lunedì 31 marzo 2014

Dettagli coloniesi 23 - Si regala!



Zu verschenken = Si regala

Su entrambi i biglietti. Mobili sulla strada.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i dettagli coloniesi.

domenica 30 marzo 2014

Anche questa è Colonia

Ieri sono andato con alcuni amici al museo della storia della città di Colonia per vedere una mostra dedicata a un particolare quartiere, l'Eigelstein.

Bene, generalmente nei musei e nelle mostre sotto a descrizioni e didascalie nella lingua del paese dove si trova il museo vi è la traduzione in inglese, qualche volta inglese e francese o inglese e tedesco (parlo di Europa, non degli altri continenti). Qualche altra lingua in casi veramente rarissimi.

E allora?
Ieri, alla mostra, didascalie e descrizioni erano - ovviamente - in tedesco.
Ma le traduzioni sotto erano in italiano e in turco. E basta.

Saluti,

Mauro.

martedì 25 marzo 2014

I vaccini non causano l'autismo

Che i vaccini non causino l'autismo è ormai un fatto assodato - nonostante complottisti e attivisti anti-scienza continuino a impestare la rete con l'accusa che lo facciano.
Non vi racconterò io perché è una bufala: Salvo Di Grazia (medico blogger, il suo MedBunker è un riferimento obbligato per chi voglia informazione corretta sulle leggende metropolitane o bufale in medicina) ha già detto tutto (per di più sul Fatto Quotidiano, che generalmente tende in questi casi a stare dalla parte dei bufalari, non della scienza).

Però, per un attimo, fingiamo che la bufala sia realtà. Fingiamo che i vaccini possano veramente provocare l'autismo.
È questo un motivo sufficiente per proibire o almeno sconsigliare i vaccini? No, assolutamente no.
Il perché ce lo spiega Leonardo in parole chiare e comprensibili anche ai più ottusi bufalari o complottisti.
Leggete e riflettete.

Saluti,

Mauro.

sabato 22 marzo 2014

Effetto domino: e se la Crimea diventasse un esempio?

La motivazione ufficiale da parte russa per l'annessione della Crimea è che la Crimea storicamente è russa (cosa in parte vera, anche se servono dovuti distinguo... perché con simili ragionamenti anche la Turchia, come erede dell'Impero Ottomano, e l'Italia, come erede della Repubblica di Genova, potrebbero avere pretese sulla Crimea) e che dopo il colpo di mano a Kiev la popolazione russofona della Crimea era in pericolo (cosa molto, ma veramente molto, meno vera).

Ora, giustificabili o no che siano queste motivazioni... si rischia un effetto domino.

Nel nord del Kosovo c'è una zona (Mitrovica e l'estremo nord) che è sempre stata a maggioranza serba (anche se inserita nel Kosovo fin dai tempi della ex Jugoslavia). I serbi lì potrebbero sentirsi in pericolo.
Nel sud-ovest della Serbia ci sono due comuni (Preševo e Bujanovac) con popolazione a maggioranza kosovara.
Delle aree a maggioranza croata e serba della Bosnia-Erzegovina non serve neanche parlarne.

E cito questi perché sono a quattro passi da casa nostra, ma ci sono un sacco di altri esempi tra Balcani, Caucaso, Medio Oriente, sud-est asiatico e chi più ne ha più ne metta.

Paradossalmente casi del genere si potrebbero verificare in teoria anche in Europa occidentale (non succederà mai perché non conviene economicamente a nessuno, né agli stati "dominanti" né alle minoranze - magari maggioranze locali - all'interno degli stessi, ma in teoria...).
Che dire dei germanofoni in Alto Adige?
Che dire degli svedesi (o svedesofoni, ma non so se la parola esiste) nell'ovest della Finlandia?
Che dire del dualismo linguistico franco-tedesco in Alsazia e Lorena?
Che dire di tante altre piccole realtà locali?

No, i problemi basco, scozzese e belga non c'entrano niente: io sto parlando di zone che potrebbero voler essere "salvate" da uno stato estero, non di zone che vogliono diventare indipendenti o di paesi che possono spaccarsi internamente (anche se pure questi, chiaramente, sono problemi da non sottovalutare).

Ecco, quello che tutti in questo momento stiamo dimenticando, al di là dell'essere con o contro la Russia, è il possibile effetto domino.

Saluti,

Mauro.

giovedì 20 marzo 2014

Russia, Ucraina e NATO

Dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia seguito alla caduta del Muro io sostenni che aveva perso ragion d'essere anche la NATO.
E gli avvenimenti recenti mi stanno dando ragione.
La NATO è un'alleanza militare (e dette alleanze ci sono sempre state, quindi non è questo il punto) nata con esplicita funzione antisovietica, riunendo sotto la propria bandiera (o sotto la bandiera statunitense, verrebbe da dire) anime molto diverse tra loro.
Qualunque cosa sia io che voi lettori possiamo pensare delle due alleanze (NATO e Patto di Varsavia), durante la guerra fredda un loro senso lo avevano. Anche politico, non solo militare.
Ma dopo la caduta del Muro no, non più. E infatti il Patto è caduto col muro stesso.
La NATO no. La NATO è stata tenuta in vita artificialmente (se prima si poteva comunque vederla come una vera e propria alleanza, dopo è diventata in tutto e per tutto uno strumento in mano USA). E artificialmente è stata espansa verso est.
Fino a provocare i danni che vediamo oggi.
Perché, parliamoci chiaro, nella crisi di Crimea le colpe dirette se le dividono Russia e Ucraina (non che Stati Uniti ed Europa siano proprio completamente innocenti comunque)... però se la NATO fosse stata sciolta - come avrebbe dovuto essere - subito dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia a questi punti non saremmo mai arrivati.
Perché la Russia - al di là di torti o ragioni - non sta andando contro l'Ucraina. Sta usando l'Ucraina per andare contro la NATO.
E lo stesso vale per quanto successe tra Russia e Georgia nel 2008.

Saluti,

Mauro.

martedì 18 marzo 2014

Tornando sul costo dei Parlamenti...

Stasera ho mangiato al ristorante. I gestori del ristorante li conosco bene e spesso dopo la cena mi fermo a chiacchierare con loro dei più svariati argomenti.
Stasera si è caduti nella politica. Del resto visti gli avvenimenti recenti - sia in Italia che all'estero - non è poi così strano.

A un certo punto detti ristoratori sono caduti nella demagogia. Non nel senso che loro sono dei demagoghi, ma nel senso che la demogogia imperante alla fine fa presa anche su di loro.
E si sono messi a lamentarsi dei costi e delle dimensioni del Parlamento italiano nei confronti del Parlamento tedesco in primis (sto scrivendo dalla Germania, dove vivo io e dove vivono questi ristoratori), ma anche nei confronti dei Parlamenti non italiani in generale.

A parte il fatto che sarebbe interessante indagare su quanto si sa (e non parlo solo delle chiacchiere di stasera) veramente dei vari Parlamenti...

A parte ciò... il problema è: ha senso confrontare i vari Parlamenti?
La risposta è chiaramente ed esplicitamente: NO.

Perché? Non ho voglia di ripetermi, ve lo ho detto già più di due anni fa: Il malinteso del costo dei Parlamenti.

Aggiungo comunque tre considerazioni personali:
- Nel Parlamento italiano (ma non solo in quello) ci sono un sacco di sprechi che potrebbero essere evitati;
- I parlamentari italiani (al di là dei costi globali del Parlamento) guadagnano troppo;
- Il bicameralismo perfetto è fonte (al di là della qualità dei parlamentari) di inefficienza e quindi di costi aggiuntivi.

Ma queste tre considerazioni non giustificano il confronto tra il Parlamento italiano e quelli stranieri.
Giustificano solo una revisione della situazione italiana, presa in sé stessa, senza confronti assurdi (e spesso disonesti) con l'estero.

Saluti,

Mauro.

domenica 16 marzo 2014

Può esistere un capitalismo senza crisi?

Ho appena cominciato a leggere un libro che promette di essere molto interessante (tanto per cambiare non - ancora? - pubblicato in Italia): Der Sieg des Kapitals (La vittoria del capitale) della giornalista tedesca Ulrike Herrmann.
Per capire meglio il contenuto è indicativo il sottotitolo: Wie der Reichtum in die Welt kam: Die Geschichte von Wachstum, Geld und Krisen (Come la ricchezza arrivò nel mondo: la storia di crescita, denaro e crisi).

Non posso ancora farne una recensione, logicamente, ma una frase nell'introduzione mi ha dato da pensare, mi ha posto degli interrogativi.
Questa frase (traduzione in italiano mia) è:

È molto più facile capire le crisi, quando è chiaro a priori come funziona un capitalismo senza crisi.

Ecco, il problema è questo: può esistere un capitalismo (puro) senza crisi?
A mio parere no. Il capitalismo puro si può solo nutrire di crisi cicliche. Senza di esse il capitalismo muore perché gli viene a mancare il respiro.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 12 marzo 2014

Scommettiamo che...

Negli ultimi anni qui in Germania (ma credo sia una tendenza europea, correggetemi se sbaglio) ho visto un'esplosione di due tipi di locali:
- le sale da gioco dedicate a videopoker et similia;
- le sale di scommesse sportive.

Al di là del fatto che "alleggerimenti" delle leggi ne hanno facilitato la diffusione, quello che non si capisce è come facciano così tante sale da gioco/scommesse a sopravvivere: vi garantisco che sono veramente tante.

Una spiegazione (triste, ma non nuova) è che in tempi di crisi molta gente in difficoltà punta sulla botta di fortuna per tirarsi fuori dai guai.
Quindi le scommesse (di ogni tipo) aumentano quando le cose vanno male.
Non ho statistiche sottomano, ma è una cosa nota.

Però...
1) In Germania le cose sì vanno meno bene rispetto a qualche anno fa, ma proprio male male non vanno;
2) Anche se la Germania fosse nelle condizioni economiche della Grecia... le sale qui presenti basterebbero per una popolazione quantitativamente stile USA, non stile Germania (cioè quattro volte tanto)...

Come diceva Andreotti, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca... quindi non sarà che dette sale stiano sostituendo ristoranti, pizzerie, bar e analoghi nel business del riciclaggio e del lavaggio del denaro sporco?

Saluti,

Mauro.

domenica 9 marzo 2014

L'inglese rovina tutto

Ieri pomeriggio ascoltavo le cronache del campionato di calcio tedesco.
Normalmente i commentatori storpiano i cognomi italiani tedeschizzandone la pronuncia (va beh, lo facciamo anche noi italiani all'inverso, nessuno può conoscere tutte le lingue).
Però ieri mi ha colpito la storpiatura del cognome di Marco Caligiuri, giocatore dell'Eintracht Braunschweig.
Caligiuri è il tipico italo-tedesco di seconda generazione: figlio di emigranti italiani, nato e cresciuto in Germania, doppio passaporto italiano e tedesco, carriera calcistica tutta in squadre tedesche.
Nessun legame con paesi anglosassoni (poi capirete il perché di questa specificazione).

Il cognome Caligiuri, sono il primo ad ammetterlo, per un tedesco non è per niente facile da pronunciare: quel "giu" lì in mezzo a un tedesco che non ha studiato italiano è proprio indigesto.
Quindi ci sta che venga pronunciato male, alla tedesca e non all'italiana.

Eppure il commentatore non lo pronunciava alla tedesca: si inventava un'incredibile pronuncia da inglese americano. Come se Caligiuri fosse un cognome del Texas o del Kentucky (che ci siano Caligiuri anche negli USA va bene, ma rimane un cognome italiano e il povero Marco è comunque nato e cresciuto in Germania, non oltreoceano).

Boh.

Saluti,

Mauro.

sabato 8 marzo 2014

L'idiozia dei mipiacisti 2

Circa un mese fa dalle colonne di questo blog ho tuonato contro i mipiacisti di Facebook.

Però allora contestavo chi clicca "mi piace". Ma c'è una categoria di mipiacisti ancora più stupida e fastidiosa: quelli che ti invitano a cliccare "mi piace" su una qualche pagina... ma lo fanno mandandoti il messaggio standard automatico di Facebook, non scrivendoti personalmente.

È inutile che lo facciate, cari mipiacisti. Smettetela pure di invitarmi a cliccare "mi piace" su una pagina.
Io non clicco un cazzo e quando una pagina mi piace scrivo al suo autore/padrone/chiamatelocomevolete e glielo dico chiaramente spiegandogli anche perché mi piace.


Dopo che ho scritto quanto sopra direttamente su Facebook, qualcuno mi ha fatto notare che l'invito serve a farmi sapere che quella pagina esiste.

No, cari miei, l'invito non serve proprio a un belino, perché un invito così impersonale diventa un invito a NON visitare detta pagina.
Se vuoi farmi sapere che quella pagina esiste, ti prendi qualche secondo del tuo tempo e mi scrivi un messaggio personale - usando parole tue! - per convincermi a visitarla.


Saluti,

Mauro.

giovedì 6 marzo 2014

I calciatori...

I calciatori generalmente non sono esempi di intelligenza e sensibilità.

Però talvolta stupiscono in positivo, come il brasiliano Neymar nell'occasione raccontata qui da Giulio Cavalli.
Onore a Neymar.

Ah, prima che dimentichi: non leggete solo quanto scrive Cavalli. Guardatevi anche (soprattutto) il video che pubblica.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 5 marzo 2014

Dove nacque Internet

Per ragioni anagrafiche io non ho visto nascere Internet (avevo un anno quando nacque, con il nome di Arpanet).

Però ho visto nascere il World Wide Web (WWW o Web per i profani). E non lo ho visto nascere come la maggioranza di voi, cioè sentendone parlare al telegiornale o leggendone in qualche articolo, generico o scientifico che fosse.
No, il WWW io lo vidi nascere giorno dopo giorno sullo schermo di un computer. Chiaramente non a casa, dove ora tutti lo abbiamo, ma all'università, in quanto il dipartimento di fisica di Genova era uno di quelli collegati al CERN di Ginevra, dove il WWW nacque, e partecipò ai tests (come tanti altri dipartimenti di fisica e matematica sparsi per l'Europa, non sto certo pretendendo di far parte di un'elite ristretta).

Quindi, anche se non vidi nascere Internet... vedere i luoghi dove nacque mi emoziona allo stesso modo in cui mi può emozionare una poesia o una canzone.

Prendetemi pure per scemo, ma per me anche questa è storia, anche questa è poesia.

Saluti,

Mauro.

martedì 4 marzo 2014

La nuova diga foranea di Genova

Sapendo come vanno i grandi progetti nei "miei" due paesi Italia e Germania (e la mia Genova non fa eccezione, anzi), fin che non la vedrò finita non ci crederò... ma la nuova diga foranea sarebbe veramente una gran figata!

Saluti,

Mauro.

lunedì 3 marzo 2014

Il problema con l'Ucraina

Il problema grosso (sì, lo so, per gli ucraini stessi il problema è già sufficientemente grosso, ma io parlo a livello internazionale), di cui nessuno purtroppo parla... come in una sorta di autocensura collettiva, è che se in Ucraina si passa dalle attuali scaramucce a una guerra vera... col cavolo che ci si ferma lì.

Perché ONU, USA, UE e NATO (ma soprattutto quest'ultima, visto che ONU e UE sono troppo deboli e gli USA non hanno nessuna convenienza a muoversi subito da soli forzando la mano a ONU e NATO, visto che dall'altra parte non c'è l'Iraq o l'Afghanistan, ma la Russia) a quel punto avrebbero tre opzioni:
- rimanere al quaquaraquaqua senza fare nulla;
- dare una riposta forte ma solo politica;
- preparare qualche risposta militare.

Il problema è che tutte e tre queste opzioni avrebbero una conseguenza comune: il fuoco si estenderebbe ben oltre l'Ucraina.
La sfida è capire quale delle tre risposte lo farebbe estendere di meno. E credo che in questo momento nessuno lo sappia, né a Mosca, né a Kiev, né a Washington, né a Bruxelles, né altrove.

La cosa grave è che ho l'impressione che nessuno lo voglia neanche sapere.

Chiaramente, spero di sbagliarmi su tutta la linea.

Saluti,

Mauro.

sabato 1 marzo 2014

A me piacciono le tette

Sono onesto: a me piacciono le tette.
Sono uomo, sono maschio, sono single. E non sono ipocrita, quindi non vedo perché negarlo: a me un bel seno piace. Eccome se mi piace.

In questi giorni a Colonia c'è il Carnevale. E molte donne mettono in bella mostra le tette.
Salvo lanciarti sguardi di fuoco se gliele guardi.

Ma belina, se non vuoi che te le guardi non metterle in mostra. Punto.
Se le metti in mostra (e se sono belle) io te le guardo. Che ti piaccia o no. Del resto tu le metti in mostra per fartele ammirare. Se no le nasconderesti. O sbaglio?

Saluti,

Mauro.