento.
E tutti a condannare tali gerarchie per la loro omofobia e intolleranza.
Vero, la Chiesa è omofoba e intollerante. E lo sta diventando sempre di più.
Ma qui non c'entra nulla, che vi piaccia o no.
C'entra che monsignor Charamsa ha infranto regole che si era impegnato volontariamente a rispettare: quelle dell'astinenza e del celibato (anche di fatto, non solo di nome, non essendo lui ufficialmente sposato). E il suo essere omosessuale o eterosessuale non c'entra niente. Sarebbe stato punito anche se avesse detto che aveva una compagna e non un compagno.
Ed è giusto così. Entrando nella Chiesa lui ha di fatto sottoscritto un contratto. E un contratto prevede anche delle regole da rispettare.
Se io sul lavoro non seguo le regole scritte sul contratto che ho firmato, la mia azienda ha il diritto di prendere provvedimenti contro di me. E per chi entra alle dipendenze della Chiesa come sacerdote non è diverso.
Certo quelle imposte ai sacerdoti sono regole stupide, anacronistiche, illiberali, ridicole. Tutto vero e giusto. Ma non sono illegali. E soprattutto non le scopri dopo aver preso i voti. Le conosci già prima.
Quindi se non le rispetti ne paghi le conseguenze. E il tuo datore di lavoro ha ragione.
Poi, se qualcuno si chiede perché Charamsa abbia fatto tutto questo teatro, credo che abbia ragione Francesco Cocco in quel che scrive qui.
Oltretutto facendosi cacciare e non andandosene spontaneamente può ergersi a quel martire che non è.
Saluti,
Mauro.
E tutti a condannare tali gerarchie per la loro omofobia e intolleranza.
Vero, la Chiesa è omofoba e intollerante. E lo sta diventando sempre di più.
Ma qui non c'entra nulla, che vi piaccia o no.
C'entra che monsignor Charamsa ha infranto regole che si era impegnato volontariamente a rispettare: quelle dell'astinenza e del celibato (anche di fatto, non solo di nome, non essendo lui ufficialmente sposato). E il suo essere omosessuale o eterosessuale non c'entra niente. Sarebbe stato punito anche se avesse detto che aveva una compagna e non un compagno.
Ed è giusto così. Entrando nella Chiesa lui ha di fatto sottoscritto un contratto. E un contratto prevede anche delle regole da rispettare.
Se io sul lavoro non seguo le regole scritte sul contratto che ho firmato, la mia azienda ha il diritto di prendere provvedimenti contro di me. E per chi entra alle dipendenze della Chiesa come sacerdote non è diverso.
Certo quelle imposte ai sacerdoti sono regole stupide, anacronistiche, illiberali, ridicole. Tutto vero e giusto. Ma non sono illegali. E soprattutto non le scopri dopo aver preso i voti. Le conosci già prima.
Quindi se non le rispetti ne paghi le conseguenze. E il tuo datore di lavoro ha ragione.
Poi, se qualcuno si chiede perché Charamsa abbia fatto tutto questo teatro, credo che abbia ragione Francesco Cocco in quel che scrive qui.
Oltretutto facendosi cacciare e non andandosene spontaneamente può ergersi a quel martire che non è.
Saluti,
Mauro.
sabato 3 ottobre 2015
Qualcosa non mi quadra
Oggi è il 3 ottobre.
Festa della riunificazione tedesca.
Per di più sono 25 anni dalla riunificazione (no, non sto sbagliando... siete voi che accomunate caduta del muro e riunificazione a sbagliare: il muro è caduto nel 1989, la riunificazione è avvenuta nel 1990).
Però sui social networks qualcosa non quadra.
Su Facebook se ne parla molto meno di quello che avrei preventivato, ma in fondo è anche un bene, visto che la maggior parte di ciò che viene detto è pura retorica condita con ignoranza.
La cosa che però non mi quadra accade su Twitter.
Tra i "trends" che mi vengono indicati (premetto che io vivo in Germania e sono iscritto coi miei dati tedeschi, quindi per Twitter io sono tedesco, al di là della lingua in cui scrivo... ma su Twitter comunque scrivo in tre lingue: italiano, tedesco e - molto poco - inglese) solo uno è collegato a questa celebrazione.
E quest'uno è sponsorizzato da Coca-Cola Germany.
Cioè, non mi stupisce che questo ci sia... del resto Twitter è un'azienda che ha come unico scopo (come tutte le aziende) fare incassi... però mi stupisce che sia l'unico presente sul tema.
I casi sono due:
- o la gente ha imparato a fregarsene di celebrazioni e di retorica e quindi appare solo quello perché ha pagato per apparire;
- o la gente segue solo ciò che la propaganda pubblicitaria gli ordina e quindi la Coca-Cola non ha neanche bisogno di pagare Twitter per apparire.
Io temo che sia giusta la seconda.
Saluti,
Mauro.
Festa della riunificazione tedesca.
Per di più sono 25 anni dalla riunificazione (no, non sto sbagliando... siete voi che accomunate caduta del muro e riunificazione a sbagliare: il muro è caduto nel 1989, la riunificazione è avvenuta nel 1990).
Però sui social networks qualcosa non quadra.
Su Facebook se ne parla molto meno di quello che avrei preventivato, ma in fondo è anche un bene, visto che la maggior parte di ciò che viene detto è pura retorica condita con ignoranza.
La cosa che però non mi quadra accade su Twitter.
Tra i "trends" che mi vengono indicati (premetto che io vivo in Germania e sono iscritto coi miei dati tedeschi, quindi per Twitter io sono tedesco, al di là della lingua in cui scrivo... ma su Twitter comunque scrivo in tre lingue: italiano, tedesco e - molto poco - inglese) solo uno è collegato a questa celebrazione.
E quest'uno è sponsorizzato da Coca-Cola Germany.
Cioè, non mi stupisce che questo ci sia... del resto Twitter è un'azienda che ha come unico scopo (come tutte le aziende) fare incassi... però mi stupisce che sia l'unico presente sul tema.
I casi sono due:
- o la gente ha imparato a fregarsene di celebrazioni e di retorica e quindi appare solo quello perché ha pagato per apparire;
- o la gente segue solo ciò che la propaganda pubblicitaria gli ordina e quindi la Coca-Cola non ha neanche bisogno di pagare Twitter per apparire.
Io temo che sia giusta la seconda.
Saluti,
Mauro.
martedì 29 settembre 2015
La Volkswagen è sempre quella di una volta - La discussione, prima parte
Per prima cosa: scusate il ritardo :-)
Il mio articolo di giovedì scorso sul casino Volkswagen ha scatenato un piccolo putiferio sia qui sul blog che su facebook.
Prima di entrare nel dettaglio dei commenti con spiegazioni e precisazioni sulla situazione tedesca (e della VW in particolare) mi preme chiarire quello che credo sia stato un fraintendimento comune sia a chi mi ha sostenuto che a chi mi ha contestato.
Io ho sostenuto il punto che la Germania non sia migliore dell'Italia. E questo punto continuo a sostenere (e lo sostengo basandomi su fatti concreti, non su opinioni).
Quello però che temo sia stato capito è che l'Italia sia migliore della Germania.
No, io non ho mai sostenuto questo né lo sosterrò mai, perché significherebbe sostenere il falso.
È oltretutto semplice italiano: dire la Germania non è migliore dell'Italia non è uguale a dire l'Italia è migliore della Germania.
Certo, c'è sempre chi in malafede (o per ignoranza) cerca di rigirare quello che dici e cambiarti le parole in bocca (giornalisti, pseudoscienziati e complottisti lo fanno quotidianamente con temi e persone ben più importanti del mio blog e di me stesso), ma le due frasi dicono cose ben diverse tra loro.
L'Italia, che ci piaccia o no, è un paese medio, nel bene e nel male.
Ci sono paesi (pochi) chiaramente migliori e paesi (sempre pochi ma un po' meno pochi) chiaramente peggiori.
La maggioranza dei paesi però è migliore o peggiore per quanto riguarda singole questioni ma più o meno sullo stesso livello se - come si dovrebbe fare quando si giudica un paese - li valutiamo nel globale.
E con globale intendo veramente tutto quello che riguarda un paese, non solo quello che tocca personalmente me, personalmente Tizio o personalmente Caio.
Saluti,
Mauro.
Il mio articolo di giovedì scorso sul casino Volkswagen ha scatenato un piccolo putiferio sia qui sul blog che su facebook.
Prima di entrare nel dettaglio dei commenti con spiegazioni e precisazioni sulla situazione tedesca (e della VW in particolare) mi preme chiarire quello che credo sia stato un fraintendimento comune sia a chi mi ha sostenuto che a chi mi ha contestato.
Io ho sostenuto il punto che la Germania non sia migliore dell'Italia. E questo punto continuo a sostenere (e lo sostengo basandomi su fatti concreti, non su opinioni).
Quello però che temo sia stato capito è che l'Italia sia migliore della Germania.
No, io non ho mai sostenuto questo né lo sosterrò mai, perché significherebbe sostenere il falso.
È oltretutto semplice italiano: dire la Germania non è migliore dell'Italia non è uguale a dire l'Italia è migliore della Germania.
Certo, c'è sempre chi in malafede (o per ignoranza) cerca di rigirare quello che dici e cambiarti le parole in bocca (giornalisti, pseudoscienziati e complottisti lo fanno quotidianamente con temi e persone ben più importanti del mio blog e di me stesso), ma le due frasi dicono cose ben diverse tra loro.
L'Italia, che ci piaccia o no, è un paese medio, nel bene e nel male.
Ci sono paesi (pochi) chiaramente migliori e paesi (sempre pochi ma un po' meno pochi) chiaramente peggiori.
La maggioranza dei paesi però è migliore o peggiore per quanto riguarda singole questioni ma più o meno sullo stesso livello se - come si dovrebbe fare quando si giudica un paese - li valutiamo nel globale.
E con globale intendo veramente tutto quello che riguarda un paese, non solo quello che tocca personalmente me, personalmente Tizio o personalmente Caio.
Saluti,
Mauro.
domenica 27 settembre 2015
Comunicazione di servizio 3
Sul blog delle poesie sono riuscito a reinserire tutte le immagini.
Prima o poi ce la farò anche qui.
Saluti,
Mauro.
Prima o poi ce la farò anche qui.
Saluti,
Mauro.
giovedì 24 settembre 2015
La Volkswagen è sempre quella di una volta (come la Germania tutta)
Cioè un'azienda cresciuta tra aiuti di Stato più o meno legali, giochi delle tre carte e scandali vari (anche a luci rosse).
Intanto dico una cosa a tutti coloro che sono sorpresi, che starnazzano "Ma guarda, anche i tedeschi", "Non l'avrei mai creduto", "Sarà una mela marcia": scendete dal pero e smettetela di dire stronzate.
Lo scandalo Volkswagen che sta "sorprendendo" il mondo è semplicemente il modo normale di operare delle grandi aziende tedesche, lo stile con cui sono cresciute.
La Germania non è mai stata un'isola felice, non è mai stata meno corrotta di altri paesi (neanche più di altri, ma assolutamente non di meno) o più corretta.
Potrei farvi liste lunghissime di casi "da manuale" al proposito.
Però quando io e altri - che conosciamo la Germania dall'interno, non dai giornali o dalle vacanze - facciamo notare che la Germania non può dare lezioni e che l'Italia non è peggio come correttezza e onestà, veniamo trattati - nel migliore dei casi - come dei deficienti.
Bene, ora cominciate a imparare che i deficienti siete voi che fate - come dicono gli anglosassoni - il cherry picking sui fatti e considerate solo quelli positivi quando parlate di Germania, solo quelli negativi quando parlate di Italia e casi isolati i fatti (in realtà tantissimi) che vi contraddicono.
E non venitemi neanche a dire che il privato, sì d'accordo, ma il pubblico in Germania...: la Volkswagen è per il 20% in mano pubblica e i grandi azionisti dovrebbero sapere cosa fa l'azienda.
Per tacere il fatto che molti dei fatti recenti più scandalosi, vedi "nuovo" aeroporto di Berlino, sono progetti pubblici.
Saluti,
Mauro.
Aggiornamento 29.09.2015:
Qui comincia la discussione promessa.
Intanto dico una cosa a tutti coloro che sono sorpresi, che starnazzano "Ma guarda, anche i tedeschi", "Non l'avrei mai creduto", "Sarà una mela marcia": scendete dal pero e smettetela di dire stronzate.
Lo scandalo Volkswagen che sta "sorprendendo" il mondo è semplicemente il modo normale di operare delle grandi aziende tedesche, lo stile con cui sono cresciute.
La Germania non è mai stata un'isola felice, non è mai stata meno corrotta di altri paesi (neanche più di altri, ma assolutamente non di meno) o più corretta.
Potrei farvi liste lunghissime di casi "da manuale" al proposito.
Però quando io e altri - che conosciamo la Germania dall'interno, non dai giornali o dalle vacanze - facciamo notare che la Germania non può dare lezioni e che l'Italia non è peggio come correttezza e onestà, veniamo trattati - nel migliore dei casi - come dei deficienti.
Bene, ora cominciate a imparare che i deficienti siete voi che fate - come dicono gli anglosassoni - il cherry picking sui fatti e considerate solo quelli positivi quando parlate di Germania, solo quelli negativi quando parlate di Italia e casi isolati i fatti (in realtà tantissimi) che vi contraddicono.
E non venitemi neanche a dire che il privato, sì d'accordo, ma il pubblico in Germania...: la Volkswagen è per il 20% in mano pubblica e i grandi azionisti dovrebbero sapere cosa fa l'azienda.
Per tacere il fatto che molti dei fatti recenti più scandalosi, vedi "nuovo" aeroporto di Berlino, sono progetti pubblici.
Saluti,
Mauro.
Aggiornamento 29.09.2015:
Qui comincia la discussione promessa.
martedì 22 settembre 2015
Impariamo a distinguere clima e tempo
Due fatti sono incontestabili, in quanto ci sono i dati a corroborarli:
1) il riscaldamento globale prosegue e quest'estate è stata a livello globale una delle più calde, se non la più calda, della storia;
2) quest'estate nella regione dove vivo io (Colonia, Renania) è stata particolarmente brutta, una delle più piovose e fredde degli ultimi anni, se non decenni.
Fin qua nulla di strano, le due cose non si contraddicono in quanto nel punto 1) parliamo di clima e nel punto 2) di tempo (o al limite di meteo).
Il problema è la differenza tra clima e tempo. O meglio la confusione tra clima e tempo.
Due esempi di cose che mi sono sentito dire di recente:
1) a Colonia c'è stata un'estate molto calda, lo dicono gli scienziati;
2) cosa cavolo dicono i climatologi, qui fa freddo, altro che riscaldamento globale.
Avete già capito quali sono gli errori commessi da chi ha sparato queste due fregnacce (per inciso... la fregnaccia 1 la ha detta un mio amico, la fregnaccia 2 mia mamma):
1) ha preso il clima e lo ha messo al posto del tempo;
2) ha preso il tempo e lo ha messo al posto del clima.
Cerchiamo di definire cosa sono clima e tempo.
Clima: evoluzione dei parametri meteorologici (temperatura, piovosità, ecc.) sul lungo periodo, quando si ragiona a livello globale (e non locale) si può parlare di clima anche sul medio-breve periodo;
Tempo (o volendo meteo): valori dei parametri meteorologici a livello locale e loro evoluzione nel medio-breve periodo (sempre a livello locale).
La distinzione, a parte rare eccezioni, è come vedete abbastanza chiara e semplice da fare.
Perché allora si fa confusione?
Le ragioni sono varie e si sommano tra loro:
a) sulla nostra pelle noi sperimentiamo il tempo e non il clima, quindi il secondo diventa un'entità astratta (se qui oggi fa freddo io ho freddo, non sento se a livello globale è la giornata più calda dell'anno, del decennio o più);
b) i meteorologi che ci propongono le previsioni del tempo in TV o sui giornali generalmente usano le parole clima e tempo in maniera corretta però non spiegano perché in un determinato caso usano l'una o l'altra (e quindi chi ascolta/legge le prende per sinonimi);
c) meteorologi e climatologi hanno cose in comune ma sono figure diverse... però chi conosce le differenze? Nell'immaginario comune sono la stessa figura (e a questa figura il profano attribuisce le caratteristiche esclusive del meteorologo);
d) la classica idiosincrasia dell'informazione nei confronti delle tematiche scientifiche (quando mai un giornalista che scrive o parla di clima si premura di informarsi su quanto sopra o di spiegare bene la cosa?);
e) il dare molte cose per scontate da parte degli scienziati (non solo climatologi e meteorologi hanno chiare le differenze tra clima e tempo, ma chiunque abbia un'istruzione scientifica di discreto livello... però si dà - erroneamente! - per scontato che anche i profani le abbiano chiare, quindi non si spiegano).
Però... il clima non è il tempo, benedetta gente. Imparatelo!
Saluti,
Mauro.
1) il riscaldamento globale prosegue e quest'estate è stata a livello globale una delle più calde, se non la più calda, della storia;
2) quest'estate nella regione dove vivo io (Colonia, Renania) è stata particolarmente brutta, una delle più piovose e fredde degli ultimi anni, se non decenni.
Fin qua nulla di strano, le due cose non si contraddicono in quanto nel punto 1) parliamo di clima e nel punto 2) di tempo (o al limite di meteo).
Il problema è la differenza tra clima e tempo. O meglio la confusione tra clima e tempo.
Due esempi di cose che mi sono sentito dire di recente:
1) a Colonia c'è stata un'estate molto calda, lo dicono gli scienziati;
2) cosa cavolo dicono i climatologi, qui fa freddo, altro che riscaldamento globale.
Avete già capito quali sono gli errori commessi da chi ha sparato queste due fregnacce (per inciso... la fregnaccia 1 la ha detta un mio amico, la fregnaccia 2 mia mamma):
1) ha preso il clima e lo ha messo al posto del tempo;
2) ha preso il tempo e lo ha messo al posto del clima.
Cerchiamo di definire cosa sono clima e tempo.
Clima: evoluzione dei parametri meteorologici (temperatura, piovosità, ecc.) sul lungo periodo, quando si ragiona a livello globale (e non locale) si può parlare di clima anche sul medio-breve periodo;
Tempo (o volendo meteo): valori dei parametri meteorologici a livello locale e loro evoluzione nel medio-breve periodo (sempre a livello locale).
La distinzione, a parte rare eccezioni, è come vedete abbastanza chiara e semplice da fare.
Perché allora si fa confusione?
Le ragioni sono varie e si sommano tra loro:
a) sulla nostra pelle noi sperimentiamo il tempo e non il clima, quindi il secondo diventa un'entità astratta (se qui oggi fa freddo io ho freddo, non sento se a livello globale è la giornata più calda dell'anno, del decennio o più);
b) i meteorologi che ci propongono le previsioni del tempo in TV o sui giornali generalmente usano le parole clima e tempo in maniera corretta però non spiegano perché in un determinato caso usano l'una o l'altra (e quindi chi ascolta/legge le prende per sinonimi);
c) meteorologi e climatologi hanno cose in comune ma sono figure diverse... però chi conosce le differenze? Nell'immaginario comune sono la stessa figura (e a questa figura il profano attribuisce le caratteristiche esclusive del meteorologo);
d) la classica idiosincrasia dell'informazione nei confronti delle tematiche scientifiche (quando mai un giornalista che scrive o parla di clima si premura di informarsi su quanto sopra o di spiegare bene la cosa?);
e) il dare molte cose per scontate da parte degli scienziati (non solo climatologi e meteorologi hanno chiare le differenze tra clima e tempo, ma chiunque abbia un'istruzione scientifica di discreto livello... però si dà - erroneamente! - per scontato che anche i profani le abbiano chiare, quindi non si spiegano).
Però... il clima non è il tempo, benedetta gente. Imparatelo!
Saluti,
Mauro.
mercoledì 16 settembre 2015
Renzi, Pertini, aerei, tennis e arrampicate sugli specchi
Nel fine settimana Renzi è volato (con aereo di Stato) a New York per assistere alla finale tutta italiana degli US Open di tennis tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci.
Ciò ha (come era prevedibile) scatenato un putiferio. Renzi accusato di esibizionismo, arroganza, abuso di potere, di pensare solo all'immagine, ecc., ecc.
A parte che Renzi dovrebbe scegliersi meglio i consulenti: anche il più cretino dei consulenti d'immagine gli avrebbe potuto dire che tale viaggio era un autogol. Ma non è questo il (mio) punto.
Il mio punto è l'arrampicata sugli specchi dei suoi sostenitori per difenderlo: si sono messi a starnazzare perché anche Pertini nel 1982 andò alla finale mondiale di Madrid con volo di Stato. Quindi perché Pertini sì e Renzi no?
Veramente arrampicata sugli specchi... sento stridere il vetro... ma i renziani a quanto pare sono sordi e non lo sentono.
Tre "piccole" osservazioni.
1) Perché tornare indietro fino al 1982? Lo fece anche Napolitano nel 2006 andando a Berlino. O vogliono farci credere che Renzi sia un novello Pertini, quindi il paragone va fatto con lui? Meno male che Pertini non c'è più da anni così si risparmia questo scempio del suo nome.
2) Pertini (come Napolitano) era Presidente della Repubblica, non del Consiglio. Ed è il Presidente della Repubblica che rappresenta lo Stato in occasione di eventi e celebrazioni (anche sportivi, sì). Quindi se proprio qualcuno doveva volare a New York, questo era Mattarella. Renzi non c'entra nulla.
3) Nel 1982 (come nel 2006) si disputava una finale di un campionato mondiale, dove gli atleti rappresentavano il proprio paese (come succede nei campionati mondiali o continentali di ogni sport o alle Olimpiadi). Gli US Open sono un torneo (importantissimo ma non un campionato mondiale) dove gli atleti partecipanti rappresentano solo sé stessi.
Credo non serva aggiungere altro... a parte: "Cari renziani, studiatevi un po' di compiti delle Istituzioni e di storia dello sport così eviterete di sparare fregnacce".
Saluti,
Mauro.
Ciò ha (come era prevedibile) scatenato un putiferio. Renzi accusato di esibizionismo, arroganza, abuso di potere, di pensare solo all'immagine, ecc., ecc.
A parte che Renzi dovrebbe scegliersi meglio i consulenti: anche il più cretino dei consulenti d'immagine gli avrebbe potuto dire che tale viaggio era un autogol. Ma non è questo il (mio) punto.
Il mio punto è l'arrampicata sugli specchi dei suoi sostenitori per difenderlo: si sono messi a starnazzare perché anche Pertini nel 1982 andò alla finale mondiale di Madrid con volo di Stato. Quindi perché Pertini sì e Renzi no?
Veramente arrampicata sugli specchi... sento stridere il vetro... ma i renziani a quanto pare sono sordi e non lo sentono.
Tre "piccole" osservazioni.
1) Perché tornare indietro fino al 1982? Lo fece anche Napolitano nel 2006 andando a Berlino. O vogliono farci credere che Renzi sia un novello Pertini, quindi il paragone va fatto con lui? Meno male che Pertini non c'è più da anni così si risparmia questo scempio del suo nome.
2) Pertini (come Napolitano) era Presidente della Repubblica, non del Consiglio. Ed è il Presidente della Repubblica che rappresenta lo Stato in occasione di eventi e celebrazioni (anche sportivi, sì). Quindi se proprio qualcuno doveva volare a New York, questo era Mattarella. Renzi non c'entra nulla.
3) Nel 1982 (come nel 2006) si disputava una finale di un campionato mondiale, dove gli atleti rappresentavano il proprio paese (come succede nei campionati mondiali o continentali di ogni sport o alle Olimpiadi). Gli US Open sono un torneo (importantissimo ma non un campionato mondiale) dove gli atleti partecipanti rappresentano solo sé stessi.
Credo non serva aggiungere altro... a parte: "Cari renziani, studiatevi un po' di compiti delle Istituzioni e di storia dello sport così eviterete di sparare fregnacce".
Saluti,
Mauro.
lunedì 14 settembre 2015
Ignoranti orgogliosi di esserlo (parlando di scie chimiche)
Visto oggi sul retro di un camper:
Traduzione: "Scie chimiche? No grazie".
Ma merda... ancora con 'sta storia delle scie chimiche? Brutto ignorante del cavolo... come fai a contestare qualcosa che non esiste?
Piuttosto che perdere tempo a credere alle idiozie studia e istruisciti, coglione!
Saluti,
Mauro.
Traduzione: "Scie chimiche? No grazie".
Ma merda... ancora con 'sta storia delle scie chimiche? Brutto ignorante del cavolo... come fai a contestare qualcosa che non esiste?
Piuttosto che perdere tempo a credere alle idiozie studia e istruisciti, coglione!
Saluti,
Mauro.
venerdì 11 settembre 2015
Parma? Proprio sicuri?
In questi giorni negli spazi della stazione centrale di Colonia c'è un mercato italiano con prodotti (apparentemente) di qualità, non ciò che si trova in qualsiasi supermercato.
Io lo andrò a vedere oggi o domani, quindi un giudizio sul mercato stesso non posso ancora darlo... però la gestione della stazione comincia male con la presentazione.
Chiaramente l'evento è presentato sulla pagina web della stazione. E viene - come consueto - illustrato con una bella foto (che non so se scattata al mercato stesso oppure presa da un qualche archivio):
Notato il cartello sul prosciutto a destra?
Ingrandiamo:
"Prosciutto Toscano" di "Parma"?
Ahiahiahi, non cominciamo bene...
Saluti,
Mauro.
Aggiornamento 12.09.2015:
Ieri pomeriggio sono andato a vedere il mercato: nessun prosciutto appeso, quindi niente cartelli, né corretti né errati.
Quindi foto presa da qualche archivio.
Però la figuraccia rimane: controlla quello che pubblichi, per la miseria! Come se mancassero italiani a Colonia (anche tra i dipendenti stessi della stazione) a cui chiedere!
Io lo andrò a vedere oggi o domani, quindi un giudizio sul mercato stesso non posso ancora darlo... però la gestione della stazione comincia male con la presentazione.
Chiaramente l'evento è presentato sulla pagina web della stazione. E viene - come consueto - illustrato con una bella foto (che non so se scattata al mercato stesso oppure presa da un qualche archivio):
Notato il cartello sul prosciutto a destra?
Ingrandiamo:
"Prosciutto Toscano" di "Parma"?
Ahiahiahi, non cominciamo bene...
Saluti,
Mauro.
Aggiornamento 12.09.2015:
Ieri pomeriggio sono andato a vedere il mercato: nessun prosciutto appeso, quindi niente cartelli, né corretti né errati.
Quindi foto presa da qualche archivio.
Però la figuraccia rimane: controlla quello che pubblichi, per la miseria! Come se mancassero italiani a Colonia (anche tra i dipendenti stessi della stazione) a cui chiedere!
giovedì 10 settembre 2015
La Siria nello sciacquone
Due anni fa scrissi che in Siria scegliere tra Assad e i ribelli era come scegliere tra le feci e la merda.
Dopo il mio articolo per completare la scelta è arrivata anche la cacca (alias ISIS).
Tiriamo lo sciacquone e via. Forse è meglio.
Saluti,
Mauro.
Dopo il mio articolo per completare la scelta è arrivata anche la cacca (alias ISIS).
Tiriamo lo sciacquone e via. Forse è meglio.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 9 settembre 2015
No, la Germania non accoglierà 500000 profughi l'anno - Una precisazione
Riguardo a quanto ho scritto ieri, prima che si verifichino fraintendimenti bisogna chiarire una cosa: non intendevo dire che la Germania accoglierà meno (o più) rifugiati rispetto alla cifra riportata (mezzo milione).
Lo specifico perché ho l'impressione che qualcuno abbia capito che la Germania ne accoglierà di meno, forse addirittura molti di meno.
Non si sa: magari alla fine ne accoglierà (volente o nolente) decisamente di più oppure la cifra diminuirà per motivi diversi. Io non lo so, Sigmar Gabriel neanche e altri neppure.
Il mio testo di ieri voleva solo chiarire che non c'è un programma, un disegno di legge o qualcos'altro di ufficiale con cui la Germania abbia pianificato l'arrivo di mezzo milione di rifugiati all'anno.
E nessuno infatti lo ha mai sostenuto.
Neanche Gabriel, anche se Radio RAI ha "capito" così.
Saluti,
Mauro.
Lo specifico perché ho l'impressione che qualcuno abbia capito che la Germania ne accoglierà di meno, forse addirittura molti di meno.
Non si sa: magari alla fine ne accoglierà (volente o nolente) decisamente di più oppure la cifra diminuirà per motivi diversi. Io non lo so, Sigmar Gabriel neanche e altri neppure.
Il mio testo di ieri voleva solo chiarire che non c'è un programma, un disegno di legge o qualcos'altro di ufficiale con cui la Germania abbia pianificato l'arrivo di mezzo milione di rifugiati all'anno.
E nessuno infatti lo ha mai sostenuto.
Neanche Gabriel, anche se Radio RAI ha "capito" così.
Saluti,
Mauro.
martedì 8 settembre 2015
No, la Germania non accoglierà 500000 profughi l'anno
Ho appena sentito sui radiogiornali della RAI (GR1 e GR2) la notizia secondo cui Sigmar Gabriel - ministro dell'economia e vicecancelliere della Germania - avrebbe dichiarato che la Germania accoglierà mezzo milione (500000) profughi l'anno per i prossimi anni.
Chissà perché, ma credo che telegiornali e giornali online abbiano riportato la notizia negli stessi termini (smentite ben accette, se avete sentito/letto la notizia in termini diversi).
Bene, ve lo dico chiaramente: è una notizia falsa, inventata.
Per prima cosa va detto che Gabriel non ha parlato a nome del governo.
Non c'è stata nessuna dichiarazione ufficiale del governo e non c'è questo tema in discussione al Parlamento tedesco.
Quindi anche se Gabriel avesse dichiarato ciò, avrebbe al massimo parlato a titolo personale, esplicitando sue speranze o programmi che vuole portare avanti al governo.
Premesso ciò... il fatto è che Gabriel non ha mai dichiarato ciò. Mai.
Alla ZDF (secondo canale della televisione pubblica tedesca) Gabriel ha dichiarato quanto segue:
Ich glaube, dass wir mit einer Größenordnung von einer halben Million für einige Jahre sicherlich klarkämen. Ich habe da keine Zweifel - vielleicht auch mehr.
Traduco:
Credo che con un ordine di grandezza di mezzo milione [di profughi l'anno, NdM] ce la potremmo cavare con sicurezza per alcuni anni. Su di ciò non ho dubbi - forse anche di più [di mezzo milione, NdM].
Cioè Gabriel parla "solo" di quanto - secondo lui - la Germania sia in grado di sopportare.
Notate differenze tra quanto Gabriel ha dichiarato e quanto i radiogiornali RAI hanno riportato?
Io sì. E anche grosse.
I radiogiornali RAI hanno semplicemente inventato una notizia riportando falsità.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
NdM = Nota di Mauro.
P.S.2:
Qui una precisazione.
Chissà perché, ma credo che telegiornali e giornali online abbiano riportato la notizia negli stessi termini (smentite ben accette, se avete sentito/letto la notizia in termini diversi).
Bene, ve lo dico chiaramente: è una notizia falsa, inventata.
Per prima cosa va detto che Gabriel non ha parlato a nome del governo.
Non c'è stata nessuna dichiarazione ufficiale del governo e non c'è questo tema in discussione al Parlamento tedesco.
Quindi anche se Gabriel avesse dichiarato ciò, avrebbe al massimo parlato a titolo personale, esplicitando sue speranze o programmi che vuole portare avanti al governo.
Premesso ciò... il fatto è che Gabriel non ha mai dichiarato ciò. Mai.
Alla ZDF (secondo canale della televisione pubblica tedesca) Gabriel ha dichiarato quanto segue:
Ich glaube, dass wir mit einer Größenordnung von einer halben Million für einige Jahre sicherlich klarkämen. Ich habe da keine Zweifel - vielleicht auch mehr.
Traduco:
Credo che con un ordine di grandezza di mezzo milione [di profughi l'anno, NdM] ce la potremmo cavare con sicurezza per alcuni anni. Su di ciò non ho dubbi - forse anche di più [di mezzo milione, NdM].
Cioè Gabriel parla "solo" di quanto - secondo lui - la Germania sia in grado di sopportare.
Notate differenze tra quanto Gabriel ha dichiarato e quanto i radiogiornali RAI hanno riportato?
Io sì. E anche grosse.
I radiogiornali RAI hanno semplicemente inventato una notizia riportando falsità.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
NdM = Nota di Mauro.
P.S.2:
Qui una precisazione.
lunedì 7 settembre 2015
Le ferrovie tedesche rischiano!
Rischiano di perdere il record per lo sport più praticato in Germania.
Se continuano così infatti i piloti Lufthansa rischiano di soppiantare i ferrovieri: dopodomani scioperano di nuovo.
Per la tredicesima volta nell'ultimo anno e mezzo.
Saluti,
Mauro.
Se continuano così infatti i piloti Lufthansa rischiano di soppiantare i ferrovieri: dopodomani scioperano di nuovo.
Per la tredicesima volta nell'ultimo anno e mezzo.
Saluti,
Mauro.
venerdì 4 settembre 2015
Non chiamatela emergenza
Sono stufo di sentire la parola emergenza collegata al fenomeno dei migranti/profughi/rifugiati/chiamatelicomevolete.
Un'emergenza è una cosa improvvisa e limitata nel tempo, una cosa che "emerge" di punto in bianco o quasi, appunto.
E che richiede misure eccezionali, ma anch'esse limitate nel tempo e da attuare alla svelta, senza (o con poca) pianificazione.
No, qualunque opinione abbiamo noi di questi poveracci che fuggono dai loro paesi, qualunque siano le nostre idee per risolvere il problema (loro? nostro? di chi?) non è un'emergenza.
È un fenomeno duraturo, strutturale. Una realtà. Una realtà grossa e drammatica.
Ma non un'emergenza. Non più, almeno.
E richiede misure strutturali, durature e pianificate. Sia nei paesi d'arrivo che in quelli di partenza.
Saluti,
Mauro.
Un'emergenza è una cosa improvvisa e limitata nel tempo, una cosa che "emerge" di punto in bianco o quasi, appunto.
E che richiede misure eccezionali, ma anch'esse limitate nel tempo e da attuare alla svelta, senza (o con poca) pianificazione.
No, qualunque opinione abbiamo noi di questi poveracci che fuggono dai loro paesi, qualunque siano le nostre idee per risolvere il problema (loro? nostro? di chi?) non è un'emergenza.
È un fenomeno duraturo, strutturale. Una realtà. Una realtà grossa e drammatica.
Ma non un'emergenza. Non più, almeno.
E richiede misure strutturali, durature e pianificate. Sia nei paesi d'arrivo che in quelli di partenza.
Saluti,
Mauro.
giovedì 3 settembre 2015
La foto di Aylan
L'avete vista tutti la foto di Aylan morto sulla spiaggia a Bodrum. Non serve che ve la pubblichi anch'io.
Ed è insorta la polemica. Polemica sul fatto se fosse giusto o sbagliato pubblicarla. Polemica a cui forse, da una parte o dall'altra, avete partecipato anche voi.
E io non pubblico la foto perché il tema di questo articolo non è se sia giusto pubblicarla o meno, non perché sia contro la pubblicazione in sé.
Il tema è che vi siete fatti accecare tutti: la polemica è servita solo a cancellare la discussione su cosa ha portato Aylan a morire su quella spiaggia e soprattutto la discussione su cosa fare per evitare che la cosa si ripeta e dove/cosa ho/abbiamo/avete/hanno sbagliato o omesso o provocato prima.
La pietà (spesso ipocrita, pelosa) per la morte di un bambino - che per la maggior parte dei lettori è solo una foto che per fortuna mostra un bambino mai arrivato da noi, se no non sarebbe più stato un bambino ma un clandestino da rifiutare - diventa anestesia per non accorgersi dei bambini che moriranno domani. E dopodomani. E il giorno dopo dopodomani. E dopo ancora.
Saluti,
Mauro.
Ed è insorta la polemica. Polemica sul fatto se fosse giusto o sbagliato pubblicarla. Polemica a cui forse, da una parte o dall'altra, avete partecipato anche voi.
E io non pubblico la foto perché il tema di questo articolo non è se sia giusto pubblicarla o meno, non perché sia contro la pubblicazione in sé.
Il tema è che vi siete fatti accecare tutti: la polemica è servita solo a cancellare la discussione su cosa ha portato Aylan a morire su quella spiaggia e soprattutto la discussione su cosa fare per evitare che la cosa si ripeta e dove/cosa ho/abbiamo/avete/hanno sbagliato o omesso o provocato prima.
La pietà (spesso ipocrita, pelosa) per la morte di un bambino - che per la maggior parte dei lettori è solo una foto che per fortuna mostra un bambino mai arrivato da noi, se no non sarebbe più stato un bambino ma un clandestino da rifiutare - diventa anestesia per non accorgersi dei bambini che moriranno domani. E dopodomani. E il giorno dopo dopodomani. E dopo ancora.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 26 agosto 2015
Una storia di peso e di successo
Pochi giorni fa vi avevo dato i miei consigli per perdere peso.
L'articolo ha avuto un successo notevole, ricevendo in pochissimi giorni quasi un migliaio di visite.
Un successo che non riesco a spiegarmi.
Perché?
Premettiamo che il mio blog non è certo abituato a numeri notevoli.
E gli articoli più letti lo diventano per motivi ben precisi e spiegabili.
Generalmente vengono letti perché vengono citati o consigliati altrove, da me o da altri (no, Facebook e Google+ non contano, perché lì segnalo tutti i miei articoli, quindi tutti dovrebbero ricevere tante visite).
Oppure vengono letti grazie al fatto che contengono immagini e spesso queste sono cercate al di là del contenuto del mio articolo (che quindi viene trovato anche se non cercato).
Bene, i cinque articoli più letti della storia del mio blog (e vari altri nelle posizioni successive) rientrano appunto in queste due categorie.
Però c'è un'eccezione. Appunto i miei consigli per perdere peso.
Non contiene immagini.
Non lo ho spammato da nessuna parte (FB e G+ a parte... ma vedi sopra).
Non è stato - almeno che io sappia - citato da altri blog o siti.
Non aveva neanche etichette particolari che potessero in qualche modo veicolare contatti.
Eppure sta raccogliendo un sacco di lettori.
Non che mi dispiaccia (sarei ipocrita a sostenerlo), però non me lo spiego.
Saluti,
Mauro.
L'articolo ha avuto un successo notevole, ricevendo in pochissimi giorni quasi un migliaio di visite.
Un successo che non riesco a spiegarmi.
Perché?
Premettiamo che il mio blog non è certo abituato a numeri notevoli.
E gli articoli più letti lo diventano per motivi ben precisi e spiegabili.
Generalmente vengono letti perché vengono citati o consigliati altrove, da me o da altri (no, Facebook e Google+ non contano, perché lì segnalo tutti i miei articoli, quindi tutti dovrebbero ricevere tante visite).
Oppure vengono letti grazie al fatto che contengono immagini e spesso queste sono cercate al di là del contenuto del mio articolo (che quindi viene trovato anche se non cercato).
Bene, i cinque articoli più letti della storia del mio blog (e vari altri nelle posizioni successive) rientrano appunto in queste due categorie.
Però c'è un'eccezione. Appunto i miei consigli per perdere peso.
Non contiene immagini.
Non lo ho spammato da nessuna parte (FB e G+ a parte... ma vedi sopra).
Non è stato - almeno che io sappia - citato da altri blog o siti.
Non aveva neanche etichette particolari che potessero in qualche modo veicolare contatti.
Eppure sta raccogliendo un sacco di lettori.
Non che mi dispiaccia (sarei ipocrita a sostenerlo), però non me lo spiego.
Saluti,
Mauro.
domenica 23 agosto 2015
La dimostrazione che la Germania non è un paese civile
La pizza Hawaii.
No, non è un'invenzione statunitense come molti italiani credono. È una pura creazione tedesca.
Saluti,
Mauro.
No, non è un'invenzione statunitense come molti italiani credono. È una pura creazione tedesca.
Saluti,
Mauro.
sabato 22 agosto 2015
Indignazione prêt-à-porter
Giovedì c'è stato a Roma il funerale del patriarca del clan Casamonica.
Non certo un funerale sobrio, per così dire.
Ma di questo e dell'offesa al buon gusto non serve che ve ne parli. Ne avete letto e straletto tutti.
I Casamonica sono coinvolti nella storia nota come "Mafia Capitale". E in numerose altre, a partire dagli anni '70 fino a oggi.
E il defunto ne era il patriarca, pur non essendo personalmente mai stato condannato.
Un funerale vistoso.
Un defunto patriarca, anzi padrino.
E subito scatta l'indignazione a comando (a proposito, mi piacerebbe sapere quanti degli indignati sanno veramente per cosa sono indignati).
E subito a chiedere conto a Stato, Comune e Chiesa di questo e di quello.
Ma siamo sicuri che le istituzioni - civili o religiose che siano - debbano veramente rendere conto di qualcosa?
I Casamonica saranno anche dei delinquenti (e per alcuni di loro è stato provato processualmente che lo siano)... ma c'erano gli estremi per vietare il funerale in una forma così ostentata?
Oppure chiunque può farsi - fino a che lo fa senza contravvenire la legge - il funerale come cazzo gli pare? Anche farselo con un'accozzaglia di scelte di pessimo gusto (perché sì, per il cattivo gusto mostrato c'è da indignarsi eccome - legge o non legge)?
Per fortuna c'è anche chi sa pensare con la propria testa e fa domande e considerazioni non ipocrite su funerali, leggi civili e norme religiose, senza portare il proprio cervello all'ammasso dell'indignazione a comando.
È il caso di Cristiana Alicata nel suo "Roma. Mi dispiace, devo dirlo". Leggetelo, spiega quello che ho scritto sopra e altro. Molto meglio di come possa fare io.
Molti degli indignati a comando hanno fatto anche notare che la chiesa dove è stato celebrato il funerale del patriarca dei Casamonica è la stessa che in passato negò i funerali religiosi a Piergiorgio Welby.
E ci si dimentica che la Chiesa (come ogni associazione, partito, società, comunità religiosa, eccetera) può darsi le regole che vuole e prendere le decisioni che vuole fino a che queste non vengano a collidere con le leggi dello Stato.
A noi laici (e anche a molti cattolici) certo non piace che Casamonica abbia avuto ciò che a Welby è stato negato... ma il fatto che non ci piaccia è un conto, il fatto che andasse impedito per imperio ben altro conto.
Ma anche questo c'è chi lo ha già spiegato meglio di me: Matteo Bordone nel suo "Quel che è di Cesare". Leggete anche lui. Attentamente.
Saluti,
Mauro.
Non certo un funerale sobrio, per così dire.
Ma di questo e dell'offesa al buon gusto non serve che ve ne parli. Ne avete letto e straletto tutti.
I Casamonica sono coinvolti nella storia nota come "Mafia Capitale". E in numerose altre, a partire dagli anni '70 fino a oggi.
E il defunto ne era il patriarca, pur non essendo personalmente mai stato condannato.
Un funerale vistoso.
Un defunto patriarca, anzi padrino.
E subito scatta l'indignazione a comando (a proposito, mi piacerebbe sapere quanti degli indignati sanno veramente per cosa sono indignati).
E subito a chiedere conto a Stato, Comune e Chiesa di questo e di quello.
Ma siamo sicuri che le istituzioni - civili o religiose che siano - debbano veramente rendere conto di qualcosa?
I Casamonica saranno anche dei delinquenti (e per alcuni di loro è stato provato processualmente che lo siano)... ma c'erano gli estremi per vietare il funerale in una forma così ostentata?
Oppure chiunque può farsi - fino a che lo fa senza contravvenire la legge - il funerale come cazzo gli pare? Anche farselo con un'accozzaglia di scelte di pessimo gusto (perché sì, per il cattivo gusto mostrato c'è da indignarsi eccome - legge o non legge)?
Per fortuna c'è anche chi sa pensare con la propria testa e fa domande e considerazioni non ipocrite su funerali, leggi civili e norme religiose, senza portare il proprio cervello all'ammasso dell'indignazione a comando.
È il caso di Cristiana Alicata nel suo "Roma. Mi dispiace, devo dirlo". Leggetelo, spiega quello che ho scritto sopra e altro. Molto meglio di come possa fare io.
Molti degli indignati a comando hanno fatto anche notare che la chiesa dove è stato celebrato il funerale del patriarca dei Casamonica è la stessa che in passato negò i funerali religiosi a Piergiorgio Welby.
E ci si dimentica che la Chiesa (come ogni associazione, partito, società, comunità religiosa, eccetera) può darsi le regole che vuole e prendere le decisioni che vuole fino a che queste non vengano a collidere con le leggi dello Stato.
A noi laici (e anche a molti cattolici) certo non piace che Casamonica abbia avuto ciò che a Welby è stato negato... ma il fatto che non ci piaccia è un conto, il fatto che andasse impedito per imperio ben altro conto.
Ma anche questo c'è chi lo ha già spiegato meglio di me: Matteo Bordone nel suo "Quel che è di Cesare". Leggete anche lui. Attentamente.
Saluti,
Mauro.
martedì 18 agosto 2015
Domanda ornitologico-filosofica
Perché i piccioni scambiano la mia auto per un WC e così fanno la fortuna degli autolavaggi?
Saluti,
Mauro.
Saluti,
Mauro.
lunedì 17 agosto 2015
Consigli per perdere peso
Fino ai 30-35 anni di età ho avuto un peso intorno ai 70 chili. Per una persona alta circa un metro e settantacinque come me un peso normale, corretto.
Certo, bisogna anche vedere come i chili sono distribuiti, ma per ora limitiamoci ai valori assoluti.
Nel corso degli anni poi ho messo su peso. Fino ad arrivare a 88 chili. Effettivamente un po' troppi.
Ancora due anni fa pesavo 81 chili.
La settimana scorsa ho fatto un check-up completo e il mio peso era sui 70-71 chili. Accompagnato da un miglioramento di tutti i valori misurati (non che questi prima andassero male, colesterolo a parte, ma ora vanno anche meglio).
Sono tornato, per così dire, ai miei trent'anni :-)
Chiaramente sia io che il mio medico siamo estremamente soddisfatti. E l'obiettivo è stabilizzarsi su questo peso.
Ma come ho fatto? Beh, certo, qualcosa nel mio stile di vita ho cambiato, nulla di incredibile, ma qualcosa sì... del resto perdere così tanti chili senza fare niente per perderli sarebbe preoccupante. Non sarebbe certo indice di un metabolismo funzionante senza problemi.
E quindi... che consigli ho darvi?
Nessuno, proprio nessuno.
Perché, ricordate sempre, per il peso - come per ogni questione che riguardi la salute... anzi per ogni questione in generale, ma per la salute in particolare - bisogna sempre e solo rivolgersi a professionisti seri del settore che ci riguarda.
In questo caso: medici esperti in nutrizione, dietisti o figure equivalenti (ma comunque con riconoscimento ufficiale... e con ufficiale intendo statale, legale... non proveniente da libri o social networks o balle varie legate alle "medicine alternative").
I consigli di chi pubblica libri sul tema solo perché è una presunta stellina dal bel fisico (poi spesso dovuto a photoshop, neanche a diete o altro) sono solo carta igienica e chi li segue credendoci è solo un povero minus habens.
Peggio ancora libri od opuscoli di santoni, guru, esperti autonominati di questo e quello, detrattori della scienza da loro definita "ufficiale", ecc., ecc.
I consigli di chiunque non sia qualificato - me compreso - non valgono nulla. Ma proprio nulla.
L'unico consiglio che un non qualificato (che sia il sottoscritto o il vippetto di turno) può dare e sul quale può pretendere di essere ascoltato è: rivolgetevi sempre a chi è qualificato.
E anche chi è qualificato, cercatelo personalmente, non ascoltatelo quando (se lo fa, generalmente i nutrizionisti seri non lo fanno) va in TV o scrive su riviste.
Ogni persona è diversa e consigli, ricette, terapie vanno valutati per ogni singola persona, non esistono ricette di massa.
Saluti,
Mauro.
Certo, bisogna anche vedere come i chili sono distribuiti, ma per ora limitiamoci ai valori assoluti.
Nel corso degli anni poi ho messo su peso. Fino ad arrivare a 88 chili. Effettivamente un po' troppi.
Ancora due anni fa pesavo 81 chili.
La settimana scorsa ho fatto un check-up completo e il mio peso era sui 70-71 chili. Accompagnato da un miglioramento di tutti i valori misurati (non che questi prima andassero male, colesterolo a parte, ma ora vanno anche meglio).
Sono tornato, per così dire, ai miei trent'anni :-)
Chiaramente sia io che il mio medico siamo estremamente soddisfatti. E l'obiettivo è stabilizzarsi su questo peso.
Ma come ho fatto? Beh, certo, qualcosa nel mio stile di vita ho cambiato, nulla di incredibile, ma qualcosa sì... del resto perdere così tanti chili senza fare niente per perderli sarebbe preoccupante. Non sarebbe certo indice di un metabolismo funzionante senza problemi.
E quindi... che consigli ho darvi?
Nessuno, proprio nessuno.
Perché, ricordate sempre, per il peso - come per ogni questione che riguardi la salute... anzi per ogni questione in generale, ma per la salute in particolare - bisogna sempre e solo rivolgersi a professionisti seri del settore che ci riguarda.
In questo caso: medici esperti in nutrizione, dietisti o figure equivalenti (ma comunque con riconoscimento ufficiale... e con ufficiale intendo statale, legale... non proveniente da libri o social networks o balle varie legate alle "medicine alternative").
I consigli di chi pubblica libri sul tema solo perché è una presunta stellina dal bel fisico (poi spesso dovuto a photoshop, neanche a diete o altro) sono solo carta igienica e chi li segue credendoci è solo un povero minus habens.
Peggio ancora libri od opuscoli di santoni, guru, esperti autonominati di questo e quello, detrattori della scienza da loro definita "ufficiale", ecc., ecc.
I consigli di chiunque non sia qualificato - me compreso - non valgono nulla. Ma proprio nulla.
L'unico consiglio che un non qualificato (che sia il sottoscritto o il vippetto di turno) può dare e sul quale può pretendere di essere ascoltato è: rivolgetevi sempre a chi è qualificato.
E anche chi è qualificato, cercatelo personalmente, non ascoltatelo quando (se lo fa, generalmente i nutrizionisti seri non lo fanno) va in TV o scrive su riviste.
Ogni persona è diversa e consigli, ricette, terapie vanno valutati per ogni singola persona, non esistono ricette di massa.
Saluti,
Mauro.
lunedì 10 agosto 2015
Il Corriere poteva anche impegnarsi di più
Ieri l'edizione cartacea del Corriere della Sera ha deciso di descrivere la composizione dei Senati di alcuni paesi come paragone con quello (anzi quelli: presente e futuro) italiano.
E questa è la grafica che ha presentato:
A parte il fatto che gli Stati Uniti qui sono sinceramente superflui, in quanto la loro storia culturale e istituzionale è talmente diversa da quella dei vari paesi europei da rendere il confronto improponibile, per il resto da un "grande" quotidiano come il Corriere mi aspettavo un'informazione più completa.
Più completa sia come quantità di paesi (sia l'Europa geografica sia la UE sono più grandi di Berlino-Parigi-Londra) che come dettagli forniti per i singoli paesi.
Sarò presuntuoso, ma credo - io piccolo, piccolissimo blogger - di aver dato nel mio articolo Senati d'Europa un'informazione più completa, mirata e utile di quella del Corriere.
Insomma, il Corriere poteva impegnarsi di più.
Saluti,
Mauro.
E questa è la grafica che ha presentato:
A parte il fatto che gli Stati Uniti qui sono sinceramente superflui, in quanto la loro storia culturale e istituzionale è talmente diversa da quella dei vari paesi europei da rendere il confronto improponibile, per il resto da un "grande" quotidiano come il Corriere mi aspettavo un'informazione più completa.
Più completa sia come quantità di paesi (sia l'Europa geografica sia la UE sono più grandi di Berlino-Parigi-Londra) che come dettagli forniti per i singoli paesi.
Sarò presuntuoso, ma credo - io piccolo, piccolissimo blogger - di aver dato nel mio articolo Senati d'Europa un'informazione più completa, mirata e utile di quella del Corriere.
Insomma, il Corriere poteva impegnarsi di più.
Saluti,
Mauro.
sabato 8 agosto 2015
Una domanda giustificata
Che purtroppo non è venuta in mente a me.
Se lo chiede Stefan Rose all'inizio di questo articolo, sul blog Fliegende Bretter: "Perché proprio 'femminismo' è in realtà di genere maschile?" (in originale: "Warum eigentlich ist ausgerechnet 'Feminismus' ein Maskulinum?").
Saluti,
Mauro.
Se lo chiede Stefan Rose all'inizio di questo articolo, sul blog Fliegende Bretter: "Perché proprio 'femminismo' è in realtà di genere maschile?" (in originale: "Warum eigentlich ist ausgerechnet 'Feminismus' ein Maskulinum?").
Saluti,
Mauro.
giovedì 6 agosto 2015
A settant'anni da Hiroshima
Il 6 agosto 1945, esattamente settanta anni fa, esplodeva la seconda bomba atomica della storia.
La prima su un bersaglio vero, non per un test nel deserto.
Se pensiamo alla potenza delle bombe atomiche o nucleari presenti negli arsenali attuali, la bomba di Hiroshima (nonostante lo strascico di morte che ha lasciato) sembra poco più di un giocattolo.
Ma lasciatemi dire un'eresia (del resto questo blog si chiama "Pensieri eretici"...): meno male che le bombe del dopoguerra erano/sono così potenti.
Se fossero state paragonabili a quelle di Hiroshima e Nagasaki credo che le varie potenze (o presunte tali) nucleari non si sarebbero fatte tanti problemi a usarle nell'una o nell'altra guerra succedutesi in questi decenni.
Invece, con le potenze raggiunte, dette potenze hanno probabilmente anche avuto paura dell'imprevedibilità delle conseguenze (tutte le bombe nucleari hanno lo scopo di scatenare effetti incontrollabili, ma il desiderio dei comandi militari e politici è che questi effetti siano sì incontrollabili ma anche prevedibili... e gli effetti della maggioranza delle bombe di grande potenza non sono mai stati testati, solo simulati).
Prima che qualcuno si metta a pignoleggiare: incontrollabile ma prevedibile non è una contraddizione... incontrollabile è qui inteso nel senso di non bloccabile o limitabile. Ma può tranquillamente rimanere prevedibile.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Per chi fosse interessato, qui scrissi quante bombe atomiche o nucleari sono esplose sulla Terra in questi settanta anni.
La prima su un bersaglio vero, non per un test nel deserto.
Se pensiamo alla potenza delle bombe atomiche o nucleari presenti negli arsenali attuali, la bomba di Hiroshima (nonostante lo strascico di morte che ha lasciato) sembra poco più di un giocattolo.
Ma lasciatemi dire un'eresia (del resto questo blog si chiama "Pensieri eretici"...): meno male che le bombe del dopoguerra erano/sono così potenti.
Se fossero state paragonabili a quelle di Hiroshima e Nagasaki credo che le varie potenze (o presunte tali) nucleari non si sarebbero fatte tanti problemi a usarle nell'una o nell'altra guerra succedutesi in questi decenni.
Invece, con le potenze raggiunte, dette potenze hanno probabilmente anche avuto paura dell'imprevedibilità delle conseguenze (tutte le bombe nucleari hanno lo scopo di scatenare effetti incontrollabili, ma il desiderio dei comandi militari e politici è che questi effetti siano sì incontrollabili ma anche prevedibili... e gli effetti della maggioranza delle bombe di grande potenza non sono mai stati testati, solo simulati).
Prima che qualcuno si metta a pignoleggiare: incontrollabile ma prevedibile non è una contraddizione... incontrollabile è qui inteso nel senso di non bloccabile o limitabile. Ma può tranquillamente rimanere prevedibile.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Per chi fosse interessato, qui scrissi quante bombe atomiche o nucleari sono esplose sulla Terra in questi settanta anni.
sabato 1 agosto 2015
venerdì 24 luglio 2015
Offerte imperdibili
Girando per la città e stando attenti ai cartelli sulle vetrine degli
esercizi commerciali si scoprono delle chicche... come in questa
lavanderia:
Guardiamo la freccia rossa.
Il cartello dice: "Solo per questa settimana - Pantaloni€ 4,70 € 3,90"
Più piccolo, a destra, c'è un altro cartello, indicato dalla freccia blu. Ingrandiamolo:
Cosa c'è scritto?
"Facciamo vacanze da Lunedì 20.07.15 a Sabato 25.07.15"... cioè proprio questa settimana.
Proprio un'offerta imperdibile quella dei pantaloni a 3,90 € questa settimana ;-)
Saluti,
Mauro.
Guardiamo la freccia rossa.
Il cartello dice: "Solo per questa settimana - Pantaloni
Più piccolo, a destra, c'è un altro cartello, indicato dalla freccia blu. Ingrandiamolo:
Cosa c'è scritto?
"Facciamo vacanze da Lunedì 20.07.15 a Sabato 25.07.15"... cioè proprio questa settimana.
Proprio un'offerta imperdibile quella dei pantaloni a 3,90 € questa settimana ;-)
Saluti,
Mauro.
martedì 21 luglio 2015
Unioni civili: mi devo ripetere
Negli ultimi tempi si è riparlato molto della legge sulle unioni civili in discussione al Parlamento (soprattutto il Fatto Quotidiano e il Post ne hanno parlato, ma non solo loro, anzi).
Ora... le unioni civili, detto chiaro e tondo, sono un modo di ottenere diritti aggirando i doveri.
Lo chiarii esplicitamente più di otto anni fa, nel 2007, ai tempi dei PACS e dei DICO, in un articolo che vi ripropongo ora. Sostituite PACS/DICO con Unioni Civili e tutto il resto vale ancora al 100%:
Saluti,
Mauro.
Ora... le unioni civili, detto chiaro e tondo, sono un modo di ottenere diritti aggirando i doveri.
Lo chiarii esplicitamente più di otto anni fa, nel 2007, ai tempi dei PACS e dei DICO, in un articolo che vi ripropongo ora. Sostituite PACS/DICO con Unioni Civili e tutto il resto vale ancora al 100%:
Ormai è mesi che si discute su questi PACS, DICO o come diavolo li vogliamo chiamare.
Sono sincero: mi hanno stufato entrambe le parti. Perché? Molto semplice, perché hanno entrambe torto, entrambe stanno prendendo in giro i cittadini (e non solo quelli direttamente interessati alla cosa).
Al Vaticano e ai nemici dei DICO (o meglio: ai lecchini di Benedetto) della famiglia non gliene frega nulla, gli interessa mantenere il potere che di fatto hanno sull'Italia (del resto basta vedere le famiglie dei vari Casini, Berlusconi & Co. come sono composte...).
Del resto come fanno questi nuovi patti a distruggere la famiglia? Nella proposta di legge c'è per caso scritto che il matrimonio religioso d'ora in poi sarà vietato? O che le famiglie, comprese quelle già esistenti, dovranno diventare "strane"? Non me n'ero accorto... dovrò rileggere meglio...
Ai sostenitori dei PACS/DICO per coppie di conviventi eterosessuali invece è sfuggito un piccolo dettaglio: il contratto che loro chiedono a gran voce esiste già da secoli. Si chiama "matrimonio civile". Il piccolo problema è che - giustamente - il matrimonio civile oltre a fornirti diritti, ti impone anche doveri.
Ma forse è proprio questo il problema: non si è abituati alla parola "doveri", si ritiene che la vita sia solo "diritti".
Parliamoci chiaro: il problema non riguarda ne' la famiglia classica (nessun DICO o PACS al mondo la metterà in pericolo, mentre detta famiglia corre molti rischi per le fisime e l'arretratezza di Benedetto e di quelli che si attaccano alle sue sottane), ne' le coppie eterosessuali non sposate (se vogliono i diritti cui tanto agognano c'è il matrimonio civile, se però ne rifiutano i doveri rimangano conviventi e non rompano).
Il problema riguarda le coppie omosessuali, a cui di fatto vengono negati diritti civili.
Come si risolve il problema? A mio parere è molto semplice.
Un paese indipendente dal Vaticano estenderebbe il matrimonio civile alle coppie omosessuali. Un paese che vuole fare qualcosa per questi suoi cittadini, ma ha troppa paura del Vaticano, farebbe sì i PACS/DICO, ma solo per le coppie omosessuali.
Io vorrei che l'Italia fosse indipendente dal Vaticano...
Saluti,
Mauro.
domenica 19 luglio 2015
L'assurdità della Grexit a tempo
Nei giorni scorsi tutti hanno parlato della proposta di Schäuble di far uscire temporaneamente la Grecia dall'Euro.
Proposta assurda, basta un minimo di buon senso (non serve neanche intelligenza) per capirlo.
La proposta sembrava definitivamente messa da parte dopo il nuovo accordo appena raggiunto.
Ma... oggi in radio (radio tedesca, la Deutschlandfunk) hanno detto che Schäuble continua a ritenerla la cosa migliore.
Schäuble può insistere quanto vuole, la proposta rimane assurda.
Perché assurda? Perché un'uscita a tempo (soprattutto per un paese nelle condizioni della Grecia) semplicemente non può esistere.
Infatti, se uscendo dall'Euro la Grecia si dovesse riprendere e costruire una crescita economica abbastanza stabile, allora sarà la Grecia (e soprattutto i greci) a non voler rientrare nell'Euro. Non le converrebbe per niente rientrare.
Altrettanto infatti, se uscendo dall'Euro la Grecia dovesse andare ancora peggio o anche solo rimanere nella situazione attuale, allora non rispetterebbe i parametri per rientrare nell'Euro. Ergo non potrebbe rientrare.
Detto terra terra: o fuori o dentro. Definitivamente.
A tempo ci sono solo i neuroni di chi fa certe proposte.
Saluti,
Mauro.
Proposta assurda, basta un minimo di buon senso (non serve neanche intelligenza) per capirlo.
La proposta sembrava definitivamente messa da parte dopo il nuovo accordo appena raggiunto.
Ma... oggi in radio (radio tedesca, la Deutschlandfunk) hanno detto che Schäuble continua a ritenerla la cosa migliore.
Schäuble può insistere quanto vuole, la proposta rimane assurda.
Perché assurda? Perché un'uscita a tempo (soprattutto per un paese nelle condizioni della Grecia) semplicemente non può esistere.
Infatti, se uscendo dall'Euro la Grecia si dovesse riprendere e costruire una crescita economica abbastanza stabile, allora sarà la Grecia (e soprattutto i greci) a non voler rientrare nell'Euro. Non le converrebbe per niente rientrare.
Altrettanto infatti, se uscendo dall'Euro la Grecia dovesse andare ancora peggio o anche solo rimanere nella situazione attuale, allora non rispetterebbe i parametri per rientrare nell'Euro. Ergo non potrebbe rientrare.
Detto terra terra: o fuori o dentro. Definitivamente.
A tempo ci sono solo i neuroni di chi fa certe proposte.
Saluti,
Mauro.
sabato 18 luglio 2015
Non paragonate Schäuble (o Merkel) ai nazisti
I nazisti, per quanto criminali, almeno avevano un piano, una meta.
Saluti,
Mauro.
Saluti,
Mauro.
giovedì 16 luglio 2015
martedì 14 luglio 2015
La morale della favola greca
Quando sei debole e ti ribelli, paghi doppio.
E sei hai un primo ministro che non ha un piano B... anche triplo.
Quando sei poco furbo, infatti, conta poco aver ragione o torto.
Saluti,
Mauro.
E sei hai un primo ministro che non ha un piano B... anche triplo.
Quando sei poco furbo, infatti, conta poco aver ragione o torto.
Saluti,
Mauro.
sabato 11 luglio 2015
Bosnia-Erzegovina: genocidi e veti
Sono vent'anni dal massacro di Srebenica, più di 8000 morti bosgnacchi (i musulmani bosniaci) per mano dei serbi di Bosnia (con l'aiuto dei serbi di Serbia, per essere sinceri).
Sotto gli occhi indifferenti delle truppe ONU olandesi.
Ma non voglio parlarvi del massacro. Ormai ne avete letto in tutte le salse e non voglio unirmi al coro dei ricordi vuoti e obbligati (e spesso ipocriti).
Voglio parlarvi di quello che è successo in questi giorni, vent'anni dopo.
Al consiglio di sicurezza dell'ONU era in discussione la proposta di definire il massacro di Srebenica come genocidio. Proposta saltata per il veto della Russia.
Ora, prima di tornare al voto dell'ONU, una chiarificazione storica.
Nelle guerre di disgregazione della Jugoslavia tutti hanno fatto le loro belle stronzate (alias crimini di guerra): i croati, i serbi, i bosgnacchi e, qualche anno dopo, i kosovari.
Gli sloveni no, ma solo perché non ne hanno avuto il tempo: la loro indipendenza è stata riconosciuta alla sveltissima e poi avevano la Croazia che gli faceva da cuscinetto nei confronti della Serbia.
I montenegrini sono stati fin dall'inizio dalla parte dei serbi (infatti alcuni dei criminali di guerra "serbi" erano in realtà montenegrini) e si sono separati pacificamente dalla Serbia molti anni dopo.
I macedoni nessuno li voleva... quindi praticamente nessuno si è accorto che se n'erano andati (e comunque non è che anche lì le cose siano andate proprio pulite pulite).
Insomma nessuno può scagliare la prima pietra, ma è innegabile che i serbi abbiano commesso i crimini maggiori, tra cui Srebenica, il più grande e grave di tutti.
Ma limitandoci alla Bosnia-Erzegovina, quale era la situazione?
In Bosnia-Erzegovina ci sono tre grandi gruppi etnici: croati, serbi e bosgnacchi.
I croati volevano sbattere fuori i serbi dal paese e sopportavano i bosgnacchi (fino a che questi stavano buoni e sottomessi).
I serbi volevano sbattere fuori i croati dal paese e sterminare - sì, sterminare - i bosgnacchi.
I bosgnacchi non è che fossero dei santi (del resto un popolo santo devo ancora trovarlo in tutto il mondo), ma erano il vaso di coccio tra i due vasi di ferro.
Date queste premesse... il risultato è Srebenica (e va già bene che sia stato l'unico massacro di questa entità).
Visto quanto sopra la definizione di genocidio sembra quindi coerente.
E io invece vi dico di no.
All'ONU la Russia, anche se per i motivi sbagliati (cioè "i fratelli ortodossi serbi hanno sempre ragione quando vanno contro musulmani o cattolici, comunque lo facciano"), ha fatto la cosa giusta.
Sì lo so, siete saltati sulla sedia :-)
Eppure ragionate.
Il genocidio dei nazisti contro gli ebrei non è Auschwitz. È tutto, compreso Auschwitz.
Il genocidio dei turchi contro gli armeni non è la Cilicia. È tutto, compresa la Cilicia.
Quindi il genocidio dei serbi contro i bosgnacchi non è Srebenica. È tutto, compresa Srebenica.
Il problema è che in questo caso il veto russo sarebbe ancora più urlato e violento.
Saluti,
Mauro.
Sotto gli occhi indifferenti delle truppe ONU olandesi.
Ma non voglio parlarvi del massacro. Ormai ne avete letto in tutte le salse e non voglio unirmi al coro dei ricordi vuoti e obbligati (e spesso ipocriti).
Voglio parlarvi di quello che è successo in questi giorni, vent'anni dopo.
Al consiglio di sicurezza dell'ONU era in discussione la proposta di definire il massacro di Srebenica come genocidio. Proposta saltata per il veto della Russia.
Ora, prima di tornare al voto dell'ONU, una chiarificazione storica.
Nelle guerre di disgregazione della Jugoslavia tutti hanno fatto le loro belle stronzate (alias crimini di guerra): i croati, i serbi, i bosgnacchi e, qualche anno dopo, i kosovari.
Gli sloveni no, ma solo perché non ne hanno avuto il tempo: la loro indipendenza è stata riconosciuta alla sveltissima e poi avevano la Croazia che gli faceva da cuscinetto nei confronti della Serbia.
I montenegrini sono stati fin dall'inizio dalla parte dei serbi (infatti alcuni dei criminali di guerra "serbi" erano in realtà montenegrini) e si sono separati pacificamente dalla Serbia molti anni dopo.
I macedoni nessuno li voleva... quindi praticamente nessuno si è accorto che se n'erano andati (e comunque non è che anche lì le cose siano andate proprio pulite pulite).
Insomma nessuno può scagliare la prima pietra, ma è innegabile che i serbi abbiano commesso i crimini maggiori, tra cui Srebenica, il più grande e grave di tutti.
Ma limitandoci alla Bosnia-Erzegovina, quale era la situazione?
In Bosnia-Erzegovina ci sono tre grandi gruppi etnici: croati, serbi e bosgnacchi.
I croati volevano sbattere fuori i serbi dal paese e sopportavano i bosgnacchi (fino a che questi stavano buoni e sottomessi).
I serbi volevano sbattere fuori i croati dal paese e sterminare - sì, sterminare - i bosgnacchi.
I bosgnacchi non è che fossero dei santi (del resto un popolo santo devo ancora trovarlo in tutto il mondo), ma erano il vaso di coccio tra i due vasi di ferro.
Date queste premesse... il risultato è Srebenica (e va già bene che sia stato l'unico massacro di questa entità).
Visto quanto sopra la definizione di genocidio sembra quindi coerente.
E io invece vi dico di no.
All'ONU la Russia, anche se per i motivi sbagliati (cioè "i fratelli ortodossi serbi hanno sempre ragione quando vanno contro musulmani o cattolici, comunque lo facciano"), ha fatto la cosa giusta.
Sì lo so, siete saltati sulla sedia :-)
Eppure ragionate.
Il genocidio dei nazisti contro gli ebrei non è Auschwitz. È tutto, compreso Auschwitz.
Il genocidio dei turchi contro gli armeni non è la Cilicia. È tutto, compresa la Cilicia.
Quindi il genocidio dei serbi contro i bosgnacchi non è Srebenica. È tutto, compresa Srebenica.
Il problema è che in questo caso il veto russo sarebbe ancora più urlato e violento.
Saluti,
Mauro.
giovedì 9 luglio 2015
Grecia: debiti e prestiti
Rischio di diventare noioso, ma devo scrivere di nuovo della situazione greca.
Il referendum è passato. E per ora non sembra cambiato nulla. Né in meglio né in peggio.
Continua infatti il teatrino del tira e molla tra Atene e Bruxelles (o Berlino, se preferite).
Cerchiamo di riassumere i punti importanti.
1) Le misure proposte alla Grecia e finora attuate hanno depresso ulteriormente l'economia greca. Infatti, mentre a parole si parlava di abbattere i costi, insieme ai costi si sono abbattuti gli investimenti (oltre che lo stato sociale).
2) Le misure non ancora applicate o anche solo proposte vanno tutte nella stessa direzione di cui sopra. Ma abbattendo gli investimenti come fa la Grecia a guadagnare e quindi a trovare i soldi per pagare i suoi debiti? Con i prestiti? OK, ma...
3) La Grecia finora ha usato i prestiti praticamente solo per pagare i debiti. E l'Europa lo sa benissimo. Insomma è un cane che si morde la coda... ma così facendo (e facendo finta che gli interessi non contino) il debito al massimo si stabilizza, non si riduce.
4) Traducendo il punto 3) in parole povere: Bruxelles tiene le banconote nella mano destra e le passa ad Atene che le prende con la sinistra. Poi Atene se le passa nella destra e con essa le dà a Bruxelles che le prende con la sinistra. Poi Bruxelles se le passa nella destra e il giro ricomincia.
5) Ergo, se Bruxelles e Atene smettessero di darsi soldi a vicenda i bilanci non cambierebbero da nessuna delle due parti (ma se smettessero i tedeschi urlebbero "greci ladri" ancora più forte, non rendendosi conto della stupidità della cosa).
6) Domanda: a cosa serve questo teatrino? Se in Germania, altri importanti paesi europei o per la UE fossero previste elezioni a breve, parlerei di teatrino elettorale. Ma elezioni a breve non ve ne sono. Quindi? Boh!
7) Tsipras rifiuta l'austerità rigida imposta fino a ora. E, a parole, non si può che dargli ragione. Ma finora non ha proposto nulla di concreto, nulla di applicabile in alternativa. È solo uno che ha sottovalutato quello che lo aspettava, è un incapace o la risposta è un'altra? E se è un'altra, qual è?
Io non so cosa dirvi, ma pensate anche voi a questi sette punti.
E magari spiegatemi le cose. Grazie.
Saluti,
Mauro.
Il referendum è passato. E per ora non sembra cambiato nulla. Né in meglio né in peggio.
Continua infatti il teatrino del tira e molla tra Atene e Bruxelles (o Berlino, se preferite).
Cerchiamo di riassumere i punti importanti.
1) Le misure proposte alla Grecia e finora attuate hanno depresso ulteriormente l'economia greca. Infatti, mentre a parole si parlava di abbattere i costi, insieme ai costi si sono abbattuti gli investimenti (oltre che lo stato sociale).
2) Le misure non ancora applicate o anche solo proposte vanno tutte nella stessa direzione di cui sopra. Ma abbattendo gli investimenti come fa la Grecia a guadagnare e quindi a trovare i soldi per pagare i suoi debiti? Con i prestiti? OK, ma...
3) La Grecia finora ha usato i prestiti praticamente solo per pagare i debiti. E l'Europa lo sa benissimo. Insomma è un cane che si morde la coda... ma così facendo (e facendo finta che gli interessi non contino) il debito al massimo si stabilizza, non si riduce.
4) Traducendo il punto 3) in parole povere: Bruxelles tiene le banconote nella mano destra e le passa ad Atene che le prende con la sinistra. Poi Atene se le passa nella destra e con essa le dà a Bruxelles che le prende con la sinistra. Poi Bruxelles se le passa nella destra e il giro ricomincia.
5) Ergo, se Bruxelles e Atene smettessero di darsi soldi a vicenda i bilanci non cambierebbero da nessuna delle due parti (ma se smettessero i tedeschi urlebbero "greci ladri" ancora più forte, non rendendosi conto della stupidità della cosa).
6) Domanda: a cosa serve questo teatrino? Se in Germania, altri importanti paesi europei o per la UE fossero previste elezioni a breve, parlerei di teatrino elettorale. Ma elezioni a breve non ve ne sono. Quindi? Boh!
7) Tsipras rifiuta l'austerità rigida imposta fino a ora. E, a parole, non si può che dargli ragione. Ma finora non ha proposto nulla di concreto, nulla di applicabile in alternativa. È solo uno che ha sottovalutato quello che lo aspettava, è un incapace o la risposta è un'altra? E se è un'altra, qual è?
Io non so cosa dirvi, ma pensate anche voi a questi sette punti.
E magari spiegatemi le cose. Grazie.
Saluti,
Mauro.
sabato 4 luglio 2015
La Grecia, l'Europa e il referendum
Ormai ci siamo. Domani in Grecia si vota per il referendum sulla trattativa tra Grecia e Troika.
Ne ho già parlato qui e in un commento a questo articolo di un amico.
Oggi però non voglio parlarvi di cosa penso del referendum in sè. Voglio parlarvi della sua (presunta) importanza per l'Europa.
Chi è dalla parte di Tsipras e del no sta raccontando in giro che questo referendum potrebbe essere l'inizio di una nuova Europa.
Chi è dalla parte di Schäuble (perché il vero sostenitore della durezza è lui, il ministro delle finanze tedesco, colui che veramente comanda in Germania, non la Merkel, Juncker o la Troika) e del sì sta raccontando in giro che col sì i greci dimostrebbero all'Europa serietà e sarebbero di esempio per l'Europa stessa.
Balle, solo balle. Da entrambe le parti.
Questo referendum ha importanza solo e unicamente per la Grecia. Internamente.
Per l'Europa i greci possono votare quello che vogliono e non cambia nulla.
Ma non perché il voto in sè non significhi nulla, bensì perché - scusate il cinismo - è la Grecia a non significare nulla.
Che peso percentuale ha la Grecia nel PIL e negli altri indicatori economico-finanziari dell'Europa?
Che peso percentuale ha la Grecia nell'import/export europeo?
Che peso politico ha la Grecia in Europa e fuori?
Quale percentuale degli scambi bilaterali costituisce la Grecia per gli altri paesi europei (e non solo)?
Quale peso sui bilanci degli altri stati hanno i debiti greci?
Sì, la riposta è semplice e la avete capita: poco più di zero.
E vale per tutte e cinque le domande (anche per la quinta, sì, qualunque cosa ci raccontino i cosiddetti economisti).
È chiaro: ciò non ci libera dagli obblighi morali verso il popolo greco... ma qualunque cosa succeda in Grecia non avrà - non potrà avere - effetti globali sull'Europa (sia intesa come EU sia come zona Euro sia in senso geografico).
La Grecia ha un peso troppo limitato (soprattutto ora che non esiste più la contrapposizione NATO-Patto di Varsavia).
Detto papale papale: la Grecia non conta nulla. È cinico, lo so, ma è così.
Quindi - se non siete greci - rilassatevi: qualunque idea politica, economica, umana, etica, eccetera abbiate... domani per voi non cambierà un belino. Né in meglio né in peggio.
Se invece siete greci preparatevi al peggio. Chiunque vinca, purtroppo.
Saluti,
Mauro.
Ne ho già parlato qui e in un commento a questo articolo di un amico.
Oggi però non voglio parlarvi di cosa penso del referendum in sè. Voglio parlarvi della sua (presunta) importanza per l'Europa.
Chi è dalla parte di Tsipras e del no sta raccontando in giro che questo referendum potrebbe essere l'inizio di una nuova Europa.
Chi è dalla parte di Schäuble (perché il vero sostenitore della durezza è lui, il ministro delle finanze tedesco, colui che veramente comanda in Germania, non la Merkel, Juncker o la Troika) e del sì sta raccontando in giro che col sì i greci dimostrebbero all'Europa serietà e sarebbero di esempio per l'Europa stessa.
Balle, solo balle. Da entrambe le parti.
Questo referendum ha importanza solo e unicamente per la Grecia. Internamente.
Per l'Europa i greci possono votare quello che vogliono e non cambia nulla.
Ma non perché il voto in sè non significhi nulla, bensì perché - scusate il cinismo - è la Grecia a non significare nulla.
Che peso percentuale ha la Grecia nel PIL e negli altri indicatori economico-finanziari dell'Europa?
Che peso percentuale ha la Grecia nell'import/export europeo?
Che peso politico ha la Grecia in Europa e fuori?
Quale percentuale degli scambi bilaterali costituisce la Grecia per gli altri paesi europei (e non solo)?
Quale peso sui bilanci degli altri stati hanno i debiti greci?
Sì, la riposta è semplice e la avete capita: poco più di zero.
E vale per tutte e cinque le domande (anche per la quinta, sì, qualunque cosa ci raccontino i cosiddetti economisti).
È chiaro: ciò non ci libera dagli obblighi morali verso il popolo greco... ma qualunque cosa succeda in Grecia non avrà - non potrà avere - effetti globali sull'Europa (sia intesa come EU sia come zona Euro sia in senso geografico).
La Grecia ha un peso troppo limitato (soprattutto ora che non esiste più la contrapposizione NATO-Patto di Varsavia).
Detto papale papale: la Grecia non conta nulla. È cinico, lo so, ma è così.
Quindi - se non siete greci - rilassatevi: qualunque idea politica, economica, umana, etica, eccetera abbiate... domani per voi non cambierà un belino. Né in meglio né in peggio.
Se invece siete greci preparatevi al peggio. Chiunque vinca, purtroppo.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 1 luglio 2015
Spero di sbagliarmi...
...ma temo che il referendum organizzato da Tsipras in poco più di una settimana, obbligando (almeno in teoria) i votanti a leggersi tutte le carte della trattativa tra la Grecia e la Troika per votare consapevolmente, si rivelerà un autogol.
Sia che vincano i sì, sia che vincano i no.
Sia ben chiaro, spero di sbagliarmi.
Saluti,
Mauro.
Sia che vincano i sì, sia che vincano i no.
Sia ben chiaro, spero di sbagliarmi.
Saluti,
Mauro.
venerdì 26 giugno 2015
Il giornalismo e la scienza... di nuovo (purtroppo)
Tutti avrete letto tra ieri e oggi la storia secondo cui tre ragazzini inglesi avrebbero "inventato" un preservativo che cambia colore entrando in contatto con fonti infettive, quindi utile a farti fermare in tempo quando hai rapporti sessuali con persone portatrici di malattie sessualmente trasmissibili.
Non è proprio una bufala, ma quell'"inventato" la rende comunque una cazzata (c'è chi - Butac - lo ha fatto notare prima di me, ma io al proposito vorrei dire qualcosa di più).
Come esempio vi riporto l'articolo del Fatto Quotidiano (anche se, con gli stessi errori, ne hanno parlato praticamente tutti... e come ci racconta qui Mats Schönauer, anche la stampa tedesca, non solo quella italiana).
Vi riporto quest'articolo per due motivi:
1) è stato il primo al proposito che ho letto;
2) non è scritto da un classico giornalista, ma dalla presidente della federazione italiana di sessuologia scientifica (a parte che dovrebbe spiegarmi perché "scientifica": ogni "-logia" - parapsicologia a parte, ma quel "para-" all'inizio ci chiarisce le cose se abbiamo due neuroni funzionanti - o è scientifica o proprio non esiste).
Ecco, quei ragazzini in realtà non hanno inventato (ancora) nulla.
I miei lettori più fedeli sanno che da anni mi occupo di proprietà intellettuale, innovazione, eccetera (uno degli articoli di maggior successo della storia di questo blog si occupava proprio di questi temi).
Quindi qualcosa al proposito posso chiarire.
Come dice il sito della competizione a cui i ragazzini hanno partecipato, questi hanno avuto una concept idea. Una "concept idea" altro non è che una semplice idea, un concetto di base, non un'invenzione.
Vi faccio un esempio: se io dico che sarebbe bello avere un autobus che possa sollevarsi di qualche metro da terra per evitare gli ingorghi ho espresso una concept idea.
Per farla diventare invenzione devo almeno presentare uno studio di fattibilità con conti e schemi che ne dimostrino la realizzabilità pratica (se non addirittura presentarne un prototipo, magari in scala ridotta).
Ecco, quei ragazzini si sono fermati al primo passo: hanno semplicemente dichiarato che sarebbe bello avere un preservativo che grazie alla sua composizione chimica possa cambiare colore in presenza di una malattia sessualmente trasmissibile.
Oltre (almeno per ora) non sono andati.
E, grazie alla mia esperienza con la proprietà intellettuale, posso dirvi che anche se andranno oltre (e glielo auguro e consiglio, perché è comunque un ottimo esercizio di scienza e tecnica) purtroppo non potranno mai brevettare la loro invenzione.
Perché?
Semplicemente perché detto preservativo è già stato brevettato una decina d'anni fa (qui il brevetto). Quindi... nulla di nuovo... in questo caso non sotto il sole, ma dove non batte il sole.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
A seconda delle fonti in inglese troverete le sigle STI e STD... non sono cose diverse: STD significa sexually transmitted disease, STI sexually transmitted illness, quindi sono sinonimi.
Non è proprio una bufala, ma quell'"inventato" la rende comunque una cazzata (c'è chi - Butac - lo ha fatto notare prima di me, ma io al proposito vorrei dire qualcosa di più).
Come esempio vi riporto l'articolo del Fatto Quotidiano (anche se, con gli stessi errori, ne hanno parlato praticamente tutti... e come ci racconta qui Mats Schönauer, anche la stampa tedesca, non solo quella italiana).
Vi riporto quest'articolo per due motivi:
1) è stato il primo al proposito che ho letto;
2) non è scritto da un classico giornalista, ma dalla presidente della federazione italiana di sessuologia scientifica (a parte che dovrebbe spiegarmi perché "scientifica": ogni "-logia" - parapsicologia a parte, ma quel "para-" all'inizio ci chiarisce le cose se abbiamo due neuroni funzionanti - o è scientifica o proprio non esiste).
Ecco, quei ragazzini in realtà non hanno inventato (ancora) nulla.
I miei lettori più fedeli sanno che da anni mi occupo di proprietà intellettuale, innovazione, eccetera (uno degli articoli di maggior successo della storia di questo blog si occupava proprio di questi temi).
Quindi qualcosa al proposito posso chiarire.
Come dice il sito della competizione a cui i ragazzini hanno partecipato, questi hanno avuto una concept idea. Una "concept idea" altro non è che una semplice idea, un concetto di base, non un'invenzione.
Vi faccio un esempio: se io dico che sarebbe bello avere un autobus che possa sollevarsi di qualche metro da terra per evitare gli ingorghi ho espresso una concept idea.
Per farla diventare invenzione devo almeno presentare uno studio di fattibilità con conti e schemi che ne dimostrino la realizzabilità pratica (se non addirittura presentarne un prototipo, magari in scala ridotta).
Ecco, quei ragazzini si sono fermati al primo passo: hanno semplicemente dichiarato che sarebbe bello avere un preservativo che grazie alla sua composizione chimica possa cambiare colore in presenza di una malattia sessualmente trasmissibile.
Oltre (almeno per ora) non sono andati.
E, grazie alla mia esperienza con la proprietà intellettuale, posso dirvi che anche se andranno oltre (e glielo auguro e consiglio, perché è comunque un ottimo esercizio di scienza e tecnica) purtroppo non potranno mai brevettare la loro invenzione.
Perché?
Semplicemente perché detto preservativo è già stato brevettato una decina d'anni fa (qui il brevetto). Quindi... nulla di nuovo... in questo caso non sotto il sole, ma dove non batte il sole.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
A seconda delle fonti in inglese troverete le sigle STI e STD... non sono cose diverse: STD significa sexually transmitted disease, STI sexually transmitted illness, quindi sono sinonimi.
mercoledì 24 giugno 2015
Una leggenda cinematografica
Qualche giorno fa mi sono rivisto il film "Il Gattopardo". Gran film.
La citazione più famosa dal film (e dal libro da cui è tratto) è senza ombra di dubbio "Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi".
Tanto famosa che in realtà la conoscono anche coloro che non hanno mai né visto il film né letto il libro.
C'è un solo piccolo problema (no, la citazione - contrariamente ad altre nella storia del cinema e della letteratura citate sempre sbagliate - è testualmente corretta, almeno riguardo al film... il romanzo lo ho letto secoli fa e non posso ora controllare)... questa frase viene sempre attribuita a Don Fabrizio, Principe di Salina (interpretato nel film da Burt Lancaster). Persino sulla copertina del DVD in mio possesso viene attribuita a lui.
Però Don Fabrizio non pronuncia mai questa frase. E quando parla del concetto che la frase esprime sembra quasi rattristarsene, non averlo come programma.
E allora?
La frase esce dalla bocca del nipote del principe, Tancredi (interpretato nel film da Alain Delon), che tra l'altro la intende veramente in maniera programmatica.
Ho voluto riguardarmi la scena più volte. Eppure continuava a pronunciarla Tancredi.
La cosa interessante è che sia in rete che nelle biblioteche si trova sufficiente materiale con l'attribuzione corretta (qui un esempio)... ma nella testa della gente rimane pronunciata da Don Fabrizio.
Il romanzo è del 1956 (pubblicato nel 1958) e il film del 1963. Ormai temo che quelle parole nelle teste rimarranno per l'eternità appiccicate al personaggio sbagliato.
Saluti,
Mauro.
La citazione più famosa dal film (e dal libro da cui è tratto) è senza ombra di dubbio "Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi".
Tanto famosa che in realtà la conoscono anche coloro che non hanno mai né visto il film né letto il libro.
C'è un solo piccolo problema (no, la citazione - contrariamente ad altre nella storia del cinema e della letteratura citate sempre sbagliate - è testualmente corretta, almeno riguardo al film... il romanzo lo ho letto secoli fa e non posso ora controllare)... questa frase viene sempre attribuita a Don Fabrizio, Principe di Salina (interpretato nel film da Burt Lancaster). Persino sulla copertina del DVD in mio possesso viene attribuita a lui.
Però Don Fabrizio non pronuncia mai questa frase. E quando parla del concetto che la frase esprime sembra quasi rattristarsene, non averlo come programma.
E allora?
La frase esce dalla bocca del nipote del principe, Tancredi (interpretato nel film da Alain Delon), che tra l'altro la intende veramente in maniera programmatica.
Ho voluto riguardarmi la scena più volte. Eppure continuava a pronunciarla Tancredi.
La cosa interessante è che sia in rete che nelle biblioteche si trova sufficiente materiale con l'attribuzione corretta (qui un esempio)... ma nella testa della gente rimane pronunciata da Don Fabrizio.
Il romanzo è del 1956 (pubblicato nel 1958) e il film del 1963. Ormai temo che quelle parole nelle teste rimarranno per l'eternità appiccicate al personaggio sbagliato.
Saluti,
Mauro.
venerdì 19 giugno 2015
Il casino col pedaggio in Germania - 3 (e la censura del Fatto Quotidiano)
Ricorderete che già due volte vi ho parlato dell'introduzione del pedaggio autostradale in Germania per le automobili: qui e qui.
Ora finalmente l'Europa è intervenuta e ha aperto una procedura d'infrazione contro la Germania.
La prima risposta del governo tedesco è stata quella di rinviare ulteriormente l'introduzione del pedaggio. Non più 2015 (come originariamente previsto) o 2016 (come poi deciso per ragioni "tecniche"), bensì 2017.
Intanto aspettiamo la sentenza dell'Europa.
Nel frattempo credo possa interessarvi il commento che ho scritto oggi all'articolo pubblicato in proposito dal Fatto Quotidiano (non che il Fatto abbia scritto un articolo particolarmente buono o particolarmente cattivo... ma è stato il primo che ho letto, avrei risposto lo stesso su altri quotidiani).
Io sono italiano ma vivo in Germania, quindi sarei uno dei "beneficiati" (visto che per risparmiarsi il pedaggio non serve essere cittadini tedeschi, ma residenti in Germania, anzi aver l'auto immatricolata in Germania).
E dico due cose:
1) Questo pedaggio è uno scandalo;
2) Il pedaggio in Germania deve essere introdotto.
Contraddizione? No: il pedaggio di fatto solo per gli stranieri è una stronzata delinquenziale, indipendentemente da ciò che deciderà l'Europa.
Però le infrastrutture stradali e autostradali (ma anche molte ferroviarie, ma questa è un'altra storia che non c'entra col pedaggio) tedesche sono in una condizione penosa, da vent'anni (se non di più) solo manutenzione di facciata, autostrade allargate a tre-quattro corsie, ma senza sanare le due originarie (il cui substrato somiglia più a stracchino che ad asfalto o cemento), nuove corsie costruite con materiali già vecchi, ponti soprattutto in condizioni pericolose (un sacco di ponti - anche autostradali - tedeschi sono proibiti al traffico pesante in quanto i TIR rischierebbero di farli crollare). Eccetera, eccetera.
Quindi il pedaggio è necessario per avere i fondi per, almeno, risolvere i problemi più urgenti (visto che lo stato delle strade e autostrade non è solo un pericolo, ma danneggia anche l'economia: giri più lunghi per i trasporti pesanti con aumento di costi e di code, quindi provocando aumenti di costi e tempi anche per il traffico leggero).
Ma è necessario un pedaggio per tutti. Auto tedesche comprese.
E non solo per ragioni di giustizia, ma anche di pragmaticità: se il pedaggio lo pagassero solo le auto straniere, i fondi così raccolti servirebbero solo a fare un po' di cosmetica. Non basterebbero per interventi seri (e necessari!).
Se alla fine il pedaggio verrà introdotto nella forma prevista o simili (e voluta, guarda caso, soprattutto dai bavaresi... gli altri tedeschi magari non parlano contro, ma comunque storcono il naso) io probabilmente venderò l'auto... così lo stato tedesco perderà anche quei soldi che otterrebbe da me con tasse, accise sui carburanti, ecc.
E molti cittadini stranieri con auto immatricolata in Germania (ma anche alcuni tedeschi per solidarietà) stanno pensando la stessa cosa (certo, se poi lo faranno veramente sta scritto su un'altra pagina... non sempre il comportamento effettivo poi corrisponde alle dichiarazioni d'intenti).
Per quanto riguarda l'esempio portato da Dobrindt sul comune austriaco che risparmia rispetto non solo agli stranieri ma anche rispetto ad altri austriaci... dimostra solo l'ignoranza (o ipocrisia?) di Dobrindt stesso... agevolazioni per residenti degli immediati dintorni sono un discorso diverso da un pedaggio solo per stranieri (che di fatto corrisponderebbe a un tassa d'entrata, quindi a una limitazione occulta di Schengen).
Esistono in tutta Europa (anzi, in tutto il mondo) località raggiungibili solo con difficoltà o non in grado di accogliere troppo traffico (o dove chi ci vive ha passaggi obbligati mentre chi solo attraversa può scegliere altri percorsi), dove vi sono "pedaggi" per chi arriva da fuori, ma non per i residenti.
Non mi pare che la Germania sia raggiungibile con difficoltà o non sia (manutenzione mancante a parte) in grado di accogliere troppo traffico.
Interessante è che il Fatto Quotidiano ha rimosso il commento.
Sul sito non lo trovate, in quanto rimosso (e dato che il Fatto si affida a Disqus, quindi i rifiuti e le rimozioni non sono facilmente documentabili, io posso vedere cosa è successo col mio commento, ma salvarlo in versione poi pubblicabile non è altrettanto semplice).
Comunque, perché ciò? Chiaramente non ho ricevuto motivazioni... ma i fatti sono comunque chiari: ho criticato la Germania, non l'Italia. E per il Fatto (e non solo) sono accettabili solo commenti che - anche quando l'Italia non c'entra - contengano almeno una critica all'Italia e mettano in buona luce l'estero. L'opposto merita solo censura.
Secondo voi il mio commento era da censurare/cancellare?
Oppure, se considerato sbagliato, non si sarebbero potuti portare argomenti per contestarlo?
Ma argomentare è difficile, cancellare facile...
Saluti,
Mauro.
P.S.:
"Stranamente" dopo le mie accuse di censura (sia qui sopra che sul Fatto Quotidiano stesso) il mio commento prima "rimosso" (come testimoniato da Disqus, che gestisce i commenti del Fatto Quotidiano) ora è incredibilmente visibile.
Ora finalmente l'Europa è intervenuta e ha aperto una procedura d'infrazione contro la Germania.
La prima risposta del governo tedesco è stata quella di rinviare ulteriormente l'introduzione del pedaggio. Non più 2015 (come originariamente previsto) o 2016 (come poi deciso per ragioni "tecniche"), bensì 2017.
Intanto aspettiamo la sentenza dell'Europa.
Nel frattempo credo possa interessarvi il commento che ho scritto oggi all'articolo pubblicato in proposito dal Fatto Quotidiano (non che il Fatto abbia scritto un articolo particolarmente buono o particolarmente cattivo... ma è stato il primo che ho letto, avrei risposto lo stesso su altri quotidiani).
Io sono italiano ma vivo in Germania, quindi sarei uno dei "beneficiati" (visto che per risparmiarsi il pedaggio non serve essere cittadini tedeschi, ma residenti in Germania, anzi aver l'auto immatricolata in Germania).
E dico due cose:
1) Questo pedaggio è uno scandalo;
2) Il pedaggio in Germania deve essere introdotto.
Contraddizione? No: il pedaggio di fatto solo per gli stranieri è una stronzata delinquenziale, indipendentemente da ciò che deciderà l'Europa.
Però le infrastrutture stradali e autostradali (ma anche molte ferroviarie, ma questa è un'altra storia che non c'entra col pedaggio) tedesche sono in una condizione penosa, da vent'anni (se non di più) solo manutenzione di facciata, autostrade allargate a tre-quattro corsie, ma senza sanare le due originarie (il cui substrato somiglia più a stracchino che ad asfalto o cemento), nuove corsie costruite con materiali già vecchi, ponti soprattutto in condizioni pericolose (un sacco di ponti - anche autostradali - tedeschi sono proibiti al traffico pesante in quanto i TIR rischierebbero di farli crollare). Eccetera, eccetera.
Quindi il pedaggio è necessario per avere i fondi per, almeno, risolvere i problemi più urgenti (visto che lo stato delle strade e autostrade non è solo un pericolo, ma danneggia anche l'economia: giri più lunghi per i trasporti pesanti con aumento di costi e di code, quindi provocando aumenti di costi e tempi anche per il traffico leggero).
Ma è necessario un pedaggio per tutti. Auto tedesche comprese.
E non solo per ragioni di giustizia, ma anche di pragmaticità: se il pedaggio lo pagassero solo le auto straniere, i fondi così raccolti servirebbero solo a fare un po' di cosmetica. Non basterebbero per interventi seri (e necessari!).
Se alla fine il pedaggio verrà introdotto nella forma prevista o simili (e voluta, guarda caso, soprattutto dai bavaresi... gli altri tedeschi magari non parlano contro, ma comunque storcono il naso) io probabilmente venderò l'auto... così lo stato tedesco perderà anche quei soldi che otterrebbe da me con tasse, accise sui carburanti, ecc.
E molti cittadini stranieri con auto immatricolata in Germania (ma anche alcuni tedeschi per solidarietà) stanno pensando la stessa cosa (certo, se poi lo faranno veramente sta scritto su un'altra pagina... non sempre il comportamento effettivo poi corrisponde alle dichiarazioni d'intenti).
Per quanto riguarda l'esempio portato da Dobrindt sul comune austriaco che risparmia rispetto non solo agli stranieri ma anche rispetto ad altri austriaci... dimostra solo l'ignoranza (o ipocrisia?) di Dobrindt stesso... agevolazioni per residenti degli immediati dintorni sono un discorso diverso da un pedaggio solo per stranieri (che di fatto corrisponderebbe a un tassa d'entrata, quindi a una limitazione occulta di Schengen).
Esistono in tutta Europa (anzi, in tutto il mondo) località raggiungibili solo con difficoltà o non in grado di accogliere troppo traffico (o dove chi ci vive ha passaggi obbligati mentre chi solo attraversa può scegliere altri percorsi), dove vi sono "pedaggi" per chi arriva da fuori, ma non per i residenti.
Non mi pare che la Germania sia raggiungibile con difficoltà o non sia (manutenzione mancante a parte) in grado di accogliere troppo traffico.
Interessante è che il Fatto Quotidiano ha rimosso il commento.
Sul sito non lo trovate, in quanto rimosso (e dato che il Fatto si affida a Disqus, quindi i rifiuti e le rimozioni non sono facilmente documentabili, io posso vedere cosa è successo col mio commento, ma salvarlo in versione poi pubblicabile non è altrettanto semplice).
Comunque, perché ciò? Chiaramente non ho ricevuto motivazioni... ma i fatti sono comunque chiari: ho criticato la Germania, non l'Italia. E per il Fatto (e non solo) sono accettabili solo commenti che - anche quando l'Italia non c'entra - contengano almeno una critica all'Italia e mettano in buona luce l'estero. L'opposto merita solo censura.
Secondo voi il mio commento era da censurare/cancellare?
Oppure, se considerato sbagliato, non si sarebbero potuti portare argomenti per contestarlo?
Ma argomentare è difficile, cancellare facile...
Saluti,
Mauro.
P.S.:
"Stranamente" dopo le mie accuse di censura (sia qui sopra che sul Fatto Quotidiano stesso) il mio commento prima "rimosso" (come testimoniato da Disqus, che gestisce i commenti del Fatto Quotidiano) ora è incredibilmente visibile.