Ho letto oggi la notizia che il dirigente RAI responsabile della diretta di Capodanno è stato allontanato.
Perché è stato allontanato? Perché ha anticipato volontariamente di un minuto il conto alla rovescia (oltre ad altri errori durante la stessa trasmissione, ma questo è stato quello che ha fatto partire la valanga).
Ora, se lui ha fatto quell'errore (anticipare il conto alla rovescia) volontariamente è giusto che ne paghi le conseguenze, su questo non si discute: uno sul lavoro deve fare le cose per bene. E sbagliare volontariamente non è farle per bene.
Però la notizia mi ha fatto tornare in mente tutte le polemiche dei giorni e settimane successive al fattaccio.
Sembrava che quel minuto di anticipo avesse dato la stura all'Apocalisse definitiva!
E io già allora pensavo quanto scemi siamo talvolta.
E cosa vuoi che sia un minuto a Capodanno?
Cosa ti cambia nella vita?
Ti serve veramente una precisione assoluta per stappare una bottigilia (perché poi alla fine è solo quello lo scopo)?
Il tuo anno sarà di schifo solo perché hai stappato un minuto prima o un minuto dopo?
Ma allora sei proprio coglione!
Che poi... a volerla dire tutta: se uno avesse veramente bisogno (per chissà quale astruso motivo) di stappare con precisione al secondo o migliore, nulla da dire... però allora dovrebbe seguire lo scorrere del tempo sul sito web di un qualche istituto di metrologia, non certo su RAI o Mediaset.
Saluti,
Mauro.
Ogni tanto (anzi spesso) mi vengono in mente interpretazioni di avvenimenti e fatti oppure giudizi su persone ed eventi che non si possono certo definire conformisti. O magari semplicemente idee e pensieri personali, indipendenti. Alcune di queste idee saranno giuste e condivisibili, altre no, ma sono orgoglioso che non siano conformi. I commenti anonimi non sono graditi, essi verranno cancellati a meno che non portino contributi concreti e seri. Buona lettura a tutti.
mercoledì 27 gennaio 2016
venerdì 22 gennaio 2016
Ditemi chi è l'omofobo
Sarri (allenatore del Napoli) ha dato del frocio a Mancini (allenatore dell'Inter).
A parte il fatto che - visto chi è Mancini - forse l'offesa è più per i froci che per Mancini... ma questo è comunque un mio giudizio personale.
A parte ciò, dicevo, la reazione di Mancini è stata però molto più omofoba dell'uscita di Sarri.
Infatti Mancini ha dichiarato che non è stato offeso lui, bensì sono state offese persone che soffrono.
Ergo... essere omosessuali significa soffrire.
Peccato che la maggioranza degli omosessuali siano persone perfettamente (e giustamente) soddisfatte della propria vita, contrariamente a quanto pensi Mancini.
Io sono eterosessuale, ma se fossi omosessuale a questo punto sarei più offeso dalle parole di Mancini che da quelle di Sarri.
Saluti,
Mauro.
A parte il fatto che - visto chi è Mancini - forse l'offesa è più per i froci che per Mancini... ma questo è comunque un mio giudizio personale.
A parte ciò, dicevo, la reazione di Mancini è stata però molto più omofoba dell'uscita di Sarri.
Infatti Mancini ha dichiarato che non è stato offeso lui, bensì sono state offese persone che soffrono.
Ergo... essere omosessuali significa soffrire.
Peccato che la maggioranza degli omosessuali siano persone perfettamente (e giustamente) soddisfatte della propria vita, contrariamente a quanto pensi Mancini.
Io sono eterosessuale, ma se fossi omosessuale a questo punto sarei più offeso dalle parole di Mancini che da quelle di Sarri.
Saluti,
Mauro.
giovedì 21 gennaio 2016
Io non sono razzista, ma...
Ecco, chi comincia così è il primo dei razzisti.
Ogni persona ha il diritto di critica.
Anche contro interi popoli, religioni, etnie, nazioni, gruppi, associazioni, eccetera...
Se questa critica è onesta, seria, concreta, argomentata (giusta o sbagliata qui non conta, il dovere di avere ragione quando si parla/scrive non esiste)... allora è accettabile sempre e comunque, qualsiasi siano i contenuti.
Sempre che non cominci appunto con "Io non sono razzista, ma...".
Se comincia così... allora è razzismo. Puro e semplice. Senza se e senza ma.
Saluti,
Mauro.
Ogni persona ha il diritto di critica.
Anche contro interi popoli, religioni, etnie, nazioni, gruppi, associazioni, eccetera...
Se questa critica è onesta, seria, concreta, argomentata (giusta o sbagliata qui non conta, il dovere di avere ragione quando si parla/scrive non esiste)... allora è accettabile sempre e comunque, qualsiasi siano i contenuti.
Sempre che non cominci appunto con "Io non sono razzista, ma...".
Se comincia così... allora è razzismo. Puro e semplice. Senza se e senza ma.
Saluti,
Mauro.
sabato 16 gennaio 2016
giovedì 14 gennaio 2016
E anche la Renault...
Dopo la Volkswagen tocca alla Renault essere accusata di aver installato software "ingannevoli" per quanto riguarda consumi ed emissioni.
Però, sinceramente, l'imbroglio di Renault è ancora più grande: da più di un secolo riesce a far credere al mondo di saper fare auto.
Di peggio (forse) c'è solo Opel.
Saluti,
Mauro.
Però, sinceramente, l'imbroglio di Renault è ancora più grande: da più di un secolo riesce a far credere al mondo di saper fare auto.
Di peggio (forse) c'è solo Opel.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 13 gennaio 2016
Bicicletta selvaggia 2
Già un paio d'anni fa parlai qui della prepotenza e del non rispetto del codice della strada da parte dei ciclisti.
Però io attacco chiunque non rispetti il codice della strada: ciclisti, automobilisti, pedoni, motociclisti, eccetera.
Ma se attacco automobilisti, pedoni, motociclisti o simili questi mi contestano con dati e fatti (non sempre condivisibili o corretti, ma comunque argomentati).
Se attacco i ciclisti invece ricevo solo insulti, senza argomentazioni con dati o fatti.
Forse i ciclisti dovrebbero riflettere sulla differenza.
Saluti,
Mauro.
Però io attacco chiunque non rispetti il codice della strada: ciclisti, automobilisti, pedoni, motociclisti, eccetera.
Ma se attacco automobilisti, pedoni, motociclisti o simili questi mi contestano con dati e fatti (non sempre condivisibili o corretti, ma comunque argomentati).
Se attacco i ciclisti invece ricevo solo insulti, senza argomentazioni con dati o fatti.
Forse i ciclisti dovrebbero riflettere sulla differenza.
Saluti,
Mauro.
martedì 12 gennaio 2016
Il problema è la Turchia
E Istanbul non è la Turchia, se non amministrativamente.
La Turchia non è Europa. È Asia. Sia geograficamente che culturalmente.
E perciò il volerla integrare nell'Europa significa solo non capire nulla né dell'Europa né della Turchia. O meglio: non voler capire nulla.
Saluti,
Mauro.
La Turchia non è Europa. È Asia. Sia geograficamente che culturalmente.
E perciò il volerla integrare nell'Europa significa solo non capire nulla né dell'Europa né della Turchia. O meglio: non voler capire nulla.
Saluti,
Mauro.
lunedì 11 gennaio 2016
La leggenda del paradiso fiscale
Detto chiaro e tondo: non esiste nessun paradiso fiscale. Almeno non se vogliamo essere linguisticamente corretti.
La definizione nasce dall'inglese "fiscal haven" o "tax haven", in quanto molti porti (cioè "haven") offrivano agevolazioni fiscali o doganali per attirare navi e quindi commerci, introiti.
A un certo punto in italiano (e non solo) si confuse "haven" con "heaven"... e così il porto divenne un paradiso.
E soprattutto così divennero paradisi fiscali anche luoghi senza porti.
Saluti,
Mauro.
La definizione nasce dall'inglese "fiscal haven" o "tax haven", in quanto molti porti (cioè "haven") offrivano agevolazioni fiscali o doganali per attirare navi e quindi commerci, introiti.
A un certo punto in italiano (e non solo) si confuse "haven" con "heaven"... e così il porto divenne un paradiso.
E soprattutto così divennero paradisi fiscali anche luoghi senza porti.
Saluti,
Mauro.
Per fortuna David Bowie è morto prima
Se avesse sentito l'intervista fatta stasera da RAI Radio 1 all'impresario David Zard (che sostiene di aver portato Bowie in Italia per la prima volta, cosa comunque non vera) si sarebbe suicidato.
Un David Zard chiaramente e totalmente ubriaco ha spacciato la sua incapacità di parlare per conseguenza della commozione per la morte di Bowie.
E il giornalista che faceva finta di crederci era ancora peggio.
Saluti,
Mauro.
Un David Zard chiaramente e totalmente ubriaco ha spacciato la sua incapacità di parlare per conseguenza della commozione per la morte di Bowie.
E il giornalista che faceva finta di crederci era ancora peggio.
Saluti,
Mauro.