venerdì 18 gennaio 2013

Quando l'educazione è stupidità

Io vivo a Colonia (come ormai tutti i miei pochi lettori sanno), però lavoro a Duisburg, 65 chilometri a nord di Colonia.
Cioè faccio quotidianamente il pendolare. Quasi sempre in treno, più raramente in macchina.
E comunque di treni ne ho presi molti anche in passato, sia in Italia che in Germania che in Olanda.

E devo sempre di più rendermi conto che il viaggiatore ferroviario medio, nella speranza di sembrare educato e corretto, dimostra solo quanto è stupido.

Sui treni regionali (quelli appunto usati dai pendolari) non esiste prenotazione. Sugli altri treni l'eventuale prenotazione è in qualche modo esplicitamente mostrata, tramite cartello o display (talvolta ben primitivi, d'accordo, ma comunque presenti).
E dove non c'è prenotazione è per legge proibito tenere occupato un posto per una persona che non è ancora salita sul treno (tenerlo per chi è andato un attimo in bagno è chiaramente un'altra cosa).

Quindi tutti quelli che prima di sedersi chiedono se il posto è libero dimostrano solo la loro stupidità. E rompono le palle, visto che magari io sto facendo dell'altro (leggere, scrivere, telefonare, ecc.) e non me ne frega niente se ti siedi vicino a me o meno. Basta che stai zitto e buono.

Ieri poi un ragazzo ha dimostrato il massimo della stupidità. E gliela ho dovuta mostrare nella maniera più stronza. Peggio per lui.
Ero in uno scomparto da quattro posti. Stavo leggendo. Non avevo bagagli o altro di nessun tipo. Quindi a parte il sedile occupato dal mio sedere tutto era vuoto e libero. Il ragazzo (anzi, il coglione) mi chiede "È libero?", indicando il posto vicino a me (le ferrovie tedesche hanno posti ben stretti, quindi se ci fosse stato qualcuno seduto vicino a me lo avrei saputo anche fossi stato cieco, sordo e scemo).
A quel punto che faccio io? Chiudo il libro che sto leggendo. Guardo con attenzione il sedile di fianco al mio, prendendomi il mio tempo. E alla fine alzo lo sguardo verso di lui (ancora in piedi) e gli dico "Io non vedo nessuno".

La sua faccia sarebbe valsa una banconota da cento Euro. E io me la sono goduta gratis :)

Saluti,

Mauro.

5 commenti:

  1. Il solito italiano cafone...:-)

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  2. Veramente cafoni sono i tedeschi.

    Noi italiani siamo sarcastici. Che è ben altro :-)

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  3. Ma tu ti stupisci ancora? Non ci credo!

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  4. Sei libera di non crederci, ma, sì, la stupidità umana riesce ancora a stupirmi.

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  5. È una consuetudine tedesca (ed anche svizzera) che serve semplicemente a rompere il ghiaccio con una persona con la quale, bene o male, dovrai stare fianco a fianco per la prossima ora. È un po' buffa, ma la trovo molto innocua. Questo è il tuo atteggiamento di fronte alle consuetudini culturali tedesche? Spero di no perché si tratterebbe di un drammatico cliché da italiano disadattato... ovviamente non è il tuo caso!

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