Oggi si è scatenato un putiferio sulle dichiarazioni del commissario europeo Günther Oettinger, tedesco (anzi peggio: svevo), riguardo la situazione italiana.
E molti a dire che uno che rilascia certe dichiarazioni non può fare il commissario europeo.
Io non ho ancora letto o ascoltato il testo originale di Oettinger (conoscendo il tedesco non ho bisogno di fidarmi di quanto viene riportato in giro in italiano o inglese), quindi non giudico ancora la cosa.
Però una cosa la posso confermare: Günther Oettinger in un mondo normale non potrebbe essere commissario europeo, indipendentemente dalle dichiarazioni odierne.
Non potrebbe e non dovrebbe esserlo a causa delle sue frequentazioni.
Frequentazioni italiane.
Ne scrissi su questo blog ormai più di otto anni fa: Günther Oettinger.
Saluti,
Mauro.
Ogni tanto (anzi spesso) mi vengono in mente interpretazioni di avvenimenti e fatti oppure giudizi su persone ed eventi che non si possono certo definire conformisti. O magari semplicemente idee e pensieri personali, indipendenti. Alcune di queste idee saranno giuste e condivisibili, altre no, ma sono orgoglioso che non siano conformi. I commenti anonimi non sono graditi, essi verranno cancellati a meno che non portino contributi concreti e seri. Buona lettura a tutti.
martedì 29 maggio 2018
Perché Cottarelli e non Gentiloni?
Comunque si giudichino gli eventi degli ultimi giorni sia politicamente che istituzionalmente, su una cosa siamo tutti d'accordo: il governo Cottarelli serve solo a "traghettare" il Paese verso nuove elezioni ad autunno.
Giusto? Sbagliato? Ognuno la pensi come vuole, questo giudizio non è tema di questo articolo.
Tema di questo articolo è la domanda che ho visto fare in giro: perché Cottarelli e non Gentiloni?
Ora, fino alla cerimonia della campanella il governo in carica (affari correnti o no che siano) è il governo Gentiloni.
Il fatto che Gentiloni e i suoi ministri abbiano già cominciato il trasloco è ininfluente: l'Italia in questo momento ha un governo in carica e questo governo è il governo Gentiloni.
A livello costituzionale ma anche istituzionale in senso lato niente impedisce al governo Gentiloni di fare da traghetto.
E allora perché chiamare Cottarelli (o chiunque altro)?
A mio parere la motivazione è molto semplice.
Dopo l'incarico a Conte si è chiaramente operato uno stacco, una cesura. Dopo quell'incarico il governo Gentiloni è stato visto idealmente come dimesso dall'opinione pubblica e probabilmente sarebbe stato visto tale anche dal Parlamento. Anche perché sorretto da una ben precisa parte politica, diversa da quella del presidente incaricato.
Quindi riproporlo sarebbe stato visto sia dai nemici che dagli amici come una scelta politica, non una scelta di transizione (ed è lo stesso motivo per cui era in questo caso ancora più impraticabile chiedere a Conte di fare solo da traghettatore).
Serviva quindi una persona veramente esterna non alle istituzioni, ma all'attuale scenario politico.
Ora, chiarito perché Gentiloni no, resta da chiarire: perché proprio Cottarelli e non un altro?
Qui la motivazione credo sia un po' più complicata (e forse meno digeribile da parte di molti, trasversalmente agli schieramenti).
A mio modesto parere il fatto è che il governo-traghetto in base a come si svilupperanno i tempi per arrivare alle elezioni potrebbe essere comunque costretto a occuparsi della legge di bilancio, quindi serve qualcuno che sappia far di conto. Come Cottarelli appunto.
Teniamo poi anche conto che Cottarelli è stato apprezzato nella sua attività di controllore della spesa da quasi tutti, M5S compreso.
Scelta giusta? Sbagliata?
Motivazioni giustificate? Non giustificate?
Come detto, ognuno può pensarla come vuole, ma le motivazioni di questa scelta a mio parere queste sono.
Saluti,
Mauro.
Giusto? Sbagliato? Ognuno la pensi come vuole, questo giudizio non è tema di questo articolo.
Tema di questo articolo è la domanda che ho visto fare in giro: perché Cottarelli e non Gentiloni?
Ora, fino alla cerimonia della campanella il governo in carica (affari correnti o no che siano) è il governo Gentiloni.
Il fatto che Gentiloni e i suoi ministri abbiano già cominciato il trasloco è ininfluente: l'Italia in questo momento ha un governo in carica e questo governo è il governo Gentiloni.
A livello costituzionale ma anche istituzionale in senso lato niente impedisce al governo Gentiloni di fare da traghetto.
E allora perché chiamare Cottarelli (o chiunque altro)?
A mio parere la motivazione è molto semplice.
Dopo l'incarico a Conte si è chiaramente operato uno stacco, una cesura. Dopo quell'incarico il governo Gentiloni è stato visto idealmente come dimesso dall'opinione pubblica e probabilmente sarebbe stato visto tale anche dal Parlamento. Anche perché sorretto da una ben precisa parte politica, diversa da quella del presidente incaricato.
Quindi riproporlo sarebbe stato visto sia dai nemici che dagli amici come una scelta politica, non una scelta di transizione (ed è lo stesso motivo per cui era in questo caso ancora più impraticabile chiedere a Conte di fare solo da traghettatore).
Serviva quindi una persona veramente esterna non alle istituzioni, ma all'attuale scenario politico.
Ora, chiarito perché Gentiloni no, resta da chiarire: perché proprio Cottarelli e non un altro?
Qui la motivazione credo sia un po' più complicata (e forse meno digeribile da parte di molti, trasversalmente agli schieramenti).
A mio modesto parere il fatto è che il governo-traghetto in base a come si svilupperanno i tempi per arrivare alle elezioni potrebbe essere comunque costretto a occuparsi della legge di bilancio, quindi serve qualcuno che sappia far di conto. Come Cottarelli appunto.
Teniamo poi anche conto che Cottarelli è stato apprezzato nella sua attività di controllore della spesa da quasi tutti, M5S compreso.
Scelta giusta? Sbagliata?
Motivazioni giustificate? Non giustificate?
Come detto, ognuno può pensarla come vuole, ma le motivazioni di questa scelta a mio parere queste sono.
Saluti,
Mauro.
lunedì 28 maggio 2018
Quiz geografico 2
In questi giorni si parla tanto della nostra povera Italia per ragioni politiche.
E a me è venuta l'idea di parlarne geograficamente, di proporre un nuovo quiz geografico proprio sul nostro paese.
Sapete dirmi - senza usare Google, atlanti o carte varie - quali sono gli estremi nord, est, sud e ovest del nostro paese?
O almeno, visto che le località precise non sono proprio facili, in quali province si trovano detti estremi?
Saluti,
Mauro.
Altre puntate:
Quiz geografico 1
Quiz geografico 3
E a me è venuta l'idea di parlarne geograficamente, di proporre un nuovo quiz geografico proprio sul nostro paese.
Sapete dirmi - senza usare Google, atlanti o carte varie - quali sono gli estremi nord, est, sud e ovest del nostro paese?
O almeno, visto che le località precise non sono proprio facili, in quali province si trovano detti estremi?
Saluti,
Mauro.
Altre puntate:
Quiz geografico 1
Quiz geografico 3
sabato 26 maggio 2018
Polizia 2.0
Negli ultimi giorni ho dovuto scambiare varie informazioni e documenti con la Polizia dell'Assia, qui in Germania.
(No, è inutile che cominciate a fare festa: non mi hanno arrestato e rinchiuso 😁).
Sapete qual è il modo più comodo e veloce di comunicare con la Polizia, per ammissione stessa della commissaria con cui ho avuto a che fare?
Tenetevi forte: il fax! 🤤
Saluti,
Mauro.
(No, è inutile che cominciate a fare festa: non mi hanno arrestato e rinchiuso 😁).
Sapete qual è il modo più comodo e veloce di comunicare con la Polizia, per ammissione stessa della commissaria con cui ho avuto a che fare?
Tenetevi forte: il fax! 🤤
Saluti,
Mauro.
giovedì 24 maggio 2018
Il taxi e la scorta
L'illustre sconosciuto Giuseppe Conte si è recato al Quirinale in taxi.
Seguito dalle auto di scorta.
E subito è scattata la polemica (stile quella per Fico, solo che quella per Fico era giustificata, qui invece come vedrete il problema è diverso): perché deve prendere un taxi e non salire su un'auto della scorta?
Facciamo ordine.
Fino al momento dell'incarico da parte di Mattarella, Conte era un normale privato cittadino e non una carica istituzionale.
Dopo aver ricevuto l'incarico (che non è ancora la nomina!), Conte non può più essere definito un privato cittadino... ma non ricopre ancora nessuna carica istituzionale (quello succederà dopo la nomina).
Ergo non ha diritto automatico alla scorta.
In più: Conte per la sua attività e passato non è sotto minaccia malavitosa, mafiosa o simili come purtroppo sono alcuni giornalisti, imprenditori o politici.
Ergo non ha diritto alla scorta per ragioni di sicurezza.
Quindi il problema non è perché ha preso il taxi, ma perché aveva la scorta (e anche come sapeva come sarebbe arrivato al Quirinale chi aveva il potere di concederla).
Ecco, questa è la domanda: perché la scorta?
Saluti,
Mauro.
Seguito dalle auto di scorta.
E subito è scattata la polemica (stile quella per Fico, solo che quella per Fico era giustificata, qui invece come vedrete il problema è diverso): perché deve prendere un taxi e non salire su un'auto della scorta?
Facciamo ordine.
Fino al momento dell'incarico da parte di Mattarella, Conte era un normale privato cittadino e non una carica istituzionale.
Dopo aver ricevuto l'incarico (che non è ancora la nomina!), Conte non può più essere definito un privato cittadino... ma non ricopre ancora nessuna carica istituzionale (quello succederà dopo la nomina).
Ergo non ha diritto automatico alla scorta.
In più: Conte per la sua attività e passato non è sotto minaccia malavitosa, mafiosa o simili come purtroppo sono alcuni giornalisti, imprenditori o politici.
Ergo non ha diritto alla scorta per ragioni di sicurezza.
Quindi il problema non è perché ha preso il taxi, ma perché aveva la scorta (e anche come sapeva come sarebbe arrivato al Quirinale chi aveva il potere di concederla).
Ecco, questa è la domanda: perché la scorta?
Saluti,
Mauro.
Come far dire ai libri quello che si vuole
Cosa c'è di peggio che inventare false notizie?
Prendere un libro, un articolo, un discorso o altro per fargli dire quello che vuoi tu e non quello che c'è effettivamente dentro. Manipolare testo e lettori.
E purtroppo in Italia lo puoi fare perché l'analfabestismo funzionale fa ascoltare più volentieri te che imbrogli ma parli semplice rispetto a chi informa ma, per forza di cose, deve usare concetti più complessi.
Un ottimo esempio lo abbiamo avuto su Twitter il 21 maggio scorso.
Prendete questo tweet:
Ma vediamo l'immagine proposta senza tagliarla in fondo:
(Qui completo con tanto di mia risposta).
Dove sta il problema?
Intanto che non vengono citati titolo, autore ed editore del libro, quindi uno che volesse controllare coi suoi occhi non potrebbe farlo. Deve fidarsi del disinformatore e basta.
Secondariamente la parte di testo mostrata non è né liberista, né antiliberista: è semplicemente lapalissiana. Che la delocalizzazione favorisca l'azienda e porti anche vantaggi al paese dove la produzione viene trasferita (lavoratori compresi, anche se non in misura sufficiente, va detto) è un dato di fatto accettato da tutti, indipendentemente dalle ideologie.
Per valutare se il testo vuole indottrinare o meno, la parte veramente importante è quella che manca, quella che comincia con "Nel Paese di origine del prodotto...".
E se questa parte mettesse in evidenza i problemi della delocalizzazione, i danni che eventualmente produce?
Il propagandista autore del tweet neanche si è accorto che ha lasciato la frase che lo frega.
O forse se ne è accorto ma se ne frega: sa che i boccaloni analfabeti funzionali leggeranno e capiranno solo quel che lui vuole che leggano e capiscano.
Saluti,
Mauro.
Prendere un libro, un articolo, un discorso o altro per fargli dire quello che vuoi tu e non quello che c'è effettivamente dentro. Manipolare testo e lettori.
E purtroppo in Italia lo puoi fare perché l'analfabestismo funzionale fa ascoltare più volentieri te che imbrogli ma parli semplice rispetto a chi informa ma, per forza di cose, deve usare concetti più complessi.
Un ottimo esempio lo abbiamo avuto su Twitter il 21 maggio scorso.
Prendete questo tweet:
Ma vediamo l'immagine proposta senza tagliarla in fondo:
(Qui completo con tanto di mia risposta).
Dove sta il problema?
Intanto che non vengono citati titolo, autore ed editore del libro, quindi uno che volesse controllare coi suoi occhi non potrebbe farlo. Deve fidarsi del disinformatore e basta.
Secondariamente la parte di testo mostrata non è né liberista, né antiliberista: è semplicemente lapalissiana. Che la delocalizzazione favorisca l'azienda e porti anche vantaggi al paese dove la produzione viene trasferita (lavoratori compresi, anche se non in misura sufficiente, va detto) è un dato di fatto accettato da tutti, indipendentemente dalle ideologie.
Per valutare se il testo vuole indottrinare o meno, la parte veramente importante è quella che manca, quella che comincia con "Nel Paese di origine del prodotto...".
E se questa parte mettesse in evidenza i problemi della delocalizzazione, i danni che eventualmente produce?
Il propagandista autore del tweet neanche si è accorto che ha lasciato la frase che lo frega.
O forse se ne è accorto ma se ne frega: sa che i boccaloni analfabeti funzionali leggeranno e capiranno solo quel che lui vuole che leggano e capiscano.
Saluti,
Mauro.
martedì 22 maggio 2018
L'illustre sconosciuto Giuseppe Conte
Ormai tutti avrete letto delle "imprecisioni" nel curriculum dell'illustre sconosciuto Giuseppe Conte, che secondo Di Maio e Salvini il Presidente Mattarella dovrebbe nominare a capo del governo nascente.
Quindi non serve che ve le racconti. Per chi vuole, qui il Post racconta bene la storia.
Io intanto però mi stavo facendo un'altra domanda.
Conte, al di là di posizioni politiche e curriculum, è un esperto di diritto privato.
Se sia veramente così esperto non posso certo giudicarlo io, visto che ho una formazione sia accademica che lavorativa in tutt'altro campo.
Però, però... alla guida delle istituzioni dello Stato sinceramente mi fiderei di più di un esperto in diritto pubblico.
Se invece fossi una Società a responsabilità limitata, beh sì, allora sì che mi interesserebbe il diritto privato.
(Ogni riferimento ad aziende S.r.l. legate a partiti o simili è puramente casuale, ça va sans dire.)
Saluti,
Mauro.
Quindi non serve che ve le racconti. Per chi vuole, qui il Post racconta bene la storia.
Io intanto però mi stavo facendo un'altra domanda.
Conte, al di là di posizioni politiche e curriculum, è un esperto di diritto privato.
Se sia veramente così esperto non posso certo giudicarlo io, visto che ho una formazione sia accademica che lavorativa in tutt'altro campo.
Però, però... alla guida delle istituzioni dello Stato sinceramente mi fiderei di più di un esperto in diritto pubblico.
Se invece fossi una Società a responsabilità limitata, beh sì, allora sì che mi interesserebbe il diritto privato.
(Ogni riferimento ad aziende S.r.l. legate a partiti o simili è puramente casuale, ça va sans dire.)
Saluti,
Mauro.
domenica 20 maggio 2018
Festival della Poesia Europea 2018
Oggi voglio fare pubblicità. Ma so che mi perdonerete 😊
Da appassionato di poesia (qualcuno di voi conoscerà anche il mio blog Una poesia al giorno... o quasi che purtroppo da lungo tempo trascuro) vi presento volentieri l'undicesima edizione del Festival della Poesia Europea che si terrà in varie sedi a Francoforte sul Meno (Germania) dal 25 al 27 maggio 2018.
Invito tutti i miei lettori che ne hanno la possibilità a partecipare e tutti a diffondere ulteriormente la notizia.
Sul sito trovate tutte le informazioni, comunque vi riproduco qui le varie pagine dell'opuscolo illustrativo.
Ringrazio di cuore l'amica Maurella Carbone per tutte le informazioni.
Saluti,
Mauro.
Da appassionato di poesia (qualcuno di voi conoscerà anche il mio blog Una poesia al giorno... o quasi che purtroppo da lungo tempo trascuro) vi presento volentieri l'undicesima edizione del Festival della Poesia Europea che si terrà in varie sedi a Francoforte sul Meno (Germania) dal 25 al 27 maggio 2018.
Invito tutti i miei lettori che ne hanno la possibilità a partecipare e tutti a diffondere ulteriormente la notizia.
Sul sito trovate tutte le informazioni, comunque vi riproduco qui le varie pagine dell'opuscolo illustrativo.
Ringrazio di cuore l'amica Maurella Carbone per tutte le informazioni.
Saluti,
Mauro.
sabato 19 maggio 2018
Quiz geografico 1
I quiz logici e matematici di Lituopadania mi hanno ispirato un quiz geografico.
Volete andare da est a ovest.
Per farlo siete costretti ad andare da ovest a est.
Dove siete?
Vietato usare Google, cartine e atlanti (sia su carta che online).
Saluti,
Mauro.
Altre puntate:
Quiz geografico 2
Quiz geografico 3
Volete andare da est a ovest.
Per farlo siete costretti ad andare da ovest a est.
Dove siete?
Vietato usare Google, cartine e atlanti (sia su carta che online).
Saluti,
Mauro.
Altre puntate:
Quiz geografico 2
Quiz geografico 3
venerdì 18 maggio 2018
Gli slavi e le metafonesi
O, per essere più precisi, gli slavi e le metafonesi tipiche della lingua tedesca.
Per chi sa il tedesco, le metafonesi nella lingua tedesca principalmente altro non sarebbero che i famosi (o famigerati?) Umlaut: ä, ö, ü.
Ora, cosa c'entrano gli slavi con tutto ciò?
C'entrano perché, tra tutte le persone che conosco, le persone di lingua slava sono quelle che con queste metafonesi hanno i problemi maggiori.
Ergo: non riescono a pronunciarle correttamente. Anche quelli che parlano un tedesco quasi perfetto.
Gli esempi migliori io personalmente li ho coi polacchi (sono talmente tanti qui in Germania che è impossibile non aver a che fare con loro) e coi cechi (per lavoro ho quasi quotidianamente a che fare con un nostro stabilimento ceco).
In realtà la cosa la ho un po' osservata anche coi croati... ma con loro generalmente riesco a parlare italiano (soprattutto coi miei parenti croati), quindi logicamente ho rilevazioni statistiche molto più ridotte e perciò meno affidabili.
Polacchi e cechi hanno, come detto, grossi problemi a pronunciare ä, ö e ü. In particolare ü.
Inciso
Graficamente si possono anche scrivere ae, oe e ue, per chi non ha i caratteri corretti sulla propria tastiera.
Inciso chiuso
Come sono le pronunce corrette?
ä: IPA ɛː (una via di mezzo tra a ed e, ma più vicina alla e);
ö: IPA øː oppure œ (dipende dalla parola, comunque una via di mezzo tra o ed e, ma più vicina alla o);
ü: IPA yː oppure ʏ (dipende dalla parola, comunque un po' una ju con la j che si sente molto poco).
Polacchi e cechi spesso pronunciano la ä come una normale a, la ö la pronunciano in modo vario ma per loro si avvicina più alla e che alla o e la ü... la ü (soprattutto per i polacchi) diventa spesso una i o quasi.
Ora, la mia domanda è: è un problema culturale-linguistico o fisico-fisiologico? Hanno qualche caratteristica particolare alle corde vocali (o altri organi legati alla pronuncia) che gli impedisce una corretta articolazione di quei suoni?
Saluti,
Mauro.
Per chi sa il tedesco, le metafonesi nella lingua tedesca principalmente altro non sarebbero che i famosi (o famigerati?) Umlaut: ä, ö, ü.
Ora, cosa c'entrano gli slavi con tutto ciò?
C'entrano perché, tra tutte le persone che conosco, le persone di lingua slava sono quelle che con queste metafonesi hanno i problemi maggiori.
Ergo: non riescono a pronunciarle correttamente. Anche quelli che parlano un tedesco quasi perfetto.
Gli esempi migliori io personalmente li ho coi polacchi (sono talmente tanti qui in Germania che è impossibile non aver a che fare con loro) e coi cechi (per lavoro ho quasi quotidianamente a che fare con un nostro stabilimento ceco).
In realtà la cosa la ho un po' osservata anche coi croati... ma con loro generalmente riesco a parlare italiano (soprattutto coi miei parenti croati), quindi logicamente ho rilevazioni statistiche molto più ridotte e perciò meno affidabili.
Polacchi e cechi hanno, come detto, grossi problemi a pronunciare ä, ö e ü. In particolare ü.
Inciso
Graficamente si possono anche scrivere ae, oe e ue, per chi non ha i caratteri corretti sulla propria tastiera.
Inciso chiuso
Come sono le pronunce corrette?
ä: IPA ɛː (una via di mezzo tra a ed e, ma più vicina alla e);
ö: IPA øː oppure œ (dipende dalla parola, comunque una via di mezzo tra o ed e, ma più vicina alla o);
ü: IPA yː oppure ʏ (dipende dalla parola, comunque un po' una ju con la j che si sente molto poco).
Polacchi e cechi spesso pronunciano la ä come una normale a, la ö la pronunciano in modo vario ma per loro si avvicina più alla e che alla o e la ü... la ü (soprattutto per i polacchi) diventa spesso una i o quasi.
Ora, la mia domanda è: è un problema culturale-linguistico o fisico-fisiologico? Hanno qualche caratteristica particolare alle corde vocali (o altri organi legati alla pronuncia) che gli impedisce una corretta articolazione di quei suoni?
Saluti,
Mauro.
giovedì 17 maggio 2018
I misteri del tedesco 13 - Orecchie e ponti d'asino
Qualche giorno fa Nautilus sul suo blog Lituopadania (con l'esclusione di quando parla della fantomatica Padania, è un blog molto carino e interessante) ha pubblicato l'articolo Ear of the Dog, dove parla dell'espressione Dog Ears, in italiano orecchie di cane, che in inglese indica le orecchie che facciamo (OK, io lo faccio molto, ma molto raramente e credo anche la maggioranza di voi, ma sappiamo comunque di cosa stiamo parlando) alle pagine dei libri per segnare dove siamo arrivati nella lettura o un punto su cui vogliamo ritornare.
L'espressione inglese, come lui spiega, viene dal fatto che in determinate circostanze i cani (o comunque alcune razze canine) possono piegare le orecchie con la punta che si volge verso il basso.
Questo suo articolo a me ha fatto venire in mente che in tedesco si usano anche orecchie animali per indicare la stessa cosa, ma non canine: in tedesco si usa l'espressione Eselsohren, in italiano orecchie d'asino.
Siccome a me non risulta che l'asino possa piegare le orecchie, ma solo abbassarle totalmente, l'origine dell'espressione deve essere diversa da quella che ha portato l'inglese al paragone canino.
Però nelle mie ricerche non sono riuscito a trovare nessuna spiegazione sul perché proprio le orecchie dell'asino hanno preso piede in tedesco.
Certo è che l'espressione esiste in tedesco almeno dal 17° secolo, in quanto i fratelli Grimm la inserirono nel loro Deutsches Wörterbuch (Dizionario Tedesco), attribuendola al poeta Andreas Gryphius (1616-1644).
Il parlare e leggere di orecchie d'asino mi ha fatto venire in mente un'altra espressione asinina della lingua tedesca: Eselsbrücke, in italiano ponte dell'asino, che indica una frase usata come aiuto mnemonico per ricordare determinate classificazioni, liste (un tipico esempio in italiano è "come quando fuori piove", usata per ricordare la scala di valori dei segni delle carte da gioco, dal più alto al più basso: cuori, quadri, fiori, picche).
In italiano non abbiamo una traduzione vera, da noi si usa più prosaicamente espediente mnemonico.
Qui l'origine dell'espressione tedesca invece si conosce: dato che gli asini non amano troppo l'acqua e, contrariamente ai cavalli, tendono a rifiutarsi di guadare corsi d'acqua, un tempo all'altezza dei guadi si costruivano piccoli ponti o passatoie che hanno poi preso il nome di ponti dell'asino.
Essendo questi ponti destinati a facilitare qualcosa l'espressione si è poi estesa in maniera figurata alle questioni mnemoniche.
Saluti,
Mauro.
L'espressione inglese, come lui spiega, viene dal fatto che in determinate circostanze i cani (o comunque alcune razze canine) possono piegare le orecchie con la punta che si volge verso il basso.
Questo suo articolo a me ha fatto venire in mente che in tedesco si usano anche orecchie animali per indicare la stessa cosa, ma non canine: in tedesco si usa l'espressione Eselsohren, in italiano orecchie d'asino.
Siccome a me non risulta che l'asino possa piegare le orecchie, ma solo abbassarle totalmente, l'origine dell'espressione deve essere diversa da quella che ha portato l'inglese al paragone canino.
Però nelle mie ricerche non sono riuscito a trovare nessuna spiegazione sul perché proprio le orecchie dell'asino hanno preso piede in tedesco.
Certo è che l'espressione esiste in tedesco almeno dal 17° secolo, in quanto i fratelli Grimm la inserirono nel loro Deutsches Wörterbuch (Dizionario Tedesco), attribuendola al poeta Andreas Gryphius (1616-1644).
Il parlare e leggere di orecchie d'asino mi ha fatto venire in mente un'altra espressione asinina della lingua tedesca: Eselsbrücke, in italiano ponte dell'asino, che indica una frase usata come aiuto mnemonico per ricordare determinate classificazioni, liste (un tipico esempio in italiano è "come quando fuori piove", usata per ricordare la scala di valori dei segni delle carte da gioco, dal più alto al più basso: cuori, quadri, fiori, picche).
In italiano non abbiamo una traduzione vera, da noi si usa più prosaicamente espediente mnemonico.
Qui l'origine dell'espressione tedesca invece si conosce: dato che gli asini non amano troppo l'acqua e, contrariamente ai cavalli, tendono a rifiutarsi di guadare corsi d'acqua, un tempo all'altezza dei guadi si costruivano piccoli ponti o passatoie che hanno poi preso il nome di ponti dell'asino.
Essendo questi ponti destinati a facilitare qualcosa l'espressione si è poi estesa in maniera figurata alle questioni mnemoniche.
Saluti,
Mauro.
Sempre per quella storia di Corriere e geografia (e lingua)
E non solo geografia, ma anche lingua.
Oggi il Corriere della Sera nella sua versione online presenta un'indagine sulla 'ndrangheta in Germania.
Non essendo abbonato non posso leggere/vedere l'indagine completa, ma posso vederne la presentazione sulla pagina di partenza del Corriere.
E su questa vedo quest'immagine:
Qualcosa però non mi quadra.
Non mi quadrano le lingue infatti in cui sono scritti i nomi dei tre Länder mostrati.
Baviera è in italiano. Va benissimo, dato che il Corriere è un giornale italiano.
Baden-Württemberg è in tedesco. Va benissimo perché è una regione tedesca e il nome non ha traduzione in italiano.
Ma "North Rhine-Westphalia"? Va male, malissimo. Infatti è una regione tedesca (ergo il Nordrhein-Westfalen) che ha anche un nome italiano (Nordreno-Vestfalia). Quindi che cacchio c'entra l'inglese?
E no, caro Corriere, non dirmi che lo chiamano così i 'ndranghetisti... i 'ndranghetisti tra loro parlano dialetto e i nomi tedeschi li italianizzano e dove non possibile usano l'originale tedesco, spesso storpiato nella pronuncia, e non usano certo l'inglese.
Ma si sa... l'inglese fa fico e si crede che usarlo sia dimostrazione di cultura e apertura al mondo (invece è solo ignoranza e provincialismo).
Saluti,
Mauro.
P.S.: Poi perché nell'elenco sotto la figura inserite Essen, mettendola al livello dei Länder? Essen è "solo" una città all'interno del Land Nordreno-Vestfalia.
Oggi il Corriere della Sera nella sua versione online presenta un'indagine sulla 'ndrangheta in Germania.
Non essendo abbonato non posso leggere/vedere l'indagine completa, ma posso vederne la presentazione sulla pagina di partenza del Corriere.
E su questa vedo quest'immagine:
Qualcosa però non mi quadra.
Non mi quadrano le lingue infatti in cui sono scritti i nomi dei tre Länder mostrati.
Baviera è in italiano. Va benissimo, dato che il Corriere è un giornale italiano.
Baden-Württemberg è in tedesco. Va benissimo perché è una regione tedesca e il nome non ha traduzione in italiano.
Ma "North Rhine-Westphalia"? Va male, malissimo. Infatti è una regione tedesca (ergo il Nordrhein-Westfalen) che ha anche un nome italiano (Nordreno-Vestfalia). Quindi che cacchio c'entra l'inglese?
E no, caro Corriere, non dirmi che lo chiamano così i 'ndranghetisti... i 'ndranghetisti tra loro parlano dialetto e i nomi tedeschi li italianizzano e dove non possibile usano l'originale tedesco, spesso storpiato nella pronuncia, e non usano certo l'inglese.
Ma si sa... l'inglese fa fico e si crede che usarlo sia dimostrazione di cultura e apertura al mondo (invece è solo ignoranza e provincialismo).
Saluti,
Mauro.
P.S.: Poi perché nell'elenco sotto la figura inserite Essen, mettendola al livello dei Länder? Essen è "solo" una città all'interno del Land Nordreno-Vestfalia.
mercoledì 16 maggio 2018
Le medicine alternative non esistono
Parliamoci chiaro: chi cerca di giustificare teorie pseudoscientifiche (alias fuffa) come medicine alternative o complementari fa solo giochi di parole.
Qui non voglio fare una lista di ciò che è scienza e ciò che non lo è, non voglio entrare nel dettaglio di ogni singola disciplina per per dirvi "questa è scienza, questa no, questa sì, questa no, questa magari forse".
Voglio fare una cosa molto più semplice: voglio spiegarvi come si giudica una terapia.
Per ogni terapia (di qualsiasi tipo, di qualsiasi origine e di qualsiasi composizione) esistono solo due possibilità dopo la fase di test:
a) funziona;
b) non funziona.
Se si verifica a) (ma nel senso che è provato che nella maggioranza dei casi funzioni, non che "però su di me ha funzionato") allora è medicina e basta.
Senza ulteriori attributi.
Medicina.
Anche eventuali medicine cosiddette alternative che dovessero essere dimostrate come funzionanti sarebbero a questo punto medicina e basta.
Senza ulteriori attributi.
Medicina.
Se si verifica b) non è proprio medicina. Né ufficiale, né alternativa, né scientifica, né tradizionale, né altro. Non è medicina e basta.
Ergo le medicine alternative o complementari non esistono.
Esistono sono la medicina e ciò che medicina non è. Punto e basta.
Saluti,
Mauro.
Qui non voglio fare una lista di ciò che è scienza e ciò che non lo è, non voglio entrare nel dettaglio di ogni singola disciplina per per dirvi "questa è scienza, questa no, questa sì, questa no, questa magari forse".
Voglio fare una cosa molto più semplice: voglio spiegarvi come si giudica una terapia.
Per ogni terapia (di qualsiasi tipo, di qualsiasi origine e di qualsiasi composizione) esistono solo due possibilità dopo la fase di test:
a) funziona;
b) non funziona.
Se si verifica a) (ma nel senso che è provato che nella maggioranza dei casi funzioni, non che "però su di me ha funzionato") allora è medicina e basta.
Senza ulteriori attributi.
Medicina.
Anche eventuali medicine cosiddette alternative che dovessero essere dimostrate come funzionanti sarebbero a questo punto medicina e basta.
Senza ulteriori attributi.
Medicina.
Se si verifica b) non è proprio medicina. Né ufficiale, né alternativa, né scientifica, né tradizionale, né altro. Non è medicina e basta.
Ergo le medicine alternative o complementari non esistono.
Esistono sono la medicina e ciò che medicina non è. Punto e basta.
Saluti,
Mauro.
martedì 15 maggio 2018
L'ingegnere e le "pietre minerali"
Nei paesi di lingua tedesca la pseudoscienza legata alla salute gode di una diffusione e di un'approvazione superiore a quella di cui gode negli altri paesi cosiddetti del primo mondo (non per niente l'omeopatia e la nuova medicina germanica sono nate qui e la naturopatia è qui regolata per legge quanto la medicina vera... legge risalente oltretutto ai tempi del nazismo e mai cancellata o adeguata alle conoscenze scientifiche).
Comunque oggi non voglio parlarvi di questa fuffa in generale, bensì di una particolare credenza che ho scoperto da qualche mese "grazie" al collega che siede di fronte a me in ufficio... collega che non è un analfabeta, bensì un ingegnere elettrotecnico con esperienza e discreta cultura generale.
Però... lui crede (come molti altri tedeschi) che pietre semipreziose (tipo quarzi vari, ma in teoria pietre proprio preziose dovrebbero funzionare anche meglio) messe nell'acqua che si beve, la arricchiscano di qualità salutistiche varie, in particolare qualità energetiche.
La cosa non ha nessun senso logico oltre che scientifico: infatti queste pietre per funzionare devono essere pure... ma una pietra pura, senza impurità superficiali come può interagire con l'acqua?
I minerali che compongono la pietra stessa infatti non sono solubili in acqua, quindi...
A prova di ciò non c'è nessuno studio che dimostri effetti positivi di questa usanza e i pochi studi effettuati hanno mostrato che l'acqua non è minimamente influenzata da queste pietre, né in positivo né in negativo (come prevedibile del resto).
Purtroppo non sono riuscito a trovare nessuna pagina in italiano che parli esplicitamente di ciò, quindi vi fornisco qui un link in tedesco per una prima informazione al proposito, sito che definisce la credenza per quello che è: esoterismo.
Oltre al discorso fuffa medico-scientifica, in questo caso si aggiunge oltretutto anche il discorso fuffa linguistica: queste pietre vengono chiamate "Mineralsteine", in italiano "pietre minerali"... come se potessero anche esistere pietre non composte da minerali.
E a questa fuffa crede un ingegnere che si occupa di qualità (OK, nel settore automobilistico, non alimentare, però...).
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Se doveste trovare voi qualche link in italiano al proposito, segnalatemelo, così aggiorno l'articolo.
Comunque oggi non voglio parlarvi di questa fuffa in generale, bensì di una particolare credenza che ho scoperto da qualche mese "grazie" al collega che siede di fronte a me in ufficio... collega che non è un analfabeta, bensì un ingegnere elettrotecnico con esperienza e discreta cultura generale.
Però... lui crede (come molti altri tedeschi) che pietre semipreziose (tipo quarzi vari, ma in teoria pietre proprio preziose dovrebbero funzionare anche meglio) messe nell'acqua che si beve, la arricchiscano di qualità salutistiche varie, in particolare qualità energetiche.
La cosa non ha nessun senso logico oltre che scientifico: infatti queste pietre per funzionare devono essere pure... ma una pietra pura, senza impurità superficiali come può interagire con l'acqua?
I minerali che compongono la pietra stessa infatti non sono solubili in acqua, quindi...
A prova di ciò non c'è nessuno studio che dimostri effetti positivi di questa usanza e i pochi studi effettuati hanno mostrato che l'acqua non è minimamente influenzata da queste pietre, né in positivo né in negativo (come prevedibile del resto).
Purtroppo non sono riuscito a trovare nessuna pagina in italiano che parli esplicitamente di ciò, quindi vi fornisco qui un link in tedesco per una prima informazione al proposito, sito che definisce la credenza per quello che è: esoterismo.
Oltre al discorso fuffa medico-scientifica, in questo caso si aggiunge oltretutto anche il discorso fuffa linguistica: queste pietre vengono chiamate "Mineralsteine", in italiano "pietre minerali"... come se potessero anche esistere pietre non composte da minerali.
E a questa fuffa crede un ingegnere che si occupa di qualità (OK, nel settore automobilistico, non alimentare, però...).
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Se doveste trovare voi qualche link in italiano al proposito, segnalatemelo, così aggiorno l'articolo.
lunedì 14 maggio 2018
I misteri del tedesco 12 - Alberi, alberi ovunque
I tedeschi sono un popolo tutto sommato panteista, dove "pan" però non sta tanto per il prefisso greco πάν (che significa tutto), quanto per il dio Pan (Fauno per chi preferisce i romani e la lingua latina).
I tedeschi divinizzano e idolatrano la natura e lo hanno sempre fatto (che poi la conoscano è altra cosa, visto che tutto sommato conservano l'immagine della natura descritta da poeti e pittori del romanticismo).
Un esempio di ciò è in quante parole composte contengano la parola Baum (cioè albero), anche parole che per noi italiani (ma anche per inglesi o francesi) hanno a che fare solo molto alla larga con il concetto di albero.
Le due più famose sono indubbiamente Baumwolle e Baumschule.
Baumwolle significa letteralmente "lana d'albero"... però non esistono alberi della lana (almeno che io sappia). E infatti la parola in questione in italiano significa semplicemente "cotone".
Il fatto è che il cotone, pur potendo come pianta raggiungere qualche metro (non più di 5 o 6 comunque), è botanicamente un arbusto, non un albero (e, al di là dell'altezza, non ha proprio per niente le sembianze di un albero).
Baumschule invece io a suo modo la trovo tenera e poetica. Letteralmente significa "scuola degli alberi". E cosa potrebbe essere in italiano una "scuola degli alberi"? No, non un istituto scolastico agrario, bensì più semplicemente un "vivaio".
Un vivaio in senso generico, non necessariamente un vivaio arboreo.
Però ci sono tanti altri esempi.
Una scelta?
Baumstark: letteralmente "forte come un albero", il senso qui è chiaro, ma noi diremmo "forte come un orso" (o altri animali, visto che questi hanno i muscoli come noi, mentre gli alberi no).
Baumlang: letteralmente "lungo (alto) come un albero", per indicare una persona molto alta e snella.
Baumöl: letteralmente "olio d'albero" e qui siamo tutto sommato nell'assurdo, visto che l"olio d'albero" altro non è che l'olio d'oliva di seconda spremitura dall'odore non proprio gradevole... ma anche se di cattiva qualità olio d'oliva rimane e, oltretutto, anche l'olio di qualità di prima spremitura viene comunque dai frutti dell'albero chiamato olivo o ulivo.
Schlagbaum: letteralmente significa "albero percussore, albero di botta, colpo, urto", ma altro non è che... la barriera alzabile e abbassibile del passaggio a livello (o qualsiasi barriera analoga). D'accordo che in passato erano di legno, ma non ho mai visto usare direttamente alberi ai passaggi a livello...
E potrei continuare.
Saluti,
Mauro.
I tedeschi divinizzano e idolatrano la natura e lo hanno sempre fatto (che poi la conoscano è altra cosa, visto che tutto sommato conservano l'immagine della natura descritta da poeti e pittori del romanticismo).
Un esempio di ciò è in quante parole composte contengano la parola Baum (cioè albero), anche parole che per noi italiani (ma anche per inglesi o francesi) hanno a che fare solo molto alla larga con il concetto di albero.
Le due più famose sono indubbiamente Baumwolle e Baumschule.
Baumwolle significa letteralmente "lana d'albero"... però non esistono alberi della lana (almeno che io sappia). E infatti la parola in questione in italiano significa semplicemente "cotone".
Il fatto è che il cotone, pur potendo come pianta raggiungere qualche metro (non più di 5 o 6 comunque), è botanicamente un arbusto, non un albero (e, al di là dell'altezza, non ha proprio per niente le sembianze di un albero).
Baumschule invece io a suo modo la trovo tenera e poetica. Letteralmente significa "scuola degli alberi". E cosa potrebbe essere in italiano una "scuola degli alberi"? No, non un istituto scolastico agrario, bensì più semplicemente un "vivaio".
Un vivaio in senso generico, non necessariamente un vivaio arboreo.
Però ci sono tanti altri esempi.
Una scelta?
Baumstark: letteralmente "forte come un albero", il senso qui è chiaro, ma noi diremmo "forte come un orso" (o altri animali, visto che questi hanno i muscoli come noi, mentre gli alberi no).
Baumlang: letteralmente "lungo (alto) come un albero", per indicare una persona molto alta e snella.
Baumöl: letteralmente "olio d'albero" e qui siamo tutto sommato nell'assurdo, visto che l"olio d'albero" altro non è che l'olio d'oliva di seconda spremitura dall'odore non proprio gradevole... ma anche se di cattiva qualità olio d'oliva rimane e, oltretutto, anche l'olio di qualità di prima spremitura viene comunque dai frutti dell'albero chiamato olivo o ulivo.
Schlagbaum: letteralmente significa "albero percussore, albero di botta, colpo, urto", ma altro non è che... la barriera alzabile e abbassibile del passaggio a livello (o qualsiasi barriera analoga). D'accordo che in passato erano di legno, ma non ho mai visto usare direttamente alberi ai passaggi a livello...
E potrei continuare.
Saluti,
Mauro.
domenica 13 maggio 2018
Spieghiamo le aliquote fiscali e la flat tax
Premettiamo che stiamo parlando della tassa sul reddito, la cosiddetta IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche).
Uno dei temi caldi delle trattative di governo è la questione fiscale: flat tax o non flat tax?
A parte che alcuni dei protagonisti non sembrano aver capito cosa sia veramente questa flat tax, chi la difende - oppure contesta solo l'attuale sistema delle aliquote - usa spesso argomenti (anche, anzi soprattutto, matematicamente) sbagliati.
I due argomenti tipici sono:
a) i ricchi "pagano il pasto" per tutti (in contrapposizione all'argomento anti flat tax secondo cui con essa se io mangio pizza e birra e tu aragosta e champagne, paghiamo metà per uno, cioè alla romana - argomento comunque sbagliato anch'esso);
b) perché uno deve pagare solo il 23% (aliquota minima) di tasse e uno il 43% (aliquota massima e no, nessuno alla fine paga veramente il 43% di tasse)?
Intanto, come sono le aliquote in Italia?
1) da 0 a 15000 € annui, 23%;
2) da 15000 a 28000 €, 27%;
3) da 28000 a 55000 €, 38%;
4) da 55000 a 75000 €, 41%;
5) oltre 75000 €, 43%.
Vi è poi una fascia esentasse, variabile tra 0 e 7500 € a seconda di diversi parametri, ma che vale per tutti (e che nei calcoli seguenti per semplicità ignorerò, perché ininfluente ai fini concettuali e avente di fatto l'unico risultato di rendere nella realtà alla fine un po' più basse tutte le percentuali che vi calcolerò e di esentare totalmente dalle tasse solo le persone che guadagnano 7500 € l'anno o meno).
Ora, da quanto appena scritto capirete subito l'assurdità del punto a) di cui sopra: chiunque guadagni da 7501 € all'anno in su paga qualcosa, quindi non è vero che i ricchi pagano il pasto a tutti. Infatti uno che guadagna 10000, 20000 ma anche 50000 € all'anno non lo definirei ricco. Eppure paga il suo pasto (giustamente lo paga, aggiungo io).
Veramente interessante è però il punto b).
Nessuno alla fine paga il 23% di tasse. Ma soprattutto nessuno paga veramente il 43%. E la spiegazione è semplice matematica.
In teoria chi guadagna fino a 15000 € annui sembra pagare esattamente il 23% (cioè su 15000 €, 3450 € andrebbero allo Stato). In realtà - a causa della fascia esentasse citata - pagherà comunque meno del 23% (quanto meno dipende da diversi fattori).
Vediamo cosa succede a chi va oltre i 15000 €.
Prendiamo tre esempi: un reddito basso (25000 € annui), uno medio (50000) e uno alto (100000).
Reddito basso: paga il 23% sui primi 15000 € e il 27% sugli ulteriori 10000, cioè 3450+2700=6150 €. Il che significa che nel complesso paga il 24,6% di tasse (ignorando la fascia esentasse).
Reddito medio: paga il 23% sui primi 15000 €, il 27% sui successivi 13000 e il 38% sugli ulteriori 22000. Nel complesso 3450+3510+8360=15320 €, ergo il 30,64% del suo reddito (sempre ignorando la fascia esentasse).
Reddito alto: paga il 23% sui primi 15000 €, il 27% sui successivi 13000, il 38% sui successivi 27000, il 41% sui successivi 20000 e il 43% sugli ultimi 25000. Cioè 3450+3510+10260+8200+10750=36170 €, che sono il 36,17% del proprio reddito, decisamente inferiore quindi al 43% che i sostenitori della flat tax sostengono.
Però come ho scritto prima anche l'argomento "pagamento alla romana" dei nemici della flat tax è matematicamente sbagliato.
Pagamento alla romana significa che tutti pagano la stessa cifra in termini assoluti, non che tutti pagano la stessa percentuale.
"Alla romana" significa che chi guadagna 25000 € l'anno paga, per esempio, 7500 € di tasse, ma anche chi guadagna 50000 o 100000 paga sempre 7500.
Flat tax significa invece che - ipotizzando per esempio un'aliquota unica del 30% - chi guadagna 25000 paga 7500, chi guadagna 50000 paga 15000 e chi guadagna 100000 paga 30000.
Vedete che sapere un po' di matematica aiuta anche a non farsi prendere in giro dalla propaganda sulle tasse?
Saluti,
Mauro.
Uno dei temi caldi delle trattative di governo è la questione fiscale: flat tax o non flat tax?
A parte che alcuni dei protagonisti non sembrano aver capito cosa sia veramente questa flat tax, chi la difende - oppure contesta solo l'attuale sistema delle aliquote - usa spesso argomenti (anche, anzi soprattutto, matematicamente) sbagliati.
I due argomenti tipici sono:
a) i ricchi "pagano il pasto" per tutti (in contrapposizione all'argomento anti flat tax secondo cui con essa se io mangio pizza e birra e tu aragosta e champagne, paghiamo metà per uno, cioè alla romana - argomento comunque sbagliato anch'esso);
b) perché uno deve pagare solo il 23% (aliquota minima) di tasse e uno il 43% (aliquota massima e no, nessuno alla fine paga veramente il 43% di tasse)?
Intanto, come sono le aliquote in Italia?
1) da 0 a 15000 € annui, 23%;
2) da 15000 a 28000 €, 27%;
3) da 28000 a 55000 €, 38%;
4) da 55000 a 75000 €, 41%;
5) oltre 75000 €, 43%.
Vi è poi una fascia esentasse, variabile tra 0 e 7500 € a seconda di diversi parametri, ma che vale per tutti (e che nei calcoli seguenti per semplicità ignorerò, perché ininfluente ai fini concettuali e avente di fatto l'unico risultato di rendere nella realtà alla fine un po' più basse tutte le percentuali che vi calcolerò e di esentare totalmente dalle tasse solo le persone che guadagnano 7500 € l'anno o meno).
Ora, da quanto appena scritto capirete subito l'assurdità del punto a) di cui sopra: chiunque guadagni da 7501 € all'anno in su paga qualcosa, quindi non è vero che i ricchi pagano il pasto a tutti. Infatti uno che guadagna 10000, 20000 ma anche 50000 € all'anno non lo definirei ricco. Eppure paga il suo pasto (giustamente lo paga, aggiungo io).
Veramente interessante è però il punto b).
Nessuno alla fine paga il 23% di tasse. Ma soprattutto nessuno paga veramente il 43%. E la spiegazione è semplice matematica.
In teoria chi guadagna fino a 15000 € annui sembra pagare esattamente il 23% (cioè su 15000 €, 3450 € andrebbero allo Stato). In realtà - a causa della fascia esentasse citata - pagherà comunque meno del 23% (quanto meno dipende da diversi fattori).
Vediamo cosa succede a chi va oltre i 15000 €.
Prendiamo tre esempi: un reddito basso (25000 € annui), uno medio (50000) e uno alto (100000).
Reddito basso: paga il 23% sui primi 15000 € e il 27% sugli ulteriori 10000, cioè 3450+2700=6150 €. Il che significa che nel complesso paga il 24,6% di tasse (ignorando la fascia esentasse).
Reddito medio: paga il 23% sui primi 15000 €, il 27% sui successivi 13000 e il 38% sugli ulteriori 22000. Nel complesso 3450+3510+8360=15320 €, ergo il 30,64% del suo reddito (sempre ignorando la fascia esentasse).
Reddito alto: paga il 23% sui primi 15000 €, il 27% sui successivi 13000, il 38% sui successivi 27000, il 41% sui successivi 20000 e il 43% sugli ultimi 25000. Cioè 3450+3510+10260+8200+10750=36170 €, che sono il 36,17% del proprio reddito, decisamente inferiore quindi al 43% che i sostenitori della flat tax sostengono.
Però come ho scritto prima anche l'argomento "pagamento alla romana" dei nemici della flat tax è matematicamente sbagliato.
Pagamento alla romana significa che tutti pagano la stessa cifra in termini assoluti, non che tutti pagano la stessa percentuale.
"Alla romana" significa che chi guadagna 25000 € l'anno paga, per esempio, 7500 € di tasse, ma anche chi guadagna 50000 o 100000 paga sempre 7500.
Flat tax significa invece che - ipotizzando per esempio un'aliquota unica del 30% - chi guadagna 25000 paga 7500, chi guadagna 50000 paga 15000 e chi guadagna 100000 paga 30000.
Vedete che sapere un po' di matematica aiuta anche a non farsi prendere in giro dalla propaganda sulle tasse?
Saluti,
Mauro.
I grandi giornali tedeschi e il M5S al governo
Nei giorni scorsi anche i grandi quotidiani tedeschi hanno presentato il probabile (o meglio presunto) nuovo governo italiano.
Vediamo i due più importanti.
La Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ), tendenzialmente centrista, qui presenta il M5S come di sinistra:
Traduco:
In Italia si potrebbe avere una coalizione tra populisti di sinistra e di destra: com'è possibile?
La Süddeutsche Zeitung (SZ), tendenzialmente di sinistra moderata, qui ce lo presenta come di centro:
Traduco:
Italia: Berlusconi libera la strada per la coalizione di centro-destra. Non si metterebbe di traverso a una coalizione tra Movimento 5 Stelle e Lega Nord, spiega. Il suo passo indietro era una condizione per la coalizione.
Altri giornali meno importanti lo presentano come (più giustamente, ma meno esplicitamente) di destra.
Il problema della stampa tedesca è che per la mentalità teutone un partito deve per forza avere un colore, non può esistere un partito trasversale o non definibile, quindi il M5S deve essere per forza qualcosa e si sceglie a caso quando non si capisce (la stampa tedesca ebbe lo stesso problema ai tempi col Partito Pirata in casa propria).
A questo va aggiunto che per la stampa "istituzionale" tedesca non può esistere un governo di sinistra-sinistra, di centro-centro o di destra-destra.
Un governo può essere solo di sinistra, solo di centro o solo di destra solo se monopartitico. Se bipartitico, i due partiti devono avere per forza colori diversi.
E quindi, visto che la Lega è obiettivamente di destra, il M5S deve per forza essere o di centro o di sinistra. Indipendentemente dai suoi programmi e dalle sue azioni.
E non è casuale che il giornale centrista (FAZ) definisca il M5S di sinistra e il giornale di sinistra moderata (SZ) definisca il M5S di centro.
Nessuno lo vuole dalla propria parte.
Saluti,
Mauro.
ttps://twwitter.com/faznet/sts/994607497716617218aznet/status/994607497716617218https://twitter.com/faznet/status/994607497716617218
Vediamo i due più importanti.
La Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ), tendenzialmente centrista, qui presenta il M5S come di sinistra:
Traduco:
In Italia si potrebbe avere una coalizione tra populisti di sinistra e di destra: com'è possibile?
La Süddeutsche Zeitung (SZ), tendenzialmente di sinistra moderata, qui ce lo presenta come di centro:
Traduco:
Italia: Berlusconi libera la strada per la coalizione di centro-destra. Non si metterebbe di traverso a una coalizione tra Movimento 5 Stelle e Lega Nord, spiega. Il suo passo indietro era una condizione per la coalizione.
Altri giornali meno importanti lo presentano come (più giustamente, ma meno esplicitamente) di destra.
Il problema della stampa tedesca è che per la mentalità teutone un partito deve per forza avere un colore, non può esistere un partito trasversale o non definibile, quindi il M5S deve essere per forza qualcosa e si sceglie a caso quando non si capisce (la stampa tedesca ebbe lo stesso problema ai tempi col Partito Pirata in casa propria).
A questo va aggiunto che per la stampa "istituzionale" tedesca non può esistere un governo di sinistra-sinistra, di centro-centro o di destra-destra.
Un governo può essere solo di sinistra, solo di centro o solo di destra solo se monopartitico. Se bipartitico, i due partiti devono avere per forza colori diversi.
E quindi, visto che la Lega è obiettivamente di destra, il M5S deve per forza essere o di centro o di sinistra. Indipendentemente dai suoi programmi e dalle sue azioni.
E non è casuale che il giornale centrista (FAZ) definisca il M5S di sinistra e il giornale di sinistra moderata (SZ) definisca il M5S di centro.
Nessuno lo vuole dalla propria parte.
Saluti,
Mauro.
ttps://twwitter.com/faznet/sts/994607497716617218aznet/status/994607497716617218https://twitter.com/faznet/status/994607497716617218
giovedì 10 maggio 2018
mercoledì 9 maggio 2018
Perché sono contro l'istituzione giuridica della grazia
In Italia, come in molti altri paesi, esiste l'istituzione giuridica della grazia, cioè - detto terra terra - del condono della pena o parte di essa.
In Italia è prevista all'interno dell'articolo 87 della Costituzione ed è regolata dall'articolo 681 del codice di procedura penale.
Negli ultimi mesi/anni se ne è riparlato in particolare per il caso Dell'Utri.
Ma adesso qui non mi interessano i casi particolari, bensì il concetto generale.
Molti confondono la grazia con il perdono.
Bene, non c'entra niente: il perdono è una cosa soggettiva, morale (indipendentemente dall'essere credenti o meno) e non giuridica.
Una vittima può perdonare un colpevole, ma il perdono non può appartenere al sistema giuridico, visto che quest'ultimo deve (anzi, dovrebbe) basarsi sui fatti e su concetti il più possibile razionali.
La grazia è, come detto, un'istituzione giuridica.
Una particolare istituzione giuridica che può essere applicata per i più disparati motivi e che alla fine (pur con il ruolo consultivo del Ministero dell'Interno) è ad arbitrio del Presidente della Repubblica, nel senso che per il suo sì o no finale deve vedersela solo con sé stesso e non deve rendere conto a nessuno.
E negli altri paesi dove la grazia è prevista la situazione è analoga (anzi, in alcuni non è neanche previsto il ruolo consultivo di qualche ministero).
Ebbene, io trovo questa istituzione giuridica assurda e anacronistica.
Mi spiego.
Io non sono un giustizialista inquisitore che vuole vedere qualsiasi condannato marcire in carcere fino all'ultimo giorno della pena prevista in tribunale.
Però... per la maggioranza dei casi in cui il condannato meriti fiducia e una seconda possibilità o per qualsiasi altro motivo si creda giusto venirgli incontro ci sono altri dispositivi giuridici non autocratici, tipo la conversione della pena (l'esempio più noto è il trasformare parte della pena detentiva in una pena con sospensione condizionale).
E quindi?
E quindi non sono d'accordo con l'istituzione giuridica della grazia (almeno non nella forma in cui esiste oggi) proprio per la sua anacronistica autocrazia.
Un uomo solo (in questo caso il Presidente della Repubblica) che possa prendere una decisione del genere senza doverne rendere conto a nessuno a me ricorda tanto i principi feudali o il papa re (o i dittatori moderni).
E per fortuna in Europa e buona parte del resto del mondo siamo fuori da quei tempi.
Saluti,
Mauro.
In Italia è prevista all'interno dell'articolo 87 della Costituzione ed è regolata dall'articolo 681 del codice di procedura penale.
Negli ultimi mesi/anni se ne è riparlato in particolare per il caso Dell'Utri.
Ma adesso qui non mi interessano i casi particolari, bensì il concetto generale.
Molti confondono la grazia con il perdono.
Bene, non c'entra niente: il perdono è una cosa soggettiva, morale (indipendentemente dall'essere credenti o meno) e non giuridica.
Una vittima può perdonare un colpevole, ma il perdono non può appartenere al sistema giuridico, visto che quest'ultimo deve (anzi, dovrebbe) basarsi sui fatti e su concetti il più possibile razionali.
La grazia è, come detto, un'istituzione giuridica.
Una particolare istituzione giuridica che può essere applicata per i più disparati motivi e che alla fine (pur con il ruolo consultivo del Ministero dell'Interno) è ad arbitrio del Presidente della Repubblica, nel senso che per il suo sì o no finale deve vedersela solo con sé stesso e non deve rendere conto a nessuno.
E negli altri paesi dove la grazia è prevista la situazione è analoga (anzi, in alcuni non è neanche previsto il ruolo consultivo di qualche ministero).
Ebbene, io trovo questa istituzione giuridica assurda e anacronistica.
Mi spiego.
Io non sono un giustizialista inquisitore che vuole vedere qualsiasi condannato marcire in carcere fino all'ultimo giorno della pena prevista in tribunale.
Però... per la maggioranza dei casi in cui il condannato meriti fiducia e una seconda possibilità o per qualsiasi altro motivo si creda giusto venirgli incontro ci sono altri dispositivi giuridici non autocratici, tipo la conversione della pena (l'esempio più noto è il trasformare parte della pena detentiva in una pena con sospensione condizionale).
E quindi?
E quindi non sono d'accordo con l'istituzione giuridica della grazia (almeno non nella forma in cui esiste oggi) proprio per la sua anacronistica autocrazia.
Un uomo solo (in questo caso il Presidente della Repubblica) che possa prendere una decisione del genere senza doverne rendere conto a nessuno a me ricorda tanto i principi feudali o il papa re (o i dittatori moderni).
E per fortuna in Europa e buona parte del resto del mondo siamo fuori da quei tempi.
Saluti,
Mauro.
domenica 6 maggio 2018
venerdì 4 maggio 2018
La bandiera italiana, questa sconosciuta
Ieri ha fatto il giro dei mezzi di informazione e dei social la notizia che a Napoli una ragazza con la sindrome di Down si è laureata col massimo dei voti.
A parte il fatto che è una non notizia (non è la prima persona Down che si laurea - nonostante si cerchi di far passare che lo sia - e a parte i casi più gravi le persone con tale sindrome hanno problemi di competenze sociali, non di intelligenza, quindi lo studio non dovrebbe essere un problema), vorrei parlarvi di una piccola avventura accaduta su Twitter.
Una persona ha voluto complimentarsi e rallegrarsi con questo tweet:
Certo, talmente orgoglio italiano che lo esplicita con la bandiera... ungherese!
Quando glielo ho fatto notare, ha risposto così:
A vedere la bandiera della Costa d'Avorio mi sono cascate le braccia e quant'altro.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Già anni fa polemizzai in difesa della bandiera italiana: http://pensieri-eretici.blogspot.com/2012/07/impariamo-conoscere-la-bandiera.html
A parte il fatto che è una non notizia (non è la prima persona Down che si laurea - nonostante si cerchi di far passare che lo sia - e a parte i casi più gravi le persone con tale sindrome hanno problemi di competenze sociali, non di intelligenza, quindi lo studio non dovrebbe essere un problema), vorrei parlarvi di una piccola avventura accaduta su Twitter.
Una persona ha voluto complimentarsi e rallegrarsi con questo tweet:
Certo, talmente orgoglio italiano che lo esplicita con la bandiera... ungherese!
Quando glielo ho fatto notare, ha risposto così:
A vedere la bandiera della Costa d'Avorio mi sono cascate le braccia e quant'altro.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Già anni fa polemizzai in difesa della bandiera italiana: http://pensieri-eretici.blogspot.com/2012/07/impariamo-conoscere-la-bandiera.html