Questo articolo è affettuosamente dedicato all'amico e collega Daniele :)
Chi ha letto il mio recente articolo sulla simulazione dell'assenza di peso avrà anche notato un piccolo battibecco nei commenti sulla caduta libera.
Credo che sia io che lui siamo stati abbastanza chiari nelle nostre esternazioni, quindi se siete curiosi andate a leggere lì. Non sto a ripetere le cose qui.
Però il tema caduta libera è interessante e sono pronto a scommettere che molti saranno sorpresi di scoprire che in caduta libera... non necessariamente si cade!
Giochi di parole a parte, la caduta libera è uno di quei temi che sembrano semplici, che anche il profano più profano sembra capire senza eccessivi problemi, ma che poi - scavando - viene fuori che sì, particolarmente difficile non è, ma nonostante ciò è generalmente frainteso o compreso solo parzialmente.
Se io chiedo a una qualsiasi persona che non ha particolari conoscenze scientifiche cos'è la caduta libera... la risposta più frequente è che la caduta è libera quando qualcosa o qualcuno cade senza essere legato a nessun vincolo (tipo corde, paracadute o che so io).
E se chiedo a quella stessa persona in che direzione può avvenire tale caduta, questa mi guarda come fossi scemo e mi dice naturalmente verso il basso, magari aggiungendo non necessariamente perfettamente in verticale, ma comunque verso il basso.
Niente cade verso l'alto e niente fluttua in aria (a meno di interventi esterni, ma allora non è più libero, perdindirindina!).
E se ci limitiamo alla nostra esperienza quotidiana di persone coi piedi (fisicamente) per terra in fondo non potrei neanche dargli torto.
Però, però la caduta libera non è proprio questo. È anche questo (volendo trascurare gli attriti dell'aria), ma è di più. Molto di più.
Cos'è, dal punto di vista della fisica, la caduta libera?
La caduta libera è quel tipo di moto (sì, nel linguaggio comune si dice movimento, in fisica si dice però moto) in cui il corpo che si muove è soggetto solo e unicamente alla forza peso (alias forza di gravità).
Quindi, se vogliamo essere pignoli pignoli, la vera caduta libera può avvenire solo nel vuoto assoluto, in quanto unico luogo ove non esistono attriti (e conseguenti forze) dovuti ad aria o altro.
Però, ovunque questi attriti possono essere considerati trascurabili rispetto all'entità della forza peso (come nell'atmosfera già a pochi chilometri di altezza, ma più in alto vai meglio è) si può parlare di caduta libera.
Premesso ciò, quindi, in che direzione può avvenire la caduta libera?
Semplicemente in tutte le direzioni, dipende dalle condizioni di partenza.
Prendiamo l'esempio del volo in assenza di peso, trattato nell'articolo del 25 giugno da cui siamo partiti.
Che la discesa (fino alla riaccensione dei motori) sia una caduta libera, credo sia evidente a tutti. L'unica cosa da dire (anzi già più volte detta) è che c'è una piccola approssimazione dovuta al trascurare gli attriti dell'aria, ma è veramente minima. Detto ciò, penso la cosa sia chiara.
Però il pilota spegne i motori mentre l'aereo è ancora in salita. E allora, direte voi, l'aereo mica cade subito!
Se con cadere intendiamo quanto inteso dal senso comune, è vero, l'aereo non cade subito. Ma la caduta libera non è il cadere. La caduta libera è l'essere soggetti solo alla forza peso. E l'aereo a motori spenti è appunto (trascurando gli attriti) soggetto solo a essa, quindi nel senso di "caduta libera" cade anche nell'ultimo tratto in salita, prima di invertire il moto.
La differenza rispetto al tratto in discesa è che la forza peso e la forza apparente (per la forza apparente vedasi quanto scritto il 25 giugno) qui spingono nella stessa direzione, nel tratto in discesa in direzioni opposte.
Ma c'è una cosa ancora più bella da raccontare sulla caduta libera.
Avete presenti tutti i satelliti che sono in orbita? Quelli militari, quelli meteorologici, la stessa stazione internazionale orbitante?
Bene. Sono tutti in caduta libera!
Ma come, sento dire, allora ci stanno cadendo sulla testa?
No, uscite pure dal bunker, non ci cadono e non ci cadranno sulla testa.
Perché i satelliti sono in caduta libera?
I satelliti vengono messi in orbita sfruttando la forza esercitata da motori (il tipo di motore è qui ininfluente e non interessante), di certo non arrivano in orbita grazie alla forza peso, anzi :)
Però una volta raggiunta la posizione, l'orbita prevista i satelliti vengono, per così dire, abbandonati a sé stessi: in orbita ci rimangono senza intervento di nessun motore, di nessuna forza esterna, solo grazie alla forza peso.
Il trucco è semplice: la forza peso spingerebbe il satellite a schiantarsi sulla terra (o a disintegrarsi arrivando negli strati più densi dell'atmosfera), però il satellite arriva in orbita con una certa velocità (non casuale, ma accuratamente calcolata) e, dato che il moto naturale di ogni corpo messo in movimento è (sempre trascurando gli attriti con l'aria) il cosiddetto moto rettilineo uniforme, il satellite tenderebbe a muoversi in direzione tangente alla terra (la famosa forza centrifuga, forza apparente di cui indirettamente scrissi già qui, in particolare nei commenti)... le due forze si compensano tra loro e quindi il satellite si mette a orbitare intorno alla Terra.
Ma l'unica forza reale a cui è soggetto è la forza peso... quindi il satellite è in caduta libera :)
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Se sono stato noioso o poco comprensibile... prendetevela con Daniele ;)
Ogni tanto (anzi spesso) mi vengono in mente interpretazioni di avvenimenti e fatti oppure giudizi su persone ed eventi che non si possono certo definire conformisti. O magari semplicemente idee e pensieri personali, indipendenti. Alcune di queste idee saranno giuste e condivisibili, altre no, ma sono orgoglioso che non siano conformi. I commenti anonimi non sono graditi, essi verranno cancellati a meno che non portino contributi concreti e seri. Buona lettura a tutti.
sabato 28 giugno 2014
venerdì 27 giugno 2014
mercoledì 25 giugno 2014
Cadere in assenza di gravità
La solita amica non fisica ma appassionata di fisica mi ha chiesto come si fa a creare l'assenza di gravità in un aereo facendolo precipitare.
Per prima cosa una pignolesca puntualizzazione: lei ha messo tra virgolette la parola "precipitare", ma avrebbe fatto meglio a mettere tra virgolette la parola "creare" ;-)
Allora vediamo come viene messa in pratica la cosa, prima di spiegare la fisica che ci sta dietro.
Un aereo costruito o modificato appositamente (delle dimensioni comunque di un aereo passeggeri o cargo, un jet militare non sarebbe utilizzabile in quanto nell'abitacolo mancherebbe lo spazio per sperimentare l'assenza di gravità) sale con la massima accelerazione possibile con un angolo di 45° rispetto al terreno.
Prima di andare avanti: l'inclinazione di 45° è un compromesso ideale tra gli obiettivi (cioè l'annullamento della gravità, per cui l'ideale sarebbe il volo verticale) e la fattibilità tecnica della cosa (decollo, stabilità di volo, ripresa del controllo dell'aereo, ecc., per cui l'ideale sarebbe il volo quasi orizzontale).
A un certo punto il pilota spegne i motori. L'aereo per un breve tratto continua a salire ma rallentando e disegnando una parabola (provate a lanciare per aria una palla da tennis con la stessa inclinazione: non raggiungerete le stesse velocità e altezze, ma otterrete la stessa identica traiettoria).
Raggiunto il culmine della parabola il moto si inverte e l'aereo comincerà a cadere. In caduta libera (collegamento alla wiki inglese, in quanto quella italiana è inadeguata). Soggetto - trascurando gli attriti con l'aria - solo alla forza di gravità.
E in questa parte del volo i passeggeri (pilota escluso, in quanto ben legato al posto di pilotaggio :-) ) sperimenteranno la famosa assenza di peso (e non di gravità, come comunemente si dice, anche se ai fini pratici possono essere considerati sinonimi).
Il pilota poi riaccende i motori prima di schiantarsi al suolo, naturalmente :-)
Però... quale è la spiegazione fisica?
Qui entrano in gioco le forze apparenti.
Partiamo da un esempio semplice semplice che sperimentiamo quotidianamente: una macchina che accelera. Nel momento in cui si pigia sul pedale dell'acceleratore si viene "spinti" all'indietro. È un fenomeno che abbiamo sperimentato tutti (o quasi).
Però c'è solo una forza reale: quella prodotta dal motore, che spinge in avanti la macchina. E allora quale forza spinge noi indietro, premendoci contro lo schienale del sedile?
In realtà nessuna forza reale: è l'auto che accelera, noi siamo solidali all'auto a causa del sedile (e se rispettiamo il codice della strada delle cinture di sicurezza), se non ci fosse il sedile noi non accelereremmo insieme all'auto, rimerremmo fermi rispetto alla strada (o quasi, tenendo conto che in gioco ci sono anche altre forze, tipo anche qui la gravità, e non solo quella dovuta all'accelerazione, quindi l'esempio della macchina è più facilmente visualizzabile ma alla fine matematicamente più complesso di quello della caduta libera).
E così sperimentiamo una forza - apparente - che ci fa premere contro lo schienale del sedile.
Ecco, nella fase di caduta libera dell'aereo di cui sopra capita esattamente lo stesso.
Solo che l'accelerazione è l'accelerazione di gravità (trascurando l'attrito dell'aria, come già detto) e che per i passeggeri non ci sono sedili e cinture di sicurezza.
Quindi questa forza apparente che si oppone alla forza di gravità sembra annullarla, quindi ci si ritrova... senza peso.
Ultima cosa: perché ho detto che tra virgolette andava la parola "creare" e non la parola "precipitare"?
L'aereo precipita veramente: i motori sono spenti.
L'assenza di gravità invece viene simulata, non creata. La forza di gravità è sempre lì, anzi è proprio grazie ad essa che l'aereo precipita.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Una trattazione fisica dettagliata è chiaramente un po' più complessa. Io ho cercato di unire semplicità e correttezza per essere comprensibile dal maggior numero di persone possibile. Se non ci sono riuscito me ne scuso.
Per prima cosa una pignolesca puntualizzazione: lei ha messo tra virgolette la parola "precipitare", ma avrebbe fatto meglio a mettere tra virgolette la parola "creare" ;-)
Allora vediamo come viene messa in pratica la cosa, prima di spiegare la fisica che ci sta dietro.
Un aereo costruito o modificato appositamente (delle dimensioni comunque di un aereo passeggeri o cargo, un jet militare non sarebbe utilizzabile in quanto nell'abitacolo mancherebbe lo spazio per sperimentare l'assenza di gravità) sale con la massima accelerazione possibile con un angolo di 45° rispetto al terreno.
Prima di andare avanti: l'inclinazione di 45° è un compromesso ideale tra gli obiettivi (cioè l'annullamento della gravità, per cui l'ideale sarebbe il volo verticale) e la fattibilità tecnica della cosa (decollo, stabilità di volo, ripresa del controllo dell'aereo, ecc., per cui l'ideale sarebbe il volo quasi orizzontale).
A un certo punto il pilota spegne i motori. L'aereo per un breve tratto continua a salire ma rallentando e disegnando una parabola (provate a lanciare per aria una palla da tennis con la stessa inclinazione: non raggiungerete le stesse velocità e altezze, ma otterrete la stessa identica traiettoria).
Raggiunto il culmine della parabola il moto si inverte e l'aereo comincerà a cadere. In caduta libera (collegamento alla wiki inglese, in quanto quella italiana è inadeguata). Soggetto - trascurando gli attriti con l'aria - solo alla forza di gravità.
E in questa parte del volo i passeggeri (pilota escluso, in quanto ben legato al posto di pilotaggio :-) ) sperimenteranno la famosa assenza di peso (e non di gravità, come comunemente si dice, anche se ai fini pratici possono essere considerati sinonimi).
Il pilota poi riaccende i motori prima di schiantarsi al suolo, naturalmente :-)
Però... quale è la spiegazione fisica?
Qui entrano in gioco le forze apparenti.
Partiamo da un esempio semplice semplice che sperimentiamo quotidianamente: una macchina che accelera. Nel momento in cui si pigia sul pedale dell'acceleratore si viene "spinti" all'indietro. È un fenomeno che abbiamo sperimentato tutti (o quasi).
Però c'è solo una forza reale: quella prodotta dal motore, che spinge in avanti la macchina. E allora quale forza spinge noi indietro, premendoci contro lo schienale del sedile?
In realtà nessuna forza reale: è l'auto che accelera, noi siamo solidali all'auto a causa del sedile (e se rispettiamo il codice della strada delle cinture di sicurezza), se non ci fosse il sedile noi non accelereremmo insieme all'auto, rimerremmo fermi rispetto alla strada (o quasi, tenendo conto che in gioco ci sono anche altre forze, tipo anche qui la gravità, e non solo quella dovuta all'accelerazione, quindi l'esempio della macchina è più facilmente visualizzabile ma alla fine matematicamente più complesso di quello della caduta libera).
E così sperimentiamo una forza - apparente - che ci fa premere contro lo schienale del sedile.
Ecco, nella fase di caduta libera dell'aereo di cui sopra capita esattamente lo stesso.
Solo che l'accelerazione è l'accelerazione di gravità (trascurando l'attrito dell'aria, come già detto) e che per i passeggeri non ci sono sedili e cinture di sicurezza.
Quindi questa forza apparente che si oppone alla forza di gravità sembra annullarla, quindi ci si ritrova... senza peso.
Ultima cosa: perché ho detto che tra virgolette andava la parola "creare" e non la parola "precipitare"?
L'aereo precipita veramente: i motori sono spenti.
L'assenza di gravità invece viene simulata, non creata. La forza di gravità è sempre lì, anzi è proprio grazie ad essa che l'aereo precipita.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Una trattazione fisica dettagliata è chiaramente un po' più complessa. Io ho cercato di unire semplicità e correttezza per essere comprensibile dal maggior numero di persone possibile. Se non ci sono riuscito me ne scuso.
lunedì 23 giugno 2014
Una scomunica ai mafiosi... sì, e allora?
Bergoglio ha scomunicato i mafiosi.
Tutti ne parlano, bravo Bergoglio, parole coraggiose e importanti le tue, anche Wojtyla e Ratzinger avevano tuonato contro le mafie (almeno così dicono i media tedeschi, ma parole antimafiose di Ratzinger io non ne ricordo) ma non erano arrivati a una scomunica.
Ma... fermi tutti! Dove stanno il coraggio e l'importanza?
No, prima di fraintenderci: non sto parlando del significato che si può dare alla scomunica. Per un credente è una cosa seria, per un non credente è una cosa che ha lo stesso valore dei castelli in aria.
Ma questo non c'entra: il Papa è un'importante figura politica, quindi quello che dice va valutato con attenzione anche dai non credenti (del resto quello che dice Obama, per esempio, lo prendiamo in considerazione anche da non statunitensi... e il principio è lo stesso).
Quello che è importante è che, di fatto, Bergoglio non ha detto proprio nulla! Nulla di nulla.
Hai scomunicato i mafiosi? I mafiosi si atteggiano a veri credenti quindi dovrebbero sentirsi colpiti? Illuso.
Quello che conta è quello che succede nelle aree mafiose. E lì quello che dici non conta nulla. Contano i fatti che vengono messi in atto lì, in quelle aree. Contano i fatti (magari accompagnati dalle parole, ma non certo le parole da sole).
Se i vescovi e i preti lì sono vicini alla mafia, gli stessi vescovi e preti se ne fregheranno della tua scomunica e continueranno a considerare i mafiosi cittadini "esemplari". Tu devi sostituirli e spretarli, non lanciare belle parole come "scomunica".
Se i vescovi e i preti lì cercano solo di tenersi fuori dai guai senza entrare in contatto con la mafia (per paura, voglia di quieto vivere o qualsiasi altra cosa) la tua scomunica scivolerà via come pioggerellina nelle grondaie. Tu devi muoverti e andarli a scuotere per farli diventare antimafiosi.
Se i vescovi e i preti lì sono già antimafiosi e si danno veramente da fare contro la mafia e per le vittime, le tue scomuniche non gli servono a niente, anzi rischiano di metterli ancora più in difficoltà. Tu devi darti da fare per proteggerli e sostenerli, aumentando il supporto materiale a loro e cercando di fare terra bruciata (collaborando con lo Stato, non limitandoti a lavorare dentro la chiesa) attorno a chi li minaccia.
Insomma, caro Bergoglio, o ti muovi, o ti dai da fare veramente con fatti, azioni, anche parole, sì, ma non alla folla, bensì direttamente in faccia ai mafiosi, oppure non hai fatto proprio niente. Niente di niente.
Se non fai queste cose, la tua scomunica non è un atto antimafioso. È solo pubblicità per la tua persona e sabbia negli occhi al mondo.
Saluti,
Mauro.
Tutti ne parlano, bravo Bergoglio, parole coraggiose e importanti le tue, anche Wojtyla e Ratzinger avevano tuonato contro le mafie (almeno così dicono i media tedeschi, ma parole antimafiose di Ratzinger io non ne ricordo) ma non erano arrivati a una scomunica.
Ma... fermi tutti! Dove stanno il coraggio e l'importanza?
No, prima di fraintenderci: non sto parlando del significato che si può dare alla scomunica. Per un credente è una cosa seria, per un non credente è una cosa che ha lo stesso valore dei castelli in aria.
Ma questo non c'entra: il Papa è un'importante figura politica, quindi quello che dice va valutato con attenzione anche dai non credenti (del resto quello che dice Obama, per esempio, lo prendiamo in considerazione anche da non statunitensi... e il principio è lo stesso).
Quello che è importante è che, di fatto, Bergoglio non ha detto proprio nulla! Nulla di nulla.
Hai scomunicato i mafiosi? I mafiosi si atteggiano a veri credenti quindi dovrebbero sentirsi colpiti? Illuso.
Quello che conta è quello che succede nelle aree mafiose. E lì quello che dici non conta nulla. Contano i fatti che vengono messi in atto lì, in quelle aree. Contano i fatti (magari accompagnati dalle parole, ma non certo le parole da sole).
Se i vescovi e i preti lì sono vicini alla mafia, gli stessi vescovi e preti se ne fregheranno della tua scomunica e continueranno a considerare i mafiosi cittadini "esemplari". Tu devi sostituirli e spretarli, non lanciare belle parole come "scomunica".
Se i vescovi e i preti lì cercano solo di tenersi fuori dai guai senza entrare in contatto con la mafia (per paura, voglia di quieto vivere o qualsiasi altra cosa) la tua scomunica scivolerà via come pioggerellina nelle grondaie. Tu devi muoverti e andarli a scuotere per farli diventare antimafiosi.
Se i vescovi e i preti lì sono già antimafiosi e si danno veramente da fare contro la mafia e per le vittime, le tue scomuniche non gli servono a niente, anzi rischiano di metterli ancora più in difficoltà. Tu devi darti da fare per proteggerli e sostenerli, aumentando il supporto materiale a loro e cercando di fare terra bruciata (collaborando con lo Stato, non limitandoti a lavorare dentro la chiesa) attorno a chi li minaccia.
Insomma, caro Bergoglio, o ti muovi, o ti dai da fare veramente con fatti, azioni, anche parole, sì, ma non alla folla, bensì direttamente in faccia ai mafiosi, oppure non hai fatto proprio niente. Niente di niente.
Se non fai queste cose, la tua scomunica non è un atto antimafioso. È solo pubblicità per la tua persona e sabbia negli occhi al mondo.
Saluti,
Mauro.
domenica 22 giugno 2014
Certo che avete capito cos'è l'onore
In tante culture (non per ultima, va detto, in quella italiana) è vivo e presente il concetto di "onore".
Si applica alle più diverse cose... noi italiani ricordiamo per esempio il trattamento privilegiato che avevano in passato per legge i cosiddetti "delitti d'onore" rispetto agli altri delitti.
Oggi il termine "onore" viene associato soprattutto a determinati atteggiamenti delle comunità islamiche, ma concetti simili in realtà sono presenti in tutte o quasi le culture.
E, diciamocelo chiaro e tondo, coloro che più ne parlano sono coloro che meno ne capiscono.
Allora cos'è l'onore? Detto terra terra è la forza di essere coerenti, di sapersi prendere le proprie responsabilità, di non tirarsi indietro.
E perché coloro che più ne parlano sono coloro che meno ne capiscono?
Ve lo racconto con un'esperienza personale, una cosa in realtà piccola e poco importante per la storia dell'umanità, ma che rispecchia benissimo il concetto (distorto) di onore che regna in molte comunità anche per cose molto più grandi.
Qualche anno fa ho avuto una storia importante con una donna turca. Nata e cresciuta in Germania, persona molto laica, ma di famiglia islamica (in realtà ben lontana dal fondamentalismo, almeno fino a che il padre era vivo, però a quanto pare non abbastanza).
Nel momento in cui questa storia è cresciuta e si cominciava a pensare che forse poteva essere la storia giusta... spunta fuori l'onore.
Un giorno lei mi chiede (e la cosa sul momento mi stupisce, sapendo che lei non era più entrata in una moschea da quando era bambina e che mangiava senza problemi maiale e beveva vino) se per lei fossi stato disposto a convertirmi all'islam.
La mia prima reazione è stata di chiederle: "Ma che cavolo c'entra la religione con la nostra storia?".
Cosa c'entrava? Semplicemente che il "capofamiglia" (cioè suo fratello maggiore, dato che suo padre era morto) mai avrebbe accettato "per l'onore della famiglia" che lei si mettesse con un cattolico (come io sono per battesimo) e men che meno con un ateo (come io sono in realtà, visto che non ho scelto io di battezzarmi).
Ciò ha chiuso la nostra storia, non solo perché io chiaramente un passo del genere non lo avrei fatto mai... ma anche perché ciò dimostrava (e glielo dissi chiaramente) l'ignoranza della sua famiglia: tu "per l'onore della famiglia" costringi tua sorella (o tua figlia) a mettersi insieme a un uomo senza onore (perché convertirsi solo per quello, senza prendere sul serio la religione a cui ti converti, significa essere senza onore)?
Ma se vuoi questo per tua sorella... sparati, ignorante e deficiente!
E se guardate bene tutti i discorsi sull'onore di tutte le culture (e non solo riguardo storie d'amore) il concetto rimane sempre e comunque quello descritto sopra: in nome dell'onore si pretende il disonore.
Viva la coerenza.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Con quella donna siamo rimasti amici, anche se abbiamo chiuso la storia... ma le ho chiesto di non farmi mai conoscere suo fratello, se no l'omicida potrei diventare io :-)
Si applica alle più diverse cose... noi italiani ricordiamo per esempio il trattamento privilegiato che avevano in passato per legge i cosiddetti "delitti d'onore" rispetto agli altri delitti.
Oggi il termine "onore" viene associato soprattutto a determinati atteggiamenti delle comunità islamiche, ma concetti simili in realtà sono presenti in tutte o quasi le culture.
E, diciamocelo chiaro e tondo, coloro che più ne parlano sono coloro che meno ne capiscono.
Allora cos'è l'onore? Detto terra terra è la forza di essere coerenti, di sapersi prendere le proprie responsabilità, di non tirarsi indietro.
E perché coloro che più ne parlano sono coloro che meno ne capiscono?
Ve lo racconto con un'esperienza personale, una cosa in realtà piccola e poco importante per la storia dell'umanità, ma che rispecchia benissimo il concetto (distorto) di onore che regna in molte comunità anche per cose molto più grandi.
Qualche anno fa ho avuto una storia importante con una donna turca. Nata e cresciuta in Germania, persona molto laica, ma di famiglia islamica (in realtà ben lontana dal fondamentalismo, almeno fino a che il padre era vivo, però a quanto pare non abbastanza).
Nel momento in cui questa storia è cresciuta e si cominciava a pensare che forse poteva essere la storia giusta... spunta fuori l'onore.
Un giorno lei mi chiede (e la cosa sul momento mi stupisce, sapendo che lei non era più entrata in una moschea da quando era bambina e che mangiava senza problemi maiale e beveva vino) se per lei fossi stato disposto a convertirmi all'islam.
La mia prima reazione è stata di chiederle: "Ma che cavolo c'entra la religione con la nostra storia?".
Cosa c'entrava? Semplicemente che il "capofamiglia" (cioè suo fratello maggiore, dato che suo padre era morto) mai avrebbe accettato "per l'onore della famiglia" che lei si mettesse con un cattolico (come io sono per battesimo) e men che meno con un ateo (come io sono in realtà, visto che non ho scelto io di battezzarmi).
Ciò ha chiuso la nostra storia, non solo perché io chiaramente un passo del genere non lo avrei fatto mai... ma anche perché ciò dimostrava (e glielo dissi chiaramente) l'ignoranza della sua famiglia: tu "per l'onore della famiglia" costringi tua sorella (o tua figlia) a mettersi insieme a un uomo senza onore (perché convertirsi solo per quello, senza prendere sul serio la religione a cui ti converti, significa essere senza onore)?
Ma se vuoi questo per tua sorella... sparati, ignorante e deficiente!
E se guardate bene tutti i discorsi sull'onore di tutte le culture (e non solo riguardo storie d'amore) il concetto rimane sempre e comunque quello descritto sopra: in nome dell'onore si pretende il disonore.
Viva la coerenza.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Con quella donna siamo rimasti amici, anche se abbiamo chiuso la storia... ma le ho chiesto di non farmi mai conoscere suo fratello, se no l'omicida potrei diventare io :-)
venerdì 20 giugno 2014
Due settimane fa...
...dissi "tutti parlano di Italia, Inghilterra e Uruguay... e se il Costarica fregasse tutti?".
Forse era meglio se stavo zitto.
Saluti,
Mauro.
Forse era meglio se stavo zitto.
Saluti,
Mauro.
giovedì 19 giugno 2014
Moria di campioni
Nel 1998 la Francia vinse i mondiali di calcio.
Al mondiale successivo, nel 2002, uscì ingloriosamente al primo turno (senza segnare neanche una rete oltretutto).
Nel 2006 l'Italia vinse i mondiali di calcio.
Al mondiale successivo, nel 2010, uscì ingloriosamente al primo turno (soprattutto per l'errore di Lippi di scegliere Marchetti e non De Sanctis quando si infortunò Buffon).
Nel 2010 la Spagna vinse i mondiali di calcio.
Al mondiale successivo, quello attuale del 2014, la Spagna è già uscita molto più che ingloriosamente anche se il primo turno non è ancora finito.
Vincere il titolo sembra non portare bene ultimamente...
Comunque tra la Spagna e le altre c'è una grande differenza.
Francia e Italia avevano vinto meritatamente e hanno pagato errori successivi al mondiale vinto.
La Spagna non ha mai meritato... la vera Spagna è veramente quella del 2014.
E per questo vi dico: in futuro vedremo di nuovo Italia e Francia in alto, la Spagna in alto non la vedremo mai più.
Saluti,
Mauro.
Al mondiale successivo, nel 2002, uscì ingloriosamente al primo turno (senza segnare neanche una rete oltretutto).
Nel 2006 l'Italia vinse i mondiali di calcio.
Al mondiale successivo, nel 2010, uscì ingloriosamente al primo turno (soprattutto per l'errore di Lippi di scegliere Marchetti e non De Sanctis quando si infortunò Buffon).
Nel 2010 la Spagna vinse i mondiali di calcio.
Al mondiale successivo, quello attuale del 2014, la Spagna è già uscita molto più che ingloriosamente anche se il primo turno non è ancora finito.
Vincere il titolo sembra non portare bene ultimamente...
Comunque tra la Spagna e le altre c'è una grande differenza.
Francia e Italia avevano vinto meritatamente e hanno pagato errori successivi al mondiale vinto.
La Spagna non ha mai meritato... la vera Spagna è veramente quella del 2014.
E per questo vi dico: in futuro vedremo di nuovo Italia e Francia in alto, la Spagna in alto non la vedremo mai più.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 18 giugno 2014
Adesso con l'antirazzismo si esagera 2
E dopo i senatori statunitensi di cui avevo parlato qui, ora ci si mette anche l'Ufficio marchi e brevetti degli USA: sembra abbia tolto la protezione al marchio dei Washington Redskins (i "Pellerossa" di Washington), in quanto razzista.
Ne parla qui la CNN.
Io sinceramente comincio ad aver paura della piega che stanno prendendo le cose...
Saluti,
Mauro.
Ne parla qui la CNN.
Io sinceramente comincio ad aver paura della piega che stanno prendendo le cose...
Saluti,
Mauro.
venerdì 13 giugno 2014
Per chi tifare ai mondiali?
Prima di ogni altra considerazione rispondo per me: Italia, sempre e comunque, senza se e senza ma.
Oggi (o meglio ieri, visto che da quasi un'ora ormai oggi è domani) sono cominciati i mondiali di calcio.
Nella partita inaugurale l'arbitro (e non il Brasile) ha battuto la Croazia, ma questo non è il tema del presente articolo.
Il tema, la domanda è: per chi tifare ai mondiali?
Il mio primo mondiale (da tifoso, chiaramente da giocatore o allenatore di mondiali non ne ho mai vissuti né ne vivrò mai) è stato quello del 1974 (sì, in realtà nel 1970 ero già nato, ma credete che un bimbetto di due anni possa veramente seguire un mondiale di calcio o altra roba simile?).
Quindi quello appena cominciato è il mio undicesimo mondiale.
E in buona parte di questi mondiali (tranne due, quello fallimentare del 1974 e quello casalingo del 1990) ho sempre sentito "tifosi" italiani dire che non avrebbero tifato Italia perché quell'allenatore o quel giocatore non erano moralmente degni (la cosa raggiunse il suo massimo nei mondiali del 2006 in Germania... all'inizio quasi tutti contro Lippi e Cannavaro, ma alla fine tutti a festeggiare per le strade... il carro del vincitore è sempre attraente).
Ma che senso ha?
Tu nasci in un paese, per caso e non per scelta tua, questo va detto.
Quindi hai due scelte: o ti riconosci nel paese in cui nasci o non ti riconosci nello stesso.
Nel primo caso ciò che ti rappresenta è la maglia azzurra (nello sport) e la bandiera tricolore (in tutto).
Nel secondo caso la maglia azzurra o la bandiera tricolore non ti rappresenteranno mai.
Ma in entrambi i casi non c'entra nulla chi indossa quella maglia o chi sventola quella bandiera: importanti sono solo la maglia e la bandiera in sè. Punto.
Io mi sento rappresentato dalla maglia azzurra e dalla bandiera tricolore, non dal giocatore X o dall'allenatore Y. Questi posso apprezzarli (o disprezzarli), ma comunque non mi rappresentano. Sono semplici, individuali persone che in quel particolare momento indossano simboli per me importanti.
Ciò che mi rappresenta non sono loro. Sono la maglia e la bandiera.
Chi decide se tifare Italia (ma vale anche per qualsiasi altra nazione) o meno in base a giocatori o allenatori è solo un povero scemo (per voler essere generoso).
Saluti,
Mauro.
Oggi (o meglio ieri, visto che da quasi un'ora ormai oggi è domani) sono cominciati i mondiali di calcio.
Nella partita inaugurale l'arbitro (e non il Brasile) ha battuto la Croazia, ma questo non è il tema del presente articolo.
Il tema, la domanda è: per chi tifare ai mondiali?
Il mio primo mondiale (da tifoso, chiaramente da giocatore o allenatore di mondiali non ne ho mai vissuti né ne vivrò mai) è stato quello del 1974 (sì, in realtà nel 1970 ero già nato, ma credete che un bimbetto di due anni possa veramente seguire un mondiale di calcio o altra roba simile?).
Quindi quello appena cominciato è il mio undicesimo mondiale.
E in buona parte di questi mondiali (tranne due, quello fallimentare del 1974 e quello casalingo del 1990) ho sempre sentito "tifosi" italiani dire che non avrebbero tifato Italia perché quell'allenatore o quel giocatore non erano moralmente degni (la cosa raggiunse il suo massimo nei mondiali del 2006 in Germania... all'inizio quasi tutti contro Lippi e Cannavaro, ma alla fine tutti a festeggiare per le strade... il carro del vincitore è sempre attraente).
Ma che senso ha?
Tu nasci in un paese, per caso e non per scelta tua, questo va detto.
Quindi hai due scelte: o ti riconosci nel paese in cui nasci o non ti riconosci nello stesso.
Nel primo caso ciò che ti rappresenta è la maglia azzurra (nello sport) e la bandiera tricolore (in tutto).
Nel secondo caso la maglia azzurra o la bandiera tricolore non ti rappresenteranno mai.
Ma in entrambi i casi non c'entra nulla chi indossa quella maglia o chi sventola quella bandiera: importanti sono solo la maglia e la bandiera in sè. Punto.
Io mi sento rappresentato dalla maglia azzurra e dalla bandiera tricolore, non dal giocatore X o dall'allenatore Y. Questi posso apprezzarli (o disprezzarli), ma comunque non mi rappresentano. Sono semplici, individuali persone che in quel particolare momento indossano simboli per me importanti.
Ciò che mi rappresenta non sono loro. Sono la maglia e la bandiera.
Chi decide se tifare Italia (ma vale anche per qualsiasi altra nazione) o meno in base a giocatori o allenatori è solo un povero scemo (per voler essere generoso).
Saluti,
Mauro.
lunedì 9 giugno 2014
Velo o non velo
Quando qualcuno si lamenta del velo islamico (parlo di quello che copre i capelli, ogni cosa che copra anche il volto - islamica o no che sia - ha sempre e comunque il mio disprezzo: il volto deve essere sempre comunque riconoscibile, e in Italia - per esempio - lo deve essere anche per legge, non solo moralmente) e dice che detto velo gli da fastidio... rispondetegli, soprattutto se si tratta di cattolici, che allora dovrebbero dargli un gran fastidio anche le suore.
Fidatevi: non avrà risposte. Tacerà.
Saluti,
Mauro.
Fidatevi: non avrà risposte. Tacerà.
Saluti,
Mauro.
sabato 7 giugno 2014
Un capolavoro logistico
Ieri era il settantesimo anniversario dello sbarco in Normandia.
Non ne ho scritto perché la mia sarebbe stata una goccia nel mare, una voce sommersa dalle urla dei grandi blog/siti (come in realtà sono state la maggioranza delle voci che ne hanno scritto e che, ovviamente, quasi nessuno ha letto).
Vari interventi di alta qualità, molti corretti ma banali e poi tanta spazzatura (o quasi).
Ma, mi direte voi, questa è la norma del web... non è una singolarità per lo sbarco in Normandia. Vero, vi rispondo io, ma in certi casi la spazzatura dà più fastidio che in altri.
Comunque, passiamo oltre.
Quello che veramente volevo dire è un'altra cosa. Ho letto analisi storiche, politiche, militari, sociali, etiche, persino filosofiche sullo sbarco e gli ante- e postfatti. Ed è giusto analizzare un evento del genere da tutti i punti di vista, non solo militari. Sono il primo a sostenerlo.
Ma mi pare che un punto di vista sia stato non dimenticato, ma colpevolmente sottovalutato, non adeguatamente valutato e lodato.
Sto parlando dell'aspetto logistico.
Ma vi rendete conto di che sforzo logistico, di che organizzazione logistica ha avuto bisogno un'impresa del genere?
Sinceramente: non credo sia mai esistito né prima né dopo nella storia un capolavoro logistico simile.
Anzi, non credo che oggi, anche dovessimo trovarci in condizioni simili e nonostante l'avanzamento delle tecnologie, saremmo noi umani in grado di ripetere un tale capolavoro logistico.
Saluti,
Mauro.
Non ne ho scritto perché la mia sarebbe stata una goccia nel mare, una voce sommersa dalle urla dei grandi blog/siti (come in realtà sono state la maggioranza delle voci che ne hanno scritto e che, ovviamente, quasi nessuno ha letto).
Vari interventi di alta qualità, molti corretti ma banali e poi tanta spazzatura (o quasi).
Ma, mi direte voi, questa è la norma del web... non è una singolarità per lo sbarco in Normandia. Vero, vi rispondo io, ma in certi casi la spazzatura dà più fastidio che in altri.
Comunque, passiamo oltre.
Quello che veramente volevo dire è un'altra cosa. Ho letto analisi storiche, politiche, militari, sociali, etiche, persino filosofiche sullo sbarco e gli ante- e postfatti. Ed è giusto analizzare un evento del genere da tutti i punti di vista, non solo militari. Sono il primo a sostenerlo.
Ma mi pare che un punto di vista sia stato non dimenticato, ma colpevolmente sottovalutato, non adeguatamente valutato e lodato.
Sto parlando dell'aspetto logistico.
Ma vi rendete conto di che sforzo logistico, di che organizzazione logistica ha avuto bisogno un'impresa del genere?
Sinceramente: non credo sia mai esistito né prima né dopo nella storia un capolavoro logistico simile.
Anzi, non credo che oggi, anche dovessimo trovarci in condizioni simili e nonostante l'avanzamento delle tecnologie, saremmo noi umani in grado di ripetere un tale capolavoro logistico.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 4 giugno 2014
Italia, Germania e i mondiali in Brasile
Il 12 giugno prossimo cominciano i mondiali di calcio in Brasile.
Io chiaramente fremerò a ogni partita dell'Italia (del resto dico sempre che il mio amatissimo Genoa è in realtà la mia seconda squadra: la prima è la Nazionale Italiana :) ).
Però se si dovesse arrivare al confronto Italia-Germania fremerò ancora di più... un po' perché Italia-Germania è a livello mondiale il classico dei classici, un po' perché sono un italiano in Germania.
Oggi ho controllato il calendario del mondiale e la FIFA sembra averlo fatto apposta per rendere ancora più fremente un'eventuale partita Italia-Germania: infatti, visto il calendario, le due squadre possono incontrarsi solo in semifinale o in finale, non prima.
Del resto, a livello di scontri "dentro o fuori" (cioè non all'interno di un girone), Italia e Germania si sono sempre incontrate in semifinale o finale.
Mai, per esempio, in un quarto o in un ottavo di finale.
Tanto per rinfrescare la memoria qui la storia aggiornata degli incontri ufficiali (senza amichevoli, in neretto gli incontri "dentro o fuori") tra le due nazionali (qui l'articolo originale in cui ne scrissi):
31.05.1962, Santiago del Cile: Germania Ovest-Italia 0-0 (fase a gironi del campionato mondiale 1962)
29.03.1969, Berlino Est: Germania Est-Italia 2-2 (qualificazioni al campionato mondiale 1970)
22.11.1969, Napoli: Italia-Germania Est 3-0 (qualificazioni al campionato mondiale 1970)
17.06.1970, Città del Messico: Italia-Germania Ovest 4-3 dts (semifinali del campionato mondiale 1970)
14.06.1978, Buenos Aires: Germania Ovest-Italia 0-0 (seconda fase a gironi del campionato mondiale 1978)
11.07.1982, Madrid: Italia-Germania Ovest 3-1 (finale del campionato mondiale 1982)
10.06.1988, Düsseldorf: Germania Ovest-Italia 1-1 (fase a gironi del campionato europeo 1988)
19.06.1996, Manchester: Italia-Germania 0-0 (fase a gironi del campionato europeo 1996)
04.07.2006, Dortmund: Italia-Germania 2-0 (semifinali del campionato mondiale 2006)
28.06.2012, Varsavia: Italia-Germania 2-1 (semifinali del campionato europeo 2012)
Saluti,
Mauro.
Io chiaramente fremerò a ogni partita dell'Italia (del resto dico sempre che il mio amatissimo Genoa è in realtà la mia seconda squadra: la prima è la Nazionale Italiana :) ).
Però se si dovesse arrivare al confronto Italia-Germania fremerò ancora di più... un po' perché Italia-Germania è a livello mondiale il classico dei classici, un po' perché sono un italiano in Germania.
Oggi ho controllato il calendario del mondiale e la FIFA sembra averlo fatto apposta per rendere ancora più fremente un'eventuale partita Italia-Germania: infatti, visto il calendario, le due squadre possono incontrarsi solo in semifinale o in finale, non prima.
Del resto, a livello di scontri "dentro o fuori" (cioè non all'interno di un girone), Italia e Germania si sono sempre incontrate in semifinale o finale.
Mai, per esempio, in un quarto o in un ottavo di finale.
Tanto per rinfrescare la memoria qui la storia aggiornata degli incontri ufficiali (senza amichevoli, in neretto gli incontri "dentro o fuori") tra le due nazionali (qui l'articolo originale in cui ne scrissi):
31.05.1962, Santiago del Cile: Germania Ovest-Italia 0-0 (fase a gironi del campionato mondiale 1962)
29.03.1969, Berlino Est: Germania Est-Italia 2-2 (qualificazioni al campionato mondiale 1970)
22.11.1969, Napoli: Italia-Germania Est 3-0 (qualificazioni al campionato mondiale 1970)
17.06.1970, Città del Messico: Italia-Germania Ovest 4-3 dts (semifinali del campionato mondiale 1970)
14.06.1978, Buenos Aires: Germania Ovest-Italia 0-0 (seconda fase a gironi del campionato mondiale 1978)
11.07.1982, Madrid: Italia-Germania Ovest 3-1 (finale del campionato mondiale 1982)
10.06.1988, Düsseldorf: Germania Ovest-Italia 1-1 (fase a gironi del campionato europeo 1988)
19.06.1996, Manchester: Italia-Germania 0-0 (fase a gironi del campionato europeo 1996)
04.07.2006, Dortmund: Italia-Germania 2-0 (semifinali del campionato mondiale 2006)
28.06.2012, Varsavia: Italia-Germania 2-1 (semifinali del campionato europeo 2012)
Saluti,
Mauro.
Faccio il tifo per Juncker
Cameron ha dichiarato che se Juncker verrà eletto presidente della commissione europea, il Regno Unito uscirà dalla UE stessa.
Visti tutti i bastoni tra le ruote che il Regno Unito ha sempre messo all'Europa (sfruttandone però i vantaggi), io direi che questo è un motivo più che sufficiente per fare un gran tifo per Juncker.
Saluti,
Mauro.
Visti tutti i bastoni tra le ruote che il Regno Unito ha sempre messo all'Europa (sfruttandone però i vantaggi), io direi che questo è un motivo più che sufficiente per fare un gran tifo per Juncker.
Saluti,
Mauro.