E dopo la tragedia, il fastidio di dover ascoltare tutti i distinguo e vedere tutti i salti sul carro di Charlie Hebdo.
Vorrei dire chiare e forti due cose.
1)
Charlie Hebdo va sostenuto senza se e senza ma. Non se la è cercata, come qualcuno comincia a dire.
La libertà di opinione, di parola, di espressione o è totale o non è proprio. Non ci sono vie di mezzo.
E tale libertà ha tutto il diritto di essere offensiva, scurrile, antipatica, disturbante. Tutti i politicamente corretti del cazzo che pretendono di porre limiti di "buon gusto" o di "rispetto" sono semplicemente complici morali degli assassini.
Je suis aussi Charlie. Sans discussion. Sans si et sans mais.
2)
È inutile che ora saltiate tutti sul carro di Charlie Hebdo.
Difendere la sua libertà di espressione, di satira, significa anche difendere la nostra libertà di apprezzarlo, di disprezzarlo o di non conoscerlo.
Chi lo conosceva e lo amava oggi ha il dovere di dire "Lo difendo e lo amo".
Chi lo conosceva e lo disprezzava oggi ha il dovere di dire "Lo difendo ma mi fa schifo".
Ma soprattutto, la maggioranza di voi che di sicuro non ne ha mai sentito parlare è inutile che faccia finta di conoscere la rivista, i redattori e i vignettisti. Difendetelo e tacete sul resto. Non fatevi belli usando il suo nome.
Saluti,
Mauro.
Sottoscrivo il tuo post Mauro. Lo sto dicendo da giorni: dire Je Suis Charlie significa essere a favore della libertà di espressione. Troppo comodo quando c'è di mezzo solo la nostra. Non significa approvare tutte le loro vignette alcune delle quali, lo dico senza remore, mi fanno schifo.
RispondiEliminaConcordo con Silvia: ha detto le stesse cose che avrei detto io, con la sola eccezione del suo "mi fanno schifo.". :-)
RispondiEliminaSi, io sul blog ho fatto una considerazione però, che riguarda cosa siamo capaci di tollerare. Se noi riteniamo che un giornale satirico possa essere crudamente blasfemo e offendere in modo pesantissimo i fedeli di una religione (naturalmente non stiamo parlando di sparare ai vignettisti, è ovvio, ma di consentire che vadano alle stampe o meno) dovremmo essere capaci di fare lo stesso con razzisti, fascisti, nazisti e feccia assortita, perchè alla fine si tratta pur sempre di opinioni. Anche qualcuno che facesse vignette gravemente derisorie sull'olocausto o che rappresenta gli africani come scimmie. Quelle cose fastidiosamente urticanti che fanno prudere le mani.
RispondiEliminaSono pur sempre opinioni. E se decidiamo che la nostra libertà deve essere assoluta, il prezzo deve comprendere il sopportare il puzzo maleodorante di certa gentaglia.
Sbaglio?
@layos: come ho scritto su un post di amici qualche giorno fa...
RispondiElimina---
Ricordo una bella pagina in un comic book di Capitan America (scritta se non erro da Mark Waid): in un parco americano un gruppo neonazista o simile sta predicando le sue fregnacce. La gente sta per tirarli giu' dal palco con le cattive, ma interviene Cap e ferma le persone indignate. Queste si stupiscono e gli chiedono perche' li ferma. Lui risponde che per quanto disgustato da quanto dicono i tizi sul palco, ritiene che non debba essere loro impedito di parlare. E chiude dicendo che questo e' il prezzo che si paga per vivere in un paese libero.
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Cioe' praticamente quello che dici tu. Impedire che si istighi alla violenza e' una cosa, ma finche' si esprimono solo opinioni e simili, credo dovremmo essere capaci di tollerare anche le piu' fastidiose senza essere tentati di vietarle per legge...
Ciao
Riccardo
Secondo me se la satira è stupida e sconfina in offese gratuite si può anche affermare senza troppo scandalo che se la siano cercata, così come io me la andrei a cercare se entrassi in una moschea e insultassi Maometto, o se entrassi in una chiesa e bestemmiassi. Ciò esulerebbe dal diritto di parola o di opinione, evidentemente, esponendomi a conseguenze variabili e più o meno giustificate a seconda della suscettibilità degli astanti. Se invece le vignette avevano una logica e potevano essere considerate satiriche, investendo tematiche socio-politiche allora si può configurare la censura come illegittima e da condannare, sia che avvenga sotto forma di reprimenda che sotto forma di strage terroristica. Detto questo, secondo me la volgarità non è quasi mai necessaria per l'efficacia della satira e spesso anzi dimostra che la componente satirica è deboluccia e che quindi occorre un rinforzo di altro tipo. Il problema è che noi ragioniamo sempre secondo il nostro punto di vista, per il quale abbiamo ovviamente sempre ragione. La realtà è che dal punto di vista di un islamico integralista non esiste proprio il diritto di ridicolizzare Maometto. Nell'Islam il diritto è sottomesso alla religione per cui se qualcosa è vietato dalla religione il fatto che sia ammesso dal diritto è irrilevante. E se la loro visione religiosa (sicuramente estremizzata) impone di ammazzare anche per la sola pubblicazione di una vignetta, così come di tagliare la mano ad un ladro, dobbiamo prendere atto di questa realtà. Non serve quindi a niente manifestare o mettere "je Suis Charlie" come immagine del profilo ma prendere sonoramente a calci in culo i terroristi.
RispondiEliminaPaolo
@Paolo. No perdonami, stiamo parlando di due livelli diversi. Se uno entra in chiesa bestemmiando, è giusto che si becchi gli strali del prete e delle beghine, e dimostra di essere uno stupido e un maleducato. Se invece uno bestemmia a casa sua, sono fatti suoi. In nessuno dei due casi però merita uno schiaffo o un calcio, men che meno una scarica di mitragliatore.
RispondiEliminaSul discorso che per gli integralisti è vietato ridicolizzare Maometto, io non lo metto in dubbio, e quindi li lascio liberi di non farlo. Il punto è che a me invece di Maometto di Allah e della Madonna di Fatima non importa un fico secco, e quindi per me sono personaggi di fantasia alla stregua di Willy Wonka o Babbo Natale o la Fatina dei denti e quindi per me la legge degli integralisti non va bene e nessuno ha il diritto di impormela, meno che mai con la violenza.
Si tratta del concetto base di libertà individuale, che nessuno ha il diritto di comprimere per nessuna ragione, nemmeno le sue più profonde e intime convinzioni religiose o i suoi testi sacri. Su questo è ovvio che la verità è una e non negoziabile. Io sono libero, tu sei libero, uno vale uno, è la democrazia.
Tu hai il tuo Dio, io ho il mio.
Poi, come ho scritto altrove e ribadisco qui, il buonsenso vorrebbe che certe cose non venissero pubblicate, e certa blasfemia volgare si autocensurasse, ma in ogni caso sarebbe meglio evitare in toto leggi o regolamenti che ne vietino la diffusione.
Quindi non possiamo metterci sullo stesso piano dei fanatici integralisti come se contrapponessimo due punti di vista paritetici. Io lascio loro il diritto di essere religiosi superosservanti e fanatici, loro parimenti devono lasciare a me il diritto di essere blasfemo.
Ragazzi... mi avete riempito i commenti di spunti interessanti :-)
RispondiEliminaA questo punto diventerebbe limitativo rispondere solo ai vostri commenti.
Partirò da quel che avete scritto per scrivere qualcosa di più su come la penso io in un articolo ad hoc.
Grazie per gli spunti!