Uno dei mantra dei neofascisti alla carbonara è il fatto che Mussolini abbia dato le pensioni agli italiani.
Talmente ripetuto, talmente urlato che hanno finito per crederci anche coloro che neofascisti non sono.
Bene, sappiate che è una bufala.
Le pensioni sono state introdotte in Italia nel 1898 (ben prima dell'arrivo del fascismo, quindi) con la fondazione della Cassa nazionale di previdenza per l'invalidità e la vecchiaia degli operai, su base volontaria.
Nel 1919 (quindi sempre prima dell'arrivo del fascismo) l'iscrizione a detta cassa diventa obbligatoria, quindi nascono le pensioni come le conosciamo oggi (a livello di principio, non certo di qualità).
Nel 1933 (quindi ben dopo l'arrivo del fascismo, quindi anche se gli sbraitatori di cui sopra avessero ragione, dovrebbero comunque spiegarci perché Mussolini ha dormito 11 anni prima di fare qualcosa) tale cassa viene trasformata in Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), estendendo le categorie con diritto di pensione.
Va osservato che l'ampliamento dei diritti pensionistici è stato un processo continuo, cominciato prima del fascismo, continuato durante lo stesso e decisamente accelerato dopo la seconda guerra mondiale, quindi anche volendogli dare solo il merito dell'ampliamento... beh, è un merito ben piccolo, visto quanto sopra.
Qualcuno - lo so, perché è una cosa che ho già sentito - ora tirerà fuori che sì, va beh... ma lui ha introdotto le pensioni sociali!
Altra bufala.
Le pensioni sociali non sono - udite, udite! - né merito del fascismo, né dell'antifascismo, essendo state introdotte nel 1969 (sì, 26 anni dopo la caduta del fascismo, 24 anni dopo la fine della guerra e 21 anni dopo l'entrata in vigore della Costituzione) a seguito delle lotte per i diritti civili degli anni '60.
Il riassunto breve di questa storia lo trovate su Wikipedia. Tramite i link ivi presenti potete scoprire di più.
Saluti,
Mauro.
Nessun commento:
Posta un commento