Molti di voi si saranno stupiti del fatto che io non abbia ancora scritto una singola riga sulla tragedia dell'aereo Germanwings della settimana scorsa.
I motivi sono semplicemente due:
1) Purtroppo ne stanno parlando tutti, soprattutto coloro che non hanno nulla da dire, quindi qualsiasi cosa scrivessi si perderebbe nel gran rumore di fondo;
2) Le indagini sono - nonostante le apparenze - di fatto agli inizi. L'unica cosa che sembra certa è che il copilota sia il responsabile... ma in quali termini concreti lo diranno le indagini. E sinceramente non mi va di scrivere qualcosa sulla base di così pochi fatti.
Però oggi ho letto l'articolo migliore sulla tragedia da quando è spuntata la responsabilità di Andreas Lubitz.
Migliore in assoluto, non migliore in Italia.
Poi, sui singoli punti, chiunque di noi può concordare o discordare, ma la profondità, la lucidità e la sostanza di quest'articolo non vanno sottovalutate. Anzi.
Scritto dalla bravissima Silvia Bencivelli.
Qui l'incipit (articolo completo cliccando sul link):
La tragedia dell’aereo della GermanWings è una di quelle cose su cui
tutti hanno qualcosa da dire. Per chi si occupa di salute, e di
comunicazione della salute, proprio qui sta il problema.
Più di dieci anni fa feci la tesi di master sul lessico della salute
mentale trasportato nelle pagine di cronaca nera, dove in un attimo è tragedia della follia e in un attimo c’è il vicino di casa che, alternativamente, non poteva immaginare niente di simile o aveva avuto il sospetto di qualcosa che non andasse. [Prosegui la lettura]
Saluti,
Mauro.
Ogni tanto (anzi spesso) mi vengono in mente interpretazioni di avvenimenti e fatti oppure giudizi su persone ed eventi che non si possono certo definire conformisti. O magari semplicemente idee e pensieri personali, indipendenti. Alcune di queste idee saranno giuste e condivisibili, altre no, ma sono orgoglioso che non siano conformi. I commenti anonimi non sono graditi, essi verranno cancellati a meno che non portino contributi concreti e seri. Buona lettura a tutti.
lunedì 30 marzo 2015
domenica 29 marzo 2015
Quanto è credibile Wikipedia?
Almeno parlando di quella italiana...
Io ho frequentato il Liceo Scientifico "Leonardo da Vinci" a Genova tra il 1982 e il 1987. In quegli anni ebbi, per due anni, come insegnante di educazione fisica Giovanni Talami, famoso soprattutto per essere stato calciatore professionista con due anni nella Sampdoria capitanata dal futuro allenatore della NazionaleClaudio Marcello Lippi.
Perché vi racconto ciò?
Perché io ho fatto la maturità nel 1987 e, come detto, ho avuto Talami (splendida persona, per inciso) come insegnante per due anni... ma secondo Wikipedia Talami cominciò a insegnare educazione fisica dopo il 1989 (essendosi secondo Wikipedia iscritto in quell'anno all'ISEF, in realtà avrebbe dovuto cominciare nel 1992, avendo l'ISEF durata triennale):
Io, sinceramente, credo più alla mia esperienza personale che a Wikipedia ;-)
Saluti,
Mauro.
Io ho frequentato il Liceo Scientifico "Leonardo da Vinci" a Genova tra il 1982 e il 1987. In quegli anni ebbi, per due anni, come insegnante di educazione fisica Giovanni Talami, famoso soprattutto per essere stato calciatore professionista con due anni nella Sampdoria capitanata dal futuro allenatore della Nazionale
Perché vi racconto ciò?
Perché io ho fatto la maturità nel 1987 e, come detto, ho avuto Talami (splendida persona, per inciso) come insegnante per due anni... ma secondo Wikipedia Talami cominciò a insegnare educazione fisica dopo il 1989 (essendosi secondo Wikipedia iscritto in quell'anno all'ISEF, in realtà avrebbe dovuto cominciare nel 1992, avendo l'ISEF durata triennale):
Io, sinceramente, credo più alla mia esperienza personale che a Wikipedia ;-)
Saluti,
Mauro.
venerdì 27 marzo 2015
Una bolognese particolare
Chi mi conosce sa che io mangio spesso fuori casa.
Un po' per necessità lavorative (sono spesso in viaggio) un po' perché da single non è sempre divertente mangiare da solo a casa.
Quando sono nei ristoranti (sia quelli dove sono cliente fisso, sia quelli dove capito una volta o due per caso e basta) mi diverto anche a guardare come si comportano i clienti vari.
E ho notato che i clienti... sono alla fine la parte peggiore della gastronomia.
La maggioranza sono cafoni, ignoranti, prepotenti.
Cafoni: non sanno comportarsi a tavola.
Ignoranti: non sanno scegliere (e mangiare) i piatti, né tantomeno abbinare cibi e bevande.
Prepotenti: cuochi e camerieri non sono persone che ti servono, ma schiavi al tuo servizio.
(Riguardo all'ultimo punto qui in Germania c'è un detto: Der Kunde ist König, cioè Il cliente è re... peccato che molti clienti si credano non König ma Gott, cioè Dio).
Io dico solo: meno male che non lavoro in gastronomia... se no ilragù ragout per la bolognese lo farei non con carne di manzo ma con carne di cliente!
Saluti,
Mauro.
Un po' per necessità lavorative (sono spesso in viaggio) un po' perché da single non è sempre divertente mangiare da solo a casa.
Quando sono nei ristoranti (sia quelli dove sono cliente fisso, sia quelli dove capito una volta o due per caso e basta) mi diverto anche a guardare come si comportano i clienti vari.
E ho notato che i clienti... sono alla fine la parte peggiore della gastronomia.
La maggioranza sono cafoni, ignoranti, prepotenti.
Cafoni: non sanno comportarsi a tavola.
Ignoranti: non sanno scegliere (e mangiare) i piatti, né tantomeno abbinare cibi e bevande.
Prepotenti: cuochi e camerieri non sono persone che ti servono, ma schiavi al tuo servizio.
(Riguardo all'ultimo punto qui in Germania c'è un detto: Der Kunde ist König, cioè Il cliente è re... peccato che molti clienti si credano non König ma Gott, cioè Dio).
Io dico solo: meno male che non lavoro in gastronomia... se no il
Saluti,
Mauro.
sabato 21 marzo 2015
Il nostro cibo nucleare
La prossima volta che vi venisse voglia di contestare OGM, nucleare, cibo e compagnia... prima leggetevi e imparatevi a memoria questo articolo della brava Alessandra Viola.
Saluti,
Mauro.
Saluti,
Mauro.
venerdì 20 marzo 2015
Ritornando su Change.org
Qualche tempo fa avevo cercato di farvi capire quanto inutili (e in realtà anche stupide) fossero le petizioni su Change.org. Qui l'articolo in questione.
Oggi ne ottengo una dismostrazione ulteriore: su Change.org sono state raccolte oltre un milione di "firme" contro la cacciata (giusta o sbagliata poco conta) di un conduttore televisivo dalla BBC. Qui un articolo al proposito.
E la "signorina" Elisa Finocchiaro considerava un successo l'aver conquistato 240000 "firme" per una questione politica seria (vedasi l'articolo citato all'inizio). Cioè meno di un quarto delle "firme" raccolte per salvare un conduttore televisivo ignoto ai più...
Sinceramente, ciò dimostra cosa veramente sia, a cosa veramente serva Change.org.
E ciò non è quello che Elisa Finocchiaro crede. Anzi è tutt'altro.
Saluti,
Mauro.
Oggi ne ottengo una dismostrazione ulteriore: su Change.org sono state raccolte oltre un milione di "firme" contro la cacciata (giusta o sbagliata poco conta) di un conduttore televisivo dalla BBC. Qui un articolo al proposito.
E la "signorina" Elisa Finocchiaro considerava un successo l'aver conquistato 240000 "firme" per una questione politica seria (vedasi l'articolo citato all'inizio). Cioè meno di un quarto delle "firme" raccolte per salvare un conduttore televisivo ignoto ai più...
Sinceramente, ciò dimostra cosa veramente sia, a cosa veramente serva Change.org.
E ciò non è quello che Elisa Finocchiaro crede. Anzi è tutt'altro.
Saluti,
Mauro.
giovedì 19 marzo 2015
lunedì 16 marzo 2015
Quelli che hanno visto Genova
E sono tanti quelli che hanno visto Genova, non solo Paolo Conte e quelli come lui "che stanno in fondo alla campagna" e che sono "noi che abbiamo visto Genova" (qui il testo completo della canzone).
No, tanti altri hanno visto Genova. E molti anche molto prima di Conte.
Come per esempio Francesco Petrarca (persona intelligente e amante del bello, non come quell'astioso invidioso suo concittadino Dante Alighieri che disprezzava i genovesi solo perché avrebbe voluto essere come loro ma non lo era), il quale scrisse (donando così a Genova il titolo di "Superba"):
"Vedrai una città, in atto d'imperio assisa su alpestri colline, per uomini e per mura superba, il cui solo aspetto ti dice essere sortita al dominio dei mari: Genova.".
Secoli dopo ci fu chi ebbe impressioni analoghe anche se espresse in forma decisamente diversa, un certo signor Gustave Flaubert:
"Ho visto una bellissima strada, la via Aurelia, ed ora sono in una bella città, una vera bella città, Genova. Cammino sul marmo, tutto è di marmo: scale, balconi, palazzi. I palazzi si toccano tanto sono vicini e, passando dalla strada, si vedono i soffitti patrizi tutti dipinti e dorati. Vado a visitare le chiese, sento cantare, suonare l'organo, guardo i monaci, osservo i paramenti sacri, gli altari, le statue; in altri momenti (ma non so bene quali) forse avrei riflettuto di più e guardato di meno. Invece qui spalanco gli occhi su tutto, ingenuamente, semplicemente, e forse è molto meglio...".
E lo stesso Flaubert in una lettera di poco successiva a quanto scritto sopra e che riassumeva il suo viaggio in Italia aggiunse:
"Durante il mio viaggio ciò che ho visto di più bello è Genova.".
Il giudizio più lapidario e definitivo viene però dalla lontana Russia, da Anton Cechov, il quale fece dire a un suo personaggio, nel lavoro teatrale "Il Gabbiano", che Genova era:
"la città più bella del mondo".
E in realtà queste parole di Cechov chiuderebbero il tema (anche perché dicono una cosa verissima), però ci sono tante altre descrizioni interessanti e ammirate di questo miracolo della natura e dell'uomo insieme chiamato Genova.
Anzi... prima di parlare oltre di Genova, vi parlo delle donne genovesi. Anzi per parlare di loro cedo la parola a Mark Twain:
"Mi piacerebbe restare qui, preferirei non procedere oltre. Può darsi che vi siano in Europa donne più graziose, ma io ne dubito. La popolazione di Genova è di centoventimila anime: di queste, due terzi sono donne, e almeno due terzi delle donne sono belle; ben vestite, fini, leggiadre quanto si può senza essere angeli.".
Chiaramente anche gli spartani tedeschi (o tedescofoni) trovarono cose da apprezzare a Genova, anzi forse più di altri (anche se magari non sono le stesse cose che noi genovesi, e italiani in generale, apprezziamo per prime), come spiega bene Sigmund Freud:
"Genova la conosci: è imponente, solida, quasi altera, pulita, benestante".
Sempre rimanendo in ambito teutonico, anche se non proprio gentilissima nei confronti della mia Genova, trovo poeticamente bellissima un'immagine di Heinrich Heine:
"Genova giace presso il mare come lo scheletro di un gigantesco animale buttato lì dalla risacca.".
Comunque chi ha veramente capito, apprezzato e conosciuto Genova è stato Richard Wagner, il quale - e lo posso dire da genovese! - è stato assolutamente il più obiettivo e sincero nella sua descrizione (insieme a Petrarca):
"Non ho mai visto nulla come questa Genova! È qualcosa d'indiscutibilmente bello, grandioso, caratteristico: Parigi e Londra al confronto con questa divina città scompaiono come semplice agglomeramento di case e di strade senza alcuna forma. Davvero non saprei dove cominciare per darti l'impressione che mi ha fatto e continua a farmi: ho riso come un fanciullo e non potevo nascondere la mia gioia! Tutti debbono vedere Genova!".
Però non ci sono solo i viaggiatori tedeschi... ci sono anche i britannici, per cui il mito italiano ottocentesco era Napoli, non Genova, Milano, Firenze o altro, ma per lo meno Charles Dickens vide la realtà delle cose e non i miti:
"Il posto è bello [Napoli], ma molto meno di quanto la gente non dica. Il famoso golfo, secondo me, come veduta, è incomparabilmente inferiore a quello di Genova, che è quanto di più bello abbia mai visto. Nemmeno la città, dal canto suo, è paragonabile a Genova, con cui in Italia nessuna regge il confronto, salvo Venezia." (e da genovese di origine veneziana, io qui sono naturalmente doppiamente d'accordo ;-) ).
E, più tardi, Mary Shelley, in maniera più poetica e romantica, amò anche Genova:
"Splendida città che ti specchi nelle acque azzurre del Mediterraneo. Le rocce e i promontori, il cielo luminoso e gli allegri tuoi vigneti erano il mio mondo.".
Ma ci furono prima di tutto ciò pure poeti goduriosi (poi divenuti papi) che videro la bellezza di Genova, per la precisione Enea Silvio Piccolomini alias Pio II:
"Se Venere vivesse, non preferirebbe più Cipro o il monte Citera o il bosco Idalio, ma verrebbe ad abitar Genova, sì come dimora fatta per lei." (e dato che il mio cognome - Venier - in origine significava "dedicato a Venere" la cosa non può che farmi piacere).
Venendo infine al carattere dei liguri, dei genovesi, al di là dell'aspetto della città e della regione, bisogna dire che esso venne definito in maniera esplicita e imperitura già duemila e passa anni fa da un certo Cicerone:
"Ai Liguri, aspri figli dei monti, insegnò la stessa terra che nulla si ottiene se non con tenacia e fatica.".
E potrei continuare ad libitum... ma credo quanto sopra basti a farvi capire quale è la città più bella del mondo. E non accetto contestazioni!
Saluti,
Mauro.
No, tanti altri hanno visto Genova. E molti anche molto prima di Conte.
Come per esempio Francesco Petrarca (persona intelligente e amante del bello, non come quell'astioso invidioso suo concittadino Dante Alighieri che disprezzava i genovesi solo perché avrebbe voluto essere come loro ma non lo era), il quale scrisse (donando così a Genova il titolo di "Superba"):
"Vedrai una città, in atto d'imperio assisa su alpestri colline, per uomini e per mura superba, il cui solo aspetto ti dice essere sortita al dominio dei mari: Genova.".
Secoli dopo ci fu chi ebbe impressioni analoghe anche se espresse in forma decisamente diversa, un certo signor Gustave Flaubert:
"Ho visto una bellissima strada, la via Aurelia, ed ora sono in una bella città, una vera bella città, Genova. Cammino sul marmo, tutto è di marmo: scale, balconi, palazzi. I palazzi si toccano tanto sono vicini e, passando dalla strada, si vedono i soffitti patrizi tutti dipinti e dorati. Vado a visitare le chiese, sento cantare, suonare l'organo, guardo i monaci, osservo i paramenti sacri, gli altari, le statue; in altri momenti (ma non so bene quali) forse avrei riflettuto di più e guardato di meno. Invece qui spalanco gli occhi su tutto, ingenuamente, semplicemente, e forse è molto meglio...".
E lo stesso Flaubert in una lettera di poco successiva a quanto scritto sopra e che riassumeva il suo viaggio in Italia aggiunse:
"Durante il mio viaggio ciò che ho visto di più bello è Genova.".
Il giudizio più lapidario e definitivo viene però dalla lontana Russia, da Anton Cechov, il quale fece dire a un suo personaggio, nel lavoro teatrale "Il Gabbiano", che Genova era:
"la città più bella del mondo".
E in realtà queste parole di Cechov chiuderebbero il tema (anche perché dicono una cosa verissima), però ci sono tante altre descrizioni interessanti e ammirate di questo miracolo della natura e dell'uomo insieme chiamato Genova.
Anzi... prima di parlare oltre di Genova, vi parlo delle donne genovesi. Anzi per parlare di loro cedo la parola a Mark Twain:
"Mi piacerebbe restare qui, preferirei non procedere oltre. Può darsi che vi siano in Europa donne più graziose, ma io ne dubito. La popolazione di Genova è di centoventimila anime: di queste, due terzi sono donne, e almeno due terzi delle donne sono belle; ben vestite, fini, leggiadre quanto si può senza essere angeli.".
Chiaramente anche gli spartani tedeschi (o tedescofoni) trovarono cose da apprezzare a Genova, anzi forse più di altri (anche se magari non sono le stesse cose che noi genovesi, e italiani in generale, apprezziamo per prime), come spiega bene Sigmund Freud:
"Genova la conosci: è imponente, solida, quasi altera, pulita, benestante".
Sempre rimanendo in ambito teutonico, anche se non proprio gentilissima nei confronti della mia Genova, trovo poeticamente bellissima un'immagine di Heinrich Heine:
"Genova giace presso il mare come lo scheletro di un gigantesco animale buttato lì dalla risacca.".
Comunque chi ha veramente capito, apprezzato e conosciuto Genova è stato Richard Wagner, il quale - e lo posso dire da genovese! - è stato assolutamente il più obiettivo e sincero nella sua descrizione (insieme a Petrarca):
"Non ho mai visto nulla come questa Genova! È qualcosa d'indiscutibilmente bello, grandioso, caratteristico: Parigi e Londra al confronto con questa divina città scompaiono come semplice agglomeramento di case e di strade senza alcuna forma. Davvero non saprei dove cominciare per darti l'impressione che mi ha fatto e continua a farmi: ho riso come un fanciullo e non potevo nascondere la mia gioia! Tutti debbono vedere Genova!".
Però non ci sono solo i viaggiatori tedeschi... ci sono anche i britannici, per cui il mito italiano ottocentesco era Napoli, non Genova, Milano, Firenze o altro, ma per lo meno Charles Dickens vide la realtà delle cose e non i miti:
"Il posto è bello [Napoli], ma molto meno di quanto la gente non dica. Il famoso golfo, secondo me, come veduta, è incomparabilmente inferiore a quello di Genova, che è quanto di più bello abbia mai visto. Nemmeno la città, dal canto suo, è paragonabile a Genova, con cui in Italia nessuna regge il confronto, salvo Venezia." (e da genovese di origine veneziana, io qui sono naturalmente doppiamente d'accordo ;-) ).
E, più tardi, Mary Shelley, in maniera più poetica e romantica, amò anche Genova:
"Splendida città che ti specchi nelle acque azzurre del Mediterraneo. Le rocce e i promontori, il cielo luminoso e gli allegri tuoi vigneti erano il mio mondo.".
Ma ci furono prima di tutto ciò pure poeti goduriosi (poi divenuti papi) che videro la bellezza di Genova, per la precisione Enea Silvio Piccolomini alias Pio II:
"Se Venere vivesse, non preferirebbe più Cipro o il monte Citera o il bosco Idalio, ma verrebbe ad abitar Genova, sì come dimora fatta per lei." (e dato che il mio cognome - Venier - in origine significava "dedicato a Venere" la cosa non può che farmi piacere).
Venendo infine al carattere dei liguri, dei genovesi, al di là dell'aspetto della città e della regione, bisogna dire che esso venne definito in maniera esplicita e imperitura già duemila e passa anni fa da un certo Cicerone:
"Ai Liguri, aspri figli dei monti, insegnò la stessa terra che nulla si ottiene se non con tenacia e fatica.".
E potrei continuare ad libitum... ma credo quanto sopra basti a farvi capire quale è la città più bella del mondo. E non accetto contestazioni!
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Qui la seconda puntata.
Qui la seconda puntata.
venerdì 13 marzo 2015
Negozi che ti raccomando
Non tanto per la qualità (che non conosco), quanto per il nome (e il relativo senso dell'umorismo di chi lo gestisce).
A Duisburg, dove lavoro, c'è un negozio di calzature che vende prevalentemente calzature italiane (anche se io molte marche non le conosco...).
Ora, una delle canzoni italiane più famose in Germania continua a essere 'O sole mio.
La suola delle scarpe in tedesco si dice Sohle.
I gestori del negozio lo hanno chiamato Sohle mio.
Tanto mi basta per promettere di non entrarci mai.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
E molti tedeschi trovano il nome simpatico :-(
A Duisburg, dove lavoro, c'è un negozio di calzature che vende prevalentemente calzature italiane (anche se io molte marche non le conosco...).
Ora, una delle canzoni italiane più famose in Germania continua a essere 'O sole mio.
La suola delle scarpe in tedesco si dice Sohle.
I gestori del negozio lo hanno chiamato Sohle mio.
Tanto mi basta per promettere di non entrarci mai.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
E molti tedeschi trovano il nome simpatico :-(
mercoledì 11 marzo 2015
Come odio i selfie
No, non fraintendete, non odio chi si autofotografa (anche se questa moda ormai sta diventando una vera piaga).
Quello che odio è la parola.
E la odio perché non solo è stupida, vuota, insignificante e inelegante. Ma soprattutto perché è inutile.
In italiano, da che esiste la fotografia, esiste una parola italiana per indicare chi si fotografa da solo (sia tenendo in mano direttamente l'oggetto fotografante sia usando un temporizzatore e non avendo contatto con l'oggetto stesso).
Questa parola èautoscatto autoritratto.
Io stesso ho ceduto alla moda e mi sono talvolta fotografato da solo.
Ma non mi sono mai fatto un selfie. Mi sono sempre e solo fatto degliautoscatti autoritratti.
Saluti,
Mauro.
Quello che odio è la parola.
E la odio perché non solo è stupida, vuota, insignificante e inelegante. Ma soprattutto perché è inutile.
In italiano, da che esiste la fotografia, esiste una parola italiana per indicare chi si fotografa da solo (sia tenendo in mano direttamente l'oggetto fotografante sia usando un temporizzatore e non avendo contatto con l'oggetto stesso).
Questa parola è
Io stesso ho ceduto alla moda e mi sono talvolta fotografato da solo.
Ma non mi sono mai fatto un selfie. Mi sono sempre e solo fatto degli
Saluti,
Mauro.
lunedì 9 marzo 2015
La Grecia e la complicità dell'Europa
Se un mio conoscente commette un reato e io lo so e non lo denuncio... lui viene condannato per il reato e io per complicità. Ed è giusto così.
La Grecia oggi viene accusata di aver falsificato i conti negli anni '80 per entrare in Europa e per avere dopo sempre presentato bilanci se non totalmente falsi, almeno abbelliti.
Accusa giusta (anche se la Spagna ha fatto di peggio, ma sul fatto si tace, visto che tedeschi, olandesi e inglesi fanno più volentieri le ferie in Spagna che in Grecia), però...
Però l'Europa (intesa prima come CEE e ora come EU) lo ha sempre saputo. Solo che negli anni '80 (in piena guerra fredda) conveniva chiudere gli occhi su certe cose... mentre oggi, in una situazione politica non migliore ma geopoliticamente diversa, la Grecia non serve più a nessuno.
Parliamoci chiaro: la Grecia ha grosse colpe. Ma l'Europa è complice. Quindi deve contribuire a pagare dette colpe. Punto.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
No, non venitemi a parlare dei conti italiani: l'Italia non è mai entrata in Europa.
L'Italia (insieme a Francia, Germania, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo) l'Europa la ha creata, costruita e finanziata. Quindi l'Italia, come gli altri cinque paesi citati, va solo lodata e ringraziata in questo senso (il che non significa che l'Italia non vada attaccata e condannata su altri fronti).
La Grecia oggi viene accusata di aver falsificato i conti negli anni '80 per entrare in Europa e per avere dopo sempre presentato bilanci se non totalmente falsi, almeno abbelliti.
Accusa giusta (anche se la Spagna ha fatto di peggio, ma sul fatto si tace, visto che tedeschi, olandesi e inglesi fanno più volentieri le ferie in Spagna che in Grecia), però...
Però l'Europa (intesa prima come CEE e ora come EU) lo ha sempre saputo. Solo che negli anni '80 (in piena guerra fredda) conveniva chiudere gli occhi su certe cose... mentre oggi, in una situazione politica non migliore ma geopoliticamente diversa, la Grecia non serve più a nessuno.
Parliamoci chiaro: la Grecia ha grosse colpe. Ma l'Europa è complice. Quindi deve contribuire a pagare dette colpe. Punto.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
No, non venitemi a parlare dei conti italiani: l'Italia non è mai entrata in Europa.
L'Italia (insieme a Francia, Germania, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo) l'Europa la ha creata, costruita e finanziata. Quindi l'Italia, come gli altri cinque paesi citati, va solo lodata e ringraziata in questo senso (il che non significa che l'Italia non vada attaccata e condannata su altri fronti).
domenica 8 marzo 2015
I misteri del tedesco 3 - Culto e cultura
Sì, stasera parliamo di culto e cultura.
Per molte persone le due parole sono in antitesi (e, prese alla lettera, vale anche per me)... ma, comunque sia, dette parole riservano qui in Germania sorprese decisamente interessanti.
Prima di vedere queste sorprese, vediamo di scoprire se ci sono differenze di significato tra italiano e tedesco.
Culto in tedesco si traduce Kult. E la parola nelle due lingue ha lo stesso identico significato.
Cultura in tedesco si traduce Kultur. E la parola nelle due lingue ha lo stesso identico significato.
Premesso ciò, si può aggiungere che in tedesco (contrariamente alla maggioranza delle altre lingue) si fa grande uso delle parole composte.
Un esempio banale (che non c'entra col tema di questo articolo): in Italia (e nella maggioranza dei paesi) c'è il Ministero degli Interni, mentre in Germania c'è l'Innenministerium, parola unica dove Innen=interni e Ministerium=ministero.
Torniamo a culto e cultura.
In Italia (e non solo) l'istruzione (e quindi la cultura) è gestita dal ministero dell'istruzione (che, appunto, in alcuni paesi - vedi Francia - è il ministero per la cultura).
In Germania tale settore nei vari stati federali è gestito dal Kultusministerium, cioè dal Ministero del Culto (se volete capire perché in questo caso si scrive Kultus e non Kult, leggete quanto scrissi sulla Bundesliga).
In compenso, qui in Germania, se la cultura non va a scuola, va comunque in viaggio.
Infatti noi viaggiatori abbiamo sempre con noi un nécessaire dove teniamo spazzolino da denti, dentifricio, rasoio e ammenicoli vari necessari per l'igiene personale.
Ecco, in tedesco questo oggetto si chiama Kulturbeutel, che tradotto letteralmente significa borsa/busta (Beutel) di cultura (Kultur).
Insomma... in Germania la cultura va in bagno, mentre a scuola va solo il culto.
Saluti,
Mauro.
Per molte persone le due parole sono in antitesi (e, prese alla lettera, vale anche per me)... ma, comunque sia, dette parole riservano qui in Germania sorprese decisamente interessanti.
Prima di vedere queste sorprese, vediamo di scoprire se ci sono differenze di significato tra italiano e tedesco.
Culto in tedesco si traduce Kult. E la parola nelle due lingue ha lo stesso identico significato.
Cultura in tedesco si traduce Kultur. E la parola nelle due lingue ha lo stesso identico significato.
Premesso ciò, si può aggiungere che in tedesco (contrariamente alla maggioranza delle altre lingue) si fa grande uso delle parole composte.
Un esempio banale (che non c'entra col tema di questo articolo): in Italia (e nella maggioranza dei paesi) c'è il Ministero degli Interni, mentre in Germania c'è l'Innenministerium, parola unica dove Innen=interni e Ministerium=ministero.
Torniamo a culto e cultura.
In Italia (e non solo) l'istruzione (e quindi la cultura) è gestita dal ministero dell'istruzione (che, appunto, in alcuni paesi - vedi Francia - è il ministero per la cultura).
In Germania tale settore nei vari stati federali è gestito dal Kultusministerium, cioè dal Ministero del Culto (se volete capire perché in questo caso si scrive Kultus e non Kult, leggete quanto scrissi sulla Bundesliga).
In compenso, qui in Germania, se la cultura non va a scuola, va comunque in viaggio.
Infatti noi viaggiatori abbiamo sempre con noi un nécessaire dove teniamo spazzolino da denti, dentifricio, rasoio e ammenicoli vari necessari per l'igiene personale.
Ecco, in tedesco questo oggetto si chiama Kulturbeutel, che tradotto letteralmente significa borsa/busta (Beutel) di cultura (Kultur).
Insomma... in Germania la cultura va in bagno, mentre a scuola va solo il culto.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 4 marzo 2015
I dieci anni di un omicidio
Dieci anni fa, il 4 marzo 2005, ragazzotti statunitensi anabolizzati e col cervello in pappa lavato dalla propaganda assassinarono a sangue freddo, confondendo la realtà con un videogioco di guerra, sulla strada per l'aeroporto di Baghdad Nicola Calipari.
Come sempre quando a premere il grilletto (o a manovrare la cloche, vedi Cermis, ma ci sono anche tanti esempi che non riguardano l'Italia) è qualcuno al servizio del Pentagono nessuno ha pagato.
Non dimentichiamo mai questa "immunità".
Saluti,
Mauro.
Come sempre quando a premere il grilletto (o a manovrare la cloche, vedi Cermis, ma ci sono anche tanti esempi che non riguardano l'Italia) è qualcuno al servizio del Pentagono nessuno ha pagato.
Non dimentichiamo mai questa "immunità".
Saluti,
Mauro.
domenica 1 marzo 2015
Altro che le metropolitane italiane - Reprise
Il 12 febbraio 2012 vi raccontai la storia dei ritardi della nuova linea della metropolitana di Colonia.
Oggi, 1 marzo 2015, quindi più di tre anni dopo, devo aggiornarvi.
Completamento previsto originariamente per il 2010, poi per il 2012, poi spostato al 2017 e poi al 2022.
Ma... notizia di ieri: ulteriore slittamento, fine lavori prevista - salvo ulteriori imprevisti - per il 2023.
E continuate a parlarmi dei lavori pubblici in Italia? Piantatela, va', che ci fate una figura migliore.
Saluti,
Mauro.
Oggi, 1 marzo 2015, quindi più di tre anni dopo, devo aggiornarvi.
Completamento previsto originariamente per il 2010, poi per il 2012, poi spostato al 2017 e poi al 2022.
Ma... notizia di ieri: ulteriore slittamento, fine lavori prevista - salvo ulteriori imprevisti - per il 2023.
E continuate a parlarmi dei lavori pubblici in Italia? Piantatela, va', che ci fate una figura migliore.
Saluti,
Mauro.