Quando parliamo dell'invasione russa dell'Ucraina, quando parliamo di pace senza rendersi conto di quello che succede sul posto, quando chiediamo all'Ucraina di non resistere (e quindi di accettare la pace eterna), quando protestiamo contro l'invio di armi all'Ucraina (sapendo bene che la Russia ne ha molte di più)...
...bene, quando facciamo così, ricordiamoci quanto nel 1993 un grande pacifista, Alexander Langer, scrisse sulle guerre jugoslave.
Leggetevi questo testo (originariamente parlato da Langer su Radio Radicale) sul sito della Fondazione Langer.
Vi cito l'ultimo capoverso (ma voi leggete tutto!):
La minaccia o l'effettuazione reale di un intervento militare hanno senso solo se non resteranno l'unico tipo di impegno internazionale: ci sarà bisogno di un forte e molteplice impegno internazionale, a cominciare da un solido e generoso programma di ricostruzione del dialogo e della democrazia. Ma se si continuasse ad escludere, per le più svariate ragioni, il ricorso alla forza internazionale, si continuerebbe a lasciare libero il campo ai più forti e meglio armati, con il rischio di sterminare i gruppi più deboli (i musulmani bosniaci oggi, altri domani), di costituire un precedente pericolosissimo in Europa, di moltiplicare le guerre nell'area e di approfondire ancora di più il fossato tra Est e Ovest, tra mondo cristiano ed Islam, tra cristiani occidentali ed orientali. Questo non deve succedere.
La verità è che Langer sapeva che la pace non è solo assenza di combattimenti.
E qualche combattimento in più oggi in certi casi significa più pace domani. Se serve a difendere chi è più debole (e chi viene invaso).
Saluti,
Mauro.