martedì 16 luglio 2024

Il libro nero delle -poli

In questi giorni sto leggendo "Il libro nero della Lega" di Giovanni Tizian e Stefano Vergine, edito da Laterza.
Non voglio però qui parlarvi del libro in sé. Non lo ho ancora finito, quindi al limite lo farò quando ne avrò completato la lettura.

Qui voglio parlarvi di due considerazioni a cui mi ha portato il titolo dello stesso.

"Libro nero".
Tutto nacque (almeno a livello di massa) con "Il libro nero del Comunismo", 1997, a cura di Stéphane Courtois.
Da allora ogni libro che che si pone criticamente contro qualcosa o qualcuno e che cerca di elencarne o analizzarne le malefatte è "Il libro nero di questo o quello".
A parte la noia dei titoli sempre uguali (che dimostra la "fantasia" di editori e titolisti), un titolo del genere ha due problemi:
1) Se io leggo "Libro nero" mi aspetto qualcosa che elenchi TUTTE le malefatte del "protagonista" di detto libro, invece nella maggioranza dei casi si scegli solo una categoria di malefatte, quindi siamo più nell'ambito dell'inchiesta che del vero e proprio libro nero;
2) Un titolo del genere è sempre fuorviante, perché ti indirizza fin da subito: non ti lascia (o almeno cerca di non lasciarti) la scelta su come valutare le informazioni che troverai nel libro. La valutazione te la impone il titolo.

Questi pensieri mi hanno poi portato a una considerazione su un'altra mania giornalistica italiana, questa volta riguardante scandali che hanno portato a più o meno grandi inchieste giudiziarie: l'uso del suffisso "-poli".
Qui tutto nacque nel 1992 con "Tangentopoli" (che poi in termini giudiziari l'inchiesta era ufficialmente "Mani Pulite", non "Tangentopoli"). Il fatto è che "Tangentopoli", che piaccia o meno come nome, era stato creato in maniera filologicamente corretta... significava veramente "città delle tangenti". E infatti in origine il nome si riferiva non alla struttura criminale indagata ma proprio alla città di Milano. Tangentopoli era Milano.
Però poi, con scandali successivi, i giornalisti hanno dimostrato pigrizia e ignoranza, pappagallando questo primo nome e dimenticandosi cosa significasse "-poli" in greco, creando così nomi assurdi come Calciopoli, Vallettopoli, Bancopoli e chi più ne ha più ne metta.

Un tempo i giornalisti e gli editori contribuivano a creare e arricchire la lingua.
Oggi contribuiscono ad appiattirla e distruggerla.

Saluti,

Mauro.

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