Quando sentite parlare leghisti e antieuropeisti sui trasferimenti fiscali... storcete il naso.
Uno dei cavalli di battaglia di leghisti e autonomisti vari è il mancato ritorno delle tasse pagate nei territori dove esse sono state pagate.
Senza dimenticare che certi ragionamenti possono portare agli estremi che descrissi qui, c'è un problema di comprensione di base.
Esistono due tipi di tasse.
Le tasse locali e quelle nazionali.
Le tasse locali vengono raccolte dagli enti locali e dagli stessi vengono usate. Che vengano usate bene o male, non possono comunque uscire dall'ambito locale.
Le tasse nazionali, dovunque vengano raccolte, appartengono allo Stato e basta, non hanno nulla a che vedere con le regioni, con le varie entità locali dove vengono raccolte.
In Italia non esiste nessun trasferimento da una regione all'altra. Esiste solo il trasferimento dallo Stato alle varie regioni (o altre entità locali).
Quindi quando, per esempio, un Salvini sbraita sui trasferimenti dalla Lombardia alla Calabria, per esempio,sbraita sul nulla: detti trasferimenti non esistono.
Le tasse locali raccolte dalla regione Lombardia rimangono già in Lombardia, non servono leggi per garantirlo.
Le tasse nazionali - dovunque vengano raccolte - appartengono allo Stato e lo Stato le utilizza dove servono. A vantaggio dell'intero paese. Punto.
È lo Stato a trasferire da sé stesso alle periferie (tra cui vi sono anche le regioni ricche come Lombardia, Piemonte o Emilia Romagna) in base ai bisogni delle stesse, non esiste nessun trasferimento da regione a regione.
Saluti,
Mauro.
Devo dirti che io questa storia dei trasferimenti diretti da una regione all'altra non l'ho mai sentita tirare fuori da nessuno. Ma come sai non seguo molto la politica.
RispondiEliminaCredo tu conosca bene il mio punto di vista. La Lombardia dovrebbe essere uno Stato indipendente. Quale sistema di tassazione usare in quel caso? Non saprei, perché proprio non è l mia materia. Ma ti direi: andiamo a vedere come funziona da altre parti e copiamo il meglio. Cioè, prendiamo uno dei tanti Stati europei con 10.000.000 +/- 3.000.000 di abitanti e vediamo come funziona lì. Studiamo, capiamo, eventualmente modifichiamo, adattiamo.
Le tasse nazionali - dovunque vengano raccolte - appartengono allo Stato e lo Stato le utilizza dove servono.
RispondiEliminaQuesto è vero, ma quasi.
Le regioni a statuto speciale trattengono una buona parte dei tributi nazionali, di fatto "pagando" i servizi erogati (per forza) dallo stato¹ con uno scontro tra il 60% e il 100%.
E boh, visto che sono stati fatti per ragioni dovute a una guerra di 70 anni fa penso che si possano anche rivedere questi accordi, cercando di ripianare le differenze che nei comuni confinanti si sentono, e anche tanto (mi chiedo come nessuno abbia mai provato a impugnare la cosa davanti all'antitrust europeo. Se voglio ristrutturare il mio albergo, se è 5 metri di qua del confine devo pagare tutto io, se è 5 metri più in là, compartecipa la regione autonoma. Tant'è che Cortina voleva passare all'Alto Adige, chissà perché...)
¹ penso ad esempio all'esercito/marina/aviazione, alla diplomazia, alle rappresentanze consolari e alle ambasciate, alle infrastrutture come gli aeroporti eccetera.
Infatti, specie negli ultimi anni, sono ormai diversi i Comuni che dal Veneto hanno fatto richiesta di cambio di Regione, proprio perché al confine tra regione ordinaria e regione a statuto speciale la situazione è molto più difficile da sostenere se ti trovi dalla parte "sbagliata".
EliminaSpezzo una lancia a favore di chi protesta. Il problema è simile a quello in cui in una famiglia c'è il figliol prodigo che prima spende e spande e poi, dopo che ha speso tutto, torna da papino a piangere e chiedere altri soldini, soldini che magari vengono tolti dalla parte dei fratelli.
RispondiEliminaLogico che da parte dei fratelli ci sia un poco di malumore quando i soldi "di tutti" devono essere spesi per appianare i disastri fatti da "qualcuno".
Lo stesso "in grande" che capita in europa; molti hanno protestato perché son stati impiegati finanziamenti UE non per investimenti ma per salvare i greci, e qualche altra nazione, dalle conseguenze della loro "finanza in allegria".
Il problema, almeno con le regioni a statuto speciale (tipo il Trentino, non tipo la Sicilia), è un'altro: è il fratello preferito, che è anche un bravo ragazzo e amministra bene quanto gli viene dato, ma continua a vivere a casa con mammà, senza pagare (quasi) né vitto né alloggio né vestiario eccetera, e intascandosi tutto quanto guadagna. E si gode le vacanze più belle rispetto agli altri, visto che ha un "reddito disponibile" più alto.
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